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martedì 31 marzo 2020

Sta circolando una fake news: un messaggio attribuito ad un veggente di Medjugorje ATTENZIONE!!

Sta circolando un messaggio attribuito ad un veggente di Medjugorje (Ivan) secondo cui la Madonna avrebbe promesso la fine della pandemia in Italia entro la fine di aprile se gli Italiani pregheranno
  Si tratta di una fake news
Ecco il messaggio:
  Un veggente (Ivan) di Medjugorie, a seguito di una precisa domanda, ha ricevuto dalla Madonna questo messaggio :
“ Se gli italiani inizieranno a pregare ogni giorno, con intensità ed in fede, riceveranno la grazia di sconfiggere il virus entro la fine di aprile”.
Pregate, pregate,pregate ! Questa è l’arma che avete....usatela !
Vi esorto a far girare questo messaggio a tutti!
Che la Madonna stenda il suo mantello su di noi e ci protegga sempre !
Grazie a tutti.


PREGHIAMO SEMPRE COME CI CHIEDE LA NOSTRA MAMMA CELESTE!!

Anche la Santa Sede in lutto per l’Italia e il mondo: alle ore 12 esporrà le bandiere a mezz’asta (osserviamo un minuto di silenzio)

Santa Sede in lutto per l’Italia e il mondo

Dal Vaticano l’adesione all’iniziativa dei sindaci italiani di esporre le bandiere a mezz’asta per ricordare le vittime del Covid-19. Una solidarietà che la Santa Sede estende al resto del pianeta dove si contano in totale 700 mila casi e 38 mila vittime
 
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Un mezzogiorno di lutto e il tricolore che si abbassa. I Comuni italiani hanno scelto di ricordare il 31 marzo le vittime del coronavirus e di “onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari”, facendo scendere la bandiera a mezz’asta. Un gesto che trova sponda nella vicinanza della Santa Sede, pronta a fare altrettanto con il proprio drappo per esprimere "vicinanza alle vittime della pandemia in Italia e nel mondo, alle loro famiglie e a quanti generosamente lottano per porvi fine”, come annunciato stamattina dalla Sala Stampa vaticana.
L’iniziativa è stata lanciata per la giornata di oggi dall’Anci, l’Associazione che raccoglie i Comuni italiani, “per abbracciarci idealmente tutti”, un segno “per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci”, ha dichiarato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. La “scintilla” era stata innescata dal presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli, per i sindaci del suo territorio, con Decaro che ha poi deciso di estenderla a tutto il Paese.

Fonte: Vatican News

Quattro vescovi in quarantena: positivo il vicario del Papa, cardinale De Donatis

Coronavirus, positivo il vicario del Papa, cardinale De Donatis: quattro vescovi in quarantena

 Tutto è iniziato alcuni giorni fa con qualche linea di febbre e un po' di tosse persistente. Visto che non era niente di preoccupante, il cardinale ha subito pensato ad un malessere stagionale e ha tirato dritto con gli appuntamenti e le cose da sbrigare. La giornata del cardinale vicario è sempre piena di impegni e visite. Poi però quelle poche linee di febbre, nei giorni a venire, non scendevano e su suggerimento dei medici ha deciso di sottoporsi al tampone e fare il test per capire se per caso fosse il micidiale Covid-19. La risposta del tampone è stata positiva. Così il cardinale Angelo De Donatis è il primo porporato del collegio cardinalizio ad essere colpito dal coronavirus. Una notizia che ha sorpreso molti, anche perché in questi giorni lo hanno visto e non mostrava problemi di sorta. 

Naturalmente di questo passaggio ha informato Papa Francesco, e successivamente ha dato disposizioni perché fosse diffuso un comunicato attraverso l'ufficio stampa. Poche righe: «Dopo la manifestazione di alcuni sintomi, è stato sottoposto al tampone per il Covid-19 ed è risultato positivo. Il cardinale è ora ricoverato al Policlinico Gemelli. Il primo bollettino medico non fa di certo rientrare il suo caso tra quelli preoccupanti: «Ha la febbre, ma le sue condizioni generali sono buone, ed ha iniziato una terapia antivirale». La solita cura che viene prescritta a tutti i malati in queste circostanze: antiretrovirali e antibiotici. A qualche stanza di distanza dal cardinale De Donatis c'è anche il monsignore della Segreteria di Stato vaticana che vive a Santa Marta. 
La scorsa settimana era stato trovato positivo mentre andava a fare un banale controllo al Fas, in Vaticano. Anche per lui le condizioni sono buone e non desta alcuna preoccupazione. L'aspetto che invece desta qualche grattacapo è che dopo l'accertamento positivo del cardinale vicario sono iniziate immediatamente le procedure protocollari su tutto il palazzo del Vicariato anche per capire quanti e quali altri collaboratori del cardinale potrebbero essere stati infettati, e se l'infezione è partita da lui o da altri, cosa che ora i medici cercheranno di stabilire analizzando gli spostamenti e i contatti che ha avuto De Donatis in queste ultime settimane. 
LEGGI ANCHE Coronavirus, Conte da Papa Francesco: al centro tema povertà
Tanto per cominciare tutti i suoi più stretti collaboratori sono in «autoisolamento in via preventiva», ha informato il Vicariato. Il che significa che tutti e quattro i vescovi ausiliari sono a casa, in una sorta di clausura coatta, così come i segretari, gli addetti stampa e gli impiegati del Vicariato che lo hanno incontrato in questi giorni, i canonici della basilica lateranense, i sacerdoti. Non è da escludere che De Donatis abbia contratto il virus andando a fare visita nei conventi di religiosi e religiose, dove spesso si annidano focolai. «Sto vivendo anche io questa prova, sono sereno e fiducioso ha fatto sapere dal Gemelli il cardinale -. Mi affido al Signore e al sostegno della preghiera di tutti voi, carissimi fedeli della Chiesa di Roma! Vivo questo momento come un'occasione che la Provvidenza mi dona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro la mia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città di Roma!».
Proprio ieri De Donatis ha celebrato una messa (a porte chiuse come ormai accade in tutte le chiese italiane) al santuario del Divino Amore. Nel video postato sul sito del Vicariato appare sereno anche se un po' pallido; nell'omelia parla del tema del dolore che vivono ogni giorno i familiari e i malati di coronavirus. «La costatazione smarrita di chi ogni giorno è in terapia intensiva». Poi prosegue la predica incoraggiando «i fratelli e le sorelle malate» a vivere la propria sofferenza e pensare che nel dolore vi è sempre uno scambio fecondo con Dio, «tra chi ama e chi si lascia amare. E che ogni prova non porta la morte ma è la gloria di Dio». E che ogni «limite è lo spazio della unione tra noi e Dio e questa unione è l'unica che fa sorgere la speranza e la fiducia».
 

