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giovedì 31 gennaio 2019

Ispirato direttamente dalla Regina della Pace, l'artista Carmelo Puzzolo -TESTIMONIANZA


VIDEO

 

L' artista Carmelo Puzzolo ispirato direttamente dalla Regina della pace.

Con le sue opere, Carmelo Puzzolo è l’artista più presente nell’ambito della parrocchia di Medjugorje.

Le sue opere si trovano nei principali luoghi di preghiera: il rilievo bronzeo “La nascita di Gesù” tra la chiesa e l’ufficio parrocchiale, la statua di San Leopoldo Bogdan Mandic accanto ai confessionali esterni, le stazioni della Via Crucis sul Krizevac, i misteri del Rosario sulla Collina delle apparizioni, la statua di fra Slavko Barbarie nel “Villaggio della Madre”. Non ultima l’immagine della Regina della pace nel Salone “Beato Giovanni Paolo II”,
Dice Carmelo Puzzolo: ” Ho sentito parlare per la prima volta di Medjugorje dalla televisione italiana. Era solo una breve notizia. Non ero concentrato su quello che veniva dato in televisione, non stavo seguendo quel programma. Ho visto soltanto i veggenti in estasi con la coda dell’occhio.


Nel 1985 ero a Padova, nella chiesa di Sant’Antonio, con il grande artista italiano Pietro Manigoni e stavo ascoltando una conversazione su Medjugorje di miei amici industriali. Essi mi dicevano: “Carmelo, vai a Medjugorje, là ce qualcosa di molto interessante“.
Non appena libero da impegni, nel luglio del 1985, mi sono recato a Medjugorje. Una volta arrivato, sono rimasto molto impressionato dal modo in cui le persone pregavano là. In quei giorni, le apparizioni erano nella stanza di fronte all’ufficio parrocchiale. Tra i francescani che vedevo intorno all’ufficio parrocchiale ed attorno alla chiesa, ne notai uno molto vivace: era fra Slavko Barbaric.
Fu il primo incontro, ne seguirono altri, nei quali mi convinse ad accettare di fare i bronzi della via Crucis. Ma questa è un’altra storia!
Per il quadro della Madonna, fra Slavko mi chiamò nel 1989 e mi disse che i frati volevano che dipingessi la Madonna così come la vedono i veggenti e continuò spiegandomi che le persone vedevano la Madonna di Medjugorje in quella che era, in realtà, la statua di Tihaljina. Gli dissi che non era così facile ritrarre la Madonna di Medjugorje, dopo di che mi mandò un fax con le risposte dei veggenti in cui essi descrivevano la Madonna.
Il foglio con le domande ai veggenti e le loro risposte era lungo un metro e mezzo. Si trattava di dieci domande su quale fosse davvero l’aspetto della Madonna, a cui i veggenti avevano risposto. Tutte quelle risposte non erano sufficienti per me perché, ad esempio, la risposta “bellissima“, cosa può significare per un pittore? Ho preparato una grande tela ed ho lavorato a quell’opera con tutto il cuore, cercando di immaginare la bellezza che i veggenti descrivevano.

A volte dovevo lavorare per giorni e giorni solo per disegnare un piccolo dettaglio. Allora scrissi una lettera a fra Slavko dicendogli che mi aveva chiesto di dipingere quell’immagine, ma, in realtà, voleva che io mi convertissi, perché solo dei mistici possono dipingere la Madonna, ed io non lo sono. Mentre lavoravo all’immagine, sentii dire che la veggente Mirjana era venuta a trovare un amico in Italia.
Pregai quel signore di chiederle se potevo andarci con quello che stavo facendo, perché lei lo vedesse. Mirjana disse: “Meraviglioso!“ Mi disse anche che la Madonna aveva un sorriso triste, come quello che avevo disegnato, quando ci invita a pregare per coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio.
E’ molto difficile rappresentare un sorriso: il sorriso non è una smorfia delle labbra, ma è qualcosa che fuoriesce dall’intero essere. Quello è un sorriso che proviene dal grande amore della Madonna, ma è anche un po’ triste perché vede che gli uomini non si convertono quanto dovrebbero. Come è possibile trasferire questo su tela? Si può provare, ma non si potrà mai riuscirvi appieno.
Quando la terminai, la vide anche Vicka ed anche lei fu soddisfatta. Quando qualcuno fece un’osservazione sulla nuvoletta su cui si erge la Madonna, Vicka disse che vedeva la Madonna proprio così. In fondo all’immagine ho dipinto anche la chiesa di Medjugorje.
Fonte: estratto dall’articolo apparso su “La voce della Pace” 


PUNTATA SABATO 2 FEBBRAIO SU TV2000: "I SEGRETI DE LA SALETTE SVELATI"

VATICANO:PRIMA VOLTA IN TV TESTI DEI 'SEGRETI DE LA SALETTE'
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - Prende il via il 2 febbraio su Tv2000 la nuova stagione di ’Indagine ai Confini del Sacro’, il programma condotto da David Murgia, in onda in seconda serata ore
23.15.
 Al centro della prima puntata il "giallo", che dura da oltre 170 anni, sui cosiddetti "segreti de La Salette". Per la prima volta sono mostrati i due testi originali conservati in Vaticano presso l’Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede, scritti nel 1851 di proprio pugno dai due veggenti, Melanine e Maximin, e inviati a Pio IX.
Siamo in un piccolo villaggio nel sud-est della Francia: La Salette. Qui una "Bella Signora" appare nel 1846 a due pastori, Melanine Calvat e Maximin Giraud, consegnando un Messaggio
destinato non solo alla Francia ma al mondo. Questa apparizione ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.
Ai due veggenti, la "Bella Signora" affida anche un segreto ciascuno. Conosciuti come i "segreti" de La Salette, da oltre 170 anni sono al centro dell’attenzione di studiosi e della uriosità di fedeli. Dei contenuti si è molto parlato e negli
anni ne sono state scritte più versioni, che non coincidono con gli scritti originali. A causa di questi "segreti" e delle speculazioni relative al loro contenuto, i due veggenti in vita sono stati avvolti da una "leggenda nera", soffrendone; dopo la morte sono stati consegnati all’oblio e alla dimenticanza.
I testi originali che sono mostrati nel corso della puntata contengono annunci riguardanti la Francia, il mondo intero, Pio IX e la Chiesa. Il ritrovamento è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Provincia italiana dei Missionari de La
Salette nella persona del padre Provinciale e mariologo Padre Gian Matteo Roggio. (ANSA).

