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domenica 31 ottobre 2021

Come ottenere l'INDULGENZA PLENARIA PER I FEDELI DEFUNTI (a partire da MEZZOGIORNO DEL 1 NOVEMBRE)

 


Indulgenza plenaria per i defunti

Possiamo acquistare a favore delle anime del Purgatorio l'indulgenza plenaria (una sola volta) dal mezzogiorno del 1° novembre fino a tutto a tutto il giorno successivo vistando una chiesa e recitando il Credo e il Padre Nostro. Sono inoltre da adempiere queste tre condizioni:
*confessione sacramentale Questa condizione può essere adempiuta parecchi giorni prima o dopo. Con una confessione si possono acquistare più indulgenze plenarie, purché permanga in noi l'esclusione di qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
*comunione eucaristica
*preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice recitando Padre Nostro e Ave Maria
La stessa facoltà alle medesime condizioni è concessa nei giorni dal 1° all' 8 novembre al fedele che devotamente visita il cimitero e anche soltanto mentalmente prega per i fedeli defunti
Il valore delle Indulgenze

La ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita in tutti noi il ricordo di chi ci ha lasciato e il desiderio di rinnovare nella preghiera quegli affetti che con i nostri cari ci hanno tenuto uniti durante la loro vita terrena. E' ciò che esprimiamo con il termine suffragio, parola che deriva dal verbo latino suffragari che significa: soccorrere, sostenere aiutare. In vari modi la Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità, con l'applicazione delle indulgenze. In particolare su questa pratica, ultimamente un po' trascurata, vogliamo soffermare il nostro pensiero.
Che cosa sono le indulgenze.

Leggiamo dal catechismo la definizione. L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele debitamente disposto, e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.

Al di là del linguaggio, sempre piuttosto tecnico nelle formulazioni ufficiali, cerchiamo di tradurre il tutto in termini più semplici. La teologia cattolica insegna che ogni nostro peccato ha una duplice conseguenza genera una colpa e comporta una pena.

Mentre la colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento dell'amicizia con Dio, è rimessa dall'assoluzione sacramentale nella confessione, (attraverso la quale Dio cancella l'offesa ricevuta), la pena permane anche oltre l'assoluzione. Allontaniamo da noi ogni pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge, analogamente a quanto avviene nel codice penale per i reati commessi contro la legge degli uomini.

La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva dalla natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio è anche contaminazione e corruzione dell'uomo. I nostri peccati infatti rendono sempre più faticoso ricostruire l'amicizia con Dio e superare quella inevitabile inclinazione al male che permane anche dopo la remissione sacramentale, come conseguenza del peccato stesso. Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua a darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché riprenda l'emorragia. Il nostri corpo deve faticare per ricostruire il tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente guariti. Il peccato è una ferita dell'anima e anche dopo il nostro pentimento e l'assoluzione sacramentale rimane come una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a ricadere proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente rimarginata, si riapra proprio nello stesso punto. Le indulgenze che possiamo acquistare anche per noi stessi (esempio il perdono d'Assisi o le indulgenze dell'Anno Santo) sono come un medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il peccato e sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al progetto di Dio. Pensiamo ancora cosa avviene quando l'amicizia tra due viene infranta. Essa si ricostruirà ma con fatica; anche dopo che l'offesa è stata perdonata, rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con il tempo e la reciproca buona volontà non si rimuovono completamente le cause e i ricordi del litigio. Ora noi non possiamo certamente dubitare della volontà di Dio di riammetterci alla sua piena comunione, ma dobbiamo dubitare delle nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni affetto malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di purificazione. La pena temporale non è quindi da concepire come una vendetta di Dio ma come il tempo necessario a noi per rigenerare la nostra capacità di amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale esige d'essere compiuta in questa vita come riparazione, o in Purgatorio come purificazione. Nel cammino terreno il cristiano dovrà quindi vedere come mezzi di purificazione, che facilitano il cammino verso la santità: le varie prove e la sofferenza stessa, l'impegno nelle opere di carità, la preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l'acquisto delle indulgenze. Ma poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere a quella perfezione che ci permetterebbe di essere, immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi alla piena comunione con Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di purificazione anche dopo la nostra morte, in quella particolare condizione, (tradizionalmente chiamata Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al termine del nostro esilio terreno e in attesa di giungere alla piena comunione con Dio. Leggiamo ancora nel Catechismo: "Coloro che muoiono nell'amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della propria salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio"
La comunione dei Santi.

E' a questo punto necessario introdurre un altro elemento importante per la comprensione delle indulgenze che applichiamo ai nostri defunti. In questo cammino di perfezione e di purificazione non siamo soli, ma come i rocciatori impegnati in una scalata siamo legati gli uni agli altri da un legame invisibile, ma reale, che la Chiesa chiama Comunione dei Santi. Abbiamo infatti la consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia dei figli di Dio e la certezza che quanto ognuno di noi opera o soffre, in comunione con Cristo e come offerta a Padre, produce frutti di bene a favore di tutti. Dice il Catechismo: "Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli in Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione, dei beati in cielo; tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere."