Fonte il Messaggero.it


Perchè gli Stati spendono per le armi e poi mancano i soldi per acquistare apparecchi per la ventilazione polmonari? -Cardinale Angelo Comastri

Il Cardinale Comastri:

L'omelia del Cardinale Angelo Comastri durante la Messa trasmessa in diretta streaming dall'altare della cattedra di San Pietro


Il Cardinale Angelo Comastri,  Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e Vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, celebra anche questa Domenica la Messa, trasmessa in diretta streaming, dall'altare della cattedra di San Pietro.
Prima di iniziare il Cardinale fa una riflessione: "Mentre l'epidemia si dffonde nel mondo, crescono le lacrime, ma cresce anche la generosità. Sia sempre cosi. Però si impone un esame di coscienza, perchè gli Stati spendono cifre enormi per le armi e per i divertimenti dando compensi astronomici ai calciatori e ai personaggi famos e poi mancano i soldi per acquistare apparecchi per la ventilazione polmonari? Qui c'è qualcosa che non va, dobbiamo riconoscere che ci siamo allontanati dai comandamenti di Dio, che sono la segnaletica giusta per capire cosa è più importante nella vita, qual è la strada da prendere per non farci del male. Chiediamo umilmente perdono".


Nell'omelia, l'Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, commenta: "La luce che Gesù ha portato nel mondo è indispensabile per capire il senso della vita e della morte. Aveva ragione il giornalista Montanelli che esclamò se devo chiudere gli occhi senza sapere da dove vengo e dove vado, non ha senso vivere. Dobbiamo gioire per il dono della fede in Gesù".
Il Cardinale Comastri riporta nell'omelia altri esempi di citazioni: "Pascal diceva non esiste una persona più felice di un vero cristiano. Solo la fede puòò darti una risposta, diceva ancora Marconi, uno scienziato. E' vero e in questo momento ce ne accorgiamo, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono della fede. Oggi c'è una corsa ai divertimenti che in realtà sono stordimenti. Questa società frivola non ha risposte, ha smarrito il senso della vita e della morte".
Conclude poi il Cardinale nell'omelia: "Gesù ha portato nel mondo la più bella notizia, Gesù è colui che ha restituito senso e dignità alla vita e alla morte dell'uomo. Dio è il proprietario esclusivo della gioia. Ma bisogna avere un cuore sintonizzato con il cuore di Dio, sintonizzare il nostro cuore con i sentimenti del cuore di Dio, chi vive così non ha più paura della morte. Pensate alla morte di Giovanni Paolo II che poco prima di morire ha esclamato ora lasciatemi andare nella Casa del Padre, o Madre Teresa di Calcutta che a tutti trasmetteva la certezza che la morte è l'abbraccio con Dio, la gioia di Dio è una gioia inimagginabile. Dio è l'unico che può vincere la morte. La resurrezione di Lazzaro è semplicemente un messaggio per dirci non abbiate paura della morte. Facciamo brillare la lampada della fede".

ATTENZIONE!! Sta girando questo articolo ma è del 2016 : Miracolo «È fiorita la Sacra Spina di Gesù».

 

ATTENZIONE!!! 

Sta girando questo articolo ma è del 2016:

 Il vescovo Beschi annuncia il miracolo «È fiorita la Sacra Spina di Gesù»


Germogli sul frammento della corona del Cristo, anche ad Andria, in Puglia. Non accadeva dal 1932. Monsignor Beschi: abbiamo osservato il fenomeno con serietà, prudenza e competenza, il segno è evidente 

 Due piccole gemme. La Curia le stava «coltivando» da mesi. Il 13 dicembre 2015, la prima, accurata «ispezione», con tanto di fotografie, per documentare lo stato del frammento di quella che, secondo la Chiesa, fu la corona del Cristo. È conservata da secoli nella basilica di San Giovanni Bianco e per generazioni e generazioni di abitanti della Val Brembana ha banalmente significato una cosa, prima di tutto: festa, bancarelle, fuochi d’artificio. Ogni 25 marzo, per il calendario cattolico il giorno dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la ricorrenza fa da richiamo in paese. Ma è solo quando la data coincide con il Venerdì Santo, cioè quando nascita e morte di Gesù cadono lo stesso giorno, che avviene il miracolo. Non sempre. Nel 2005 c’era la coincidenza, ma nulla accadde. Quest’anno, invece, il vescovo Francesco Beschi ha annunciato che il prodigio si è manifestato. Non accedeva dal 1932 e prima ancora dal 1598. 

