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domenica 24 settembre 2023

"Noi siamo molte volte egoisti nelle nostre preghiere..":- P. Slavko Barbaric (da leggere)


Padre Slavko:

« Cari figli, vi invito di nuovo alla preghiera col cuore. Se pregate, cari figli, col cuore, si scioglierà il ghiaccio dei vostri fratelli e scomparirà ogni barriera. La conversione sarà facile per tutti quelli che vorranno accoglierla. Questo è un dono che dovete implorare per il vostro vicino ». 

In questo messaggio la Madonna ha ripetuto tutto quello che ha detto fino ad oggi. Per esempio, se dice: « Vi invito di nuovo alla preghiera col cuore » allora è molto importante la preghiera. Voi sapete che domanda il Credo, 7 Padre, Ave, Gloria, il Rosario intero, leggere la Bibbia e partecipare alla Messa il più spesso possibile, confessarsi: tutto questo è sul livello della preghiera.
Ma noi sappiamo anche dal Vangelo che la preghiera non vale niente se non si prega col cuore.
Ma come si prega col cuore? Col cuore si può pregare se si continua a digiunare; io non posso dire che senza digiuno non si può pregare, ma posso dire che col digiuno si prega più facilmente col cuore e si prega proprio come vuole il Signore.
Sapete che Gesù ha giudicato uno che diceva: « lo prego, do l'elemosina, digiuno due volte la settimana e sono migliore di quello là nell'angolo ». Gesù ha detto: « Tu hai già ricevuto la tua ricompensa. Sei diventato migliore degli altri e basta ». Ma questo non era lo scopo del digiuno e della preghiera: lui si è fermato. Il digiuno e la preghiera, se si fanno col cuore non ci fanno migliori degli altri, ci fanno servi nell'amore per gli altri e ci portano più vicini al Signore. Questo è il senso: la preghiera e il digiuno per noi sono la via, non lo scopo. Per esempio, se avete digiunato venerdì, alla sera non dite: « Guarda, io ho digiunato; guarda, come sono forte »: questo non è lo scopo. Lo scopo è forse anche sentirsi debole, anche aver fame e dire: « Mio Dio non ce la faccio più ». S. Paolo ripete molte volte: « Nella debolezza ho sentito la forza della Grazia ».
La conversione sarà facile per tutti quelli che vorranno accoglierla.
Questo è un dono che dovete implorare per il vostro vicino », allora non digiunate per dire: guarda, lui non digiuna. Se io ho gli occhi non posso dire a un cieco: tu non hai gli occhi. lo posso dargli la mano ed aiutarlo ad andare avanti. Questo è il senso: farsi servo.
Allora pregate col cuore. Non si può dire: « Adesso io comincio a pregare col cuore », come una mamma non può dire al suo bambino: « Adesso tu devi fare il primo passo ». Si educa per il primo passo, per il secondo, per camminare: così anche per questa preghiera col cuore, come anche il crescere di un fiore. Se guardi come cresce non vedrai mai niente, se lo lasci crescere vedrai che diventa più grande. Così voglio dire di aver pazienza con se stessi, con gli altri, pregando, digiunando e lasciandosi anche guidare.
Di nuovo è una grande cosa quando la Madonna dice, conferma, che tutti questi messaggi sono nel Vangelo. È un dono che deve essere implorato per me stesso, ma anche per il nostro vicino.
La Madonna, soprattutto attraverso Mirjana, più volte ha detto: « Pregate per la conversione degli atei ». E io, secondo la mia esperienza e quella che altri sacerdoti mi dicono, credo sicuramente che molti pregano per le intenzioni della Vergine, per la conversione, preparano un cuore nuovo da per tutto. Quando comincio a parlare di Medjugorje tutti stanno attenti e sono già pronti a pregare, a digiunare: perché? Forse perché tanti pregano per le intenzioni della Vergine, per la conversione. E la Vergine, come madre, dà a tutti.