In questo contesto possiamo affermare l'importanza delle preghiere di suffragio e le indulgenze con le quali soccorriamo i nostri defunti, abbreviando i tempi della loro purificazione. Consideriamo quindi un'opera altamente meritoria ricordare coloro che ci hanno fatto del bene, continuare a sentirci a loro vicini e solidali nel cammino di purificazione che stanno compiendo nel Purgatorio. E ancora più meritevole appare poi la preghiera rivolta a Dio per le anime più abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella devozione alle Anime Sante del Purgatorio che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Non è da ritenersi cosa superata l'applicazione di Messe e suffragi in favore di chi pure non abbiamo conosciuto direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime che attualmente si trovano in uno stato di attesa e di bisogno; un modo per farsi amici, come direbbe Vangelo, che "ci accolgano un giorno nelle dimore eterne".
La preghiera per i defunti

Rispetto per i morti

Presso tutte le religioni, fin dai tempi più remoti, è diffuso il rispetto, il culto per i defunti. Mausolei sono stati costruiti in loro ricordo; le imbalsamazioni in uso presso certi popoli, le offerte, i riti sacrificali, dimostrano quanto sia sentito il dovere di onorare coloro che ci hanno lasciato per una vita oltre la morte. Per molti è un preciso dovere di gratitudine per il bene ricevuto, a partire dal dono della vita, ai valori intellettuali, morali, materiali con cui i nostri cari ci hanno beneficato durante la vita. Purtroppo sovente questo nobile sentimento viene espresso in maniera errata, con ostentazione di potere e ricchezza che non servono assolutamente al defunto, tanto meno a purificarlo dai peccati commessi durante la vita. Una tomba di marmo pregiato, una cassa di legno prezioso, un funerale sfarzoso… sono il più delle volte spreco inutile di denaro che avrebbe potuto essere devoluto a opere di grande valore sociale e caritativo, di cui il defunto avrebbe goduto un grande beneficio.

Solidarietà con i defunti

La morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le “tre” Chiese: peregrinante, purificante, trionfante, rimangono strettamente unite come vasi comunicanti: i beni di una si riversano sulle altre. E’ una verità di fede che proclamiamo nel simbolo apostolico quando affermiamo: "credo nella comunione dei santi".

Con queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei beati in cielo, questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i nostri patroni, i parenti, gli amici, le persone che abbiamo amato). Le anime del Purgatorio invece si trovano in una condizione per la quale non possono più meritare per sé stessi; mentre noi abbiamo possibilità di aiutarli, di lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro purificazione.

Da sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con particolari riti e preghiere. La liturgia esequiale onora il corpo del defunto in cui Dio è stato presente mediante la Grazia dei Sacramenti e spinge lo sguardo all’ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà glorioso per ridare vita ai corpi e renderli partecipi della sua gloria.

Il più grande desiderio dell’uomo è vincere la morte, che trova la risposta certa in Gesù morto e risorto, salito al cielo per preparare un posto per ciascuno di noi. Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha promesso: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi siate dove sono io" (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia esequiale è una celebrazione pasquale: un momento in cui i fedeli, mentre pregano per il defunto, affidandolo alla misericordia di Dio, ravvivano la propria fede e speranza in Cristo che tutti attende nel suo regno di amore.

Una delle preghiere recita: "Dio, Padre misericordioso, tu ci doni la certezza che nei fedeli defunti si compie il mistero del tuo Figlio, morto e risorto: per questa fede che noi professiamo, concedi al nostro fratello che si è addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella gioia della risurrezione".

Come aiutare i nostri defunti

La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita eterna. L’aiuto più efficace è la S. Messa, la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei defunti.

La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati.

Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno per noi. Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l'aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l'Eterno riposo. Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.

Le Indulgenze

La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle "indulgenze". Queste ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati. Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo tesoro "spirituale", costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli "condoni" alle anime dei defunti quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.

L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, mediante: visite alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa.

Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.

Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti. Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo).

A questa si aggiungono le tre solite condizioni Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).

Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.

Tante persone non seguono l'esempio dei Santi e diventano maledizione per gli altri. La Madonna ci chiama invece ad essere benedizione

  

"La maggior parte degli uomini, quando muore, va in Purgatorio. Un numero pure molto grande va all’Inferno. Soltanto un piccolo numero di anime va direttamente in Paradiso. Vi conviene rinunciare a tutto pur di essere portati direttamente in Paradiso al momento della vostra morte.
 Le anime del Purgatorio aspettano le vostre preghiere e i vostri sacrifici.
 Pregate, pregate per loro! ... I santi non si pregano, ma si prega con loro!"