 

Le osservazioni della commissione
Ecco, il 13 dicembre, Santa Lucia, la spina custodita in una reliquia, appariva secca, scura, come ci si aspetterebbe da un pezzo di legno di duemila anni fa. La Curia si è organizzata costituendo una particolare commissione composta sia da persone scelte dal vescovo (come il direttore dell’Ufficio liturgico don Doriano Locatelli) sia da persone del paese (il parroco don Diego Ongaro, il sindaco Marco Milesi, il presidente del gruppo della Sacra Spina Ettore Galizzi). Più un notaio per «certificare», pure nei termini laici della legge, l’avvenimento. Il 20 marzo si è tenuta una nuova osservazione, e ancora la spina è apparsa immutata. Poi venerdì e sabato scorsi. Nulla. È stato tra Pasqua e il Lunedì dell’Angelo che la parte alta ha iniziato a germogliare in maniera evidente. I primi segnali si sono notati nel tardo pomeriggio di domenica, poi alle 20.30 e alle 21.30. Infine alle 8.30 di lunedì, la commissione non ha più avuto dubbi. Il colore era cambiato, una gemma in particolare era sotto gli occhi di tutti.


Il vescovo domenica a San Giovanni
Il vescovo Francesco Beschi, che domenica sarà a San Giovanni Bianco, ha dato l’annuncio ufficiale con un comunicato che lunedì sera è stato letto nella chiesa del paese durante un momento di preghiera con il vicario generale, monsignor Davide Pelucchi. Comunque, era bastato il passaparola a fare riempire la chiesa. «Con grande gioia - le parole di monsignor Beschi - posso annunciare che il segno si è manifestato. La prudenza, la serietà, le competenze di coloro a cui ho affidato il compito dell’osservazione della reliquia e l’evidenza del segno mi inducono a confermare che questi è avvenuto». Venerdì, per altro, lo stesso annuncio era stato fatto da monsignor Raffaele Calabro, vescovo di Andria, in Puglia, dove è conservata un’altra spina del Cristo in croce, anche quella fiorita. È ancora da stabilire come si organizzerà il paese di fronte alla probabile ondata di fedeli che si metterà in coda per una preghiera, uno sguardo, un clic con lo smartphone puntato alle gemme miracolose. Ottantaquattro anni fa, nelle due settimane seguite all’annuncio, si registrò una media di 15 mila pellegrini al giorno, 200 mila in tutto, con corse straordinarie del trenino della valle.

Il condottiero che la portò dalla Francia
Infine, la storia. Fu Vistallo Zignoni, valoroso condottiero che San Giovanni Bianco ricorda con un monumento nella vecchia piazza del mercato, a recuperare in Francia, nel 1495, la preziosa reliquia, sottratta al re Carlo VIII. Allora la spina germogliava ogni Venerdì Santo. Poi nel 1598, Bernardo Archaino, un ex galeotto, la trafugò. La spina fu ritrovata, ma da allora smise di fiorire. Fino alla notte del 27 marzo 1932, quando le gemme sono tornate, in contemporanea, anche allora, a quelle di Andria. Le cronache raccontano che di una fioritura straordinaria, durata diversi mesi. Sulla Sacra Spina sarebbe apparsa allora «una macchia rosso sanguigna - è il resoconto della commissione composta, tra gli altri, da monsignor Adriano Bernareggi - di forma piramidale con l’apice in basso. Questa macchia non si è riscontrata nelle precedenti due costatazioni». 

 FONTE:

 

lunedì 30 marzo 2020

"Dio è Amore.Gesù é l'Amore incarnato.Maria ci guida verso l'Amore. Noi Apostoli del suo Amore" - La veggente Mirjana .....

LA VEGGENTE MIRJANA:
La Madonna ha ripetuto la parola "Amore" 400 volte nei suoi messaggi del 2 del mese e del 18 marzo: Dio è Amore. Gesù é l'Amore incarnato.
La Beata Vergine Maria ci guida verso l'Amore. È tutto ciò che accade a Medjugorje scaturisce da questo Amore nell'apparizione. Nell'apparizione del 2 marzo 2007, la Madonna ha parlato con una convinzione particolare e mi ha dato questo messaggio: " oggi vi parlerò di quello che avete dimenticato. Cari figli il mio nome è Amore!
Per questo sono con voi per così tanto tempo, e questo Amore , perché un grande Amore mi manda. Cerco da voi lo stesso. Chiedo l'Amore nelle vostre famiglie. Chiedo che nel vostro fratello riconosciate l'Amore. Solo così, troverete l'Amore, vedrete il volto del più grande Amore. Che il digiuno e la preghiera siano la vostra guida. Aprite i vostri cuori all'Amore, anzi alla salvezza! Grazie".
I problemi tra le persone, gli stati e le religioni sorgono se si dimentica una verità fondamentale: Dio è quel Grande Amore.
La Madonna non dice semplicemente che Dio ha l'Amore, e oltre a questo Lei ci dice che il suo nome è Amore. Che la Madre Celeste sia sinonimo di amore è evidente; ma nel  messaggio stava parlando anche in senso letterale? Secondo gli studiosi, Miriam Maria in ebraico deriva probabilmente dal corrispondente termine egiziano che significa amore
Anche la mia missione di preghiera è radicata nell'amore. Il 2 luglio 2015 la Madonna ci ha chiesto di trasmettere la fede a coloro che non credono, non sanno e non vogliono sapere. Perciò voi dovete pregare molto per il dono dell'amore perché l'Amore è un tratto distintivo della vera Fede e voi sarete Apostoli del mio amore". Il messaggio della Regina della Pace rispecchia quello di suo Figlio. Nel Vangelo di Matteo Gesù dice amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: amerai il tuo prossimo come te stesso ". 
Come Il piccolo principe alla fine aveva compreso se stesso incontrando gli abitanti dei diversi pianeti così anche la nostra vita si forma dai nostri incontri con gli altri.
 Ripensando al 24 giugno del 1981 quando abbiamo visto per la prima volta la Madonna spesso mi sono chiesta perché avesse deciso di apparirci insieme con il bambino Gesù. 
Anni dopo sono giunta alla conclusione che in tal modo avesse voluto dirci, simbolicamente: "vengo a portarvi mio Figlio ". La Madonna portandoci suo Figlio ci dà tutto. Ci dà la pace! 
Da oltre 35 anni offre questa pace attraverso i suoi messaggi. Perché fuggire della Madonna? Nessuna famiglia qui sulla Terra è davvero completa senza una madre, e lo stesso vale per la nostra famiglia celeste, escludere la Madre Celeste della nostra vita e ignorare i suoi messaggi significa escludere e ignorare l'Amore Lei personifica l'amore: " immenso è il mio amore". Ci ha detto il 2 gennaio 2013 non abbiate paura! La Madonna ci invita alla Conversione, non solo per aiutarci a salvare noi stessi, ma per salvare tutta l'umanità e il pianeta su cui viviamo. Spesso persone che hanno passato la vita a ricercare qualcosa sembra trovare qui ciò che stavano cercando. La Madonna non ci obbliga a niente Lei semplicemente ci invita.