Un sacerdote anglicano americano che era qui un mese fa mi ha detto: « Per caso sono arrivato a Medjugorje. Tu sai che nella nostra Chiesa la Madonna non ha un gran posto, forse nessuno, ma io ho parlato con i miei parrocchiani e subito volevano pregare ». Lui adesso ha più di trenta gruppi che pregano il Rosario: anglicani, protestanti, anche alcuni buddisti e atei. Essi sono arrivati quando hanno sentito che una Vergine, che si presenta come la Regina della pace, chiede la preghiera e il digiuno per la pace. Ha detto: « lo ho nel mio gruppo anche degli atei: non so se pregano, in ogni modo si sono dichiarati così ». Questi sono tutti i segni, le grazie, che la Madonna e il Signore danno per il « vicino » se questi ha sentito il messaggio e segue quanto può. Naturalmente noi restiamo sempre liberi, davanti a tutte queste cose, davanti all'invito del Signore. Ad ogni modo, se si prega, le barriere scompariranno più facilmente.
Una cosa molto importante se qualcuno si interroga ancora sull'autenticità delle apparizioni. La penultima volta la Madonna nel messaggio ha detto di fare attenzione perché il diavolo vuole distruggere le cose. Ha detto il nome « diavolo » nel messaggio all'inizio di settembre e alcune settimane fa ha detto di fare attenzione che il diavolo non possa far niente. Subito dopo il messaggio abbiamo avuto nuovi attacchi da diverse parti.
Se si riassume la dottrina dei messaggi sul diavolo si può dire che lui vuole distruggere tutto e se distrugge in un cuore la pace, l'amore, ha distrutto il piano di Dio, perché il piano del Signore non è universale: è individuale, per ogni individuo.
Poi ha detto: « Pregate: una preghiera ardente e l'amore umile lo disarmano ».
Naturalmente pregare ardentemente e amare umilmente non è facile. È anche una grazia. Io mi domando quando ho pregato l'ultima volta la preghiera ardente, quando ho pregato l'amore umile, perché noi siamo molte volte egoisti nelle nostre preghiere: « Dammi questo, dammi quello » invece di pregare: « Dammi l'amore, dammi lo spirito di preghiera, dammi lo spirito dell'abbandono, della preghiera col cuore ». Queste sono le prime grazie per le quali dobbiamo pregare. Noi siamo abituati a pregare per qualcosa, dobbiamo invece chiedere di poter amare, saper perdonare, essere umili...
... Ai gruppi di preghiera si consiglia di vivere l'esperienza di preghiera degli esercizi spirituali proposti dalla Madonna ai giovani del gruppo di Ivan. Il gruppo può andare veloce come l'ultimo, come il più lento: questa è la velocità del gruppo. Si deve fare attenzione, vedere che cosa può fare un gruppo. Se dite a un gruppo: « Dobbiamo incontrarci tre volte » forse non riuscirete. Forse una volta al mese o ogni quindici giorni: ad ogni modo non forzate niente. Vedete e poi guidate.
La Madonna chiede dal piccolo gruppo di Jelena di incontrarsi ogni giorno, ad un altro gruppo ha proposto due volte la settimana. Anche la Madonna è molto cauta e rispettosa. La prima volta ha domandato un altro giorno. Ha detto: « Domando un altro giorno, perché molti non potevano venire il primo giorno ». Non ha detto: « Perché non venite? Avete promesso... ». Ha detto invece: « Perché molti non possono venire propongo un altro giorno ». E cambia anche i metodi: qualche volta chiede che tutto il gruppo preghi, altre volte che preghino a due a due per conoscersi un po' personalmente.
Se noi fossimo un gruppo di preghiera chi guida potrebbe dire: « Adesso a due a due dite il Rosario, scegliendo qualcuno con cui non si è mai pregato», così ci si conosce meglio, perché se si è in molti il gruppo diventa impersonale, e se si diventa impersonali non si riceve molto. Allora si deve fare attenzione alla dinamica del gruppo psicologicamente. All'inizio la Madonna chiedeva qualche volta di scegliere qualcuno con il quale incontrarsi ogni giorno a bere il caffè, fare una passeggiata, pregare... In Quaresima ha chiesto di scegliere qualcuno del gruppo con il quale fare il cammino spirituale per tutta la Quaresima: incontrarsi con lui anche fuori del gruppo. Questo è molto utile per la crescita spirituale.
(P. Slavko Barbaric - 24 gennaio 1986)

Vangelo del Giorno: "Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi"- COMMENTO

 Vangelo del Giorno



Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchè io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Don Nikola Vucic

