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domenica 31 marzo 2019

"Non ero capace di perdonare". Oggi Čuš è prete e spiega al mondo che «se non perdoniamo, impediamo alla benedizione di Dio di entrare

Picchiato da un padre alcolizzato, trovò pace dopo un viaggio a Medjugorje dove un pellegrino lo introdusse alla preghiera. Il giovane, allora lontano dalla Chiesa, capì che solo il perdono l’avrebbe guarito dalle ferite. Domandò la grazia con Rosari continui ma nulla pareva cambiare, finché la potenza di Dio fece irruzione con una misericordia miracolosa e lui divenne sacerdote.
La storia raccontata a Medjugorje e in giro per il mondo dal sacerdote sloveno Ciril Čuš:

 Il giovane nacque in una famiglia cattolica composta da due sorelle e due fratelli, con la primogenita morta da bambina. Čuš cresce in una fattoria all’aria aperta con un papà umile e presente. Finché l’uomo, un costruttore, non cade da 16 metri finendo in coma per un mese. Al risveglio, infatti, non è più lo stesso, tanto che incomincia a bere fino a diventare alcolizzato e ad alzare le mani sul figlio: «Quando avevo 10 anni, dovevo indossare il cappello anche durante l’estate calda, così le persone non potevano notare le ferite». La frequenza delle botte è tale che Čuš è costretto a scappare spesso dalla finestra per andare a dormire nel fienile, dove è assalito dalla paura e continuamente svegliato dagli incubi.
La situazione pare senza via d’uscita, tanto da fargli pensare al suicidio, «ma qualcosa mi fermò». Pieno di problemi di apprendimento e incapace di mantenersi a 12 anni si mette a lavorare nella raccolta di frutta. A 14 vuole scappare di casa perché «venivo picchiato molte volte, ogni cosa che facevo era sbagliata, avevo sempre paura di mio padre». E dopo le medie riesce a trovare un lavoro in città andando a vivere in una bettola in cui «i miei amici erano i ratti e i topi», un sogno rispetto a prima perché «stavo bene, ma quando tornavo a casa era un vero inferno». Il giovane decide quindi di studiare Karate e la rabbia e la paura con cui combatte lo portano a diventare campione nazionale di Kickboxing.
Il bambino pur cresciuto nella tradizione cattolica abbanda la chiesa, ma le continue visite alla libreria dove trova un po’ di pace lo portarono leggere la Bibbia. Viene poi a sapere che a Medjugorje appare la Madonna e per mera curiosità ci va. Lì però non accade nulla di particolare, se non che Čuš fa una buona confessione. Ma quando torna prova per la prima volta pace. Inoltre, uno dei pellegrini incontrati nel paese in cui ancora oggi la Vergine chiama alla conversione lo invita ad un gruppo di preghiera cattolico carismatico. «Avevano tutti le mani alzate – ricorda il prete – pensavo fossero drogati, non normali. Non ero per nulla abituato». Perciò decide di non tornare più. Ma l’insistenza dell’amico per un secondo tentativo lo fa desistere. Tornando sente una donna parlare del perdono donato al marito che la picchiava. E «per la prima volta nella mia vita realizzai quale fosse il mio più grande problema, che non ero capace di perdonare».
Ma chi lo è? Čuš comincia quindi a frequentare il gruppo carismatico dove impara a domandare. Quando le persone pregano su di lui, piange come un bambino sentendo le ferite degli abusi rimarginarsi. Il prete che segue il gruppo gli indica il Rosario quotidiano come via per ricevere la grazia del perdono. Il giovane si fida, solo perché «volevo che Dio cambiasse la mia vita. Questa era l’unica possibilità che vedevo». Inizia a pregare in ginocchio sotto la croce anche se all’inizio non è né facile né sentimentalmente immediato. Dopo un anno di fede all’impegno, capisce che è il momento di andare da suo padre: «Gli strinsi la mano», ma nulla cambia. Perciò Čuš va di nuovo in crisi. Ma anziché mollare si sente spinto a pregare due rosari al giorno.
Dopo un altro anno e mezzo comprende che deve dire al padre che gli vuole bene. Ma all’inizio il ragazzo resiste all’idea. Non ha la forza per farlo e quindi la chiese a Dio: «Non ho né il coraggio né la misericordia per avvicinarmi a mio padre». E Dio gli risponde donandogliela. Ma davanti alle parole del figlio che gli dice che lo ama, il padre «prese un coltello e disse: “ti ucciderò come un maiale”». Scappando il ragazzo si ferma davanti alla croce e quasi stupito di sé ringrazia Dio per quel padre. Le sue parole non lo feriscono più. I nove mesi successivi Čuš aggiunse una terza corona al Rosario alle sue preghiere quotidiane, dopodiché «capii che dovevo abbracciare mio padre». Anche perché il livello di alcolismo è tale che i medici gli hanno dato un mese di vita.
«Andai ad incontrare mio padre mentre tornava dai boschi. Avevo sempre paura ma in quel momento ero in pace. Presi la sua mano, lo guardai negli occhi e gli dissi che lo perdonavo che mi dispiaceva per tutto, che lo amavo. Misi la sua testa vicino al mio cuore. Era la prima volta nella mia vita che abbracciavo mio padre». Da quel momento, improvvisamente, l’uomo smette di bere: «Per la prima volta…vidi mia madre fra le braccia di mio padre. Piangemmo lacrime di gioia. Disse, a noi figli che ci amava». Nonostante la prognosi medica vivrà riparando alla sua vita passata per altri 16 anni. L’esperienza del perdono è così potente da portare «felicità…l’incontro con Dio è più forte di ogni odio, disgrazia, sofferenza».
 La potenza della misericordia che Dio ha donato al giovane usandolo come suo strumento verso un suo figlio, lo porta a rimettere in discussione anche il suo piano di sposarsi. Oggi Čuš è prete e spiega al mondo che «se non perdoniamo, impediamo alla benedizione di Dio di entrare nella nostra vita e Dio non può lavorare in noi», sottolineando che il perdono non è uno sforzo ma «un grande dono di Dio» da chiedere incessantemente. E ricorda che «ognuno ha il suo cammino. Gesù darà Misericordia quando ne vedrà la necessità. A volte ci vuole molto tempo». Il punto è chiederla.
Ma per comprendere e accettare davvero questa storia umanamente incomprensibile bisogna capire che cosa sia davvero la misericordia e da chi provenga. Giustamente don Giussani scriveva che essa «appare alla ragione dell’uomo quasi come un’ingiustizia o un’irrazionalità, in quanto non rientra nella sua capacità di misurare, non ha ragioni apparenti». È unicamente di Dio, l’unico che «può guardare l’uomo nella sua totalità». E «l’uomo può solo imitare questo atteggiamento di Dio…grazie alla rivelazione della misericordia stessa».
Fonte www.lanuovabq.it