La Madonna nei sogni di Don Bosco - Testo

La Madonna nei sogni di Don Bosco
1. Il salmo 126: "Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno"

2. Che cosa dice don Bosco dei sogni: Questa è la storiella che vi voleva raccontare.

Chiamatela apologo, parabola, fantasia, questo poco importa;
Chiamatela voi come volete: favola, sogno, storia; datele molta, datele poca, datele nessuna importanza. Giudicatela come vi piace; tuttavia anche la storiella che sono per narrarvi c'insegnerà qualche cosa..
3. DON BOSCO SOGNA SUA MADRE
Don Bosco conservò vivissimo l'affetto per sua madre; ne parlava sempre con commozione; e più volte se la vide comparire in sogni che restarono indelebili nella sua mente.
Così nell'agosto del 1860 (quattro anni dopo la sua morte), gli parve d'incontrarla presso il Santuario della Consolata, mentre egli tornava all'Oratorio. Il suo aspetto era bellissimo.
"Ma come! Voi qui?" le disse Don Bosco. "Non siete morta?"
"Sono morta, ma vivo" rispose Margherita.
"E siete felice?"
"Felicissima!"
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in paradiso. Margherita rispose di no. Quindi le chiese se in paradiso vi fossero vari giovani dei quali fece i nomi; e Margherita rispose di sì.
- E ora - continuò Don Bosco - fatemi conoscere che cosa godete in paradiso.
- Non posso - rispose la mamma.
- Datemi almeno un saggio della vostra felicità.
Allora vide sua madre tutta splendente, ornata di una veste preziosissima, con un aspetto di maestà meravigliosa, e dietro a lei un coro numeroso. Poi si mise a cantare. Il suo canto d'amore a Dio, di una inesprimibile dolcezza, andava diritto al cuore, lo invadeva e lo attirava senza fargli violenza. Sembrava l'armonia di mille cori e di mille gradazioni di voci, che dai bassi più profondi salivano agli acuti più alti, con varietà di toni e differenza di modulazioni e vibrazioni più o meno forti, combinate con tanta arte, delicatezza e accordo che formavano un sol tutto. Don Bosco, a quella soavissima melodia, rimase come fuor di sé e non seppe più che cosa dire e domandare a sua madre. E Margherita, quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui dicendo:
- Ti aspetto, perché noi due dobbiamo stare sempre insieme. Proferite queste parole, disparve.
"MI PRESE CON BONTÀ PER MANO" (MB e MO)
Alla tenera età di 9 anni Don Bosco ha il suo primo sogno. In esso Gesù e la Vergine gli preannunziano, sebbene in forma velata, la sua futura missione.
Gli parve di essere vicino a casa sua, in mezzo a una moltitudine di ragazzi che si divertivano in un grande cortile. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, si slanciò in mezzo a loro, usando pugni e parole per farli tacere. Ed ecco apparirgli un Uomo venerando, nobilmente vestito, con una faccia così luminosa che Giovannino non riusciva a rimirarla. Lo chiamò per nome e gli ordinò di mettersi a capo di quei ragazzi aggiungendo:
"Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici".
Don Bosco lo raccontò così:
Quasi senza sapere che cosa dicessi, gli domandai: "Chi siete voi che mi comandate cose impossibili?"
"Appunto perché è cosa che ti sembra impossibile, devi renderla possibile con l'ubbidienza e con l'acquisto della scienza".
"Dove, come acquisterò la scienza?"
"Io ti darò la Maestra. Sotto la sua guida potrai divenire sapiente; senza di essa ogni sapienza diventa stoltezza".
" Ma chi siete voi che parlate così?"
"Io sono il figlio di Colei che tua Madre t'insegnò a salutare tre volte al giorno".
"Mia madre mi dice di non associarmi, senza suo permesso, con chi non conosco. Perciò ditemi il vostro nome".
"Il mio nome domandalo a mia Madre".
In quel momento vidi accanto a lui una Donna di aspetto maestoso, vestita di un manto che splendeva da tutte le parti, come se ogni punto fosse una fulgidissima stella. Vedendomi sempre più confuso, mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse: "Guarda".
Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c'era una moltitudine di
capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali.
"Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto, e ciò che ora vedrai succedere di questi animali tu dovrai farlo per i miei figli".
Volsi allora lo sguardo ed ecco che al posto di animali feroci, comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, corre vano, belavano come per far festa a quell'Uomo e a quella Signora.
Allora, sempre nel sogno, mi misi a piangere e pregai quella Signora che parlasse in modo da poter capire. Ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
"A suo tempo, tutto comprenderai".
C'è un ricordo indelebile in Giovanni Bosco: La morte del papà. Scrive: "Non so che ne sia stato di me in quella luttuosa occorrenza; soltanto mi ricordo ed e il primo fatto della vita di cui tengo memoria, che tutti uscivano dalla camera del defunto, ed io ci voleva assolutamente rimanere. - Vieni, Giovanni, vieni meco, ripeteva l'addolorata genitrice. - Se non viene papà, non ci voglio andare, risposi. -Povero figlio, ripiglio mia madre, vieni meco, tu non hai più padre. - Ciò detto ruppe in forte pianto, mi prese per mano e mi trasse altrove, mentre io piangeva perché Ella piangeva. Giacché in quella età non poteva certamente comprendere quanto grande infortunio fosse la perdita del padre".
Mamma Margherita e Maria fanno lo stesso gesto. Da questo momento, Giovanni Bosco capisce che avrà due mamme.
La statua della Madonna sulla cupola di Maria Ausiliatrice ha la mano protesa come un garbato invito: ha preso per mano don Bosco, prenderà per mano i suoi figli.
?
2. IL METODO : "CON LA DOLCEZZA E LA PERSUASIONE"
Il sogno dei 9 anni si rinnovò per circa 18 anni. Nei momenti decisivi della vita di don Bosco il sogno arriva: il Signore non molla Giovanni Bosco.
La migliore dimostrazione è la notte del 1844: "La seconda Domenica di ottobre di quell'anno (1844) doveva partecipare a' miei giovanetti, che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma l'incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un'appendice di quello fatto la prima volta ai Becchi quando aveva circa nove anni".
Il quadro generale era lo stesso, ma ogni volta era accompagnato da scene sempre nuove.
Il mattino dopo, don Bosco si sentiva più forte e più deciso. Per questo, possiamo dire che più che "sogni" erano interventi dall'alto. Come dice il salmo: "Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno".
All'età di 16 anni vide venire a sé una maestosa Signora che conduceva un numerosissimo gregge e che, avvicinandosi a lui e chiamandolo per nome, gli disse: "Ecco, Giovannino, tutto questo gregge lo affido alle tue cure".
"Come farò - obiettò Giovanni - ad aver cura di tante pecore e di tanti agnelli?"
"Non temere, rispose la Signora, io ti assisterò".
(Non è stupendo questo "io ti assisterò"?)
All'età di 19 anni gli apparve di nuovo il personaggio del primo sogno, vestito di bianco, raggiante di luce splendida, che gli ripeté l'invito, quasi un ordine, di guidare una turba immensa di ragazzi.
Nello stesso anno, ancora chierico, Giovanni Bosco si vide in sogno già prete in cotta e stola a lavorare in una sartoria; però non cuciva solo cose nuove, ma rappezzava anche abiti logori. Chiaro simbolo che era chiamato a educare non solo giovani buoni e santi come Domenico Savio, ma anche a condurre sulla buona strada giovani già traviati.
Aveva raggiunto l'età di 22 anni, quando in un nuovo sogno gli fu indicato anche il campo della sua futura missione. Vide la valle sottostante alla cascina del Sussambrino, dove trascorreva le vacanze, convertirsi in una grande città, nelle cui strade e piazze correvano turbe di ragazzi schiamazzando, giocando e bestemmiando. Di carattere pronto e vivace, Giovanni si avvicinò a quei ragazzi, sgridandoli e minacciandoli. Viste vane le sue minacce, prese a percuoterli; ma quelli reagirono e lo tempestarono di pugni. Mortificato e pesto, si diede alla fuga.
Ma ecco venirgli incontro un personaggio che gli intimò di fermarsi e di ritornare tra quei monelli. Quindi lo presentò a una nobilissima Signora e disse: "Questa è mia madre, consigliati con lei".
La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà, gli disse: "Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e la persuasione. In quel momento, come nel primo sogno, vide i giovani trasformarsi in agnelli, ai quali egli prese a fare da pastore per ordine di quella Signora.
Maria si guadagna il titolo di "Ausiliatrice": assiste e consiglia. E il primo dei consigli, più volte ripetuto, è la tattica che don Bosco e i suoi figli devono usare con i giovani: dolcezza e persuasione.
Sono i veri consigli di una mamma amorevole.
Che continua a incoraggiare: "Non avere paura. Io sono qui!"
3. "ABBINE CURA: SONO MIE FIGLIE!" (Solo in d.Francesia)
Don Bosco due volte sognò di trovarsi in Piazza Vittorio a Torino e di vedere un gran numero di ragazze che giocavano e parevano abbandonate a se stesse.
Appena videro Don Bosco, abbandonarono i loro giochi e corsero attorno a lui gridando: "Viva Don Bosco! ". E lo supplicavano di prendersi cura di loro. Don Bosco, narrando il sogno, disse: "Io cercavo di allontanarmi da loro dicendo che non potevo, che altri sarebbero venuti in loro aiuto, perché la mia missione era per i giovani e non per le fanciulle; ma esse insistevano.
C'era specialmente un gruppo di giovani più adulte che parevano estranee a quei divertimenti. Esse, rivolte a me con aria pietosa, dicevano:
- Come vede, noi siamo abbandonate!
Allora vidi comparire una nobile Signora che, tutta risplendente in viso, con bella parola mi incoraggiava ad appagare il loro desiderio. E mentre pareva che scomparisse di mezzo a loro, mi diceva:
- Abbine cura: sono mie figlie! ".
A Torino, c'era già chi si preoccupava delle giovani ragazze abbandonate e sfruttate. La Marchesa Barolo prima di tutti e poi lo straordinario Francesco Faà di Bruno, anche il buon Don Pietro Merla, aiutante di don Bosco. Per un po', quindi, don Bosco non ci aveva pensato. Ma il piano che Dio aveva previsto per lui era di più ampio respiro. All'ispirazione venuta dall'alto, don Bosco unì la sua formidabile genialità organizzativa. Trovò un'anima generosa come la sua, cresciuta sulle stesse colline: Maria Domenica Mazzarello. Non ci fu bisogno di molte parole. Nato da un'intesa spirituale più unica che rara, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice fiorì con sbalorditiva rapidità.