"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito ad essere preghiera. Tutti avete problemi, tribolazioni, pene e inquietudini. I santi vi siano modello ed esortazione alla santità, Dio vi sarà vicino e voi sarete rinnovati con la ricerca e la conversione personale. La fede sarà per voi speranza e la gioia regnerà nei vostri cuori. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”




 
La veggente Marija:
Nei primi giorni delle apparizioni, la Madonna ci ha detto che esiste il Paradiso, il purgatorio e l’inferno. Poi ha portato fisicamente Jakov e Vicka in questi luoghi. Invece noi li abbiamo visti come guardando da una finestra. Il Paradiso è come un grande spazio con tante persone vestite con tuniche romane dai colori pastello e che erano come in un’estasi di gioia, di gratitudine e di preghiera. La Madonna ci ha detto che le persone sono andate in Paradiso perchè hanno accettato la volontà di Dio lungo tutta la loro vita ed ora conoscono sempre di più Dio e la sua volontà. Mostrando il purgatorio, la Madonna ha detto che le persone che sono lì erano indecise: un momento credevano, poi non credevano. Noi abbiamo visto come una nebbia, delle nuvole e abbiamo sentito delle grida, delle voci che chiedevano le nostre preghiere. Adesso queste persone credono profondamente in Dio e la loro sofferenza è più spirituale, perchè vorrebbero andare da Dio ma non possono. La Madonna ha raccomandato di pregare per le anime del purgatorio, offrire sante messe e sacrifici, perchè possano raggiungere presto Dio. Poi abbiamo visto l’inferno, dove c’era un fuoco e delle persone entravano in questo fuoco e si trasformavano diventando come bestie. La Madonna ha detto che Dio ci ha dato la libertà e così alcuni hanno scelto il male, hanno vissuto nel peccato e pertanto sono andati nell’inferno. La Madonna ha detto che noi non possiamo più fare niente per loro, ma che dobbiamo pregare perchè i peccatori si convertano finchè sono in vita, perchè dopo sarà troppo tardi.

 

 Noi non sappiamo quanti vanno in purgatorio, sappiamo che Dio è misericordia e amore, ma non può forzare la nostra libertà. Per questo la Madonna ha chiesto, attraverso Mirjana ogni due del mese, come a Fatima, di pregare per tutti coloro che non pregano, non amano e non adorano. Dice: “Pregate per tutti coloro che sono lontani, quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio”.


 

 Tante persone sono ostinate nel male e vivono nel peccato. Dovrebbero ascoltare la Madonna che anche in questo messaggio ci dice: “I santi vi siano modello ed esortazione alla santità”. Invece tante persone non seguono questi esempi, ma seguono esempi cattivi e diventano maledizione. La Madonna ci chiama invece ad essere benedizione per gli altri, ci chiama a benedire.

 Il mio santo preferito, fin dalla gioventù, è San Domenico Savio. Poi i santi francescani; io sono terziaria francescana perchè nella parrocchia di Medjugorje ci sono i frati. E poi una lunga schiera di santi fino all’ultimo che tocca il cuore e abbiamo festeggiato da pochi giorni: Giovanni Paolo II, il Papa della nostra gioventù... Siete nelle mie preghiere, nel mio cuore, in modo speciale in questi giorni di preghiera verso i santi. Chiedo a tante persone che vivono nelle difficoltà, persone costrette a letto, di unirsi a questa preghiera e di offrire i loro sacrifici a Gesù e alla Madonna. Preghiamo per le sue intenzioni, come Lei stessa chiede. Soprattutto in questi giorni di halloween, preghiamo e invochiamo i santi, mentre il mondo ci sta portando verso spiriti maligni. Che davvero i santi, come dice la Madonna siano i nostri modelli. Che possiamo anche noi essere sempre più santi come Lei desidera. Preghiamo per la nostra conversione, per la conversione del mondo, specie in questo anno centenario delle apparizioni di Fatima. Che possiamo essere davvero, come dice la Madonna, le sue mani allungate nel mondo. 


Medjugorje: "Come pregare, come incontrare questo Padre,..." - Catechesi di fra Slavko

 


Padre Slavko: « Pregate col cuore ».

... La Madonna nel messaggio del 28 marzo ha detto così: « Nella preghiera avrete la gioia più profonda», ma nella preghiera nella quale incontrate il Signore.

La preghiera è un incontro col Signore che parla a noi, che ci guida, che ci dà luce, che ci salva. Il Signore che si è presentato come Padre e Gesù Cristo come nostro fratello, come nostro amico. Nell'incontrarci con Lui dobbiamo avere una gioia più profonda e nessuno di noi ha niente contro questa gioia profonda.

Dobbiamo domandarci: come pregare, come incontrare questo Padre, questo amico, questo fratello? Dio si è rivelato in Gesù Cristo. La Madonna ha detto anche un'altra cosa prima: «Pregate col cuore», cioè non solo ripetere con le parole qualche cosa.

Un esempio: in una cucina si possono trovare tutti i cibi, ma si può morire di fame se non si mangia bene o se non si mangia.

Tanta gente prega, ma non sente questa gioia, questa pace profonda.

Perché? Dobbiamo dire: non prega come dovrebbe pregare, non incontra il Signore come si deve incontrare per avere questa gioia. Quale situazione può esservi per pregare e non sentire niente?

Se volete incontrare qualcuno dei vostri amici, dovete cercarlo, dovete avere tempo per parlare con lui, dovete aver tempo per sentirlo. Se volete incontrarvi bene occorre preparare una situazione in cui non sarete disturbati. Se non si ha il tempo, se non si cerca l'incontro, se non si cerca di sentire l'altro, se non si cerca di dire qualcosa all'altro, non è possibile un incontro anche a livello umano.

E la stessa cosa si deve dire, io credo, anche per la preghiera, se avete deciso di pregare.

La Madonna domandava all'inizio delle apparizioni «Pregate il Credo ».