Dio ci chiederà come abbiamo speso i nostri talenti- TESTIMONIANZA

Testimonianza di Fede: Massimo Di Bernardo al 27° Festival dei Giovani a Medjugorje - 
02 agosto 2016

VIDEO:
 

Testimonianza di fede - "La mia esperienza a Medjugorje"





"La mia esperienza a Medjugorje" di Enida Mecaj Lutaj

Avevo sentito molte storie sulla sua energia, sul suo fenomeno del Sole e sulla sua importanza spirituale. Era logico per me che un giorno avrei dovuto andare a Medjugorje per assistere e, soprattutto, sentire con il cuore tutto ciò che accade lì.
Quando sono entrata a piedi nella strada principale di Medjugorje, sono rimasta sorpresa dai negozi di souvenir che popolano il viale. Da una parte, vedere prodotti fatti a mano, immagini dipinte e regali raffiguranti Gesù, Maria e altri Santi mi ha dato un forte sentimento religioso. D'altra parte, l'idea di esplorare le presunte apparizioni era qualcosa che non ero sicura di apprezzare.
Ad ogni modo, lasciai le mie cose in albergo e salii sulla Collina delle Apparizioni. Alla fine del cammino, ho visto le statue di Maria Santissima e di Gesù Crocifisso. Tutte le preghiere si sono concluse poco prima del famoso tramonto. Come ho aspettato il tramonto, ho avuto le sensazioni contrastanti di essere molto tranquilla e di avere il cuore che batteva per l'ansia. Con il passare dei minuti ho chiuso gli occhi e ho iniziato a rendermi conto che finalmente ero in quel posto che volevo tanto visitare.
Per un attimo, per un istante, il Sole è sceso verso l'orizzonte, brillava così luminoso come non lo avevo mai visto. Potrei giurare che stava pulsando e si muoveva. Sentivo il mio cuore pieno, la mia mente felice e la mia anima riposata.
In quel posto bellissimo, mi sentivo in contatto con mia madre, qualcuno che ho ammirato profondamente nella mia vita. Poi, un forte vento ha iniziato a soffiare che mi sono sentita abbracciata. Mi sentivo in contatto con l'universo e guarivo da vecchie ferite. La mia vita è completamente cambiata attraverso gli incontri che ho avuto nelle mie preghiere a Medjugorje.




Testo originale:
I had heard many stories about its energy , its Sun phenomenon and its spiritual importance .It was logical to me that one day I would have to go to Medugorje to witness and more importantly  feel with my own heart whatever is that happens there .
When I entered by foot the main street of Medjugorje , I was taken aback by the mumerous souvenirs shops that dominate the Avenue .On one hand , seeing handcrafted goods , painted images and gifts picturing Jesus , Mary and other Saints gave me strong religous feeling. On the other hand , the idea of exploring the allegedly apparitions is something I am not sure I appreciate .
Anyway , I left my belongings at the hotel and went up to the Apparition Hill. At the end of the walking , I saw statues of : one of Holy Mary and the other of Crucified Jesus. All the prayers ended just before the famous sunset .As I waited for the sunset I had the mixed feelings of being very peaceful and having my heart racing in anxiety . As minutes went by I closed my eyes and started to realize I was finally on that place I wanted so much to visit .
As briefly as a second the Sun came down to horizon shining so bright like I have never seen.I could swear it was blinking and moving . I was feeling my heart full , my mind happy and my soul rested .
On that beautiful place , I felt connected with my   Mother , someone I admired profoundly in my life. Then , a strong wind started to blow that I felt hugged . I felt connected with the universe and healed from old wounds. My life has completely  changed  through the encounters I had in my prayers in Medjugorje . 




sabato 30 marzo 2019

Non c'è fiducia senza un abbraccio che sa di perdono- 4 ° domenica di Quaresima

Mons. D'Ercole parla della 4° domenica di Quaresima

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Miracolo a Medjugorie: CRISTIAN FILICE guarisce dalla SLA - VIDEO

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IVAN (veggente) : I MEDIA INFLUENZANO NEGATIVAMENTE I GIOVANI- Da leggere

 Il veggente Ivan Dragicevic il 21 aprile 2012 ha detto, nel citare la Vergine Maria, che i genitori non pregano con i loro figli, e non c’è tempo per gli altri nelle famiglie. L’introduzione di questo tema ha portato Ivan a parlare dell’influenza negativa dei media, soprattutto sui giovani.
I genitori non hanno tempo per i loro figli e i figli non hanno tempo per i loro genitori. Non c’è amore in famiglia e non vi è sufficiente fedeltà all’interno di matrimoni. Si arriva ad un secondo e anche terzo matrimonio. La famiglia sta cadendo a pezzi per il numero sempre crescente di separazioni, per la stanchezza e la poca moralità”.
Così molte fonti esternetelevisione, radio, media stanno influenzando la caduta. E stanno spingendo i giovani in una valle di cecità “, ha detto Ivan.
Rispetto alle lezioni precedenti, il veggente ha sollevato il problema del perdono che diventa necessario per il benessere fisico dell’uomo.Dobbiamo saper perdonareanche noi stessi oltre agli altri. Senza perdono, non si può guarire spiritualmente, fisicamente o emotivamente. Lo Spirito Santo e la preghiera sono necessari per imparare a perdonare ” ha detto Ivan ai partecipanti.
Fontehttp://www.spiritofmedjugorje.org/

