Translate

lunedì 31 marzo 2014

Messaggi e apparizioni dubbie servono al diavolo per screditare quelle vere

Non passa giorno senza che arrivino sul tavolo notizie di apparizioni o plichi di messaggi che in generale si equivalgono nel tono e nel contenuto: molti chiedono il nostro parere.

Per S. Giovanni della Croce, autorità ben attendibile in questo campo, "le apparizioni vere restano fenomeni eccezionali”. Siamo convinti che certe cosiddette apparizioni servano ottimamente al diavolo per squalificare quelle vere, che vengono a spezzare i suoi piani di vittoria sulla Chiesa e sul mondo: sulla Chiesa che mostra mia ripresa di vita cristiana autentica dopo tanta invasione di secolarismo, di lassismo, di materialismo, di razionalismo; sul mondo traendolo dal baratro di una fine miseranda con l’immissione di nuovo sale, di nuova luce e di una grande forza di intercessione. Fortemente Satana cercherà di intromettersi anche In quelle vere e lavorare i veggenti per annullare la loro forza’.

Di fronte a un fenomeno come quello di Medjugorje, grande ormai come il mondo, che cosa farà l’astuto menzognero? Come sempre cercherà di scimmiottare Dio, di creare tante imitazioni e di ingigantirle per prepararne poi il crollo clamoroso e dimostrare che tutti quelli che hanno seguito Medjugorje, o altre vere apparizioni, si sono ingannati. Vedi quello che è successo lo scorso anno a Pescara, dopo che attorno alla pseudo—veggente si era creta una attesa spasmodica: un crollo che ha trascinato con se anche la fiducia in Medjugorje.

Anche a Lourdes, dopo le apparizioni a Bernardetta, sono spuntati una quarantina di falsi veggenti, ma il Vescovo ha saputo discernere e dar fede all’unica veritiera. Non meravigliamoci se oggi la storia si ripete. Bernardetta ha temuto, come pure Vicka, che si trattasse di apparizione diabolica, gettando acqua santa e facendo sorridere Maria... E oggi, per la stessa ragione, non si dovrebbe andare con i piedi di piombo?

Non pubblicizzare ciò che è solo privato, cioè segni o massaggi dati al singolo, La parola di Dio vale più di tutto: a Medjugorje Maria richiama sempre a quella!

In quanti luoghi poi soggetti deboli sono giunti, dopo contatti con fenomeni paranormali, ad essere certi di visioni non reali, pur in buona fede, e di pseudo—audizioni che ripetono temi stereotipi sentiti altrove! Inoltre molti messaggi, segni e fenomeni soprannaturali, con cui Dio si manifesta oggi e di cui è piena la storia dei Santi, devono essere ritenuti messaggi o richiami privati indirizzati solo al soggetto e destinati solo ad interessare nessun altro all’infuori di lui e della cerchia a cui sono rivolti; mentre invece si divulgano con la pretesa che tutti vi debbano credere, come al Vangelo, con grande confusione della gente semplice e sprovveduta, che ha bisogno di ben altro cibo solido, non di curiosità e di messaggi sensazionali. Tutto questo non serve a stimolare la conversione personale, nella quale occorre lasciar parlare Dio nell’intimo, e non essere distratti da tante voci esteriori.

Come nella Chiesa antica il dono più ambito era quello delle lingue, la cui stranezza suscitava ammirazione, oggi sembrerebbe essere quello delle visioni o delle comunicazioni divine “dirette”. Mentre il dono più utile oggi come allora è quello della profezia, che non è tanto la previsione di cose future, ma il dono con cui si parla in nome di Dio e si interpretano i fatti della vita alla luce della Parola (1 Cor 12 e 14,3 e segg.). E tutti potremo averlo (“volesse il cielo che tutti fossero profeti nel popolo di Dio” Mn 11,29): il che aumenterebbe anche il prestigio della Chiesa per la palese autorità dei suoi figli. Non c’è bisogno di metter sempre sulla bocca della Madonna quello che lo Spirito può dire a quelli che lo ascoltano. Perché scomodare il Cielo quando il Cielo è già sulla terra?