Se avete deciso, secondo quello che domandava la Madonna, dovete prepararvi, cioè trovare un tempo, prendere un tempo in cui potete essere solo per Dio, dove il telefono non può disturbarvi, né la moglie..., un angolino della vostra casa e dire: questa mezz'ora è solo per la preghiera.

Trovare il tempo, il luogo e cominciare come si può.

Io dico di cominciare come potete. La Madonna all'inizio ha chiesto: Credo, sette Padre Nostro e il digiuno (un giorno di digiuno). Sono le cose concrete e semplici per cominciare. E tutti coloro che hanno cominciato così, trovando ogni giorno un po' di tempo per la preghiera, hanno potuto imparare a pregare.

Così come quando abbiamo cominciato a pronunciare le prime parole con la mamma. Si deve cominciare come si può e continuare nella situazione, sempre.

Cercare tempo, luogo, cercare di sentire l'altro e cercare anche di parlare all'altro. In queste condizioni concrete, si può approfondire la propria preghiera e si può, di giorno in giorno, sentire una disposizione a pregare. Non dire solo: «voglio pregare», e non cercare questo metodo. La stessa cosa vale se uno dice: voglio essere medico e non vuol studiare. Noi ridiamo un po'...

Come vuoi la meta e non vuoi i mezzi per raggiungerla? Come vuoi la gioia e la pace profonda e non vuoi i mezzi? Come vuoi pregare se non preghi? Come vuoi incontrare il Signore se non cerchi di compiere queste condizioni? Un'altra cosa: abituarsi.

Voi dite: l'appetito viene mangiando, e io dico: anche pregando viene la preghiera e digiunando viene il digiuno. Non saper pregare come ha pregato S. Francesco non significa che non devo cominciare.

È questo il cammino che la Madonna domanda a noi.

Se sei distratto, vai con questa distrazione alla preghiera.

Il primo concreto avvio era sette Padre Nostro, molto semplice. Nell'agosto dell'anno scorso la Madonna ha domandato il Rosario intero. Il Rosario è una preghiera ripetitiva, ma una preghiera anche ritmica, meditativa e biblica. E questa preghiera la potete pregare nelle famiglie anche con i bambini.

Alcune cose si possono cambiare: un po' di silenzio, qualche canto, qualche esclamazione, qualche preghiera spontanea e poi ripetere Ave Maria, Ave Maria...

E io dico: se vi succede, come a S. Francesco, cominciando il Padre Nostro di restare tutta la notte ripetendo solo « Padre Nostro » e sentite come S. Francesco il dolce nella bocca e nel cuore, anche se non avrete pregato nessuna Ave Maria, avrete seguito la Madonna... Non si tratta di dire: ho pregato centocinquanta Ave Maria. Si deve cominciare a pregare col cuore e questo si impara, poco a poco, passo per passo, ogni giorno. Se avete un giorno stressato, affaticato, naturalmente la preghiera non può essere come un giorno in cui non siete affaticati: la preghiera deve essere come potete, come permette il vostro cammino. La preghiera è espressione della nostra anima nella quale cresce la gioia, l'amore, la riconciliazione. Ma si deve ogni giorno, come si può, continuare e continuando avrete la gioia e potrete pregare col cuore, con una gioia più profonda. Con la preghiera è collegato molto il digiuno che ha un'altra funzione: liberarci dalla materia, dalle preoccupazioni angosciose. E il digiuno ci apre, apre anche il nostro corpo, alla Parola. La Parola può meglio, più facilmente incarnarsi, diventare carne nel nostro corpo se digiuniamo. Noi sappiamo tutti che cosa dobbiamo fare (non abbiamo bisogno delle apparizioni): amare.

Gesù ha detto « soprattutto il prossimo come te stesso ». Tutti vogliono la pace: ma sapere non basta.

Se cominciamo a digiunare il Signore può purificarci passo per passo.

E questa purificazione è una possibilità della Parola di incarnarsi nella nostra anima, nei nostri sentimenti. Noi siamo chiusi. Digiunando, passo passo, ci prepariamo per dire il nostro « sì », come la Madonna, perché la parola dell'amore e della pace possa incarnarsi, prender forma.

Digiunando e pregando diventiamo sempre più vicini al Signore e così siamo più vicini alla pace, all'amore, a ciò che è domandato dalla Madonna.

Come la Madonna ha molta pazienza con noi, così noi dobbiamo aver pazienza con noi stessi e con gli altri. Alcuni hanno raccontato: adesso troviamo più facilmente il tempo per il Rosario intero che all'inizio per il Credo e sette Padre Nostro. La Madonna guida passo per passo e così vuole che non facciamo forza agli altri e a noi stessi.

Vedere che cosa posso fare oggi e continuare. Ma sempre continuare, ogni giorno.

Preghiera e digiuno sono solo i mezzi per prepararsi, per accettare la grazia della pace, della fede e dell'amore. Lo scopo del digiuno e della preghiera non si trovano nel digiuno e nella preghiera: noi non preghiamo per perdere il tempo, non digiuniamo per avere fame.