La Madonna ha un' infinita pazienza verso di noi.- Intervista a Vicka




Da un'intervista fatta  a Vicka
 
 Non possiamo immaginare la grande pazienza e l'amore grandissimo che la Madonna ha per noi. Io a volte mi fermo a riflettere e mi dico: «Ma come è possibile una calma e una pace così?». Non esiste nessun'altra persona che si possa paragonare alla Madonna e che abbia la pazienza che ha lei.
 Noi guardiamo con molta preoccupazione alle malattie fisiche, ma la Madonna guarda a quelle malattie che sono dentro il nostro cuore.
 Tutte le malattie interiori sono gravi e pericolose, ma noi non diamo ad esse molta importanza, preoccupati come siamo della nostra salute.
Quando siamo ammalati nel cuore si blocca tutto. Per questo la Madonna vuole che incominciamo con l'aprire il nostro cuore e che le chiediamo la grazia di guarirlo pian piano finché non siamo guariti completamente.
Quando al mattino ci alziamo e ci mettiamo davanti allo specchio, badiamo a come siamo di fuori, ma non ci chiediamo come siamo di dentro.
Dovremmo invece metterci davanti allo specchio della nostra anima e chiederci in che cosa nella giornata dobbiamo cambiare. Dobbiamo interrogare il nostro cuore e capire che dobbiamo cercare Dio e chiedere la sua grazia perché ci purifichi dal male e perché tolga ogni disturbo e ci dia quella pace che è la cosa più importante. Tantissime volte la Madonna parla della pace del cuore. Quando abbiamo la pace del cuore abbiamo tutto. Noi dobbiamo chiedere a Dio questa grazia di donarci la pace del cuore in modo tale che possiamo trasmetterla anche agli altri.

venerdì 29 marzo 2019

Mi hai aperto le braccia e mi hai perdonato ancora- Papa Francesco "Liturgia Penitenziale"

Liturgia Penitenziale del 29 marzo 2019 con Papa Francesco 
dalla Basilica di San Pietro 

VIDEO:


 Anche quest’anno Papa Francesco presiede la Celebrazione penitenziale in San Pietro, dando il via all’iniziativa delle “24 ore per il Signore”. Momento culminante, la Confessione: il Papa si inginocchia penitente prima di impartire lui stesso il sacramento a 11 fedeli. Al centro dell’omelia, il perdono di Dio, segno di un amore assai più grande di ogni peccato commesso dall’uomo


“Gesù e l’adultera, la misericordia e la misera”: è il binomio con cui Papa Francesco, presiedendo la Liturgia penitenziale di questo pomeriggio in San Pietro, rilegge nella sua omelia, il rapporto di amore che ci lega a Dio e che ha nella Confessione un passaggio chiave. Il Sacramento è nelle parole del Pontefice, “l’incontro di salvezza” con colui che “ci conosce, ci ama, ci libera” permettendoci di “ripartire rinfrancati”, “lì leggiamo ogni volta che siamo preziosi agli occhi di Dio”.

L’uomo prima del peccatore

E quale immagine più espressiva se non quella narrata dal Vangelo di Giovanni in cui culmina la prima parte della Liturgia penitenziale: Gesù si trova davanti alla peccatrice, l’adultera sorpresa in flagrante e condotta da scribi e farisei pronti a lapidarla, come detta la Legge. Ma alla fine, della folla non rimane più nessuno, nessuna pietra è scagliata, nessuna condanna è emessa: rimane solo Gesù dinanzi alla donna. Ed ecco la prima nota del Papa:
imane perché è rimasto quel che è prezioso ai suoi occhi: quella donna, quella persona. Per Lui prima del peccato viene il peccatore. Io, tu, ciascuno di noi nel cuore di Dio veniamo prima: prima degli sbagli, delle regole, dei giudizi e delle nostre cadute. Chiediamo la grazia di uno sguardo simile a quello di Gesù, chiediamo di avere l’inquadratura cristiana della vita, dove prima del peccato vediamo con amore il peccatore, prima dell’errore l’errante, prima della sua storia la persona.

E’ Gesù che libera dal male, non la Legge

E nel cuore dell’uomo va scritta una parola di speranza. Anche questo si legge nella pagina del Vangelo di Giovanni. Francesco infatti fa notare l’immagine di Gesù che davanti alla donna in silenzio scrive “col dito per terra”. E’ un gesto misterioso – afferma – che richiama la promessa fatta da Dio di scrivere “non più su tavole di pietra la Legge”, ma “sulle tavole di carne dei nostri cuori”:
Con Gesù, misericordia di Dio incarnata, è giunto il momento di scrivere nel cuore dell’uomo, di dare una speranza certa alla miseria umana: di dare non tanto leggi esterne, che lasciano spesso distanti Dio e l’uomo, ma la legge dello Spirito, che entra nel cuore e lo libera. Così avviene per quella donna, che incontra Gesù e riprende a vivere. 


La Confessione, scrittura di Dio sul cuore

Solo Dio col suo amore dunque, rimuove il peccato dai nostri cuori e ci permette di tornare a vivere, come è successo all’adultera. Allora, diamo spazio al Signore, che “perdona e guarisce” dal male che “seduce e attira”, e facciamolo soprattutto attraverso la Confessione:
La Confessione è il passaggio dalla miseria alla misericordia, è la scrittura di Dio sul cuore. Lì leggiamo ogni volta che siamo preziosi agli occhi di Dio, che Egli è Padre e ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi.