Occorre mettersi in ascolto della Parola che non possa formare su di essa le coscienza, perché non siano attratte da sottoprodotti di cattivo gusto, ne sommerse da una colluvie di voci a volte minacciose, a volte blandienti, ma tutte edificanti. Tra le tante una fa proprio per noi: “ State attenti e vigilate perché tra tanti che dicono portarvi i miei messaggi ci sano falsi profeti. Sono tempi in cui il demonio si serve anche di anime che a voi sembrano degne di rispetto: ma perché, figlioli, voler tanto leggere? Perché non prendete in mano il Vangelo? Sentirete dentro i cuore che Gesù vi parla, perché ciò che per voi è comprensibile, ai vostri fratelli porta troppo danno” (Eco 44)

Don Angelo- Eco di Medjugorje nr. 60
Fonte: http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno//48-apparizioni.php

domenica 30 marzo 2014

Sono arrivata in quel luogo Santo piangendo di dolore


Testimonianza di SIMONA

Nel mese di settembre dell'anno 2005, la mia vita che scorreva a meraviglia con un bel matrimonio, una casa, un lavoro, una famiglia alle spalle meravigliosa viene stravolta dalla morte tragica e improvvisa di mio marito. Ora potete immaginare che tutto intorno a me aveva un unico colore il "NERO". Nulla più mi interessava. Mi sono ritrovata nella mia solitudine anche se circondata da una numerosa famiglia e da altrettanti amici, i quali hanno cercato in tutti i modi di non abbandonarmi mai e nello stesso tempo soffrivano con me. Dentro di me scorreva rabbia e solo rabbia, in qualche modo chiedevo al Creatore "Perché" lo aveva chiamato a sé così giovane e senza aver provato la gioia di un figlio, la gioia di invecchiare insieme. In uno di questi momenti di sconforto ho capito che mi mancava, oltre a mio marito, qualcosa di più grande, quello che avevo perso dopo la sua morte, la Fede. La vita a volte ti mette davanti la soluzione, ma noi siamo ciechi in quelle situazioni, anche se io una mattina ho deciso di aprire nuovamente il cuore a MARIA e Lei mi ha concesso il suo Amore di Madre, donandomi la possibilità di andare a trovarla direttamente nel luogo in cui ancora oggi ci dà la grazia di apparire e parlare ai nostri cuori ormai affranti da tanti dolori.
Ed è andata proprio così, nel mese di marzo una mia amica mi regala il calendario dell'Associazione Medjugorje Salento, con sopra scritte le date dei pellegrinaggi per l'anno 2007. La cosa strana è che almeno due di quelle date coincidevano con le mie ferie. Non ho pensato molto, era come se qualcuno mi componesse il numero di telefono di uno dei responsabili. Premetto che io non conoscevo proprio queste persone, ma qualcosa mi diceva che poi mi avrebbero accompagnato nella vita. E così è stato. Siamo ad Aprile 2007 e finalmente è arrivata la partenza. Non mi faceva paura il fatto di affrontare il viaggio senza una persona a me vicina, anche perché avevo la sensazione che vicino a me già qualcuno c'era.
Quello che ho chiesto alla nostra MAMMA CELESTE in quel pellegrinaggio è stata la PACE, quella che ormai da tempo non avevo. Sono arrivata in quel luogo Santo piangendo di dolore e sono andata via piangendo di gioia di liberazione, di purificazione, di amore. Erano due pianti diversi, dentro di me era cambiato qualcosa, non capivo, ma sentivo la gioia nel cuore, sentivo che ormai dalla mia vita quel colore era sparito per sempre perché Lei aveva operato per me. Al ritorno sul mio volto c'era un sorriso che mi porto ancora oggi e per tutti i giorni della mia vita non finirò mai di ringraziare e pregare la nostra MAMMA MARIA.
Un grazie di cuore va ai responsabili di questi pellegrinaggi che io oggi considero persone a me molto care e so che mi accompagneranno sempre con la preghiera e con la loro presenza nelle vita di tutti i giorni. Non sono i semplici organizzatori di pellegrinaggi, ma sono coloro che, guidati da MARIA, aprono il cuore a molti di noi. GRAZIE.
Io mi auguro che almeno una volta nella vita ognuno di voi possa andare a toccare con mano quello si vive a Medjugorje, la preghiera sia sempre al primo posto in tutti voi.
Simona
Fonte: http://www.medjugorjesalento.it/testimonianze.htm

domenica 16 marzo 2014

OGGI, 16 marzo ,ricorre l'80° anniversario dell’edificazione della croce sul Križevac

Ottantesimo anniversario dell’edificazione della croce sul Križevac

Ottant’anni dalla conclusione dell’edificazione della croce sul Križevac e dalla celebrazione della prima Santa Messa ai piedi della croce stessa.  Oggi durante la Santa Messa delle ore 11:00, verranno ricordati in particolare coloro che hanno costruito la croce. Quello stesso giorno, dopo la Santa Messa serale, si svolgerà, alle ore 19:00,  un solenne incontro accademico durante il quale verrà proiettato un documentario riguardante il Križevac.  I parrocchiani della parrocchia di Medjugorje hanno legato il loro destino, quello delle loro famiglie e quello dell’intera parrocchia a Cristo ed alla croce. Essi hanno riassunto tutto il loro amore a Cristo crocifisso in quella croce di cemento, alta quattordici metri, edificata sul monte Šipovac, che si staglia sul lato meridionale del territorio della parrocchia.