Questi sono mezzi per noi, per incontrare Qualcuno, per sentirlo, per poter avere la Sua Parola per noi. 
 
 medjugorje.altervista.org

sabato 30 ottobre 2021

“Se voi sapeste cosa è la benedizione le chiese sarebbero piene”: BENEDIRE= BENE-DIRE (spiegazione)



BENEDIRE= BENE-DIRE 
(invocazione -protezione -aiuto di Dio)

“Se voi sapeste cosa è la benedizione le chiese sarebbero piene”, ha detto Maria a Medjugorje.
Benedire e chiedere la benedizione ai sacerdoti e ai vostri genitori è come dare il buono del vostro spirito e ricevere il bene dal loro spirito. Benedire vuol dire “dire bene” di una persona o una cosa, dare il proprio cuore alla tal persona o cosa. È semplice, basta pregare nel proprio intimo dicendo “Padre benedico la tal persona o la tal cosa”, “Padre benedico me e ti ringrazio per quel che hai fatto di me”, “Padre benedicimi per il Sangue di Gesù”.
Non è importante solo chiedere la benedizione di Dio su tutto, ma anche benedire noi col cuore, perché anche noi possiamo dire che è buona una persona o una cosa, aiutandola così ad essere di Dio e ad essere nelle Sue mani. Si può benedire per il Sangue di Gesù, per le Sue Piaghe, per la Sua Croce, nel proprio intimo, e si può benedire anche apertamente con benedizioni semplici come “Dio ti benedica”, a chi vogliamo. Benedire come ministero è dei sacerdoti, benedire per volontà e di cuore è di tutti i cristiani, poiché siamo sacerdoti, re e profeti per il battesimo.
Benedire porta una grande gioia e pace e libertà. Ricordatevi di perdonare e poi di benedire anche i nemici e ricordatevi di non correre dietro gli altri dicendo “ti benedico!”, ma di lasciare tranquilli gli animi e dire “Dio ti benedica” quando lo sentite nel cuore.
Maria a Medjugorje ci ha regalato una bellissima benedizione, “ti benedico con la speciale benedizione materna di Maria nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”, facendo il segno della croce.
Il segno di croce significa ritornare a Cristo

Con la sua morte in croce per amore dei peccatori Cristo ha levato dal mondo la maledizione del peccatore. L'uomo però continua sempre a peccare e la Chiesa deve sempre aiutare a effettuare la Redenzione in nome del Signore. E ciò avviene in modo particolare per mezzo della S. Messa e dei Sacramenti, ma anche per mezzo dei Sacramentali: benedizioni dei sacerdoti, acqua santa, ceri benedetti, olio benedetto, ecc.

Ogni segno di croce fatto con fede è già un segno di benedizione . La croce irradia una corrente di benedizione per tutto il mondo, per ogni anima che crede in Dio e nella forza della croce.
PENSATE ANCHE ALLE PAROLE CHE DITE NELL'AVE MARIA: BENEDETTA FRA LE DONNE, E BENEDETTO E IL FRUTTO DEL TUO SENO GESU' ...
Ogni uomo unito a Dio può compiere la Redenzione ogni volta che fa un segno di croce.
La benedizione appartiene assolutamente ai cristiani .


