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martedì 19 maggio 2020

"Le apparizioni aiutano a preparare la Chiesa ai tempi futuri". Ecco cosa ne pensa di Medjugorje il mariologo P.Stefano De Fiores

Cosa pensare delle apparizioni a Medjugorje? La domanda è stata rivolta a P. Stefano de Fiores, uno tra i più noti e autorevoli mariologi italiani.


Quando si seguono delle apparizioni su cui la Chiesa si è già pronunciata, si percorre certamente un cammino sicuro. Dopo un discernimento, sono stati spesso i Papi stessi a dare esempio di devozione, come è accaduto con Paolo VI pellegrino a Fatima nel 1967 e soprattutto con Giovanni Paolo II che si è recato in pellegrinaggio nei principali santuari mariani del mondo. Una volta infatti che le apparizioni sono state accettate dalla Chiesa, noi le accogliamo come un segno di Dio nel nostro tempo. Però devono essere sempre ricondotte al Vangelo di Gesù, che è la Rivelazione fondamentale e normativa per tutte le altre manifestazioni. Le apparizioni comunque ci aiutano. Aiutano non tanto ad illuminare il passato, ma a preparare la Chiesa ai tempi futuri, affinché l’avvenire non la trovi impreparata. Dobbiamo essere più coscienti delle difficoltà della Chiesa in cammino nel tempo e sempre coinvolta nella lotta tra il bene e il male. Essa non può essere lasciata senza aiuto dall’alto, perché più andiamo avanti più progrediscono i figli delle tenebre, che affinano le loro astuzie e strategie fino alla venuta dell’anticristo. Come ha previsto s. Luigi Maria di Montfort, ed ha innalzato un grido a Dio nella Preghiera infuocata, gli ultimi tempi vedranno come una nuova Pentecoste, un’effusione abbondante dello Spirito Santo sui sacerdoti e sui laici, che produrrà due effetti: una più elevata santità, ispirata alla santa Montagna che è Maria, e uno zelo apostolico che porterà all’evangelizzazione del mondo.

A questi scopi mirano le apparizioni della Madonna nei tempi recenti: a provocare la conversione a Cristo mediante la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Possiamo dunque vedere le apparizioni come dei segni profetici che giungono dall’alto per prepararci al futuro. Però, prima che la Chiesa si pronunci, che cosa dobbiamo fare? Che cosa pensare delle migliaia di apparizioni a Medjugorje? Penso che la passività sia sempre da condannare: non è bene disinteressarsi delle apparizioni, non fare niente. Paolo invita i cristiani a fare il discernimento, a ritenere ciò che è buono e a respingere ciò che è male. La gente deve farsi un’idea a maturare una convinzione secondo l’esperienza fatta sul luogo o contatto con i veggenti. Certo nessuno può negare che a Medjugorje si fa una profonda esperienza di preghiera, di povertà, di semplicità, e che tanti cristiani lontani o distratti vi hanno sentito un appello alla conversione e ad un’autentica vita cristiana. Per tanti Medjugorje rappresenta una pre-evangelizzazione e un modo per ritrovare la giusta via. Quando si tratta di esperienze, queste non possono essere negate”.
   Fonte :Eco di Maria nr.179 medjugorje.altervista.org

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