Križevac è un colle alto circa 500 metri che si innalza un chilometro a sud della località di Medjugorje in Bosnia ed Erzegovina.
Il suo vero nome è quello di monte Sipovac

Il Križevac, insieme al Podbrdo ed alla chiesa parrocchiale dedicata a san Giacomo è uno dei tre punti fondamentali di devozione per ogni cattolico che si rechi in pellegrinaggio a Međugorje. Sulla cima del colle è stata costruita una Croce monumentale, alta 8.5 metri e larga 3.5, in onore dell’Anno Santo della Redenzione 1933-'34, ad opera dei parrocchiani di Međugorje.

Storia e culto della croce


La salita alla croce
La costruzione della croce è iniziata nel 1933 ed è stata completata nel 1934, e da quell'anno il monte Šipovac è stato chiamato appunto monte Križevac, monte della Croce. Pare che uno dei motivi che spinse la popolazione ad erigere la croce furono delle piogge abbondanti che minacciavano i raccolti, per le quali il parroco di allora, Bernardin Smoljan, spinse i parrocchiani, nonostante la loro povertà, a costruire la croce a memoria dei 1900 anni dalla morte di Cristo.
Alcune reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono state inserite nell’asta della croce stessa.
Il 16 marzo 1934 fu celebrata la prima santa Messa ai piedi della croce. Nel settembre del 1935, il vescovo Alojzije Mišić ordinò che a Međugorje la Festa della Esaltazione della Santa Croce venisse celebrata ogni anno la prima domenica dopo la Festa della Natività di Maria, e che la messa fosse celebrata sul Križevac.

Il Križevac oggi

Križevac è anche il nome della stessa Festa dell'Esaltazione della Santa Croce nella Parrocchia di Međugorje. Se fino al 1981 questa festa era per i parrocchiani e gli amici dei villaggi vicini, con l'inizio delle apparizioni della Regina della Pace è divenuta una celebrazione per i cattolici di tutto il mondo. Durante la settimana precedente al giorno della festa, la croce è illuminata di notte con migliaia di luci che annunciano l’imminenza della festa.