4. UNA STUPENDA E ALTA CHIESA (MB II, 344)
Nel sogno del 1844, la Madonna non appare a don Bosco come una Signora, ma come una simpatica Pastorella che lo invita a camminare e camminare. Quando don Bosco vuol fermarsi a riposare, la Pastorella, inesorabile, lo costringe a riprendere il cammino.
Racconta don Bosco: "Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi invitò a guardare a mezzodì. Guardai e vidi un campo seminato a ortaggi.
"Guarda un'altra volta" mi disse.
Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell'interno di quella chiesa c'era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA (Qui la mia casa, di qui la mia gloria).
Continuando nel sogno, volli domandare alla Pastora che cosa significasse tutto questo.
"Tu comprenderai ogni cosa - mi rispose - quando con i tuoi occhi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente".
In un nuovo sogno che ebbe l'anno seguente, la Pastorella si presenta a Don Bosco di nuovo in forma di Signora, che gli fa vedere una nuova tappa del suo Oratorio: un semplice prato (sarà il prato "Filippi"); poi finalmente la sede stabile più a Nord (Valdocco).
Ascoltiamo Don Bosco: "Allora quella Signora mi disse: "Osserva!" Io, guardando, vidi una chiesa piccola e bassa (la futura cappella Pinardi), un po' di cortile e un gran numero di giovani. Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a lei, ed essa mi fece vedere un'altra chiesa assai più grande con una casa vicino (la chiesa di San Francesco di Sales e la casa Pinardi). Poi mi condusse quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, e indicandomi un terreno coltivato, soggiunse: "In questo luogo, dove i gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo".
Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio, e me lo indicò con precisione.
Si noti che le tre chiese - che si possono ammirare ancora oggi - non esistevano ancora e che Don Bosco non conosceva neppure il terreno su cui sarebbero state costruite.
Nel sogno, Maria precisa anche quale deve essere la vocazione della sua Basilica: un luogo dove Dio deve essere onorato in modo specialissimo.
Sopra il quadro che tutto il mondo conosce, nella Basilica, appare timidamente una raffigurazione tradizionale di Dio Padre.
Non dobbiamo mai dimenticare che la casa di Maria è prima di tutto la casa di Dio.
5. CARAMELLE DOLCI E AMARE
Una notte, don Bosco sognò di passare per i viali della stazione e vide una donna che confezionava e vendeva caramelle.
"Sono per i Salesiani" disse la Donna.
Erano caramelle di vario colore, alcune erano bianche, altre rosse, altre nere. Sopra di esse vidi una specie di zucchero glassato, che sembrava gocce di pioggia o di rugiada caduta di fresco e questa pioggia era in qualche punto sparsa di macchie rosse.
Don Bosco racconta: "Io allora interrogai la donna: - Si possono mangiare queste caramelle?
"Sì, disse" e me ne porse.
"Ma... e che vuol dire che alcune di queste caramelle sono rosse, altre nere, e altre bianche?"
E quella donna: "Le bianche costano poca fatica, ma si possono facilmente macchiare; le rosse costano il sangue; le nere costano la vita. Chi gusta di queste, non conosce fatiche, non conosce la morte".
"E quello zucchero glassato che cosa indica?"
"È simbolo della dolcezza del Santo che avete preso ad imitare. Quella specie di rugiada significa che si dovrà sudare e sudare molto per conservare questa dolcezza, e che talvolta si dovrà spargere persino il sangue per non perderla".
Io, tutto meravigliato, voleva continuare a far domande, ma essa non mi rispose, più non parlò ed io continuai il mio cammino, tutto sopra pensieri per le cose udite.
Ma ecco che, fatti appena alcuni passi, incontro don Picco con altri nostri preti, tutti sbalorditi, tutti mortificati: "Che cosa è accaduto?" domandai loro.
Ed io insisteva domandando che cosa ci fosse di nuovo; ed esso: "Se sapesse!... Ha veduto quella donna che faceva caramelle?"
"Sì! E con ciò?"
"Or bene, mi ha detto che le raccomandassi di far in modo che i suoi figliuoli lavorino, lavorino. Essa diceva: troveranno molte spine, ma troveranno anche molte rose: di' loro che la vita è breve e la messe è molta".
Don Bosco commentò così il sogno: "Facciamoci coraggio, o figliuoli: incontreremo molte spine, ma ricordatevi che ci saranno anche tante rose. Non abbattiamoci d'animo nei pericoli e nelle difficoltà; preghiamo con fiducia e Dio ci darà l'aiuto promesso a chi lavora per la sua causa".
6. OLTRE I FIUMI, OLTRE I MARI E LE FORESTE (MB XVII, 72-74)
Barcellona, notte dal 9 al 10 aprile del 1886. Uno dei più bei sogni di don Bosco.
Sognò di trovarsi sopra un poggio, dalla cui vetta scorgeva una selva, ma coltivata e percorsa da vie e da sentieri. Di là volse intorno lo sguardo e lo spinse in fondo all'orizzonte; ma prima dell'occhio, fu colpito il suo orecchio dallo schiamazzo di una turba innumerevole di ragazzi.
Per quanto egli facesse per scorgere donde venisse quel rumore, non vedeva nulla. Finalmente vide un'immensa quantità di giovani che, correndo intorno a lui, gli andavano dicendo:
"Ti abbiamo aspettato, ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente ci sei: sei tra noi e non ci sfuggirai!"
La Pastorella si fermò accanto a Don Bosco e gli disse: "Ti ricordi del sogno che hai fatto a 9 anni?"
Poi, fatti venire i giovani da Don Bosco, aggiunse: "Guarda ora da questa parte, spingi il tuo sguardo e spingetelo voi tutti e leggete che cosa sta scritto... Ebbene, che cosa vedi?"
- Vedo montagne, poi mari, poi colline, quindi di nuovo montagne e mari.
"Io leggo Valparaiso" disse un ragazzo.
"Io, Santiago" disse un altro.
I giovani aguzzarono lo sguardo ed esclamarono in coro: "Leggiamo Pechino".
Allora Don Bosco vide una gran città, attraversata da un largo fiume, sul quale erano gettati alcuni
grandi ponti.
- Bene - disse la Pastorella -. Ora tira una sola linea da una estremità all'altra, da Santiago a Pechino, fanne un centro nel mezzo dell'Africa e avrai un'idea esatta di quanto debbono fare i
Salesiani.
- Ma come fare tutto questo? - esclamò Don Bosco -. Le distanze sono immense, i luoghi
difficili e i Salesiani pochi.
- Non ti turbare. Faranno questo i tuoi figli, i figli dei tuoi figli e dei figli loro; ma si tenga fermo
nell'osservanza delle Regole e nello spirito della Congregazione. Questi centri che tu vedi formeranno case di studio e di noviziato e daranno moltitudine di Missionari. Là c'è Hong Kong, là Calcutta, più in là il Madagascar. Questi e più altri avranno case, studi e noviziati.
Don Bosco ascoltava guardando ed esaminando, poi disse: "E dove trovare tanta gente?"
"Guarda, rispose la Pastorella, mettiti di buona volontà. Vi è una cosa sola da fare: raccomandare che i miei figli coltivino costantemente la virtù di Maria".
Don Bosco voleva ancora parlare; ma la visione disparve: il sogno era finito.
Il Bollettino Salesiano del settembre 1887 riportava due fatti che possono essere un buon commento al punto del sogno dove si parla del Cile.
Il senatore Valledor di Santiago aveva pregato i Salesiani di accettare la direzione dell'Orfanotrofio governativo. Mons. Cagliero e mons. Fagnano, andati a visitare l'Istituto, si sentirono rivolgere da un orfanello queste parole: "Sono due anni che piangiamo e preghiamo perché Don Bosco ci dia un padre".
A Valparaiso, quando i Salesiani arrivarono, più di 200 ragazzi correvano loro dietro gridando: "Finalmente sono arrivati i nostri padri! Oh, che piacere!".
Due episodi che fecero pensare a quanto quei Salesiani avevano letto nel sogno di Don Bosco; Interessante il commento che del sogno fece Don Bosco stesso: "Quando i Salesiani saranno nella Cina e si troveranno sulle due sponde del fiume che passa nelle vicinanze di Pechino!... Gli uni verranno alla sponda sinistra dalla parte del grande Impero; gli altri alla sponda destra dalla parte della Tartaria. Oh, quando gli uni andranno incontro agli altri per stringersi la mano!... Quale gloria per la nostra Congregazione!... Ma il tempo è nelle mani di Dio ".
Ed è così importante sapere che la missionarietà fa parte della vocazione della nostra Congregazione. Siamo chiamati da Dio per andare nelle periferie del mondo.
7. SOTTO IL MANTO DELLA MADONNA (MB XIV, 608-609)
Il 21 settembre del 1880, mentre in Francia infieriva la persecuzione contro gli Ordini e le Congregazioni religiose e i membri di vari Ordini erano già stati espulsi, a chi lo interrogava se i Salesiani sarebbero stati scacciati, Don Bosco rispondeva: "No! No! No! ".
E al direttore a Marsiglia, aveva scritto: "Non temere: avrete noie, seccature, disturbi, ma non vi scacceranno".
Perché tanta sicurezza? Nella festa della Natività di Maria SS. aveva fatto un sogno, che raccontò così:
"Mi vidi davanti la Vergine SS. posta in alto, proprio come si trova sulla cupola di Maria Ausiliatrice. Aveva un gran manto che si stendeva tutto attorno a Lei e formava come un salone immenso; e lì sotto vidi tutte le nostre case di Francia. La Madonna guardava con occhio sorridente tutte queste case, quand'ecco successe un temporale orribile, o meglio un terremoto con fulmini, grandine, mostri orribili di ogni forma e figura, fucilate, cannonate, che riempirono tutti del più grande spavento. Tutti quanti questi mostri, fulmini e palle erano rivolti contro i nostri che stavano sotto il manto di Maria; ma nessuno recò danno a coloro che stavano sotto una così potente difenditrice: tutti i dardi andavano a spuntarsi nel manto di lei e cadevano a vuoto.
La Beata Vergine, in un mare di luce, con la faccia raggiante e un sorriso di paradiso, disse molte volte in questo frattempo: Ego diligentes me diligo (io amo chi mi ama). Poco alla volta cessò ogni burrasca e nessuno dei nostri restò vittima di quel temporale o terremoto o tempesta che si voglia chiamare.
Don Bosco commentò:

Io non volli fare gran caso di questo sogno, ma già fin d'allora scrissi a tutte le case di Francia che stessero tranquille. Mi si chiedeva: "Come va che tutti sono sbalorditi e solo lei è tranquillo in mezzo a questi trambusti e pericoli?". Io non rispondevo altro che confidassero nella protezione della Vergine SS.
L'Opera Salesiana sarà sempre sotto il manto della Madonna.
IL GRANDE PIANTO
1887. La solenne consacrazione del Tempio del Sacro Cuore fu compiuta il 14 maggio.
Il giorno 15 don Bosco volle scendere in chiesa, e celebrare la Messa all'altare di Maria Ausiliatrice. Aveva appena iniziato, quando don Viglietti che lo assisteva lo vide scoppiare a piangere. Un pianto lungo, irrefrenabile, che accompagnò quasi tutta la Messa. Alla fine, dovettero quasi portarlo in sacrestia. Don Viglietti gli sussurrò preoccupato:
"Don Bosco che ha? Si sente male?"
Don Bosco scosse la testa:
"Avevo dinanzi agli occhi, viva, la scena del mio primo sogno, a nove anni. Vedevo proprio e udivo mia mamma e i miei fratelli discutere su ciò che avevo sognato... "
In quel lontano sogno la Madonna gli aveva detto: "A suo tempo tutto comprenderai". Ora, guardando indietro nella vita, gli pareva di comprendere proprio tutto.
Valeva la pena fare tanti sacrifici, tanto lavoro, per la salvezza di tanti ragazzi.
Sì, guardando a don Bosco, anche noi possiamo dire: "Ne vale la pena!"
Il Rettor Maggiore, oggi:
"Porto cinque sogni nel mio cuore:

" Sogno una Famiglia Salesiana composta da uomini e donne felici.
" Sogno una Famiglia Salesiana piena di fede, piena di Dio, formata da donne e uomini, consacrati e laici, che cercano di vivere ogni giorno con una fede profonda, gli occhi pieni di stelle e l'anima piena di Dio.
" Sogno una Famiglia Salesiana che porta nel cuore i più poveri.
" Sogno una Famiglia Salesiana che vive la gioia del Vangelo.
" Sogno una Famiglia Salesiana con cuore missionario".

Fonte:http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/forum/2018-Sogn-di-Don-Bosco.htm

Lo scienziato agnostico che si è convertito a Medjugorje- João Carlos Da Silva

Le conversioni a Medjugorje. Tra gli innumerevoli convertiti anche João Carlos Da Silva, ricercatore e ingegnere portoghese che ha raccontato la sua esperienza nel paesino della Bosnia Erzegovina.