La parabola degli operai della vigna ci dice che il vero lavoratore, secondo il cuore di Cristo, è quello che si disinteressa del salario. Che trova la propria gioia nel poter lavorare nella vigna del Signore. Lavorare per il Regno è già un premio.
Nel rapporto con Dio bisogna fidarsi, bisogna evitare di mercanteggiare.
Non possiamo essere veri discepoli di Gesù se non abbandoniamo le logiche umane del calcolo e del tornaconto. Dio è sempre generoso oltre ogni misura con noi. Chi ama davvero non fa calcoli né paragoni, ma gode beato e grato dei doni ricevuti. Ci sono dei cristiani che sono incapaci a considerarsi "servi inutili" ma hanno la pretesa assurda di chiedere conti a Dio. E se Lui chiedesse conti a noi? Come ce la caveremmo?
Comprende l'agire "illogico" di Dio dipende dal posto che ci attribuiamo. Se ci consideriamo gli "operao della prima ora" allora saremo sempre insoddisfatti e gelosi della generosità di Dio. Se invece ci mettiamo tra quelli dell'ultima ora, allora saremo contenti e grati a Dio per tutto

Don Luigi Maria Epicoco

Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci prenda a cuore. Non è possibile vivere questa vita senza essere aiutati a trovare qualcosa che renda significativo il nostro vivere. La parabola che Gesù racconta nel Vangelo di Matteo della XXV domenica del tempo ordinario, tenta di gettare luce proprio su questo struggente bisogno presente nel cuore di ogni donna e di ogni uomo di questo mondo. Dietro infatti l’immagine di un disoccupato che aspetta di essere ingaggiato, è nascosto il dramma di ognuno nel voler trovare uno scopo alla propria vita. Il padrone del racconto non si comporta come un despota affamato di guadagno, ma come un compassionevole uomo che si sente addosso la responsabilità di riempire via via durante la giornata la vita delle persone che incontra: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. E importa poco se man mano che passano le ore la giornata diventa sempre più corta e gli operai rischiano di essere tagliati fuori da qualunque forma di ingaggio. Fino all’ultimo istante utile questo padrone va alla ricerca di chi è girovago e disperato in cerca di qualcuno che gli dia uno scopo, e trovatili li manda a lavorare anche solo per pochi minuti utili. Al momento della paga tutti sono pagati a stipendio pieno, anche coloro che hanno lavorato pochissimo. Ecco che scatta la protesta di quelli che hanno fatto tutte le ore di lavoro. Vorrebbero una maggiorazione nel compenso ma il padrone gli dà ciò che avevano pattuito e rivela una logica incomprensibile per la maggior parte degli uditori: “Il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi»”. Se Dio non usasse questo “ingiusto” modo di distribuire il Suo Amore, chi mai si potrebbe salvare? Infatti l’Amore di Dio non ci chiede di essere perfetti ma di lasciarci afferrare anche quando siamo caduti in basso e magari ormai siamo agli sgoccioli. Se persino il buon ladrone si è potuto salvare all’ultimo istante, allora c’è speranza anche per noi. Ma basta aspettare, è ora di lasciarci ingaggiare (convertirci).


COMMENTO AL VANGELO 
del Card. Angelo Comastri (video)👇



Parole del Santo Padre
Con questa parabola, Gesù vuole aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Si tratta di lasciarsi stupire e affascinare dai «pensieri» e dalle «vie» di Dio che, come ricorda il profeta Isaia, non sono i nostri pensieri e non sono le nostre vie (cfr Is 55,8). I pensieri umani sono spesso segnati da egoismi e tornaconti personali, e i nostri angusti e tortuosi sentieri non sono paragonabili alle ampie e rette strade del Signore. Egli usa misericordia – non dimenticare questo: Egli usa misericordia –, perdona largamente, è pieno di generosità e di bontà che riversa su ciascuno di noi, apre a tutti i territori sconfinati del suo amore e della sua grazia, che soli possono dare al cuore umano la pienezza della gioia. Gesù vuole farci contemplare lo sguardo di quel padrone: lo sguardo con cui vede ognuno degli operai in attesa di lavoro, e li chiama ad andare nella sua vigna. È uno sguardo pieno di attenzione, di benevolenza; è uno sguardo che chiama, che invita ad alzarsi, a mettersi in cammino, perché vuole la vita per ognuno di noi, vuole una vita piena, impegnata, salvata dal vuoto e dall’inerzia. Dio che non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, del nostro Dio che è Padre.