sabato 15 marzo 2014

Alcune guarigioni inspiegabili avvenute a Medjugorje

Alcune guarigioni inspiegabili
I seguenti casi presentano una abbondante documentazione medica allegata.
...da malattia al cervello
Damìr Coriæ, Mostar, Jugoslavia (estate '81)
Nato nel '60, è stato curato presso la clinica neurochirurgica di Zagabria, perché affetto da hydrocephalus internus, ossia aumento della pressione del liquor sul cervello. Operato per tre volte, si doveva ogni volta rioperare, per il sopravvenire di un'emorragia cerebrale. Nel marzo dell'81 viene dimesso ma resta la prognosi: senza il drenaggio del liquor aumenterà sempre la pressione nell'interno del cranio; mentre purtroppo il drenaggio, causando ipotensione, finirà per provocare il collasso del cervello. È in queste gravi condizioni che Damìr, in agosto, viene portato a Medjugorje. Qui Vicka prega su di lui ed ecco, il male d'improvviso scompare del tutto.
...dalla cecità
Jozo Vasilj, di Medjugorje (luglio '81)
Ecco la sua testimonianza (era ottantacinquenne all'epoca dei fatti): «Otto anni fa, in seguito a un attacco di apoplessia, il mio occhio sinistro si era completamente spento; negli ultimi quattro anni, poi, anche l'altro occhio mi lasciò, e io non ci vedevo più. Chiesi allora a Vida Vasilj di portarmi dalla collina delle apparizioni un mazzo di salvia e del semprevivo: immersi le piante nell'acqua di una catinella e la mattina dopo mi ci lavai. Ed ecco che, mentre mi asciugavo la faccia, dico a mia moglie: «Moglie, ci vedo!». Lei mi risponde: «Ma va là, com'è che ci vedi?». «Vedo che non ti sei messa le calze!». Così mia moglie, e dopo tutti gli altri, potè rendersi conto che adesso ci vedevo. Mentre mi lavavo recitavo il Credo.»
...da tumore al seno
Venka Bilie Brajcic di Split, Jugoslavia (inverno '81)
Nel gennaio dell'80 le viene asportato il seno sinistro. Nove mesi dopo, nonostante la cobaltoterapia, proliferano le metastasi raggiungendo il seno destro. Ecco la testimonianza di Venka: «Nel settembre dell'81, dopo sei mesi di trattamento, le croste che erano sul mio petto si erano trasformate in piccole piaghe che poi via via si sono unite in due grandi uniche piaghe... Allora mi accompagnarono a Medjugorje e lì, dopo le preghiere in chiesa, continuate per tre giorni da parte delle donne che si erano unite a me e a mia sorella, le piaghe cambiarono aspetto: sotto le croste cadute si andava formando una pelle nuova. Durante il gennaio dell'82 la piaga posta più in basso scomparve, e anche quella di sopra si seccò...». L'esame medico conferma ormai la totale assenza di proliferazione di metastasi.
...da sclerosi multipla
Iva Iole, Mostar, Jogoslavia (sett '81)
La diagnosi dell'ospedale di Mostar: infiammazione disseminata delle circonvoluzioni cerebrali. All'ospedale di Zagabria precisano: Encelalomielite disseminata. In una terza clinica specializzata l'infausta diagnosi viene completata: Sclerosi multiplex, non curabile. Allora nell'agosto dell'81 Iva, affidatasi a Dio, si reca a Medjugorje. Qui i veggenti pregano per lei la Vergine; anche lei prega e digiuna, migliorando poco a poco; finché il 13 settembre, sul monte Križevac, durante la Messa sulla Croce, guarisce repentinamente e totalmente.
...un'amputazione evitata
Mirko Brkic, Banjaluka, Jugoslavia (marzo '82)
Si era fratturato una gamba. Nell'ospedale di Banjaluka gli avevano messo un chiodo; e poi era stato curato nell'ospedale di Belgrado, ma sotto il ginocchio gli si era formata una piaga che non si chiudeva. I ripetuti interventi non avevano arrestato il male e la piaga diventava sempre più profonda: ormai si vedeva l'osso. A questo punto veniva deciso di amputare la gamba. La famiglia di Mirko fece allora voto alla Madonna di Medjugorje, pregando e digiunando. Ed ecco che, alla vigilia del giorno fissato per l'amputazione, la piaga improvvisamente si richiuse. Meravigliati, i medici rinunciarono all'operazione. Dopo qualche giorno la piaga era completamente cicatrizzata.
...da frattura alla spina dorsale
Marija Brumec, Maribor, Slovenia (agosto '83)
Nel giugno dell'82 è caduta dall'alto di un carro di fieno fratturandosi la spina dorsale. Diagnosi: l'undicesima vertebra è spezzata, schiacciata; e aderisce con la decima. Nonostante le cure di riabilitazione, Marija viene dichiarata invalida per il resto della vita. Nel corso di un pellegrinaggio a Medjugorje, nell'agosto dell'83, guarisce all'istante. Ora Marija, nei campi, può fare i lavori più pesanti, come prima dell'incidente: sulle ultime lastre della spina dorsale non v'è traccia della lesione.
...da sclerosi a placche
Diana Basile
Diana Basile, Milano, (maggio '87)
Colpita nel 72 da disgrafia alla mano destra (tremori e impossibilità di scrivere e mangiare) e da completa cecità dell'occio destro, dovette sospendere il lavoro al Centro Traumatologico di Milano, perché nel novembre 1972 le fu confermata la diagnosi di Sclerosi Multipla e la sospensione per invalidità. Si aggiunsero successivamente difficoltà motorie, l'inutilizzo del braccio destro e una totale incontinenza urinaria e fecale con dermatosi perineale. Dopo un viaggio a Lourdes concluso con un lieve miglioramento, fu sospesa ogni terapia fino all'83, quando subentrò la perdita dell'equilibrio e del controllo motorio. Alla malata, colta da una crisi depressiva, viene proposto un pellegrinaggio a Medjugorje, organizzato dal parroco di San Nazaro, a Milano, don Giulio Giacometti.
   Ecco la testimonianza della protagonista: «Mi trovavo, il 23 maggio dell'84, ai piedi dell'altare della chiesa di Medjugorje. Una signora mi aiutò a salire i gradini e io mi arrestai alla porta della stanza dove avvenivano le apparizioni. Quando giunsero i veggenti, io riuscii a entrare, inginocchiandomi dietro la porta. I ragazzi caddero tutti insieme in ginocchio e io mi sentii come folgorare... poi più nulla, solo una gioia indescrivibile, con lontani ricordi che riaffioravano... Dopo l'apparizione seguii in chiesa i veggenti camminando da sola, dritta, e mi inginocchiai normalmente, senza accorgermene... Ma se ne accorsero gli altri, quelli che mi conoscevano, e che mi abbracciarono piangendo.»