Arrivò incredulo ma, al suo ritorno in Portogallo, era già certo di quel che aveva sperimentato. Il suo nome è João Carlos Da Silva, ricercatore portoghese ed ingegnere di Biosistemi, docente presso l’Università Tecnica di Lisbona. Un uomo completamente secolarizzato, privo di credo religioso ma con la “casualità” di avere una moglie interessata ai fenomeni di Medjugorje, la cittadina della Bosnia Erzegovina dove dal 1981 alcune persone dicono di ricevere apparizioni quotidiane dalla Vergine.


La scienza e Medjugorje: apparizioni e sole pulsante.


Il caso delle apparizioni di Medjugorje è stato analizzato anche da alcuni medici e scienziati, che hanno escluso la “frode e l’inganno cosciente”. Lo ha confermato Giorgio Gagliardi, psicofisiologo e psicoterapeuta alla Scuola Europea di Ipnosi e Psicoterapia Ipnotica di Milano e membro del Centro Studi Parapsicologici di Bologna. I fenomeni che lì avvengono rimangono un mistero e hanno generato enorme scetticismo, sia all’interno che all’esterno del mondo cattolico.

Uno studio del 2016 ha rilevato che i pellegrini che si recano a Medjugorje non sono affatto sprovveduti creduloni, lontani da tentazioni millenariste, sincretismo religioso o miracolismo magico. Vi sono comunque numerose testimonianze su fatti apparentemente inspiegabili come improvvise pulsazioni del sole, percepite da tutti ad occhio nudo. Ne sono state testimoni la giornalista Rai, Elisabetta Castana, e la psicoterapeuta Fausta Marsicano, docente presso l’Università Europea di Roma. Quest’ultima, in particolare, ha smentito che si potesse trattare di un’allucinazione collettiva o di un fenomeno provocato dalle videocamere amatoriali, testimoniando che la percezione delle pulsazioni solari avviene in modo sincronico in tutti i presenti.




La conversione dell’ingegnere agnostico João Carlos Da Silva.


Questo perché è innegabile la mole di conversioni che avvengono ogni anno in questo piccolo paesino, i cui frutti spirituali sono enormi e teologicamente sani. Tra essi proprio il prof. João Carlos Da Silva, il quale pur indifferente e completamente laico, alcuni anni fa ha acconsentito di accompagnare la moglie, devota cattolica, in un pellegrinaggio in seguito ad un esaurimento nervoso. Lui non ricordava neppure se aveva fatto o meno la Prima Comunione da piccolo, neppure l’ultima volta che era entrato in una chiesa o aveva assistito ad una celebrazione eucaristica, era più interessato a conoscere le tecniche di agricoltura del luogo che altro.

Il primo impatto, una volta arrivati a Medjugorje, fu scioccante. Lui stesso ha raccontato che nonostante 40 gradi di temperatura, migliaia di giovani erano raccolti in preghiera, interminabili file con centinaia di persone desiderose di confessarsi, canzoni, rosari. Ritornati all’ostello in cui alloggiavano, la guida li informò che il giorno seguente si sarebbe svolta un’apparizione dedicata ai non credenti. Si fece convincere dalla moglie e dalle figlie di scrivere su un foglio un’intenzione alla Madonna: «Intercedi per me davanti a Dio, perché perdoni i miei peccati». Durante la (presunta) apparizione, qualcosa in lui effettivamente accadde, in particolare -ha testimoniato- la sensazione di un «grande rammarico per il mio passato, per una vita colma di peccato, così passai tutto il mio tempo chiedendo a Dio la grazia del perdono». A questa sensazione si aggiunse un altro segno: «Sono stato assorbito da una brezza fresca e contemporaneamente tutte le cellule del mio corpo, dai piedi alla testa, sono state attraversate da qualcosa di simile a una corrente elettrica. Questo fenomeno durò alcuni secondi». La prima reazione, terminata l’apparizione, fu chiedere alle figlie se anche loro avevano sperimentato lo stesso, ricevendo risposta negativa e piuttosto sorpresa in quanto la temperatura era molto elevata.

La moglie si accorse del cambiamento di João Carlos Da Silva e insistette perché si confessasse, così fece e così avvenne la sua conversione e l’inizio della sua vita da cattolico. «Penso che questo sia stato il culmine dell’intercessione della Vergine di fronte a Dio, che avevo chiesto a Medjugorje. Dio vuole salvare tutti ed è pronto ad accogliere tutti quelli che sono lontani da Lui, come lo ero io».

martedì 29 gennaio 2019

A Medjugorje la Madonna appare a tutti durante la Santa Messa. - VIDEO



Durante la Celebrazione eucaristica della Santa Messa a Medjugorje il 25 settembre 2011 un evento inatteso sbalordisce tutti i presenti: nel cielo appare l'Immagine celeste della Madonna con in braccio suo Figlio.
Ascoltate cosa dice il sacerdote alla fine


VIDEO:

«Bisogna parlarne del "SESSO" ai giovani sennò resta un vuoto che verrà riempito da qualsiasi ideologia»







Pubblicato il 29/01/2019

inviato sul volo panama-roma
Il sesso non è un «mostro» da cui fuggire. Non deve essere un tabù. Anzi, è «un dono di Dio». E servirebbe «un’educazione sessuale» nelle scuole. Di più: possibilmente non troppo rigida e chiusa. Così se ne capirebbe il vero valore. Queste non sarebbero parole inconsuete, se a pronunciarle non fosse un Papa. Francesco lo afferma sull’aereo che lo ha riportato a Roma da Panama, dove è stato nei giorni scorsi per la Giornata mondiale della Gioventù.
E di giovani e sesso il Pontefice ragiona durante la tradizionale conferenza stampa sul volo papale, rispondendo a una giornalista americana che lo informa di un «problema comune in tutto il Centroamerica, incluso Panama e buona parte dell’America Latina: le gravidanze precoci». Solo a Panama sono state «diecimila lo scorso anno». La domanda è: «I detrattori della Chiesa cattolica incolpano la stessa Chiesa perché si oppone all’educazione sessuale nelle scuole. Qual è l’opinione del Papa?».
L’attualità va raccontata. Aiutaci a farlo sempre meglio
Francesco non si scompone, e con tono serio e concentrato inizia a riflettere. Mai nelle sue parole ci sarà una presa di posizione in difesa del proprio «fortino». Né prevedibili formulazioni prudenti per un tema così delicato. Quello di papa Francesco è un discorso cristiano e concreto. E umano. E innovativo, senza voler intaccare tradizione e insegnamento cattolici. Come da suo stile, insomma. 