sabato 23 settembre 2023

Cristian Filice è guarito dalla SLA dopo un pellegrinaggio a Medjugorje - 23 settembre 2013

 




IL servizio andato in onda nel 2013 

VIDEO INTERVISTA  FATTA  A CRISTIAN   DALLA RAI (clicca qui per vederlo) 👇

https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-cc1deace-34b1-4488-be15-2622e7f76022.html?fbclid=IwAR0iAxMV-hNKp7lENafNxHmyJlzXFg9Nf0pbneQy5Mg8Y-Kg3bMiytjuHBI


...oppure puoi ascoltare questa più dettagliata👇





“HO SENTITO UNA CASCATA DALLA TESTA FINO AI PIEDI…” CRISTIAN FILICE, GUARITO DALLA SLA DOPO UN PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE


Che Dio sia lodato per le meraviglie che compie per intercessione della Regina della Pace.

Volevamo andare come famiglia, sereni, senza aspettarci nulla da questo viaggio. Era nell’anno della fede (…) la malattia ci ha fatto avvicinare ancora di più alla fede, ci ha fatto capire che la vita è un dono, la vita è bella.
Sentire la presenza di Dio vicino a me ci ha dato la forza di andare avanti e lottare.
Vicka si è avvicinata, ha fatto l’imposizione delle mani, mi ha abbracciato. Le dissi – sono malato di SLA e sono felice – e le chiesi una preghiera per mia moglie e per mia figlia.
Ho sentito una cascata dalla testa fino ai piedi…
Non abbiamo fatto nemmeno una foto perché eravamo presi dalla giornata, dalla spiritualità…


Ho letto il messaggio… come un’anteprima di quello che doveva succedere… Terminava dicendo che la vita è un dono, cosa che ho sempre vissuto durante la malattia.
Stare là, adorare il Santissimo, ero preso dalle mie preghiere, pregavo per un altro ragazzo… non chiedevo per me, però là ho avuto questa chiamata di salire sul monte, come dove e con chi dovevo salire sul monte. Nel frattempo che sentivo tutta questa descrizione che avevo durante l’adorazione, sapevo che potevo andare sul monte.
Ho detto a Francesca – Domani andiamo sul monte – Ha detto – Sei malato di testa… Mi toccava le gambe, le gambe congelate… E’ stata una notte bella e non ho attaccato il respiratore… Aspettavo l’alba, il mio nuovo giorno che coincideva col MIO nuovo giorno.
Arriviamo a Giovedì mattina… Siamo arrivati con la carrozzina ai piedi del monte… Mi sono alzato… Abbiamo iniziato questa salita… Non ho mai dubitato… Sentivo le mani tranquille, belle, gonfie, avevo solo dei problemi a livello respiratorio, ogni tanto ci fermavamo e mi riposavo un po’. Gli altri non capivano nulla di quello che ci stava accadendo.
Siamo arrivati in cima. Anche in quel momento dicevo alla Madonnina – Madonnina mia, ancora sei in tempo, io non mi arrabbio…
Vicka ci ha invitato a stare tranquilli… Non vi preoccupate…
Abbiamo fatto esami diagnostici da cui si vede il danno neurologico e mi hanno detto che si vedeva un notevole miglioramento che in una patologia neurovegetativa come la SLA non avvengono. I medici non avevano una giustificazione su quanto accaduto. Mi hanno chiesto se mi ero sottoposto a qualche tipo di sperimentazione come le staminali… Prendevo solo farmaci palliativi.
Continuerò a fare quello che ho fatto fino adesso, lottare con più forza di prima per i diritti dei malati… Affianco porterò avanti il discorso della fede perché nonostante una malattia così invalidante come la SLA, avendo vicino la presenza di Dio – io ti parlo della mia esperienza – siamo riusciti sempre con più forza e fede…


GUARITO A MEDJUGORJE: L' INCREDIBILE STORIA DEL PICCOLO JOSHUA (con video)