LIBRO:IL MIO CUORE TRIONFERA' - Mirjana Soldo

Don Michele Barone scarcerato dopo 24 mesi:

Don Michele Barone scarcerato dopo 24 mesi:
fu condannato a 12 anni di reclusione

  È libero don Michele Barone, il prete ridotto allo stato laico dopo lo scandalo esorcismo e abusi di Casapesenna. Stamane l'ex sacerdote e confessore dei vip ha lasciato il carcere di Carinola, dove si trovava detenuto ed è stato sottoposto ai domiciliari fuori regione su disposizione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha accolto l'istanza del collegio difensivo, avvocati Camillo Irace e Vincenzo Zuccaro.

 L'8 febbraio scorso, lo stesso tribunale ha condannato l'ex sacerdote a 12 anni di carcere per i maltrattamenti su una ragazzina di tredici anni ritenuta, sia da lui che dai  genitori, indemoniata e pertanto sottoposta a violenti esorcismi. Barone fu arrestato il 14 febbraio del 2018 e lascia quindi il carcere dopo poco più di due anni di detenzione.

Fonte:ilmattino.it

Il Coronavirus arriva a Medjugorje: la reazione è di grande fede.

Il Coronavirus arriva a Medjugorje: la reazione è di grande fede.
Una notizia che è innanzitutto un invito a pregare anche per gli abitanti di Medjugorje, coinvolti anch’essi nella lotta contro il COVID-19.
In special modo per i frati e le suore colpite dal contagio, che hanno sempre pregato per noi pellegrini a Medjugorje. Ora tocca a noi sostenerli. La notizia è stata data da padre Tomislav Pervan, teologo, ex provinciale della provincia francescana dell’Erzegovina. Ed ora è in servizio in qualità di direttore spirituale e confessore presso il convento delle suore situato nella zona di Miletina, vicino a Medjugorje.
Tramite una lettera dai toni sereni e piena di abbandono a Dio, ha informato i parrocchiani che lui, un altro frate e tre suore sono risultate positive al Coronavirus. Lo scritto è stato poi pubblicato sul portale dell’Ercegovina
Di seguito la versione italiana della lettera di padre Pervan, tradotta da Ivana Eric.
“Cari miei, spiacevole notizia.
Il Coronavirus è entrato nel monastero dove abito da sette anni. Sono il sacerdote delle suore, e ogni giorno ero in parrocchia a Medjugorje a fare servizio di predicatore e confessore, in particolare. Sono confessore da oltre 20 anni. Grazie al Signore. Ieri abbiamo fatto il test, io e un altro frate, e tre suore. Siamo tutti positivi.
Se ricordate bene, mercoledì mattina vi ho ricordato di pregare per il Santo Padre il quale è anche lui a rischio, ma nelle vostre preghiere ho messo anche le mie intenzioni personali. Alcune persone questo hanno interpretato come se qualcosa non andasse bene.
Martedì pomeriggio ho avuto febbre, avvertito i brividi e il freddo. Tipico per me quando ho l’influenza. Debolezza e il tremore nella parte dei lombi. Al mattino avevo già una temperatura non superiore a 37,7-8. Ho chiamato immediatamente la mia sorella che mi ha dato delle medicine. Quindi, dal quel lato ero a posto. Negli ultimi giorni la febbre scendeva e non saliva nel modo che è tipico per i pazienti di Coronavirus.
Pensavo fosse una normale influenza
Non ho avuto nessun problema respiratorio in particolare, né con i polmoni, né con i bronchi. Respiravo normalmente senza alcun disturbo, senza sensazioni di bruciore di quale gente parla. Pensavo fosse una influenza annuale normale, i sintomi erano quelli. La febbre stava al limite, circa 37,00 gradi, un pò meno, un pò più. Comunque ieri ho fatto il test ed era positivo. Tutto sommato, una lieve infezione.

Dal giorno in cui è entrato in vigore il divieto della circolazione per le persone oltre i 60 anni (padre Pervan ha 73 anni) non sono andato da nessuna parte da questa casa e questo cortile, non ho accesso la macchina, stavo alle regole.
Ma qualcuno ha portato il virus a casa. Nella casa ci sono 23 suore, di età avanzata, le quali hanno trascorso la vita dedicandosi a Dio e alla Chiesa. Ma loro sono ancora persistenti nella preghiera. Loro sono in pericolo. Non so come sarebbe stato il quadro completo se tutte le suore si fossero testate. Probabilmente ci sarebbero stati più casi del contagio. E bene, ora tutti è nelle mani del Signore e dei medici.
Com’è avvenuto il contagio
Il frate ha poi voluto chiarire come sia avvenuto il contagio per mettere a tacere inutili chiacchiere. E come lui stesso afferma, è molto probabile che abbia contratto il virus da una suora in servizio a Roma, che il 6 marzo è rientrata in Croazia, chiaramente non consapevole di essere positiva al COVID-19, per partecipare a degli esercizi spirituali a Bijelo Polje.
Da lì si è recata poi in visita al convento dove ha vissuto per anni, lo stesso dove risiede il frate. Le cui condizioni di salute al momento sono buone. A parere dei medici ha superato la fase più critica, e ora deve seguire la terapia prescritta. Padre Pervan affida tutto nelle mani del Signore:“Spero che tutto funzioni bene, con l’aiuto del Signore”.
Vi prego inserite nostro monastero e le suore nelle vostre preghiere perché tutte e tre lavoravano nel Villaggio della Madre! Chiediamo al Signore di allontanare da noi questo male! Grazie al Cielo. Tomislav Pervan”
Conclude così la lettera di padre Pervan, con l’invito a pregare per loro. A cui si unisce l’invito di Vicka alla preghiera. Ieri sera la veggente ha chiesto di recitare insieme alle 21, i misteri della Gloria.