Dice: «Nelle scuole bisogna dare l’educazione sessuale». Precisando e sottolineando che innanzitutto «il sesso è un dono di Dio». E «non è un mostro». È il dono di Dio «per amare». Poi - ne è consapevole - può degenerare, ma «se qualcuno lo usa per guadagnare denaro o sfruttare l’altro, è un problema diverso», non intacca la purezza innata del dono. Bergoglio sostanzia la sua tesi per molti inaspettata: bisogna offrire «un’educazione sessuale» a scuola che sia «oggettiva, senza colonizzazioni ideologiche». Intende probabilmente le teorie del gender, spesso denunciate da Francesco come dinamiche e movimenti invasivi che possono «distruggere, fare tutto uguale», senza la capacità di «tollerare le differenze». Poi aggiunge e spiega: «Perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona». Allo stesso tempo il sesso inteso «come dono di Dio deve» essere «educato» non con «rigidezza», con chiusura mentale e ideologica. Creando tabù, appunto. Il Papa precisa che va «educato, da “educere” (condurre, trarre fuori, ndr), per far emergere il meglio della persona e accompagnarla nel cammino». Il Vescovo di Roma si immerge totalmente nella questione e avverte: «Il problema è il sistema». E mette in guardia dai rischi che possono incontrare i «responsabili dell’educazione, sia a livello nazionale che locale come pure di ciascuna unità scolastica»: in particolare, il tipo di «maestri che si trovano» per questo compito, e i «libri di testo» che si adottano per bambini e ragazzi.
«Io - confida il Papa - ne ho visti di ogni tipo», compresi alcuni inopportuni,«sporchi», li definisce. Perché anche e soprattutto in questo ambito «ci sono cose che fanno maturare e altre che fanno danno». Ciò che conta per il Papa è che le scuole spalanchino le porte a una vera e propria educazione sessuale, da trasmettere innanzitutto ai più piccoli. Anzi, l’ideale sarebbe che si «cominciasse a casa, con i genitori». Ma «non sempre è possibile per le tante situazioni della famiglia che possono essere complicate». O perché spesso papà e mamme «non sanno come affrontare il tema». Perciò la scuola può e deve «supplire» a questo, assumersi la responsabilità. «Sennò - teme il Papa - resta un vuoto che verrà riempito da qualsiasi ideologia» potenzialmente pericolosa.

 Fonte:

VIDEO: La Madonna ha promesso a Ivo che la sua gamba ricrescerà- Medjugorje


Il "discernimento"è un dono...ma cos'è? - Spiegazione

Tutti gli esperti di vita spirituale, dicono che alla base di un cammino spirituale, alla base di tutti i carismi e alla base della nostra stessa vita personale c 'è il discernimento
Questo perchè ognuno di noi, nel momento stesso in cui ha deciso di partecipare al gruppo ha dovuto fare un discernimento, successivamente ha preso la decisione pensando che cosa fosse meglio fare e cosa il Signore desiderasse. Per questa ragione - forse - prima di parlare degli altri carismi importanti in una vita di gruppo, bisogna parlare del carisma di base che è discernere. Senza il discernimento la nostra vita carismatica non esiste, quindi scordiamoci tutti i vari sentimentalismi delle persone che credono di sentire, di provare, di intuire, perchè senza il discernimento tutto ciò non è possibile.
Cos'è il discernimento?
Per poterlo meglio comprendere si può partire riportando come esempio una storia tratta da un libro di spiritualità che racconta:
"un padrone ordinò al suo servo di uscire fuori a raccogliere la legna. Dopo poco tempo il padrone uscì fuori per vedere a che punto era il lavoro e, con meraviglia, vide che egli aveva già finito. Gli ordinò allora di accatastare il tutto nella legnaia pensando che la cosa avrebbe tenuto occupato il servo per molte ore, invece anche questo lavoro venne rapidamente portato a termine.
Il giorno dopo il padrone decise di assegnare al servo, che si era comportato bene, un lavoro più leggero e così gli ordinò di andare in cantina a fare la cernita delle patate. Gli disse: "devi solo separare le patate ammucchiando quelle buone da una parte e ammassando da un'altra parte quelle che cominciano ad andare a male e poi buttare via quelle che sono completamente rovinate".
Il servo obbedì e si dispose subito al lavoro. Qualche ora dopo il padrone andò a vedere e dovette constatare che il servo era visibilmente contrariato: "è un'impresa difficile distinguere la qualità delle patate, selezionare le buone da quelle cattive; è facile raccogliere e sistemare la legna ma è ben più difficile discernere e distinguere tra ciò che è migliore, buono, e meno buono", disse il servo".