 “Dal buio della disperazione alla luce della speranza”

Testimonianza del papà di Joshua De Nicolò
Mi chiamo Manuel De Nicolò e vivo a Putignano, in provincia di Bari. Io e mia moglie Elisabetta non eravamo cattolici praticanti, ma seguivamo la fede cristiana solo per tradizione.
Nostro figlio Joshua aveva meno di 2 anni quando il 23 gennaio 2009 all’ospedale di San Giovanni Rotondo gli hanno diagnosticato una grave forma di tumore: un neuroblastoma mediastinico neuroblastoma mediastinico tra il cuore e i polmoni, con infiltrazione midollare e metastasi scheletriche. In prativa si trattava in tutto di ben 22 tumori.



Durante le cure presso l’oncologico pediatrico di San Giovanni Rotondo, durate 8 mesi, il piccolo si è dovuto sottoporre a 80 cicli di chemioterapie, 17 radioterapie in anestesia generale e un processo di autotrapianto, ovvero 11 chemioterapie in 4 giorni. Ma, ciononostante, i medici davano a nostro figlio poche speranze di vita, sembrava questione di settimane o forse di giorni.

Così, presi dalla disperazione più nera, pensammo di portare Joshua a Lourdes, l’unico santuario mariano che conoscevo.
Ma un giorno, mentre eravamo a San Giovanni Rotondo, e in un momento di disperazione io mi recai nella cripta di Padre Pio gli chiesi a muso duro: “Perché proprio a mio figlio? Dammi un segno per tornare a sperare”.


Poi tornai all’ospedale e mentre camminavo per il corridoio del reparto si accese improvvisamente il monitor di un computer che aveva come sfondo l’immagine del viso della Madonna. E’ stato come un flash che mi ha turbato profondamente. Quando sono entrato in camera ho trovato mia moglie Elisabetta che mi ha raccontato che Joshua non voleva dormire e che grazie a delle canzoni mariane aveva trovato serenità e calma. Ci informammo sulle musiche che avevano fatto riaddormentare nostro figlio. Erano canzoni dedicate alla Madonna di Medjugurie.


Noi non sapevamo neanche dell’esistenza di un paese chiamato Medjugorje. Ma la Madonna ci chiamava lì e ci ha dato subito un altro segno. Tra le riviste sparse nella sala d’attesa dell’ospedale c’era uno speciale di “Oggi” in cui parlava della Madonna che appare a 6 ragazzi del posto dal 1981 e dei suoi miracoli di guarigione.
Dopo aver letto questo articolo abbiamo deciso di partire immediatamente. I medici ci sconsigliavo questo viaggio perché Joshua aveva le piastrine sanguigne molto basse, circa 5.000, ma noi eravamo fortemente decisi. Il giorno che siamo partiti misteriosamente le piastrine di nostro figlio sono salite arrivando a 160.000.
Così, a metà del mese di giugno abbiamo lasciato l’ospedale, e siamo tornati a casa. Qualche giorno dopo siamo partiti per Medjugorje: per noi era il viaggio della speranza. Giunto a Medjugorje, già appena sceso dal pullman, Joshua sembrava attratto misteriosamente ma fortemente da quel luogo santo.
Il bambino, a seguito del tumore non poteva quasi camminare più, ma lì sembrava stare un po’ meglio. Il 2 luglio 2009, nelle prime ore del mattino, ci siamo recati ai piedi della Croce Blu dove ci avevano detto che sarebbe apparsa la Madonna.
Alle ore 8 del mattino è stato portato su in braccio da Paolo Brosio, noto giornalista televisivo, che peraltro rischiava di scivolare sul quel sentiero sassoso a causa del fango accumulatosi per la pioggia.
Brosio ha fatto sedere Joshua proprio vicino alla Croce Blu dove alle ore 9 la veggente Mirjana ha avuto l’apparizione della Madonna. Dopo l’apparizione, con nostra grande sorpresa, il bambino ha cominciato a stare ancora meglio, sembrava non avvertisse più dolore.
Ma la sorpresa e la gioia più grande l’abbiamo avuto quando siamo tornati a casa.
Gli esami clinici evidenziarono infatti che 19 tumori, sparsi per tutto il corpo, erano scomparsi e le metastasi alle ossa erano completamente cicatrizzate. Restava solo il neuroblastoma dietro ai polmoni, la cui massa tumorale peraltro si era ridotta da 7,5 cm e 3 cm. Si poteva quindi tentare di asportarlo del tutto.
Ma i medici di San Giovanni Rotondo e anche quelli di Milano non hanno voluto effettuare l’operazione di asportazione del neuroblastoma ritenendola troppo difficile e rischiosa. Io ed Elisabetta non sapevamo più a chi rivolgerci.