 
Fonte:  La luce di Maria

domenica 29 marzo 2020

P. TOMISLAV PERVAN: Sui casi di infezione da coronavirus a Medjugorje


Mia cara, una spiacevole notizia.
In particolare, il virus covid-19 si è insinuato in questo monastero dove ho vissuto per sette anni.  Da  ieri, due frati - io e un altro, e  tre suore. Siamo tutti positivi.
Se ricordi, ho detto mercoledì mattina che stavamo pregando per il Papa che era anche a rischio, ma ho anche messo i miei bisogni nelle tue preghiere.  Martedì pomeriggio, ho sentito febbre, brividi, respiro sibilante. Tipico di me quando ho l'influenza. Debolezza nel tremore dei lombi. Al mattino avevo già una temperatura non superiore a 37,7-8. Ho chiamato mia sorella che mi ha portato le  medicine. La temperatura sta scendendo in questi giorni. Non avevo problemi respiratori,  potevo respirare normalmente senza alcun disturbo . Ho pensato - la normale influenza annuale - quelli erano i sintomi. La temperatura è stata mantenuta al valore limite - circa 37,00 gradi - leggermente in leggero aumento. - ieri il test si è rivelato positivo. Tutto sommato, una lieve infezione. 
Essendo venuto a conoscenza della positività di una suora, ricoverata a Mostar, non avei  associato questa mia  condizione al coronavirus.  
Da quando è stato emesso il divieto di uscita, non sono andato da nessuna parte da questa casa o cortile, non ho avviato il veicolo, ho rispettato le normative. Ma qualcuno ha portato un virus in casa. E ci sono 23 suore nella casa, per lo più di età avanzata, che hanno dato la vita a Dio e alla Chiesa e hanno trascorso qui i loro vecchi tempi, ma sono persistenti nella preghiera. Sono in pericolo. 
Bene, ora tutto è nelle mani del Signore e del dottore.
Per favore, metti tutto questo monastero e le sorelle infette nelle tue preghiere mentre tutte e tre lavorano nel Villaggio della Madre!
Chiediamo al Signore di allontanare da noi il male di questo mostro!
Tomislav Pervan

Fonte:https://hercegovackiportal.com/2020/03/29/fra-tomislav-pervan-o-slucajevima-zaraze-koronvirusom-u-samostanu/?fbclid=IwAR1qgWtWgQ_OO-aIh2iTfXSJAK-jGPot4LeUzZ9S7ED25DdpANlZMv4N5TQ

Togliete le pietre dal cuore: ipocrisia, critica, calunnie, emarginazione - Angelus 29 marzo 2020

Il Papa all’Angelus: la vita che Dio dona ci rende compassionevoli verso gli altri

Nella quinta domenica di Quaresima, con il mondo attraversato dalla pandemia di Coronavirus, il Papa rilegge il Vangelo di Giovanni centrato sulla sofferenza di Gesù per la morte dell’amico Lazzaro, ricordando a ciascuno che l’amore di Dio è onnipotente e che siamo stati creati per la vita
 
 
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ancora una volta in streaming a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus, Papa Francesco recita la preghiera mariana dell’Angelus. Il Pontefice, commenta il brano odierno del Vangelo di Giovanni (Gv 11,1-45) sulla risurrezione dell’amico Lazzaro, invitandoci a togliere dai nostri cuori ogni pietra che sa di morte, per far rifiorire la vita che viene da Cristo: “Senza di Lui non solo non è presente la vita – dice Francesco - ma si ricade nella morte”. "Gesù si fa vedere come il Signore della vita, quello che - aggiunge con parole a braccio - è capace di dare la vita anche da morti". 

Gesù fa suo il nostro dolore

È un Gesù profondamente commosso, che scoppia in pianto per la morte di un amico caro come Lazzaro e per la sofferenza delle sue sorelle Marta e Maria, quello che l’evangelista Giovanni presenta in questa quinta domenica di Quaresima. Un’immagine così vicina all’attualità ferita di oggi in cui il dolore e la morte stanno separando tante famiglie dai loro cari. E Gesù, “con questo turbamento nel cuore, va alla tomba, ringrazia il Padre che sempre lo ascolta, fa aprire il sepolcro e grida forte: «Lazzaro, vieni fuori!» (v.43). E Lazzaro esce con «i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario» (v.44):
Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte.
Si concretizza, in questo passo del Vangelo - sottolinea il Papa - l’incontro tra la fede dell’uomo e l’onnipotenza dell’amore di Dio. Come "una doppia strada", spiega. Da una parte, Maria e Marta e “tutti noi”, rappresentati in quell’espressione: “Se tu fossi stato qui!.... Dall’altra la risposta di Gesù al problema della morte è : “Io sono la Risurrezione e la vita…Abbiate fede!”:
In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra del vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte.
“Dio - rimarca il Papa - non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa”, dunque anche oggi l’invito che Gesù ripete a ciascuno è a “togliere la pietra”, a liberarci da ogni traccia di morte entrata nel mondo “per invidia del diavolo”:
Siamo chiamati a togliere le pietre di tutto ciò che sa di morte:ad esempio l’ipocrisia con cui si vive la fede, è morte; la critica distruttiva verso gli altri, è morte; l’offesa, la calunnia, è morte; l’emarginazione del povero, è morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorirà ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non è presente la vita, ma si ricade nella morte.