Noi potremmo dire lo stesso di qualsiasi altra realtà.
È facile eseguire certi lavori ma è molto, molto più difficile scegliere ciò che è giusto perchè siamo sempre di fronte a un bene, un meglio o a qualche cosa di non buono; e allora possiamo essere presi da dubbi, incertezze, da degli interrogativi.
Guai se noi fossimo sempre sicuri di tutto! La persona che è sempre certa, o è una persona temeraria o è un po' pazza, perchè la sicurezza non l'avremo mai; avremo una buona percentuale di sicurezza ma mai una sicurezza assoluta, quindi non è facile discernere.
Non sempre e subito - lo vediamo anche nel gruppo - è facile distinguere la voce del profeta e la voce umana, non è facile discernere quali fratelli hanno un certo carisma, quali fratelli servono disinteressatamente, così come non è facile capire il posto che ciascuno deve occupare nel gruppo. La cosa importante è che ognuno trovi il suo posto nel gruppo, allora ci sarà chi ha un carisma di discernimento, chi ha un carisma di pastorato, chi ha un carisma di profezia, chi ha un carisma di animazione della preghiera, etc.
Ma come si fa a discernere?
Facciamo dei piccoli passi ed incominciamo a capire cosa vuol dire discernere.
Discernere non è decidere! Molto spesso invece si fa confusione con la capacità di prendere una decisione ed ecco che allora ne derivano tanti errori, tante incomprensioni, tanti "magoni" perchè i pastori hanno detto una cosa e poi i fratelli non l'hanno fatta, perchè abbiamo fatto discernimento insieme e quei fratelli sono stati disobbedienti, etc, etc.
Non è così che dobbiamo ragionare, perchè fare discernimento vuol dire che abbiamo preparato la decisione dopo la quale la persona liberamente farà la sua scelta; questo è molto importante sia nel gruppo di preghiera sia nella vita personale. È fondamentale che alla base di un accompagnamento spirituale ci sia il discernimento e non la volontà dell'accompagnatore di far fare all'altro ciò che lui ha capito o desidera: chi accompagnerà dovrà imparare ad aiutare l'altro a valutare tutto.
Discernere, allora, viene prima di ogni decisione ed è un dono di Dio attraverso il quale noi ci apriamo a collaborare con lo Spirito Santo affinchè noi e i fratelli possiamo camminare nelle sue vie e nelle vie che Lui ha preparato per noi, quindi è un cammino che viene prima di ogni cammino.
S. Ambrogio dice: "il discernimento è la nostra guida e il nostro capo che orienta la nostra mente, conferma l'affetto, ci attira dove vuole e volge verso l'Altro i nostri passi".
Quindi è sopra ogni cosa, sopra la nostra decisione, sopra il nostro affetto, sopra i nostri pensieri e ci porta verso l'Altro, verso la volontà di Dio.
S. Benedetto dice: "è la madre delle virtù", S. Bernardo dice: "non è soltanto una virtù ma è la mediatrice e la guida delle virtù, l'ordinatrice degli affetti e la maestra dei costumi".
Se noi non abbiamo discernimento ci facciamo guidare da ciò che sentiamo, dall'amore o affetto che può essere ordinato o disordinato. Oggi ci accorgiamo che nella realtà, nella vita, non c'è più discernimento: tutto è bene, fai quello che vuoi! Ma non è possibile; ci sarà una cosa che è buona e un'altra che è male e ci sarà una cosa che è buona e l'altra che è migliore. Non può essere livellato tutto, ma in nome della libertà oggi si livella ogni cosa; è come se non esistesse più il pensiero e addirittura la libertà perchè se ciascuno fa ciò che vuole, veniamo a cozzare l'uno con l'altro e c'è un'anarchia assoluta. Occorre quindi discernere per capire la volontà di Dio.
Il monaco Cassiano dice: "è una virtù che genera, governa e dà la giusta misura a tutte le virtù". Noi potremmo anche dire "che genera, governa e dà la giusta misura" a tutti i carismi, a tutti i servizi, a tutti i ministeri, a tutti gli incontri.
Discernimento si basa su due parole, su due termini greci che vogliono dire due cose abbastanza distinte nel vocabolario biblico: dokimatzo e diacrino
Dokimatzo significa mettere alla prova, esaminare, stimare, soppesare, sperimentare, saggiare, verificare. Che cos'è la qualità di una cosa, di una persona di un avvenimento.
È un giudizio, cioè un verificare da parte di Dio e da parte nostra se siamo nel cammino di fede. È Dio che prova i nostri cuori per vedere se stiamo seguendo le sue vie, se stiamo facendo la sua volontà ed è molto importante dunque tenere presente per esempio la parola di S. Paolo, (Rm. 12, 2), quando dice di verificare noi stessi per poter discernere la volontà di Dio; ciò che è buono a Lui gradito e perfetto.
Nella società di oggi è bene sottolineare che la logica corrente non è più quella di discernere ma di fare quello che fanno tutti o quello che a noi piace; invece, secondo la mentalità di Dio, noi dobbiamo trasformarci per verificare se quello che stiamo facendo, quello che stiamo portando avanti, è nella sua volontà o no. Sempre S. Paolo dice: "esaminate tutto e ritenete ciò che è buono" (I Ts, 5-21).
Diakrino vuol dire separare, scegliere, selezionare, distinguere, giudicare, valutare.
Noi, quando ci troviamo di fronte a delle situazioni che magari non capiamo, non possiamo prendere per buono tutto, ma dobbiamo imparare a sezionare, essere quasi come il medico che per andare a trovare la vera malattia comincia a scavare e a vedere cosa c'è, separa e alla fine individua il male. Ma prima ha dovuto prendere coscienza e quindi analizzare le varie cose.
Questo è ciò che il Signore intende quando dice: "come potete non discernere se io vengo da Dio o meno, quando sapete valutare i segni esteriori?"(Mt. 16, 2-3). Allora c'è qualcosa che non quadra nel vostro discernimento, non siete capaci di guidare gli altri se non sapete valutare queste cose.
Ecco allora importante, per esempio, il passo in cui S. Paolo raccomanda il discernimento nelle assemblee di preghiera e dice: "i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino" (I Cor 14, 29), cioè incomincino a selezionare, a valutare, a giudicare, a distinguere, ad avere una sensibilità spirituale e quindi cerchino di stare in comunione con lo Spirito Santo, per capire se quelli che hanno parlato lo hanno fatto nel nome del Signore, nel proprio nome o nel nome del maligno.
Normalmente quando parliamo di discernere, si parla di discernimento spirituale, indicando così qual è la fonte del discernimento: LO SPIRITO SANTO, cioè la terza persona della Santissima Trinità, che presiede questa capacit à che non è più soltanto umana ma è una capacità che diventa spirituale.
Lo Spirito Santo deve essere il maestro interiore nel discernimento perchè è lui che ci apre al dialogo col Padre, senza di esso non potremmo neanche dire: "Abbà , Padre!", questo ce lo dice la parola di Dio. È lo Spirito Santo che permette che i nostri rapporti cambino, è lo Spirito Santo che ci rende capaci di stabilire, di valutare, di discernere; è Lui che ci dà le risposte.
Senza lo Spirito Santo noi possiamo usare la nostra testa in quanto siamo delle persone razionali, ed è giusto farlo, ma allora non siamo più in un discernimento spirituale, possiamo inquinare il tutto con il nostro punto di vista molto umano e, se non abbiamo una coscienza retta, forse il nostro punto di vista può farsi prendere la mano dalla superbia, dall'orgoglio, dall'attivismo, oppure dal nostro fine egoistico: quello che è utile a me non quello che è utile a Dio; oppure cercare delle vie comode.
Se invece lo Spirito Santo è dentro di noi e noi lasciamo che sia veramente la nostra guida, il nostro Maestro interiore, allora noi entriamo alla sua scuola e Lui un po' alla volta ci guiderà verso il vero discernimento e ci aiuterà a non fare errori, ci toglierà paure, preconcetti, modi di decidere, di fare e anche di dire che sono sbagliati e ci darà modo di conoscere, di penetrare nei misteri di Dio Padre, ci focalizzerà sui veri problemi; cioè sarà quella luce che illumina interamente la nostra vita. Lo Spirito Santo è la legge scritta dei nostri cuori, è la via da seguire, è quella che fa sì che le nostre scelte siano dalla parte di Dio e non dalla nostra parte o dalla parete del maligno.
Per fare una vera scelta, ci devono essere delle disposizioni interiori, quattro in particolare:
  1. Essere liberi interiormente: una libertà che S. Teresa d'Avila definirebbe "indifferenza", che non vuol dire "menefreghismo" ma quella santa indifferenza che mi rende equidistante da tutto, lontano, non dagli altri e dalle situazioni, ma lontano da me stesso perchè noi molte volte siamo lontani dagli altri, da certe situazioni, ma ci teniamo stretti al nostro "Io" in un modo incredibile per cui non siamo liberi interiormente e quando manca questa libertà interiore noi non sappiamo discernere.