Ma inaspettatamente un uomo misterioso e una donna sconosciuta ci hanno consigliato con molta determinazione di far eseguire l’operazione a Firenze. I medici, da noi interpellati, si sono dichiarati disponibili.
E così, il 17 novembre 2009 abbiamo portato Joshua a Firenze dove è stato sottoposto a questo difficile e delicato intervento chirurgico di asportazione del neuroblastoma.
L’intervento è perfettamente riuscito e anzi i medici dicono che in un certo senso è stato esso stesso un miracolo perché si è svolto in modo inspiegabile: è durato infatti meno di 1 ora mentre si prevedeva una durata compresa fra le 4 e le 6 ore, e poi dopo l’intervento il bambino doveva passare alcuni giorni in rianimazione e invece c’è rimasto meno di mezz’ora perché si è svegliato subito e ha cominciato a respirare senza problemi, dunque ben oltre ogni più ottimistica previsione. Per noi questo intervento è stato un secondo miracolo.
A Medjugorje la veggente Mirjana ci ha invitato a testimoniare sempre la nostra esperienza per aiutare coloro che hanno perso la speranza, per i non credenti e per chi frequenta la Chiesa per tradizione e non per fede. Ed è quello che proviamo a fare.
Vorrei concludere dicendo che ognuno di noi ha la sua croce e spesso si sente solo e abbandonato. Ma se ti affidi a Dio e alla Madonna di sicuro prima o poi accadrà qualcosa che non ti aspetti e che dal buio della disperazione ti porterà alla luce della speranza.

Quando muore San Pio le stimmate scompaiono: 23 settembre 1968

 



Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.

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Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna. Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Vuole partire missionario per terre lontane, ma Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale. Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni. I medici gli danno poco da vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge la propria forza dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici, subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose, può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra. Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In quest’ultimo caso i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà,la pazienza, il silenzio,la purezza,la carità.“Vorrei avere una voce così forte – diceva - per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia. Quella di Padre Pio è veramente una “clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così:“Se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi - è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.

Autore: Maria Di Lorenzo

venerdì 22 settembre 2023

"Mi sentivo vicino alla morte. Il pensiero del suicidio prendeva sempre più colpo" - Testimonianza di suor Emmanuel

Data di nascita: 22 settembre 1947
OGGI E' IL SUO COMPLEANNO ... Auguri!!!



Suor Emmanuel (la sua conversione)
La mia storia ebbe inizio nel pensionato per ragazze quando, all'età di quindici anni, iniziai ad interessarmi
di astrologia e spiritismo. Alcune delle mie amiche non prendevano iniziative senza prima chiedere informa-
zioni alle stelle, alla cartomanzia o agli spiriti, attraverso la tiptologia. I miei genitori e le religiose del buon
istituto cattolico non avevano alcuna idea di come passavamo il nostro tempo libero.
Nella mia vita decido io Da buona ragazza cattolica conoscevo il catechismo, anche il vangelo mi era familiare ma non ricordo di aver mai sentito parlare nella mia infanzia né durante la mia adolescenza, che la bontà di Dio avesse un piano per la mia vita. Anzi avevo anche un 'immagine spaventosa di Dio, fattami dalle pratiche spiritialle quali partecipavo con una certa ingenuità. Nel mio subconscio avevo sviluppato un meccanismo di rifiuto di questa idea. Fin dal mio diciassettesimo anno ero decisa a scegliere da sola quale indirizzo intraprendere per la mia vita, perché ero convinta: se mi abbandonassi ai piani di Dio, la mia vita sarebbe una via crucis e finirebbe in una grande depressione.