Perdono non è fotocopia ma esperienza sempre nuova

Tramite la Confessione dunque rinasce in noi la speranza: nel perdono ricevuto col Battesimo nasciamo come cristiani, e ri-nasciamo ogni volta che ci “sentiamo oppressi”, che “non sappiamo più come ricominciare”; “solo attraverso il perdono di Dio accadono cose veramente nuove in noi”:
Il perdono di Dio non è una fotocopia che si riproduce identica a ogni passaggio in confessionale. Ricevere tramite il sacerdote il perdono dei peccati è un’esperienza sempre nuova, originale e inimitabile. Ci fa passare dall’essere soli con le nostre miserie e i nostri accusatori, come la donna del Vangelo, all’essere risollevati e incoraggiati dal Signore, che ci fa ripartire.

Essere recidivi nel bene, nel chiedere la misericordia

Dopo la Confessione – rimarca Papa Francesco- tutte le nostre miserie confluiscono nella misericordia di Dio, tutti i nostri peccati sono in Lui. Sarebbe bello, osserva, rimanere in silenzio dopo la Confessione, proprio per ricordare tutta questa tenerezza, per ”rigustare la pace e la libertà” che abbiamo sperimentato, perché il “cuore della Confessione” è l’amore ricevuto e non i peccati che abbiamo detto:
Può venirci ancora un dubbio: “confessarsi non serve, faccio sempre i soliti peccati”. Ma il Signore ci conosce, sa che la lotta interiore è dura, che siamo deboli e inclini a cadere, spesso recidivi nel fare il male. E ci propone di cominciare a essere recidivi nel bene, nel chiedere misericordia. Sarà Lui a risollevarci e a fare di noi creature nuove. Ripartiamo allora dalla Confessione, restituiamo a questo sacramento il posto che merita nella vita e nella pastorale!
Entriamo dunque nell’”incontro di salvezza” che la Confessione rappresenta, ripete il Papa al termine dell’omelia, e chiediamo la “grazia di riscoprirlo”.

Ed è così che il silenzio avvolge la Basilica, e si apre quello spazio interiore necessario per l’esame di coscienza. Da qui l’inizio del Rito della Riconciliazione, e poi le Confessioni, cuore della celebrazione e momento privilegiato per lo stesso Pontefice come tante volte ha dimostrato durante i  viaggi o le visite pastorali nelle parrocchie. E’ Francesco il primo ad inginocchiarsi, mentre 80 padri si distribuiscono nella Basilica accogliendo i fedeli ai confessionali. Quindi da penitente Francesco si fa confessore per 11 persone provenienti da Vietnam, Italia, Polonia e Colombia, dando il via ancora nel raccoglimento, all’iniziativa – promossa dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione – che in tante Chiese vede per “24 ore” porte aperte all’Adorazione e alla Riconciliazione.


La Via Crucis sul Krizevac

L’AGONIA AL GETSEMANI

 In quella notte la luna era innalzata già in cielo. Il suo chiarore rendeva visibile ogni cosa, ogni luogo: tutto appariva più palpabile e prossimo.La cena, quella Cena, che ardentemente ho desiderato, era stata consumata secondola tradizione.Prima che quella mia Cena si fosse compiuta ho voluto lavare i piedi ai miei. Ho voluto dimostrare loro come dovevano servirsi vicendevolmente, umiliandosi e chinandosi per togliere le impurità, non dei piedi, ma del cuore.Allo stesso modo, non a parole, ma con visibile forma e con tangibilesostanza, ho voluto lasciare tutto Me stesso, tutto il mio Corpo spezzato e tutto il mio Sangue versato, nel pane e nel vino, mangiato e bevuto in quella prima Cena.Anche a Giuda avevo lavato i piedi. Uscì per primo per compiere ciò che da tempo aveva in cuor suo di compiere.Anche Giuda si era lasciato lavare i piedi, ma il suo cuore era rimasto non puro.Al canto dei Salmi antichi, ci incamminammo per il luogo a Me caro. Il Getsemani era diventato il mio giardino. Non possedevo nulla, ma quel giardino, lo sentivo tutto mio. Anche quella notte, quando i miei non riuscirono a vegliare e a pregare, mi inginocchiai su quel sasso mio, vicino al torchio per la spremitura delle olive. Nella preghiera, in quel giardino mio del torchiodelle olive, mi sentivo in intima unione al Padre mio.Quella notte, sapendo e sentendo ciò che da lì a poco ero chiamato a provare, la mia volontà umana era così lontana dalla volontà del Padre.Era questa l’agonia mia, la lotta interiore del cuore mio; la lotta che mi fece tremare e sudare sangue, non solo acqua.Il demonio mi assalì come quando rimasi per quaranta giorni nel deserto. Ero sfinito e sentivo la tristezza nell’anima mia fino a morirne. Nella preghiera, nell’ardentedesiderio di compiere non la mia, ma la volontà del Padre mio, trovai la forza, ma soprattutto l’amore, di andare a ricevere il bacio traditore.In quel momento mi sentii unito alla volontà del Padre.Le vostre intenzioni, la volontà vostra sono,spesse volte,rivolte al bene, all’amore, alla verità. Come ho fatto Io, con lo sguardo su quel mio sasso e la preghiera rivolta al Padre, se non fate anche voi così, le vostre intenzioni e la vostra volontà vi allontaneranno dal compiere il bene, dal manifestarel’amore, dal vivere nella verità.Come la Madre mia, anch’io ancora vi ripeto: “Pregate, pregate, pregate!”

 I^ Stazione 
CONDANNATO A MORTE

 Io, mandato dal Padre, per condannare il peccato e salvare il peccatore, fui da peccatori condannato pur senza alcun peccato.La morte mia era già segnata da quel bacio di Giuda. Fu quel bacio traditore a farmi morire, più della condanna di Pilato scaturita più dalla paura di perdere il suo potere che dalla convinzione che io fossi colpevole. Il bacio diuno chefino alla fine, ho chiamato “Amico”, fu la mia condanna. Non fu, dunque, la flagellazione e nemmeno la corona di spine, che pur dolori e sofferenze indicibili mi arrecarono, a farmi morire. A tutto questo sono resistito per amore. E’ stato un gesto d’amore a farmi morire:un bacio. Un bacio traditore per bocca di un mio discepolo e Apostolo; un bacio falso di uno che mi seguiva con i piedi, ma non con il cuore. Quella di Giuda, era diventata la bocca traditrice, falsa e viscida di satana che colpisce tanti a me vicini. Così, infatti, nessuno era presente alla mia condanna. Quelli che mi seguivano si erano nascosti, tremanti e impauriti come ladri a cui era stato tolto il bottino.Il processo era iniziato al canto del gallo, alle prime ore del giorno. Anche Pietro mi aveva già rinnegato.Pilato, per timore di infrangere la pace, manda a morte la Pace.Ascoltate la Regina della Pace, in Lei, vive la Pace.