Compassionevoli come Gesù

Come nella potente preghiera innalzata al Padre venerdì scorso in una Piazza San Pietro vuota, il Papa torna con le sue parole a dirci che è solo in Gesù che il cristiano trova la vita. C’è il pianto, il dolore, la morte ma la fede è la nostra salvezza.”Per l’azione e la forza dello Spirito Santo - afferma Francesco -  il cristiano è una persona che cammina nella vita”, una creatura “nuova”, una “creatura per la vita”. Dunque la risurrezione di Lazzaro è anche segno di questa “rigenerazione” del credente. Infine, la raccomandazione a essere, con l’aiuto di Maria, compassionevoli come Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore:
La Vergine Maria ci aiuti ad essere compassionevoli come il suo Figlio Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore. Ognuno di noi sia vicino a quanti sono nella prova, diventando per essi un riflesso dell’amore e della tenerezza di Dio, che libera dalla morte e fa vincere la vita

 OMELIA DI OGGI A SANTA MARTA
 29 marzo 2020:

VATICAN NEWS

Quando la Madonna piange, le sue lacrime sono pesanti -P. Jozo ha parlato del pianto di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro,


“La Madonna ha spiegato a Medjugorje il mistero della Messa. Noi preti non possiamo conoscere il mistero della Messa perché siamo poco inginocchiati davanti al tabernacolo; siamo sempre sulla strada a cercare voi. Non sappiamo celebrare e vivere la Messa perché non abbiamo il tempo per prepararci, per ringraziare. Siamo sempre con voi; non sappiamo pregare perché abbiamo tanti impegni e tanto lavoro: non abbiamo il tempo per pregare. Per questo non siamo capaci di vivere la Messa. La Madonna una volta ha detto come è possibile salire sulla montagna dove si vive la Messa, dove succede la nostra morte, la nostra resurrezione, il nostro cambiamento, la nostra trasfigurazione: “Voi non sapete vivere la Messa!” e ha cominciato a piangere. La Madonna ha pianto solo 5 volte a Medjugorje. La prima volta quando ha parlato su dì noi preti; poi quando ha parlato della Bibbia; poi per la pace; poi sulla Messa; ed ora quando ha dato un grande messaggio per i giovani circa un mese fa. Perché ha pianto quando ha parlato della Messa? Perché la Chiesa in tanti suoi fedeli ha perso il valore della Messa”. A questo punto P. Jozo ha parlato del pianto di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro, spiegando che Gesù ha pianto perché nessuno dei presenti, comprese le due sorelle e gli stessi apostoli che erano con Lui da 3 anni, avevano capito chi era Li. “Non mi conoscete”.Lo stesso facciamo noi nella Messa: non riconosciamo Gesù. La Madonna è triste vedendo me e te durante la Messa. Ha pianto! E io sento come nelle lacrime della Madonna si può sciogliere il tuo cuore, fosse anche come una pietra; come si può sciogliere la tua vita che è rovinata e può guarire. La Madonna non piange a caso; non piange come una donna fragile che piange per niente. Quando la Madonna piange, le sue lacrime sono pesanti. Veramente molto pesanti. Sono capaci di aprire tutto ciò che è chiuso. Possono molto”.

Poi P. Jozo si è come portato nel cenacolo per
far rivivere quella prima celebrazione eucaristica e per dire che la S. Messa è un fare memoria viva e attuale di quel la celebrazione. Poi ha aggiunto: “Chi non legge la Bibbia non può pregare, non sa pregare, come chi non sa vivere la Messa non è capace di vivere, non sa pregare. Chi non è capace di fare sacrifici, mortificazioni, fare digiuno non è capace di vivere la Messa; non può sentire il sacrificio della Messa ed altri sacrifici...”.

LA MADONNA PUO’ SOFFRIRE ORA?

A questo punto riaffiora la domanda che spesso sentiamo fare: come può piangere la Madonna che vive nella grazia del Paradiso, godendo della visione beatifica di Dio? Cerco di rispondere con le argomentazioni di un bravissimo teologo, anche se la risposta non è facile perché si tratta dell’eternità mentre noi siamo prigionieri del tempo.

Inoltre,nonostante alcuni chiari interventi del magistero pontificio, ci sono oggi tendenze teologiche, le quali negano che Gesù durante la vita terrena abbia avuto la visione beatifica: quindi avrebbe avuto un non perfetto rapporto con il Padre! Questo è molto pericoloso perché Gesù è sempre Dio. Questi teologi dicono: siccome Cristo ha sofferto, aveva fame, è morto, è impossibile che fossero vere queste sofferenze qualora continuasse ad avere la visione beatifica. Quindi per non fare teatro e soffrire davvero, ha dovuto rinunciare alla visione beatifica. Oggi questo continua: se è vero che la Madonna è triste e non fa del teatro; se è vero che Cristo quando appare a S. Margherita e a tanti altri mistici è triste, che fa vedere a S. Caterina da Siena le sue piaghe ecc., allora ci troveremo davanti a qualcosa di falso. Chiediamo allora luce al Magistero Pontificio. Nella recente enciclica sullo Spirito Santo il Papa ricorda la dottrina tradizionale della chiesa, che cioè la chiesa “corpo mistico” è la continuazione dell’incarnazione di Cristo nel suo corpo terreno. Quindi noi, con i nostri peccati, siamo le piaghe di Cristo e Cristo soffre nella chiesa. Questo è molto importante, perché spiega anche perché la Madonna chiede di fare penitenza. Perché è triste? E’ triste per i nostri peccati, perché i nostri peccati fanno soffrire realmente attraverso la chiesa il corpo mistico di Cristo. Quindi è vero che Cristo e la Madonna sono in cielo nell’eternità, ma la storia per loro non è ancora compiuta, in quanto vivono, attraverso il corpo mistico della chiesa, tutta la sofferenza dell’umanità fino alla fine. Non c’è contraddizione. La dottrina di quei teologi mette in pericolo la divinità di Cristo. Noi tutti sperimentiamo che nella vita ci possono essere contemporaneamente gioie e tristezze. La Madonna interviene per ricordare che col peccato facciamo soffrire la Chiesa, il Corpo mistico di Cristo.