   Rientrando in albergo Diana si accorse di esser tornata perfettamente continente, con sparizione della dermatosi, e di aver riottenuto la possibilità di vedere con l'occhio destro. Il giorno dopo (24/5/84) la sig.a Basile, insieme all'infermiere sig. Natalino Borghi ha percorso a piedi il tragitto Liubuskj-Medugorje (circa 10 km.) a piedi nudi, in segno di ringraziamento (nessuna lesione) e nello stesso giorno (giovedì) è salita sulla montagnetta delle tre croci (luogo delle prime apparizioni).
   Di questo caso è allegata una amplissima documentazione medica. Sono state raccolte più di cento certificazioni mediche relative a questo caso clinico, sia antecedenti che successive alla guarigione. La gravità della malattia, naturalmente irreversibile, l'istantaneità della guarigione, le circostanze in cui è avvenuta, la ricchezza delle testimonianze, rendono il caso della signora Basile assolutamente interessante. Il dott. Luigi Frigerio ne ha fatto una attenta analisi nel volume Le apparizioni di Medjugorje. È proprio la Madre di Dio che appare in Jugoslavia? Su Medjugorje parlano i medici, edito da Mimep Docete nel 1984.
...da tumore al cervello
Emanuela N.G., medico (febbraio '85)
Operata da un anno per astrocitoma al lobo temporale destro, al termine della cobaltoterapia sospendeva anche il cortisone. Tempo dopo, nell'84, decideva di interrompere una nuova terapia anticonvulsionante -poiché continuava ad avere fino a 15 crisi di epilessia al giorno - per affidarsi all'aiuto di Dio e della Vergine. Per qualche mese le crisi cessavano; ma il TAC rivelava una enorme recidiva, giudicata inoperabile. Mossa da un vivo desiderio, si reca a Medjugorie. Ed ecco la sua testimonianza: «Nella casa di Vicka, durante un'apparizione, una scarica elettrica mi percorre la colonna vertebrale. Il mio cervello di medico mi dice che tutto ciò non è logico; ma una forza sconosciuta mi spinge a salire sul monte Križevac, la cui cima raggiungo in mezz'ora. Da allora la testa non mi duole più. Ora sto bene, non ho più crisi epilettiche e soprattutto ho una fede autentica in Dio e nella sua Santissima Madre.»
...da melanoma
Else Mayr-Harting, Vienna (maggio '85)
La figlia, dottoressa Elisabeth Schmitz-Mayr, narra nel suo rapporto: «Dovevo recarmi in pellegrinaggio a Medjugorje il 13 maggio '85, ma il giorno 2 mia madre è stata trasportata d'urgenza alla Prima Clinica Dermatologica di Vienna per un gonfiore al piede destro, con al centro una grossa macchia nera che denunciava una iniziale metastasi a sferetta. La diagnosi: Melanoma, un tumore maligno da operare entro pochi giorni. Ho temuto di perdere mia madre sotto i ferri, perché ha 86 anni e soffre di cuore. Rivolgendo il mio pensiero a Dio, ho portato con me da mia madre dell'acqua benedetta di Medjugorje (la bottiglietta era stata sull'altare durante l'apparizione), con cui ho cominciato a bagnare di continuo il suo piede malato, pregando con tutte le mie forze Gesù e sua Madre come se noi due fossimo là, a Medjugorje. Ho continuato cosi per tutta quella sera e per i due giorni successivi: ed ecco che, pian piano, l'enfiagione maligna diminuiva e la macchia si restringeva, lasciando dei frammenti neri di crosta sulla garza mentre, sotto, cresceva la pelle nuova. Finché già il giorno 6 mia madre, ristabilita, poteva di nuovo camminare: l'operazione veniva disdetta e il 10 maggio potevo partire per Medjugorje e ringraziare la Vergine.
...da tumore alle linfoghiandole
Bruna B., Ravenna (maggio '85)
Nel 78, presso il Centro Tumori di Milano, le fu diagnosticato un cancro alle linfoghiandole e prescritta la chemioterapia. Lei reagì moltiplicando le preghiere. Quando seppe delle apparizioni in Jugoslavia.si unì a un pellegrinaggio di Forlì che passò prima per Loreto, dove l'ammalata chiese alla Vergine la grazia di un abbraccio. Giunta a Medjugorje, in chiesa, fendendo la moltitudine si sentì "come spinta" nella stanza delle apparizioni, e lì assistè commossa all'estasi dei veggenti, pregando per tutti i malati. Alle 21, finite le funzioni, stava rientrando nel pulmino quando il sacerdote capogruppo le disse: «Corri in chiesa perché Marija, una delle veggenti, chiede di parlartil»; lei accorse, ma nel buio non la trovò. L'indomani il gruppo salì sul Podbrdo e lì, tra le rocce, si sentì chiamare: «Bruna, Bruna!». Era Marija che la cercava e che abbracciandola le disse: «La Madonna ieri sera mi ha detto di darti l'abbraccio che tu le hai chiesto a Loreto. Prega tanto, prega per tutti...». Al rientro in Italia gli esami medici confermarono la regressione della malattia, fino alla guarigione.
...da lesione alla spina dorsale
Agnes Heupel, Munster, Germania (maggio '86)
Infermiera, nata nel 1951, in seguito a un incidente fu colpita nel 74 da paralisi emiplegia destra con lesione del sistema nervoso: a ciò si aggiunsero poi un tumore al polmone, dolori facciali, e progressiva perdita della memoria. Nell'83 ebbe in sogno la visione di una bianca chiesa con due campanili. Tre anni dopo ebbe la fortuna di rivederla in un libro sulle apparizioni di Medjugorje, e fu presa dal desiderio di andare laggiù. Giuntavi, e presa dal clima suggestivo dell'ambiente, pregò e digiunò per alcuni giorni: il 12 maggio del-l'86, invitata ad assistere all'apparizione in sacrestia, vi andò nervosissima. Ma ecco che – con l'inizio dell'apparizione – una gran pace scese su di lei mentre il piccolo ambiente sembrava dilatarsi all'infinito, immerso in un'aura prodigiosa. «Guardando i veggenti in estasi, sentii la presenza della Madre di Dio, e sperimentai la sorgente della pace.» racconterà: «Un'onda calma mi invadeva dalla bocca fino alla punta dei piedi, dandomi una immensa gioia e il distacco da ogni cosa. Sapevo con certezza che Maria era lì». Finita l'apparizione, Agnese si alzò, dimenticando la stampella, e il giorno seguente salì sulla collina del Podbrdo sorretta solo dalle sue gambe, che per dodici anni erano state inattive. Da allora si è mossa senza problemi e non fa più uso di medicine. Soggiorna spesso e a lungo a Medjugorje, vive per gli altri e dà con gioia la sua testimonianza.