Ogni volta, quando in mia presi parlava della volontà di Dio, era per me una sofferenza. Mi sembrava di ascoltare solo giudizi come: “Non ha nemmeno trenta anni ed è già vedova, ma se è la volontà di Dio, Egli le darà la forza di portare la croce”, o: “E' una persona carina, però ha una malattia grave e le restano solo due mesi di vita; ma è la volontà di Dio, preghiamo per lei”, oppure: “Ha avuto un bambino che purtroppo è sordo..., ma se è la volontà di Dio, bisogna accettarlo”. All'età di venti anni cercavo una via d'uscita da questo buio e da questa sofferenza. Perché ero al mondo? Non ebbi risposta da nessuna parte.*

A 24 anni, Emmanuelle sognava di aprire un piccolo negozio a Parigi, dove vendere lavori femminili e gioielli provenienti dall'India, Come le era venuta in mente questa idea? Da anni era alla ricerca dell'operato dello Spirito Santo. Voleva viverlo 'come nei tempi degli apostoli' e desiderava incontrare dei testimoni vivi del Vangelo, come San Pietro o San Paolo. Fece addirittura una promessa a Gesù: 'Appena troverò tali apostoli, lascerò tutto e andrò con loro!', Ma non trovandoli da nessuna parte, almeno qui in Europa, la sua speranza si era rivolta verso l'Oriente, perché si sa che nei paesi orientali si dà molta importanza alla vita spirituale. Con un soggiorno prolungato in India Emmanuelle sperava di trovare lì ciò che cercava. Un giorno incontrò il ministro dell'economia del Punjab, che le consigliò di consultare un buon amico astrologo, prima di iniziare il progetto di lavoro, perché bisognava chiarire se quella impresa sarebbe nata 'sotto una buona stella'. Emmanuelle si faceva spesso pronosticare il futuro e quindi aderì a questa proposta, Già per il giorno successivo venne fissato un incontro con Shri Sharma, un anziano uomo indiano. Egli fece sedere la giovane.