«Padre, mi benedica!». Ancora oggi non è raro sentirsi chiedere da un fedele una benedizione o richiederla per il proprio bambino o per un oggetto di devozione. Cosa significa benedire? Già dal verbo latino si può avere un’idea chiara: bene-dicere, dire bene di qualcuno o qualcosa, invocare il bene da Dio. É una lode di Dio per ottenere aiuto e protezione ed è anche una benedizione che sale dalla terra per benedire Lui che è l’Amore sommo: «Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode» (Salmo 66,8). San Paolo, unisce le due benedizioni, ascendente e discendente, all’inizio della Lettera agli Efesini: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (1,3).
La benedizione non è un sacramento ma un
sacramentale. Che differenza c’è? Ci viene in aiuto il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) - che il Papa raccomanda di conoscere e diffondere - il quale così recita: «La santa Madre Chiesa ha istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l'effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita» (CCC 1667). Quindi, essi dispongono a ricevere la grazia - che san Tommaso diceva essere un inizio della sperata beatitudine (Summa Theologiae II-II, q.5, a.1) -, a differenza dei sacramenti che sono segni efficaci che comunicano concretamente la grazia che significano.
Inoltre, comportano sempre una preghiera, la lettura della Parola di Dio, un gesto - come ad esempio imporre la mano -, il segno di croce e l’aspersione con l’acqua benedetta. Gesù, nel Vangelo, benedice bambini (cf. Mc 10,16) e alimenti (cf. Mt 14,19) e nella Chiesa si svilupparono riti e formule di benedizione fin dal primo secolo, sia nella Liturgia che fuori di essa - accompagnate dal segno di croce -, benedizioni che si svilupparono ampiamente nel Medioevo. Difatti, il libro delle benedizioni - chiamato Benedizionale - più antico in Occidente è probabilmente del VII secolo (fonte: Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1949, vol. II, col. 1299). Le formule di benedizione hanno quindi soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni, chiedere i suoi favori e sconfiggere il potere dell’avversario di Dio per eccellenza, Satana.
Tra le benedizioni troviamo quelle di persone, oggetti, luoghi, della mensa, della campagna, degli animali, dei mezzi moderni di lavoro ecc. (cf. CCC 1671). Questo a significare come la Chiesa estenda l’amore di Dio e la Sua benevolenza sopra tutta la vita dell’uomo, abbraccia tutto e tutti: come le ali dell’aquila coprono i suoi nati, così ciascuno di noi è protetto e guidato dal Signore che «spiega le sue ali» con le Sue benedizioni (cf. Dt 32,11).
In questo periodo natalizio, per il Rito ambrosiano vigente nella Diocesi di Milano, è tradizione benedire le famiglie e le case. Nel Rito romano, si benedice normalmente nel tempo pasquale o poco prima della Pasqua, in Quaresima. Come nasce questa consuetudine pasquale? Una spiegazione la possiamo cogliere dalla lettura del brano riguardante la Pasqua ebraica nel libro dell’Esodo (12,1-14). Con il sangue dell’agnello immolato per la Pasqua, gli ebrei spalmarono gli stipiti e l’architrave della porta d’ingresso delle loro case. In tal modo il Signore passò oltre le abitazioni ebraiche non permettendo all’angelo sterminatore di uccidere i primogeniti maschi, a differenza dei bambini primogeniti del popolo egiziano - che manteneva in schiavitù il popolo ebreo - che furono uccisi. Così, accogliendo il sacerdote che reca la benedizione di Dio, nella Pasqua cristiana ci si prepara alla liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte grazie al sacrificio del vero Agnello, Gesù Cristo, che con il suo sangue sparso sulla croce segna le nostre case portando la pace e la benedizione attraverso il ministro della Chiesa. La Pasqua di Cristo, anche attraverso l’acqua nuova benedetta nella solenne Veglia del Sabato santo, entra nelle nostre case, rinnova la nostra vita come nel Battesimo, ci purifica e ci rende nuove creature rivestendoci di Cristo (cf. Gal 3,27).
Diversa è invece la spiegazione che danno alcuni storici per la tradizionale benedizione natalizia ambrosiana. Sembra che durante la peste del 1576 san Carlo Borromeo visitasse le case degli appestati per portare i conforti religiosi e, a causa della quarantena, i milanesi dovevano restare chiusi in casa durante quell’inverno freddo che già scoraggiava a uscire. Da questo gesto di generosità del santo Vescovo sembra derivi la consuetudine di visitare le case nel tempo invernale-natalizio.
Oppure, una spiegazione più teologica e spirituale, potrebbe far risalire la benedizione al fatto che nell’Avvento ambrosiano, che consta di sei Domeniche invece che quattro come nel Rito romano, si legge il Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme (seconda Domenica di Avvento; prima della riforma liturgica era la quarta). Questo episodio, normalmente inserito nella Domenica delle Palme per la sua collocazione storica-cronologica, significa l’incontro definitivo di Gesù con il suo popolo, come un’immagine del ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Ma significa anche l’incontro di Gesù con ciascuno di noi, nella nostra vita, l’«ingresso» di Cristo nella nostra quotidianità, nelle nostre case, come avvenne per il pubblicano Zaccheo: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).