II^ Stazione 
ABBRACCIO LA CROCE

 Giuda, con un gesto camuffato d’amore, mi ha abbracciato con un bacio di morte.Io, con un gesto d’amore estremo, abbraccio il legno della Croce e lo bacio perché abbiate la vita. Nell’abbracciare quel legno, subito tinto e benedetto dal mio sangue, rammentavo i miei primi anni con Giuseppe. Affiorava soave nel mio cuore spezzato, la fragranza della resina che lacrimava dal legno tagliato ancora verde e assaporavo l’amarognolo profumo del legno secco e stagionato.Il legno della Croce aveva un odore di odio, ma soprattutto era un legno pesante.La folla, nel vedermi con addosso la Croce, cessò il suo vociare inferocito contro di me. Potevo così, udire il tremante e incerto scalpitio degli agnelli che, muti, avanzavano verso la piscina per essere lavati prima del rito pasquale. Anch’Io ero Agnello muto che, tremante, mi incamminavo per lavarvi con il mio Sangue che stavo versando.Sotto quel peso, la mia veste si univa, appiccicata, alla mia carne straziata e la mia spalla cominciò ad aprirsi lasciando affiorare le mie ossa.La corona di spineche penetrava nel mio capo sprofondava in quel legno già intriso del mio Sangue.Mentre mi incamminavo, spronato da bastoni e tirato da funi, pensavo a mia Madre: ne sentivo il respiro, il pianto, il dolore.Anche voi, quando vi incamminate per le vie dolorose, invocate la Madre, vostro sostegno, vostra forza.

 III^ Stazione 
LA PRIMA CADUTA

 Il mio percorso ha inizio. Oppresso dal peso della Croce e soppresso dagli insulti dei carnefici; tirato con corde e spinto con bastoni e lance; strattonato dalla folla, arrivò, violenta, la mia prima caduta. Dovevo aver percorso soltanto pochi metri. La corona di spine rotolò, sobbalzando fino a fermarsi in un pantano di terriccio inzuppato d’acqua e liquami. Pensavo di essermene liberato, ma mani svelte e sudice, me la riconficcarono nuovamente. Il boato delle voci arrabbiate e maledicenti delle guardie si inasprì, dovendo loro alzare la Croce sotto la quale ero rimasto schiacciato. Questa fu la mia prima caduta.Voi, ne meditate soltanto tre. In realtà, Io giunsi in cima al Monte, con il corpo più a terra che curvo sulle mie gambe. I miei passi erano corti e costretti dalle catene. Ad ogni mia caduta sentivo gli Angeli che mi aiutavano a risollevarmi, ma non potevano sostenere e portare la Croce al posto mio. Il portare la Croce, era compito mio.Ogni mia caduta permette a voi di rialzarvi dal peccato. Invocate il vostro Angelo custode perché vi aiuti a rialzarvi e vi sostenga nelle cadute della vostra vita.Questa mia prima caduta aumenti lavostra fede. Chiedete l’aiuto a mia Madre: la sua, fu una fede luminosa in un totale abbandono al Padre mio. 

IV^ Stazione 
L’INCONTRO CON MIA MADRE 

La Madre mia amatissima e addoloratissima, sempre l’avvertivo al fianco mio durante quel mio Calvario. Soffrivo anche pensando e sentendo il suo soffrire. Poi, quasi all’improvviso,come in una visione, realmente la incontrai.Fu un attimo lungo come l’eternità e breve come un battere di ciglia. In quell’istante, troppo lungo per il dolore che con me provava e troppo corto per l’amore che uguale al mio emanava, mi parve come tornare rinchiuso nel suo Grembo di luce e di pace. Io, quasi dissanguato, ormai,sentivo ripulsare le vene del suo sangue purissimo di Madre: fu una trasfusione d’amore.I miei occhi erano ricoperti di poltiglia, i suoi,velati da dense lacrime.Fece in tempo a dirmi soltanto: “Figlio mio, Dio mio”.Mi diede forza con le parole del suo silenzio, mi annientò il suo dolore.Una spada le fu preannunciata e ora il suo Cuore, come il mio, sanguinava.Quando mi contemplate Crocifisso, chiedete alla Madre mia che vi doni i suoi occhi; quando mi volete dire qualcosa, chiedete la sua bocca; quando mi volete staccare dalla Croce, chiedete le sue mani; sempre chiedete l’Amore di mia Madre.

V^ Stazione 
AIUTATO DAL CIRENEO

 Lo strazio che mia Madre provava mi stracciava il cuore. Soffrivo anche per il suo patire. La Croce mi schiantava le membra, il ricordo di mia Madre mi schiantava l’anima.Mi ritrovai, ansimando, bocconi, col volto verso terra: il cuore mi sobbalzava fino a scuotere le catene. Fu allora che i miei aguzzini temettero che non sarei arrivato vivo alla meta della crocifissione. Non dovevo morie per via.Requisirono prepotentemente Simone, uno straniero della Cirenaica, che tornava pacifico dal lavoro nei campi con i suoi tre figli.Fu obbligato a portare la Croce:la mia Croce divenne anche la sua. I suoi giovani figli piangevano per la separazione dal padre e temevano perla sua vita. Mentre mi rialzavo lo fissai con amore. Simone si acquietò come un agnello, non mi toglieva lo sguardo di dosso. Sentivo che già mi stava amando e amava anche la mia Croce. Fu l’inizio della sua conversione. La sua ripugnanza all’imposizione della mia Croce, si trasformò in dolorosa compassione. Se il bacio di Giuda fu il primo di tanti baci traditori, quello di Simone il Cireneo, fu il primo atto d’amore a cui seguono tanti gesti nascosti e silenziosi, ma così efficaci nel sostenere la mia Croce.Ogni volta che portate aiuto ad un vostro fratello, con amore, togliete una spina dal mio Cuore, alleviate il dolore al Cuore di mia Madre.