...da sclerosi multipla
Prof. Rita Klaus
Rita Mary Klaus, Pennsylvania, U.S.A. (giugno '86)
Insegnante universitaria, madre di tre figli, ha sofferto per 26 anni di sclerosi multipla, in continuo peggioramento ed è stata operata più volte perché i due ginocchi si erano flessi all'interno; usava stampelle o carrozzine e soffriva di incontinenza. Ecco la sua testimonianza: «L'8 giugno dell'86, mentre recitavo il rosario, mi venne il pensiero di chiedere a Nostro Signore la guarigione per intercessione della Madonna di Medjugorje, di cui avevo letto. D'un tratto avvertii in tutto il corpo una violenta scossa, seguita da una sensazione dolcissima che mi lasciò dentro una grande pace». Il giorno dopo Rita ritrovò la sensibilità dei piedi: si tolse gli apparecchi ortopedici alle gambe che le erano tornate dritte e finalmente corse giù per le scale gridando di gioia. I suoi cari, felici, telefonarono al medico curante che ascoltò incredulo; ma la visita fu determinante: non vi era più traccia della sclerosi.
...da tumore al colon
Dott. Antonio Longo
Antonio Longo, Napoli
Il dott. Antonio Longo, pediatra, soffriva da tempo di tumore al colon. Così racconta: «Nella primavera del 1983 cominciai, improvvisamente, ad accusare dei disturbi e dei dolori all'addome. Si trattava di sintomi che, come medico, mi preoccuparono. Decisi di sottopormi a una serie di analisi ed esami clinici in modo da chiarire la situazione. Le risposte non fecero che confermare i miei timori. Tutte le indicazioni lasciavano intendere che fossi stato colpito da un tumore all'intestino. Fui sottoposto a una "emicollectomia a sinistra", ossia mi asportarono, una porzione di intestino che venne sottoposto a esame istologico. Risultato: "tumore". II responso fu una mazzata per me. Come medico, sapevo quale avvenire mi attendeva. In quei giorni i giornali parlavano di quello che stava avvenendo a Medjugorje e io sentii subito una grande attrattiva verso quei fatti. Cominciai a pregare, i miei familiari andarono in pellegrinaggio nel paesino jugoslavo per chiedere alla Madonna la grazia di allontanare da me lo spettro del tumore. Al quattordicesimo giorno dopo l'intervento, la ferita si aprì completamente, come se fosse stata appena fatta. E non solo la ferita esterna, ma anche quella interna, quella intestinale, provocando una peritonite diffusa e febbre altissima: le mie condizioni erano gravissime. Rimasi in ospedale quattro mesi, durante i quali i medici tentarono in tutti i modi di chiudere la fistola, ma inutilmente. Tornai a casa in condizioni pietose. Il professor Zannini, luminare della medicina e direttore dell'Istituto di Semeiotica chirurgica dell'Università di Napoli, mi disse che avrei dovuto rassegnarmi: la fistola non sì sarebbe più chiusa.
   Il 4 aprile del 1989 andai dal professor Zannini per una visita di controllo. Egli constatò che la fistola era sempre in atto, inguaribile. Cinque giorni dopo, il nove aprile, la fistola era sempre là, viva, sanguinante, dolorante, inguaribile. Come sempre, anche quella sera prima di addormentarmi pregai la Madonna chiedendole la grazia di guarire. Al mattino, quando mi svegliai, mio figlio medico venne per la medicazione. Tolse le bende e con stupore constatò che la fistola non c´era più. La pelle dell´addome era perfettamente asciutta, liscia, il foro era scomparso. Non potevo credere ai miei occhi. Chiamammo gli altri familiari e tutti constatarono quanto era accaduto. Come avevo sempre detto, decisi subito di partire per Medjugorje per andare a ringraziare la Madonna. Solo lei poteva aver compiuto quel prodigio. Nessuna ferita può rimarginarsi dalla sera alla mattina. Tanto meno una fistola, che è una ferita gravissima e profonda, che interessa il tessuto addominale e l'intestino. Visitato nuovamente dal professor Zannini, costui sentenziò: "Lei è stabilmente guarito". "Professore – domandai – è disposto a dichiarare che sono guarito senza alcun intervento chirurgico e senza fare nessuna cura specifica?". "È la verità", disse e mi rilasciò una dichiarazione in cui, dopo aver riassunto i vari interventi chirurgici che avevo subito e i sei anni di convivenza con quella fistola sorta in seguito alle operazioni, scrisse: "Attualmente la fistola è clinicamente guarita senza alcun intervento chirurgico"». La malattia è documentata da un voluminoso dossier di analisi, radiografie, referti medici e giudizi di specialisti di fama internazionale. E la guarigione è stata improvvisa, totale e persistente nel tempo.
   In ringraziamento della guarigione prodigiosa ricevuta, il dottor Longo oggi dedica gran parte del suo tempo ad aiutare il prossimo, non solo come medico, ma anche come Ministro straordinario dell’Eucarestia. «Porto la Comunione agli infermi tutti i giorni. Collaboro con il mio parroco a molteplici attività della nostra parrocchia. Ho un bel gruppo di preghiera che settimanalmente si riunisce con me per pregare per i nostri infermi e per tutti coloro che ci chiedono preghiere. Mi rendo conto che molti miei colleghi potrebbero pensare che sono un fanatico. Molti medici infatti non sono credenti e non ammettono l´esistenza di una guarigione per intervento soprannaturale. Ma glielo assicuro: non sono fanatico, e non sono uno che si lascia guidare dalle emozioni e dall'entusiasmo. Sono un medico, credo nella medicina, ho due figli medici. La mentalità professionale mi ha abituato a riflettere, a osservare le cose freddamente e con distacco. Ho seguito questa mia vicenda con la più scrupolosa obbiettività. Non ci sono dubbi di nessun genere: la mia guarigione non trova spiegazioni razionali. Quello che è avvenuto va attribuito soltanto alla Madonna».
Fonte:  http://www.med-bz.it/ext/holy_guarigioni.html