Così si spiegano le stimmate che hanno alcuni santi, come Padre Pio: le piaghe di Cristo nel loro corpo ci ricordano che ciò è provocato dai nostri peccati. I santi, a causa della loro santità, continuano a portare più profondamente nella loro carne le piaghe di Cristo, perché sono quelle che ci salvano. Ogni nostro peccato continua a inchiodare Cristo nel suo Corpo Mistico, nella Chiesa. Per questo dobbiamo fare penitenza e convertirci per ottenere già nella storia attuale i benefici della pace, della gioia, della serenità.

Fonte: Eco di Medjugorje

Fonte: Altervista

Domenica 29 Marzo 2020 - V Domenica di Quaresima (Anno A) -Con omelia

Domenica 29 Marzo 2020 - V Domenica di Quaresima (Anno A)

Prima Lettura

Dal libro del profeta Ezechièle
(Ez 37,12-14)
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 129 (130)
R. Il Signore è bontà e misericordia.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.

Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora. R.

Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. R.

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
(Rm 8,8-11)
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio

 VIDEO:


Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 11,1-45)
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.

Forma breve:
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45 )
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore

sabato 28 marzo 2020

“Pochissime persone capiscono il grande valore della croce ...."- La veggente Vicka spiega

La veggente Vicka di Medjugorje:


Gesù porta la Croce per tutti noi, e dovremmo chiederGli: “Signore, come posso aiutarTi? Cosa posso offrirTi?”. Non dico che Egli non sia capace di portare la Sua Croce, ma quando ci uniamo a Lui con tutto il cuore, allora diventa una cosa bellissima. Non mi rivolgo a Lui solo quando ne ho bisogno, ma cammino con Lui quando Egli ha più bisogno di me, quando soffre per noi.

Molte volte, quando abbiamo una croce, potremmo offrirGliela, e invece ci mettiamo a pregare così: “Signore, Ti prego, togli questa croce dalle mie spalle, è pesante, non riesco a portarla. Perché l’hai data a me e non a qualcun altro?” No! Non è così che dobbiamo pregare! La Madonna ci dice che dovremmo dire piuttosto: “Signore, Ti ringrazio per questa croce, grazie per questo grande dono che mi fai!”


“Pochissime persone capiscono il grande valore della croce e il grande valore del dono delle nostre croci quando le offriamo a Gesù. Possiamo imparare così tanto attraverso il dono di una croce! In questo tempo di Quaresima dobbiamo comprendere dal profondo del cuore quanto Gesù ci ama e cominciare a camminare al Suo fianco con grande amore. Dovremmo cercare di essere uniti a Lui nella Sua Passione. È questo il sacrificio che Egli si aspetta da noi. Camminiamo così e quando verrà il giorno di Pasqua con la Resurrezione, non vivremo la Resurrezione dal di fuori, ma risorgeremo insieme a Gesù, perché saremo diventati liberi interiormente, liberi da noi stessi e da tutte le nostre dipendenze. Non è una cosa meravigliosa? Saremo capaci di vivere il Suo amore e la Sua Resurrezione dentro di noi!

Ogni croce ha la sua ragione d’essere. Dio non ci dà mai una croce senza un motivo, un significato, ed Egli sa quando ce la toglierà. Nel momento della sofferenza, ringraziamo Gesù per questo dono e diciamoGli anche: “Se hai ancora un altro dono da farmi, eccomi, sono pronto. Ora ti chiedo solo di donarmi la Tua forza per avere il coraggio di portare la mia croce e andare avanti con Te, Signore!”

Ricordo cosa mi disse la Gospa riguardo alla sofferenza: “Se voi conosceste il grande valore della sofferenza!”. È veramente una cosa bellissima ! E poi, il resto dipende interamente da noi e dalla nostra apertura di cuore. Tutto dipende dal nostro “Si” a Gesù. Ci vuole tutta una vita per imparare questo ed andare avanti. Ogni mattina, quando ci svegliamo, possiamo cominciare la nostra giornata con Dio. La Madonna non ci chiede di pregare dalla mattina alla sera, ma di mettere la preghiera al primo posto, di mettere Dio al primo posto e poi svolgere i nostri lavori ed avanzare risolutamente in tutte le cose della nostra vita, visitando gli ammalati, ecc.

Quando facciamo un’opera di carità senza pregare, questo non vale. Allo stesso modo, quando preghiamo e non agiamo con carità, non vale neanche. Queste due cose, preghiera e carità, vanno sempre insieme. E così, giorno per giorno, andiamo un passo avanti. »


Fonte: .Altervista

Il Papa celebrerà i Riti della Settimana Santa, secondo il seguente calendario e senza concorso di popolo

Calendario delle Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa presiedute dal Santo Padre Francesco (Aggiornamento), 27.03.2020


In seguito alla straordinaria situazione che si è venuta a determinare, a causa della diffusione della pandemia da COVID-19, e tenendo conto delle disposizioni fornite dalla Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, con Decreto in data 25 marzo 2020, si è reso necessario un aggiornamento in relazione alle prossime Celebrazioni Liturgiche presiedute dal Santo Padre Francesco: sia in ordine al Calendario, sia in ordine alle modalità di partecipazione.
Si comunica, pertanto, che il Santo Padre celebrerà i Riti della Settimana Santa all’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, secondo il seguente calendario e senza concorso di popolo:
5 aprile 2020, ore 11
Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme e Santa Messa