 VI^ Stazione
 UNA DONNA MI ASCIUGA IL VOLTO
  
Io, Figlio di Dio e Dio Io stesso disceso dal Cielo per sollevare l’uomo e per ridare all’uomo caduto nel peccato la sua dignità, dopo essere stato sollevato dall’uomo di Cirene, una donna rende meno indegno il mio volto. Se il cordone di protezione del mio corteo si ruppe per obbligare Simone di Cirene a portare con me la mia Croce, una donna di Gerusalemme rompe il cordone di protezione per venirmi incontro.Dopo lo sguardo dolcemente penetrante e amaramente tenero della Madre mia, un’altra donna compie un gesto d’amore.Non fu facile per lei seguirmi nei miei spostamenti. Amava ascoltarmi, in disparte e nel nascondimento. Aveva meditato a lungo la mia Parola e ora vuole metterla in pratica e testimoniarla.Incurante della folla e lottando contro la feroce trincea del potere terreno, mi allungò un velo. Me lo passai sul volto: avvertii la carezza soave di Maria e il bacio paterno di Giuseppe di ogni seraquando,fanciullo, mi addormentavo nel Seno del Padre mio.A voi è stata affidata una lama. Può essere tagliente ed uccidere. Può, se passata e resa incandescente dalle fiamme dell’amore, rimarginare le ferite. Siete stati creati liberi. Mia Madre vi ha detto che la vostra libertà è la vostra debolezza. Ricorrete al suo aiuto materno per rimarginare le ferite ed essere velo che dona dignità a chi è senza volto. 

VII^ Stazione
 LA SECONDA CADUTA 

Anche l’aiuto di Simone, uomo forte e abituato alla fatica, non basta a sostenere la Croce. Io tremavo dalla febbre, lui barcollava come fosse ubriaco. I nostri piedi siaccavallarono e cademmo rovinosamente entrambi. Anch’Io cado insieme all’uomo. Avrei voluto lasciarmi abbandonare alla morte, ma non avrei compiuto il volere del Padre e non avrei compiuto ogni cosa. Schiacciato come sotto una macina, Simone mi guardò: i suoi occhi parlavano, anzi, urlavano e mi spronavano a reagire. Io, venuto al mondo per sollevare l’uomo dal suo peccato, vengo nuovamente spronato da un uomo a rialzarmi. Anche questo ho provato in questa mia via del dolore. Sì, anch’Io ho bisogno del vostro aiuto. Ogni volta che, esausti, imbevuti dal dolore, pentiti di aver toccato la polvere, con la faccia stravolta dal vostro peccato, vi trascinate al confessionale, il perdono che vi rialza per un nuovo cammino, risolleva anche me. Concedere il perdonoè per me gioia; è la gioia del pastore che si riappropria della pecora smarrita, è la gioia del Padre misericordioso che abbraccia il figlio depravato,correndogli incontro. E’ il riconoscervi peccatori pentiti e bisognosi della mia Misericordia che mi dona la forza di raggiungere la cima per attirare tutti a me.Chiedete sempre alla Madre mia la grazia di una sincera Confessione e di una piena contrizione. Lei è la tutta Misericordiosa. Questa mia caduta è la vostra speranza.

 VIII^ Stazione
 INCONTRO LE DONNE IN PIANTO 

Si deve continuare. Un ultimo, straziante sforzo. Sento che il Padre mio mi sostiene. Non mi sento solo anche se morso dalla sofferenza, anche se tutto sta crollando. E’ il pever’uomo accanto a me, che con me e per me, mi sta dando tutto di sé, a farmi sentire la vicinanza e l’Amore del Padre.L’umanità che è in me è ridotta a una traballante fiammella esposta alle intemperie; ma la divinità e l’amore che sono in me, superano il dolore, il male, le piaghe.In quell’ultimo, aspro pezzo di strada, si fa vivo e forte il lamento e il pianto di un gruppo di donne. Erano donne abituate a drammatizzare ai funerali. Ora però, non stanno recitando, piangono lacrime sincere e soffrono per me. Non so dove ho trovato la forza di parlare loro. Non volevo che si disperassero per me, piuttosto preferivo che si preoccupassero dei mali del mondo. Nei volti di quelle donne rivedevo e ricordavo tutte le donne che avevo incontrato nei miei tre ultimi anni.Dalla suocero di Pietro, alla povera donna che aveva donato l’unica sua monetina al Tempio; dall’emorroissa che toccò il lembo del mio mantello,all’adultera non lapidata; da Marta e Maria, alla vedova di Nain cui avevo riportato in vita il figlio morto.Quest’ultima mi commosse fino alle viscere: in quell’incontro pensavo a mia Madre, a quello che sarebbe accaduto anche a lei e che ora, stava per accadere.Alle mamme che piangono i figli morti nella carne, o quelli vivi ma morti dentro, dico: “Non piangete, invocate e imitate mia Madre. Rimanete con lei ai piedi della Croce: riceverete la guarigione del cuore e grazie particolari”

 IX^ Stazione 
LA TERZA CADUTA 

Ancora qualche metro, pochi passi. Manca poco, quel poco che basta per cadere nuovamente. E’ la caduta più dolorosa. Stroncato nel corpo e straziato nello spirito, urto rovinosamente a terra col volto che sprofonda fra i duri sassi. Simone viene allontanato, picchiato e oltraggiato. La sua croce inizia soltanto ora. Avevo sempre parlato del chicco di grano che deve morire nel profondo terreno per dare il suo frutto e venire alla luce. Mi sentivo ridotto ad un piccolo seme sprofondato nel buio. Come il mio Cuore, così il cielo si appesantisce di nubi scure che si rincorrono sospinte da un vento tempestoso.Vengo rialzatoe sostenuto come un sacco pesante da buttare a mare; vengo trascinato e sbattuto accanto a due uomini che lanciano grida sgraziate e feroci.Insieme al Cireneo vengono allontanati anche quelli che non servono più. Il percorso, la mia via così dolorosa era terminata. Altri percorsi dolorosi mi attendono.Penso a mia Madre, non la vedo, ma la sento così vicina. Quanto amore mi ha donato. Ora, avvertivo tutto l’amore che la Madre mia mi ha voluto. Se non avessi avvertito questo suo amore, sarei già morto.Questa caduta riversi su voi tutto l’amore che mia Madre ha avuto per me. La vostra fede senza l’amore, senza le opere per amore mio, muore. 