sabato 8 marzo 2014

Miracolo a Medjugorje, parla Maria Pia Pacioni: “Cammino di nuovo”

Maria Pia Pacioni era affetta da una grave malattia che la stava portando all’immobilità. Poi il viaggio al santuario. Quando è tornata ha sentito uno strano calore. E la sua vita è cambiata


Miracolo a Medjugorje, parla Maria Pia Pacioni: "Cammino di nuovo"...
La testimonianza di Maria Pia Pacioni è sobria, ma precisa nei ricordi. «Mentre camminavo ho sentito come se qualcuno mi accarezzasse la schiena e la gamba non mi faceva più male. Penso: ma chi mi ha toccato? Mi giro e non c’è nessuno, la strada era deserta».


LE SUE PAROLE – Siamo nel quartiere nuovo di Colle San Rocco, una fila ordinata di villette a schiera, nel borgo marchigiano di Montottone. In quei primi giorni di maggio di due anni fa, colpita da una grave malattia ritenuta irreversibile, cammina con difficoltà sul tutore a molla e con l’aiuto del bastone ortopedico. Vuole raggiungere il prato verdeggiante che si trova a una settantina di metri da casa. Ma di colpo accade qualcosa di straordinario e imprevisto. «Mi accorgo, girando su me stessa, che la gamba non mi fa male: avverto un caldo indescrivibile e dei brividi come se una debole scarica elettrica mi avesse attraversato il corpo. È durato pochi secondi, appena il tempo di riflettere: mi sono girata ed era finito tutto!». Continua il racconto: «A quel punto ho preso il mio bastone ortopedico, l’ho messo sottobraccio e me ne sono andata via camminando verso casa, senza appoggiarmi, per la prima volta dopo tanti anni. Piangevo e ridevo dalla gioia e dicevo: “Signore, sei grande!”. Non c’era nessuno, mi sentivo sola con Gesù. Entrata in casa giro attorno al tavolo e allargo le braccia, senza sorreggermi da nessuna parte. Potevo camminare anche a passo svelto. Ero tornata a vivere».