9 aprile 2020, ore 18
Giovedì Santo
Santa Messa nella Cena del Signore

10 aprile 2020
Venerdì Santo
ore 18: Celebrazione della Passione del Signore
ore 21: Via Crucis (sul Sagrato della Basilica di San Pietro)

11 aprile 2020, ore 21
Sabato Santo
Veglia pasquale nella notte santa

12 aprile 2020, ore 11
Domenica di Pasqua – Risurrezione del Signore
Santa Messa del giorno

Al termine della Santa Messa il Santo Padre impartirà la Benedizione «Urbi et Orbi».
 [Testo originale: Italiano]


Fonte: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/03/27/0187/00419.html?fbclid=IwAR1f5v8M1ruYTFs4ZIb7k26-wkevPhlBjkYVMulkxJPKs_EXBW6YajA1qFk

venerdì 27 marzo 2020

Il Papa prega per la fine della pandemia- MEDITAZIONE

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»

MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA
IN TEMPO DI EPIDEMIA

PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE FRANCESCO

Sagrato della Basilica di San Pietro  -  Venerdì, 27 marzo 2020 
MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE


«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).

Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.

Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” 

Vatican news 

La Benedizione Urbi et Orbi “cambia” alla luce dei tempi particolari che viviamo. Ecco come:

C'è grande attesa nel mondo per l'appuntamento di preghiera universale del Papa

27/03/2020

A partire dalle ore 18.00 di oggi  l'evento sarà trasmesso in diretta mondovisione da Vatican Media e potrà essere seguito in più lingue sulla Radio Vaticana e sulla  Home page di Vatican News (cliccando qui).


La preghiera e la benedizione 'Urbi et Orbi' di Papa Francesco, nell'emergenza coronavirus, in diretta, sarà concessa l’indulgenza plenaria secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica

La preghiera prevede l’Adorazione del Santissimo Sacramento, con il quale al termine il Pontefice impartirà la Benedizione Urbi et Orbi, con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. Quest’ultima eccezionalmente “cambia” alla luce dei tempi particolari che viviamo. Ecco quali sono i cambiamenti.


Che cos’è l’indulgenza plenaria?


L’indulgenza è la totale o parziale remissione, cioè la cancellazione, della pena temporale dovuta per i peccati già confessati e perdonati sacramentalmente. L’assoluzione sacramentale cancella i peccati, mentre l'indulgenza cancella la pena temporale, che non significa terrena, ma con una durata di tempo non senza fine: terrena, oppure da scontare in Purgatorio. L’indulgenza plenaria si chiama così perché rimette tutte le conseguenze del peccato a differenza dei casi in cui si può ricevere l’indulgenza parziale. Normalmente le condizioni per ottenere l'indulgenza sono la Confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Papa. È inoltre chiesta un’opera “indulgenziata” da compiere nei tempi stabiliti, che può essere, ad esempio una determinata preghiera o la visita a una chiesa particolare.


Com’è possibile ottenere l’indulgenza in questo tempo di pandemia?

  In questo momento di emergenza la Chiesa dà la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria ai malati di coronavirus, agli operatori sanitari, ai familiari e a quanti, con modalità differenti si prendono cura di chi sta male. E proprio in virtù della situazione attuale stabilisce condizioni particolari, che ad esempio non prevedono la presenza fisica alle celebrazioni, salvo poi provvedere appena possibile. 
Ecco cosa stabilisce il decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato lo scorso 20 marzo: «Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via Crucis o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile».
L’Indulgenza plenaria si può ottenere anche da parte di chi, in punto di morte, sia impossibilitato a ricevere l’Unzione degli infermi o il Viatico, «purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera». In questo caso è raccomandato l’uso del crocifisso e della croce.
Inoltre, proprio in virtù della drammatica eccezionalità che viviamo, la Penitenzieria apostolica va oltre e concede la possibilità di ottenere l'Indulgenza plenaria anche «a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l'adorazione eucaristica o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz'ora, o la recita del Santo Rosario o dell'inno Akàtistos alla Madre di Dio, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, o dell'ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio o altre forme proprie delle rispettive tradizioni orientali di appartenenze per implorare la cessazione dell'epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna a quanti il Signore ha chiamato a sé».

Cos’è l’assoluzione collettiva dei peccati?

Infine con una nota collegata al decreto, la Penitenzieria apostolica, apre eccezionalmente alla possibilità all’assoluzione collettiva. Spetta al pastore della Chiesa locale «e relativamente al livello di contagio pandemico» determinare «i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, ove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita».


È possibile essere assolto dai peccati senza confessarmi?

  
Inoltre dove «i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali». 


Cos’è e quando viene impartita la Benedizione Urbi et Orbi?


Si tratta di una benedizione che normalmente viene impartita dopo l’elezione del Pontefice, nel giorno di Pasqua e in quello di Natale, ed è propria del ministero petrino, perché, come ricorda il liturgista padre Arturo Elberti su Vatican News, si riferisce alla città di Roma, in quanto vescovo della diocesi, e al mondo, in quanto Sommo Pontefice. Ed è una benedizione a cui è annessa l’indulgenza plenaria.
La benedizione con il Santissimo Sacramento viene normalmente data al termine dell’adorazione eucaristica, che ha le sue origini intorno alla fine del 1100, inizi del 1200 in Belgio. Il Papa Urbano IV la conobbe e instaurò nel 1264 la Solennità del Corpus Domini per la Chiesa universale. L’anno prima ci fu il miracolo eucaristico di Bolsena. Fu poi incentivata dal Concilio ecumenico tridentino.

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