    Un padre gesuita dice: "è curioso rilevare quanto poco liberi siamo in rapporto a quasi tutto: a persone, cose, e prima di tutto a noi stessi". Nulla ci aiuta tanto a scoprirlo come trovarci improvvisamente nella vita di fronte a una decisione seria; ogni decisione del genere scatena in noi una crisi di verità, ci porta a scoprire la r adice profonda dei nostri attaccamenti e la riluttanza tenace dei nostri limiti. Ed è vero, quando noi dobbiamo prendere una decisione profonda, entriamo in crisi, ma per fortuna perchè questo ci aiuta a staccarci, a dare un taglio, a fare un superamento; i padri direbbero "a vivere un'ascesi" cioè una salita verso il Signore e un distacco maggiore da noi stessi e per far questo dobbiamo incominciare a togliere dalla nostra mente tutti i pregiudizi, cioè tutto quello che noi abbiamo inglobato, tutte le nostre preoccupazioni, per valutare ogni cosa nella calma e solo davanti a Dio. È importante quindi la libertà interiore ma anche il distacco da se stessi perchè molte volte noi abbiamo paura, come i bambini che hanno la paura delle paure, sembra un gioco di parole ma, attenzione, noi stiamo vivendo in questa società la paura delle paure: paura a muoverci, paura a comprare il cibo, paura a stabilire dei contatti con gli altri, ecc. Siamo entrati in un vortice di paura, noi viviamo in u n clima di paura, ma soprattutto noi abbiamo paura di essere messi in discussione, non riusciamo a toglierci le paure di sbagliare, ma non davanti agli altri ma davanti a noi stessi e a Dio. Allora occorre chiedere al Signore la grazia di essere veri con noi stessi, perchè alla base di tutto, come segno di grande libertà interiore, c'è proprio questo, il coraggio di dirci in faccia cosa siamo.
    Di fronte a Dio, cosa c'è di più grande che riconoscerci peccatori!
    Guai se pensassimo di essere superiori!
    Non dobbiamo quindi aver paura di essere noi stessi e non dobbiamo aver paura di cambiare il nostro progetto se quello di Dio è un altro: il pensiero di Dio supera il nostro pensiero, la via di Dio supera la nostra via. Chiediamo questa libertà per poterci avventurare verso l'ignoto!
    È fondamentale chiederci se siamo liberi, così come un'altra cosa fondamentale per la libertà interiore è quella di non pretendere da soli di conoscere la volontà di Dio.
    S. Ignazio, grande padre del discernimento, ha sbagliato tanti discernimenti su se stesso, perchè capiva alcune cose, le metteva subito in pratica ma poi il Signore cambiava i suoi progetti. Anche noi molte volte siamo così perchè vogliamo conoscere il pensiero di Dio su noi stessi e da soli non riusciremo mai a discernere la Sua volontà, perchè Dio si serve sempre di qualcun altro, dà la luce. Quindi non pretendiamo di voler comprendere la volontà di Dio, così come dobbiamo essere liberi dai risultati senza cercare i risultati immediati, perchè molte volte ci vuole tempo.
  1. Bandire la fretta: dare tempo al tempo, lasciare che il Signore parli, lasciare che il Signore si esprima con parole quando vuole Lui. Il tempo del discernimento non deve essere un tempo limitato. Ci sono delle volte in cui dobbiamo chiedere dei segni, come Gedeone: "Signore non per tentarti ma per comprendere meglio la tua volontà io ti chiedo questo segno, assolutamente non per provarti ma per fare la tua volontà".
    La Parola del Signore continua a dire: "imparate a discernere!" Ma che cosa? Come vediamo, nella giornata il sole sale e poi tramonta, cioè c'è un tempo. C'è un tempo per... c'è un tempo per piangere, c'è un tempo per ridere, c'è un tempo per combattere, c'è un tempo per lavorare, allora diamo al Signore questo tempo, il tempo che Lui vuole!
    Il clima è: preghiera, atteggiamento di fede, speranza, umiltà e pazienza, dialogo per cercare, con persone di fiducia e che hanno discernimento, la volontà di Dio.
  1. Stare in ascolto della parola di Dio: padre Cantalamessa dice nel suo libro intitolato "Il Canto dello Spirito" che è lecito, dopo aver pregato e se uno si sente interiormente spinto a farlo, aprire la Bibbia "a caso" alla ricerca di una risposta di Dio. Spesso Dio ha parlato con questo mezzo; a S. Francesco ha parlato, e quante volte nella nostra vita ha parlato ma non se ne può fare una abitudine, non una "bibliomanzia"!
    Altrimenti ci si espone spesso o tardi a spiacevoli conseguenze. Ci sono delle cose per le quali al Signore è indifferente e ci dice:"Sentiti libero, l'importante è che tu faccia bene dove sei, a me interessa che tu stia con me sempre". Ma ci sono altre situazioni dove Lui chiede veramente di fare una cosa e allora nella sua Parola manifesta la sua volontà; è molto importante quindi l'ascolto della sua Parola prestando molta attenzione allo Spirito Santo in modo che diventi il nostro maestro interiore. Noi siamo gruppi carismatici che significa gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo, ma forse abbiamo ancora poco rapporto con Lui; abbiamo molto dialogo con Gesù, forse qualcuno di noi ha già un buon rapporto con il Padre ma con lo Spirito Santo? Lui vuole diventare veramente la nostra guida interiore; noi dobbiamo essere mossi dallo Spirito Santo per vivere la nostra vita umana, spirituale bene e quindi discernere, ma da quale Spirito siamo mossi?
Abbiamo tre tipi di spirito:
  • Lo Spirito di Dio che ci porta a compiere il bene, che fa sì che amiamo il bene e lo desideriamo.
  • Lo spirito del maligno che fa l'opposto, ci porta invece sempre verso il male, magari suscitando un'attrattiva nel nostro cuore verso le cose mondane che ci possono condurre al male;
  • Il nostro spirito, che è l'alito di vita che il Padre ha soffiato dentro di noi che può condurci sia verso il bene che verso il male; a seconda della nostra intenzione, a seconda della nostra volontà, a seconda dei nostri desideri, noi possiamo andare da una parte o dall 'altra.
Le caratteristiche per discernere da che spirito siamo guidati sono:
  • per lo Spirito Santo: la verità, la docilità, la discrezione, la pace, la purezza di intenzioni, la pazienza nella sofferenza, la semplicità, la libertà dello spirito;
  • per lo spirito umano: padre Fio Mascarenhas (Discernere per affrontare la sfida. Il discernimento degli spiriti, in Una grazia, una sfida, una missione. Il Rinnovamento Carismatico Cattolico nella Chiesa del terzo millenio, Edizioni RnS, Roma 2000, pp. 149-155) diceva "lo spirito umano è sempre un po' in combattimento tra il bene e il male perchè desidera mettersi un po' in mostra, desidera sempre di soddisfare il piacere personale". Normalmente lo spirito umano è nemico della sofferenza; oggi la società (ecco perchè la New age ha avuto tanto successo) ci porta ad allontanare, a cacciare in tutti i modi la sofferenza, a dimenticare la c roce di Cristo, la vuole annullare perchè l'uomo deve essere felice. Dio ci ha creati per la felicità ma Gesù è morto ed è risorto! Questo è il passaggio fondamentale del cristiano; ma lo spirito umano cerca di stare bene, cerca tutto ciò che è compatibile con il proprio temperamento: i gusti personali, la soddisfazione dell'amor proprio, e chiaramente non ama le umiliazioni, non ama la penitenza, la rinuncia ma cerca il successo, gli onori, gli applausi, gli svaghi. Quindi l'uomo sarebbe tendenzialmente più portato verso il male, anche se cercare lo svago, cercare la soddisfazione in sè non è male.
  • Lo spirito maligno: è falsità, è ciò che non è, quindi bisogna fare molta attenzione; è una morbosità nel cercare di sapere, di conoscere, è confusione; è uno spi rito che porta ansia, depressione, disperazione, scoraggiamento; è ostinazione nella disobbedienza; è indiscrezione che si verifica quando si trascurano le cose nostre per andare a scavare le cose altrui, trascurando molte volte anche i propri doveri primari. Lo spirito maligno è uno spirito di orgoglio e di vanità; di impazienza nella sofferenza e di passioni incontrollate; è una forte inclinazione alla sensualità ; attaccamento eccessivo alle consolazioni sensibili e particolarmente nella preghiera.
I padri distinguono tre tipi di discernimento in modo particolare: uno naturale, uno dottrinale-sapienzale, e uno carismatico.
È possibile anche fare altre due distinzioni che riprendono le precedenti:
  • discernimento ordinario = naturale e sapienzale;
  • discernimento straordinario = discernimento carismatico.
Il discernimento naturale è quello che tutte le persone umane dovrebbero avere perchè è quel dono di Dio che permette di condurre la nostra vita; vuol dire cioè avere "buonsenso", rischiarato dalla fede, dalla speranza e dalla carità.
Il discernimento dottrinale è un'arte che si impara stando sulla Parola di Dio, è conforme alla rivelazione (Parola di Dio); concorde con l'insegnamento dei padri della Chiesa; concorde dunque con la tradizione e con la dottrina della Chiesa. Il discernimento sapienzale è quello "dei sì e dei no", un modo molto semplice, come diceva S. Ignazio, per chiedere al Signore cosa vuole che noi facciamo, per capire se ciò che noi sentiamo o desideriamo è concorde alla sua Parola ed è nella Sua volontà. Se c'è pace, c'è dilatazione del cuore, c'è un sì chiaro, allora è la sua volontà; se invece c'è ansia, turbamento, non tranquillità, allora è meglio fermarsi finchè Lui non chiarirà.
Il discernimento carismatico è, come diceva padre Emiliano Tardif: "un telegramma del Signore, non lo leggo se non quando mi giunge"; è cioè una certezza interiore che viene data senza aver fatto un ragionamento o un pensiero particolare, senza essere dei grandi studiosi o delle persone intelligenti; è una freccia che ti trapassa e che ti fa capire qual è la realtà . Questo discernimento capita molte volte anche a noi, se siamo continuamente in accordo con lo Spirito santo e va e viene come tutti i carismi.