Ma forse, più semplicemente, questo Bambino che nasce a Natale, il Verbo di Dio fatto Uomo, rifiutato a Betlemme e dal mondo attuale, deve trovare spazio nel nostro intimo, nelle nostre case, e la benedizione natalizia vuole ricordarci che se non apriamo la porta del nostro cuore non potremo essere veramente in comunione con Dio. «C'è soprattutto un aspetto che è stato evidenziato anche dal Santo Padre Benedetto XVI nell'udienza di mercoledì 21 dicembre: "L’evento di Betlemme deve essere considerato alla luce del Mistero Pasquale: l’uno e l’altro sono parte dell’unica opera redentrice di Cristo. L’Incarnazione e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte e la sua risurrezione: Natale e Pasqua sono entrambe feste della redenzione". Sembra proprio che le consuetudini della benedizione delle famiglie nei due Riti, Ambrosiano e Romano, vogliano sottolineare questi due misteri della vita di Gesù, e che la tradizione milanese orienti verso quella romana».
Certamente, qualunque sia l’origine storica di questo gesto, vi è sotteso un significato importante: Gesù, attraverso la sua Chiesa, viene a visitarci e a portarci la gioia e la pace che solo Lui può donare. Non la falsa pace del mondo o quella contraffatta dei pacifisti nostrani stile bandiere arcobaleno. Gesù, infatti, dice così nel Vangelo di Luca: «In qualunque casa entriate, prima dite Pace a questa casa» (Lc 10, 5), ed entrando nel cenacolo a porte chiuse la sera della resurrezione esclama: «Pace a voi!» (Gv 20,19). La sollecitudine e la carità pastorale del sacerdote devono condurlo, quindi, a non rinunciare facilmente a questa occasione annuale di evangelizzazione e di conoscenza personale di tutti i suoi parrocchiani e delle loro famiglie.
Riportiamo la bella preghiera di benedizione del Rito romano nel tempo pasquale che, meglio di ogni cosa, riassume il significato profondo della benedizione delle famiglie: «Benedetto sei tu, Signore, che nella Pasqua dell'esodo hai preservato incolumi le case del tuo popolo asperse con il sangue dell'agnello. Nella Pasqua della nuova alleanza ci hai donato il Cristo tuo Figlio, crocifisso e risorto, come vero Agnello immolato per noi, per liberarci dal maligno e colmarci del tuo Spirito. Benedici questa famiglia e questa casa, e allieta tutti i suoi membri con l'esperienza viva del tuo amore».
(G. Poggiali)
Che cosa disse Gesù a Teresa Neuman, la stigmatizzata tedesca che viveva solo dell'Eucaristia "Cara figlia, voglio insegnarti a ricevere la mia Benedizione con fervore. Cerca di capire che qualcosa di grande ha luogo quando ricevi la benedizione di un mio sacerdote. La
benedizione è uno straripamento della mia Divina Santità. Apri la tua anima e lascia che diventi santa attraverso la mia benedizione. Essa è rugiada celestiale per l'anima, attraverso la quale tutto ciò che viene fatto può essere fruttuoso. Tramite il potere di benedire, ho dato al sacerdote il potere di aprire il tesoro del mio Cuore e di riversare una pioggia di grazie sulle anime.
Quando il sacerdote benedice, Io benedico. Allora una sterminata corrente di grazie fluisce dal mio Sacro Cuore all'anima fino a riempirla completamente. In conclusione: tieni aperto il tuo cuore per non perdere il beneficio della benedizione. Attraverso la mia benedizione ricevi la grazia di amore e aiuto per l'anima e per il corpo. La mia santa Benedizione contiene tutto l'aiuto che è necessario all'umanità. Per mezzo di essa ti è data la forza e il desiderio di cercare il bene, di sfuggire il male, di godere della protezione dei miei figli contro i poteri delle tenebre. È un grande privilegio quando ti è concesso di ricevere la benedizione, non puoi capire quanta misericordia ti giunge per suo mezzo. Perciò mai ricevere la benedizione in modo piatto o distratto, ma con tutta la tua attenzione completa!!! Tu sei povera prima di ricevere la benedizione, sei ricca dopo averla ricevuta.
Mi addolora che la benedizione della Chiesa sia tanto poco apprezzata e raramente ricevuta. La buona volontà è rafforzata per suo mezzo, le iniziative ricevono la mia Provvidenza particolare, la debolezza è potenziata dal mio potere. I pensieri sono spiritualizzati e tutte le cattive influenze neutralizzate. Ho dato alla mia benedizione poteri senza confini: essa proviene dell'infinito amore del mio Sacro Cuore. Maggiore è lo zelo con il quale la mia benedizione è data e ricevuta, maggiore la sua efficacia. Sia che venga benedetto un bambino, sia che venga benedetto il mondo intero, la benedizione è assai più grande di 1000 mondi.
Rifletti che Dio è immenso, infinitamente immenso. Quanto piccole le cose a suo paragone! E accade lo stesso, sia che uno soltanto, sia che molti ricevano la benedizione: questo non ha importanza perché Io do a ciascuno a seconda della misura della sua fede! E poiché Io sono infinitamente ricco di tutti i beni, vi è concesso di ricevere senza misura. Le tue speranze non sono mai troppo grandi, tutto supererà le tue più profonde aspettative!
Figlia mia, proteggi chi dà la benedizione! Stima altamente le cose benedette, così piacerai a Me, tuo Dio. Ogni volta che tu sei benedetta, sei unita più strettamente a Me, santificata di nuovo, risanata e protetta dall'amore del mio Sacro Cuore.
Spesso Io tengo nascosti i risultati della mia benedizione in modo che siano conosciuti soltanto nell'eternità. Spesso sembra che le benedizioni non abbiano risultato, invece è meravigliosa la loro influenza; anche i risultati apparentemente infruttuosi sono una benedizione ottenuta attraverso la santa benedizione: questi sono i misteri della mia Provvidenza che non desidero manifestare.
Le mie benedizioni producono molte volte effetti sconosciuti all'anima. Perciò abbi grande fiducia in questo straripamento del mio S. Cuore e rifletti seriamente su questo favore (ciò che gli apparenti risultati sono a te nascosti).
Ricevi la santa Benedizione sinceramente perché le sue grazie entrano soltanto nel cuore umile! Ricevila con buona volontà e con l'intenzione di diventare migliore, allora essa penetrerà nelle profondità del tuo cuore e produrrà i suoi effetti.
Sii una figlia della benedizione, allora tu, tu stessa sarai una benedizione per gli altri".
 
Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/divinamisericordia/benedizioni.html

venerdì 29 ottobre 2021

E se scoppiasse una pandemia (invertiamo i termini) Virus- Corona del Rosario? La situazione sarebbe completamente diversa....

 

 

di Antonello De Giorgio:

"Non so cosa ne pensa chi mi legge ma, sinceramente, sono stufo della situazione che stiamo vivendo.
Il brutto della faccenda è che cerco di estraniarmi da tutte le lamentele e le parole inutili che mi circondano.
Non ascolto il telegiornale da oltre un anno, leggo solo quotidiani che parlano di economia e di sport, eludo tutto il resto, eppure sono accerchiato dalle solite cose, dalle solite frasi, dalle solite parole.
Ormai la gente non argomenta più quasi esistesse solo una cosa di cui parlare con tutte le cose importanti di cui si potrebbe parlare!
Ricordo quando le persone si incontravano per strada e dicevano: hai visto che bella giornata viene voglia di fare una passeggiata oppure ieri sera sono stato al ristorante, come ho mangiato bene!
C'era anche chi parlava della partita di calcio, magari solo di quella, ma comunque parlava di qualcosa.
E' cambato tutto!
Ma non da oggi, ormai da un anno e mezzo!
Virus, Pandemia, Distanziamento, Igienizzazione, sono questi i termini entrati prepotentemente nel lessico comune.
Poi ci sono i tempi in cui la gente si interpella sulle dosi del vaccino: la prima, la seconda, la terza.
E come non dimenticare le varianti?
Abbiamo avuto l'alfa, la beta, poi la gamma ed infine il delta e avanti di questo passo fino a terminare l'alfabeto greco.
I giornali, le televisioni, i social oggi molto in voga non hanno altre cosa da dire ed, a sfinimento, parlano di virus, virus, virus.
Mi lamentavo quando, venti minuti prima dell'inizio della Santa Messa, come d'abitudine mi recavo in chiesa per prepararmi alla funzione e cedevo alla tentazione di ascoltare, anche se disapprovavo, chi parlava di quanto il figlio fosse bravo a scuola piuttosto che dell'aperitivo che avrebbero gustato al termine della Santa Messa e mi ritrovo oggi, nella stessa situazione, ad ascoltare voci di chi parla solo di pandemia. In chiesa??
Se penso poi che la gente si incontra per strada e si evita perchè, l'altro, potrebbe essere l'untore, allora mi arrabbio.
Siamo coerenti, guardiamoci allo specchio, siamo tutti potenzialmente untori perchè anche chi sta bene ed ha seguito scrupolosamente le prescrizioni mediche dettate potrebbe essere ammalato; che strana cosa!
Sono cambiate le nostre abitudini che, proprie essendo abitudini, sono le cose che abbiamo sempre fatto.
In più è cambiato il modo di abbigliarsi perchè è stato aggiunto un capo nuovo: la mascherina.
Oggi fa parte del vestiario delle persone ed è unisex esattamente come si indossano le scarpe, le calze, le mutande, i pantaloni e le maglie.
Per cambiare il "nostro essere" sono bastati pochi mesi di martellamento continuo e costante.
Ogni tanto mi sento una mosca bianca!
Vivo nella convinzione che devo solo ringraziare il Padre Eterno per quanto mi ha donato, nient'altro!
Sono pronto ad accettare le prove che la vita presenta; dicesi "Croce" che, quando arriva, bisogna avere la forza di portarla ed il coraggio di guardarla negli occhi nella convinzione che la Croce che viene caricata sulle nostre spalle non è mai più pesante di quanto noi possiamo portare.
All'inizio del contagio, proprio i primi giorni, veniva usato il termine: "Corona-virus".
Ho "spaccato" appositamente in due la parola per evidenziare la parte nobile, "Corona", da quella che spaventa ed è meno nobile, "Virus".
Per me che sono un credente, la parola "corona" evoca qualcosa di estremamente buono e bello; se rifletto su quello che ho imparato frequentando la scuola della Madonna a Medjugorje la "corona" ed il suo uso assiduo ha un valore fondamentale nella mia crescita cristiana.
La Corona è completamente all'opposto dell'altra parola, virus, che evoca qualcosa di pandemico.
Hanno sempre parlato del Corona-virus ma nessuno ha pensato di invertire i termini.
Ho sempre giocato con le parole e, così facendo, riesco a trasformare in positivo qualcosa che per sua natura è negativo; insomma, farlo diventare: Virus - corona.
Se oggi nel mondo scoppiasse una pandemia legata ad un virus della Corona ed a tal proposito cito la Corona del Rosario la situazione sarebbe completamente diversa; anzi, se vogliamo dirla tutta, non ci sarebbero situazioni sfavorevoli da affrontare!
La Corona del Rosario è un arma potente, ma quanti lo sanno o forse è meglio dire quanti ci credono?
Non è un arma d'attacco ma da difesa la cui caratteristica peculiare sta nel non incepparsi mai!
Viene caricata con cinquanta colpi che vanno regolarmente a segno anche se, "chi spara" non è un buon tiratore!
Chi la usa sa che .......più si usa e più funziona!
Dall'altra parte ed in contrapposizione troviamo chi crede di essere Dio e di prendere il posto di Dio anche se per costoro il Vangelo si è espresso nello stesso modo con le parole: e chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? (Matteo 6:27).
In ogni caso, che crede ha la cura!
Non viene pubblicizzata in televisione.
Non viene decantata con slogan.
Non appare sui manifesti.
E' stata scritta su un foglio dietro dettatura.

Le parole sono state pronunciate dalla Madre di Dio che, pochi giorni fa lo ha ribadito attraverso il Suo messaggio del 25 ottobre:
Ritornate alla preghiera perché chi prega non ha paura del futuro.
Chi prega è aperto alla vita e rispetta la vita degli altri.
Chi prega, figlioli, sente la libertà dei figli di Dio e con cuore gioioso serve per il bene dell'uomo fratello.
Perché Dio è amore e libertà.
Io ci credo!!!!!"