X^ Stazione
 MI VENGONO TOLTE LE VESTI 

La morte in croce condanna l’uomo a salirvi nudo. I brandelli a cui erano ridotte le mie vesti, vengono strappati con violenza, così da ridurre in brandelli anche quella poca carne rimasta intatta nella flagellazione. Tutto mi viene tolto. Sono ricoperto soltanto dalle mie piaghe e sono rivestito soltanto dal mio sangue. Sentivo nel cuore la preghiera di supplica della Madre mia, rivolta al Padre, perché venissi ricoperto. Prima che la preghiera della Madre mia addolorata terminasse, già il Padre mio l’aveva esaudita.Un giovane, indignato e puro, mi gettò un velo che avvolsi ai fianchi. Oltre alla veste mi tolsero la tunica che la Madre mia dolcissima aveva tessuto per me; era un pezzo unico, inconsutile.Da sempre questa tunica, senza cuciture, rappresenta per voi la mia Chiesa.Gli sgherri non se la sono divisa, ma giocata ai dadi. L’anno tenuta unita. Quello che non hanno compiuto i miei aguzzini, è stato fatto nei secoli dagli uomini, uomini che dovevano tenere unita la mia tunica, la mia Chiesa.E’ la mia Chiesa strappata a farmi sentire nudo e che mi fa perdere la dignità; è la mia Chiesa divisa a farmi spargere gli ultimi fiotti di sangue.Con mia Madre, accanto alla Madre della chiesa, rimarginate le ferite con la preghiera.Con mia Madre, rivestite la mia Chiesa lacerata, con le opere di carità.Con mia Madre, uniti a lei, riunite la mia Chiesa, la mia tunica, il mio Corpo.

 XI^ Stazione
 INCHIODATO ALLA CROCE

 Dopo tanti schiacciamenti e dopo tanto peso di Croce portato, mi adagio su quel mio altare, patibolo di Redenzione.Allargai le braccia: Io stesso sono Croce.Aprii gli occhi rivolti verso l’alto: Io stesso sono Cielo.Balbettai con la bocca una preghiera al Padre mio: Io stesso sono Parola.Le mie ossa le sentivo sgretolare, ridursi in briciole come sabbia che si posa sul fondo del mare, così Io mi posai sulla mia Croce.Ripresero le sofferenze umanamente insopportabili. Mi tirarono le braccia e i piedi a misura di Croce. Urlai: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?Io stesso sentivol‘abbandono di un amore inesorabile per ciascuno di voi. Su quella Croce, dopo che la stessa Croce fu sopra di me, sentivo che nessuno aveva e avrebbe sofferto come me e che nessuno era morto e sarebbe morto come stavo per morire Io, perché Io sono la Vita stessa.Nel mio Spirito nasceva in me la consapevolezza che nessuno era stato e sarebbe stato punito come peccatore , come lo sono stato Io, perché Io sono senza peccato alcuno.Io, puro e ricolmo d’amore traboccante come Dio, venivo gravato di pesi, di dolori, di odio, per sollevare l’uomo caduto.Io su quella Via dolorosa sono andato sulle tracce della pecora smarrita per salvarla e per sollevarla.Io, come un agnello che viene sacrificato innocentemente e inconsciamente, consciamente mi faccio sacrificioproprio perché innocente e puro. Innalzano la Croce. Uno sconquasso trema la terra e le mie viscere sobbalzano come quelle di una partoriente.E’ lo stesso dolore di mia Madre che, solo ora soffre i dolori di un parto universale.Invocatela e confidatein lei, per ogni creatura. 

XII^ Stazione 
MUOIO SULLA CROCE 

Ecco il mio trono. Eccomi finalmente incoronato Re. Nato in una stalla fredda e buia, vivo gli ultimi momenti miei terreni, appeso ad una Croce, sospeso fra Cielo e terra.Vedo tutti e tutto da qui, ma il mio cuore è sprofondato e sospinto verso il baratro e il buio. Non posso alzare nemmeno il capo verso il Cielo, il mio Cielo: la corona di spine me lo impedisce. Il dolore è lancinante, il respiro è affannoso, cerco di rallentarlo perché ad ogni movimento del petto, le braccia sembrano staccarsi.Per pronunciare qualche parola devo puntare i piedi, ma le gambe non le sento più: sento solo come un fuoco che sale da quel benedetto chiodo.Più aumenta disperatamente il dolore,più aumenta il mio già sconfinato amore per voi. Sento la morte vicina. Voi vedete la morte come un fatto. Io vivo questa mia morte, come un segno d’amore per ciascuno di voi.Ho sete, ma non bevo: ho sete di anime. Ho una Madre che fra un po’ rimarrà orfana di Figlio: le dono ogni figlio che vorrà essere suo. “Figlio, ecco tua Madre”. Lo dico anche a voi ora. Giovanni la prese con sé, e voi?L’Angelo salutò la mia dolcissima Madre chiamandola“Piena di grazia”. Più che un saluto era una profezia. Ora, sotto la Croce, la Madre mia è pienamente ricolma di Grazia. Giovanni, ognuno di voi, siete questa grazia per lei.Vedo il Paradiso, il Padre mio mi mostra già il mio volto radioso di luce e di Risurrezione.“Oggi sarai con me in Paradiso”. Voglio entrarvi,ritornare al Padre mio, non da solo, ma con un malfattore pentito. Entro, faccio ritorno al Cielo con ciascuno di voi.Rimanete uniti alla Madre mia: è lei la porta del Cielo.Chi crede in me, non muore. Vi attendo: Io sono la vera Vita, la Luce piena