UNA MALATTIA IRREVERSIBILE – È il 10 maggio 2012. Siamo nel mese dedicato alla Madonna. La signora Maria Pia, 62 anni, era tornata il giorno prima da Medjugorje. Il viaggio della fede e della speranza. Vedova e con un figlio, da 24 anni è in lotta contro una malattia terribile, irreversibile e nella maggior parte dei casi incurabile: la mielite, un’infiammazione del midollo spinale che ti costringe giorno dopo giorno a una progressiva paralisi delle articolazioni, e anno dopo anno ti inchioda a spostamenti sempre più ridotti, obbligandoti ad aiutarti con stampelle o treppiede. Quando ormai ha di fronte l’inesorabile prospettiva di una vita da disabile, con la mobilità ridotta al minimo («Questa patologia è incurabile, si aggraverà e la porterà alla sedia a rotelle, purtroppo non c’è cura», le era stato diagnosticato), la signora Pacioni si aggrega a un pellegrinaggio diretto a Medjugorje. Al ritorno dalla cittadina dell’Erzegovina, dove nel 1981 sono iniziate le apparizioni mariane più lunghe della storia, riprende a camminare da sola e scompare ogni dolore. La sua storia è una delle più emozionanti raccolte nel libro Raggi di luce, di Paolo Brosio (vedi box a lato), in uscita nei prossimi giorni, e che vi anticipiamo in esclusiva.

«CI SIAMO ABBRACCIATI. IN LACRIME» – Torniamo al giorno del “miracolo”. Maria Pia decide di non dire nulla al figlio Piergiorgio, consulente commerciale. Vuole fargli una sorpresa e così, quando lui arriva a casa per l’ora di pranzo, si fa trovare al centro della stanza, in piedi. «Mi ha visto con le lacrime agli occhi in piedi e senza bastone. Non ha detto nulla, mi ha abbracciato e ci siamo a messi a piangere rimanendo stretti stretti». Presa dall’euforia della guarigione, la signora Pacioni si mette a salire di corsa le scale su e giù, come una ragazzina, di fronte al figlio stupefatto e preoccupato, che le urla: «Mamma, non strafare… Per l’amor di Dio fermati, che fai?». Commenterà: «Vedere dal vivo questa scena è stato incredibile. Un conto è sentire in tv che di un grande miracolo, un altro è viverlo in presa diretta a casa tua con tua madre. Ero felice, ma allo stesso tempo terrorizzato cha la mamma si facesse male, e cadendo finisse tutto lì».


CON GLI OCCHI LUCIDI – Non è finito tutto lì. Maria Pia Pacioni accetta di sottoporsi a una nuova visita dal professor Francesco Logullo, un luminare della neurologia, lo stesso che le aveva diagnosticato la mielite grave e incurabile. Il 14 giugno 2013 Maria Pia incontra il medico nel reparto di neurologia dell’ospedale di Ancona. Logullo è profondamente emozionato e ha gli occhi lucidi vedendo Maria Pia che cammina speditamente senza più dolori, senza bastone ortopedico e tutore a molla e senza quel corpetto di stecche d’acciaio che la stringeva al torace. 

UNA CONFESSIONE FUORI DAL COMUNE – Al termine di una visita accurata, il professore redige la cartella clinica, in cui riconosce che «l’esame obiettivo neurologico è normale», differenziandosi completamente da quanto riscontrato in precedenza. Prodigi nel prodigio. Quando Maria Pia è a Medjugorje non succede nulla; guarirà al suo ritorno. Ma laggiù si manifestano dei segni premonitori. Durante le faticosissime ascese ai monti Krizevac e Podbrdo, dove è aiutata a salire, sente un intenso profumo di  rose, anche se in quelle due colline non vi è traccia di questo fiore. Ma il più straordinario segno arriva quando decide di andarsi a confessare nella parrocchia di San Giacomo. «Entro nel confessionale e il sacerdote mi chiede: “Di dove sei ?”». La risposta: «Sono italiana». Il prete incalza: «Di quale regione?». E lei: «Vengo dalle Marche, da un paesino in provincia di Ascoli». Maria Pia dice così perché la provincia di Fermo è nuova e ancora non la conosce nessuno. Ma il confessore controbatte: «Tu vieni da Fermo!». La signora Pacioni è sbigottita e senza parole. Pensa: «Come fa a saperlo?». È talmente sorpresa che non le viene neppure in mente di chiedergli come può conoscere questi particolari. Il sacerdote è sulla cinquantina, barbetta un po’ rada e occhi azzurri profondissimi. «Volevo confessare tutti i miei peccati ma lui non me ne dà il tempo e, guardandomi, dice mettendomi la mano sul capo: “Figlia mia hai ottenuto la Grazia!”».

(Vincenzo Sansonetti)
Fonte :http://www.oggi.it/focus/attualita/2014/03/07/miracolo-a-medjugorje-parla-maria-pia-pacioni-cammino-di-nuovo/