 XIII^ Stazione
 DEPOSTO DALLA CROCE 

Dalla Croce non si scende che da morto. Al momento del mio ultimo, profondo sospiro, mi sentivo sorretto dalle braccia del Padre mio. Morii, abbandonandomi totalmente a Lui.Il Centurione romano, a piene mani, trafisse il mio Cuore con una lancia. Il giovane soldato aveva una grave malattia agli occhi che, a sua insaputa, in breve tempo lo avrebbe portato a completa cecità. Dal mio Cuore trafitto, scaturì,abbondante,un fiotto di Sangue misto ad Acqua, violento e placido insieme. Violento da bagnare entrambi gli occhi del Centurione che guarì all’istante, placido da arrecare serenità, pace e calma interiore al suo cuore turbolento.Il Sangue e l’Acqua che zampillò come feconda sorgente di Misericordia aveva aperto gli occhi a chi, fino a qualche momento prima mi aveva maltrattato, ma ancor più, aveva aperto il suo cuore alla fede in Me, suo Salvatore e Signore.Con estrema delicatezza, Giuseppe e Nicodemo, mi fecero scivolare dalla mia Croce. Longino, così soprannominarono il Centurione, mi prendeva dalle mani degli altri due per posarmi sulle ginocchia della Madre. Morto, mi sentivo rinascere.La Madre mia non mi lasciò seppellire finché non mi ebbe lavato, pulito, e profumato. Baciava ogni mia piaga e ad ogni bacio avvertiva, in cuor suo, che quelle erano piaghe che non sarebbero imputridite. Con le sue mani sante e pure mi chiuse gli occhi e sentiva il calore della loro luce.Mi chiuse anche la bocca e sentiva le mie parole d’amore per lei.Baciò,infine, il mio costato trafitto e sentiva che fra non molto avrebbe ripreso a battere, a palpitare, a pulsare tutta la Misericordia contenuta nel mio Cuore senza misura d’amore per lei e per ciascuno di voi.Lasciate baciare, anche voi, le piaghe e le ferite vostre dalla Madre mia Misericordiosa. 

XIV^ Stazione 
NEL SEPOLCRO


 La Madre non mi abbandonò mai: se avesse potuto, mi avrebbe deposto nel suo Grembo ancora e per sempre vergine. Un altro sepolcro, come il grembo della Madre mia e, da ora anche vostra, mi attendeva intatto, mai occupato da alcuno. La Vergine santissima mi teneva la mano sul volto e seguiva il lento cadenzare dei passi piangendo in silenzio versando sul mio petto lacrime di luce: ero morto, ma sentivo il calore della sua mano e mi riempivo della luce delle sue lacrime radiose.Non rimasi mai al buio. Un ultimo bacio mi diede la Madre, quando dovettero staccarla a forza da me. Fu allora, in quel momento che provò i dolori del parto di una donna; fu allora e solo allora che avvertì la separazione nostra come di un taglio ombelicale che mai era avvenuto prima. L’amore emanato da mia Madre, il calore profuso dalla sua mano benedetta e santa e la luce delle lacrime sue silenziose, tutto fu accolto e raccolto dal Padremio che, con l’ausilio di una infinita schiera di Angeli purissimi, trasformò in una luce potentissima pari soltanto a quella scaturita la notte di Betlemme. In quella Santa Notte, la Vergine ebbe un parto di luce miracoloso durante un’estasi di profonda preghiera.Anche ora, come quella notte, la stessa intensa luce soperchiò la pietra di questo sepolcro vergine e intatto per farmi ritornare fra le braccia del Padre mio e Padre vostro Misericordioso.Anche voi vivete nella luce, alimentatevi di luce, irradiate luce ad un mondo senza luce.

 LA RISURREZIONE 

Sono Risorto, sono vivo e vivo in mezzo a voi.Come potrebbe un morto dirvi queste cose? Come chi crede in me non muore, così Io sono vivo in mezzo a voi perché Io e il Padre mio siamo una cosa sola: Io ho creduto in Lui. Io ho vinto la morte. Ma la vittoria presuppone una lotta, una battaglia. La mia agonia al Getsemani, la mia Passione è stata una dura battaglia, una lotta tremenda sostenuta solo per amore vostro e in abbandono al Padre.Per arrivare alla Risurrezione, per vedere la luce, occorre combattere. Voi siete deboli perché la vostra carne prevale sul vostro spirito. Soltanto quando il vostro spirito avrà padronanza sulla carne e sulla vostra misera umanità, anche voi risorgerete.Per affrontare la lotta contro satana, Io vi ho lasciato le armi: usatele.Senza le armi dei miei sacramenti, senza la mia presenza viva e potente nell’Eucaristia, senza amore per me e per i fratelli, non potete fare nulla. Il nulla è già morte, ma Io sono morto per voi, dopo aver percorso una Via Dolorosa perché siete preziosi ai miei occhi. Non perdetevi, cercate la mia Luce: la troverete sempre accesa nel luogo mio nascosto nel tabernacolo. Là Io vivo e vi attendo.La Madre mia, la notte del sabato, volle ripercorrere la via della mia Passione. Nel mezzo della notte che si affaccia alla luce della Domenica, arrivò al Calvario per baciare il luogo profondo del mio vivere e del mio morire. Le apparvi in visione, nel segreto del suo Cuore trafitto. Era bella come la notte di Betlemme, la illuminava la stessa luce, l’animava la stessa fede. Non dimenticate la mia Passione: non potreste gustare la mia Risurrezione e viverla.Sono Risorto, sono vivo e vivo in mezzo a voi.

 La Via Crucis sul Krizevac-Quaresima 2015 -scritto da Virgilio Baroni per www.guardacon.me