Aveva una lunga barba biondo-giallastra ed era seduto per terra nella posizione di loto su un lenzuolo che, anni prima, doveva esser stato bianco, Dopo essersi informato su nome, luogo e data di nascita di Emmanuelle, prese il `suo' libro della vita dalla sua vasta biblioteca, "Lo conservavo per lei, sapevo che sarebbe venuta ". Con voce monotona, senza sentimento, senza interesse e con uno sguardo penetrante e freddo, cominciò la lettura dei fogli ingialliti, presumibilmente scritti migliaia di anni fa in sanscrito. La giovane europea, guardando il ministro con aria scettica, domandò se quello davvero era il 'suo' libro della vita. Egli la tranquillizzò. Il cosiddetto `illuminato', o meglio l'indovino, descriveva molti particolari della sua vita, dei suoi genitori e dei suoi parenti, nominò una malattia che ella aveva avuto ad un anno di età, che l'aveva portata vicino al-la morte - fatto che sua madre le avrebbe confermato più tardi - e in questa maniera 'leggeva' anno per anno la sua vita. Parlava delle sue pagelle, dei suoi più intimi sentimenti e diceva che tempo prima aveva scelto una determinata facoltà per lo studio, perché allora 'Marte si avvicinava a Giove e Saturno ...'. Poi iniziò a parlare del futuro di Emmanuelle. Egli le faceva comprendere come tutta la sua vita dipendesse dalle stelle, Il libro della vita annunciava prove dure e gravi sofferenze. Ella era sempre più assalita da paura e provava un freddo gelido, Quando l'illuminato' chiuse il libro, era arrivato al suo trentesimo anno d'età, Mentre sceglieva il secondo volume, Emmanuelle disse in fretta: 'No, no, basta.'', si alzò e senza dire altro uscì. "Fino ad allora avevo creduto che lai vita fosse nelle mani di Dio ", scrisse più tardi. "Egli mi aveva chiamato alla vita per amore. Credevo che Egli tenesse in mano Sua il mondo e che infine restasse solo l'amore. Dopo tutto quello che avevo appena sentito, avevo la prova che non è così; erano le stelle a disegnare il mio destino, L'illuminato aveva fatto di me un 'orfana: avevo perso il mio Padre nel cielo. Con molta abilità aveva smontato la mia fede e mi aveva convinto che la mia vita era unica-mente il prodotto di una sequenza impersonale, planetaria. All'improvviso mi vedevo prigioniera di formazioni di stelle lontane, di cui non sapevo nemmeno il nome. La predestinazione pesava come un giogo sulla mie spalle, mi deprimeva e mi faceva paura. Non riuscivo a liberarmene, ero prigioniera del fatalismo ". Iniziò a verificarsi tutto come avevano `previsto le stelle'. Emmanuelle spesso diceva tra sé: "E' così, perché egli ha ragione, egli me lo ha predetto". Nel mio intimo cresceva un cancro spirituale e nascosto. Non avevo più speranza. Avvenivano cose strane: mi svegliavo di notte con una paura terribile e una sensazione di soffocamento. Incominciavo a pronunciare parole di odio, senza motivo, contro le persone, diventavo inap-petente e il mio fisico si indeboliva. Avevo depressioni e sentivo ribellione contro tutto e tutti. Per nove mesi vegetai così. Mi sentivo vicino alla morte, non mancava molto. Il pensiero del suicidio prendeva sempre più colpo . Maria Pia aveva capito in quale situazione disperata si trovava sua sorella, perciò decise di invitarla: "Domani è Pentecoste, vieni con me, ho trovato un gruppo di preghiera carismatico; loro si incontrano per onorare lo Spirito Santo. Vieni, Egli ti aiuterà senz 'altro ". Emmanuelle non ne era per niente convinta e aveva pensieri sprezzanti: "Il tuo Spirito Santo sarà carino, ma non mi può aiutare! ". Maria Pia fece comunque il nome del luogo dell'incontro: Parigi, Rue de l'Assomption. La notte successiva fu l'inferno per Emmanuelle, come descrisse più tardi: "Mi sentivo nelle mani di satana ed internamente distrutta. Quando si .fece giorno, non avevo più alcuna prospettava per la mia vita. Dissi l 'ultima preghiera a Dio. Era certamente una delle più brevi, ma nello stesso tempo più sincera: "Signore, Tu vedi che non posso più vivere, neanche per un giorno, Ti annuncio, oggi la faccio finita. Alle cinque del pomeriggio non ci sarò più! Ecco la mia preghiera del mattino! ". Emmanuelle aveva anche progettato come terminare la sua vita alle cinque. Sembrava che le ore fino al pomeriggio non volessero passare. Nella sua pena, tuttavia, si sentì spinta ad accettare l'invito della sorella. Ricordava precisamente l'indirizzo: Parigi, Rue de l'Assomption (via della Assunzione della Vergine Maria). Quindi decise di andare. AI mio arrivo trovai già trenta persone. Mi sembrava che facessero parte di un altro mondo. Subito mi venne in mente. `Eccoli, gli apostoli che cercavo da anni'. Li vedevo, ma come in un film, troppo tardi! Fra loro e me c'era un abisso insuperabile. Ero già nel mondo dei morti. Ero chiusa lì. Alle cinque non sarei stata più fra i viventi. Loro forse possedevano la luce, meglio per loro. Si fecero poi le 15.30: io me ne stavo apatica e disperata in mezzo a persone felici e guardavo sempre l 'orologio. Le loro preghiere non mi toccavano. La mia fine era vicina, avevo ancora un'ora e mezzo di vita . Verso le 16.00 giunse Andrée, una madre di famiglia, molto semplice. Fra i trenta cattolici era l'unica protestante. Appena si sedette, disse ad alta voce: "Fratelli e sorelle! Fra noi c'è qualcuno che si trova vicino alla morte. Quella persona si è fatta ingannare dal nemico. Ha partecipato a spiritismi ed evocazioni degli spiriti, perciò satana l'ha avvinta. Gesù però ha il potere di liberarla e di donarle una nuova vita. Venga avanti e noi pregheremo per lei ". Tutti erano turbati da quelle parole. Emmanuelle sapeva bene che si trattava di lei. Si irritò e decise di parlare con questa signora dopo la preghiera. Poco dopo le 16.30, la preghiera era finita e Emmanuelle si avvicinò ad Andrée. "Lei ha parlato di qualcuno che è vicino alla morte ... ". "Ah, sei tu! Vieni con noi. Allora, che cosa hai fatto? Tu eri nel regno del nemico, hai frequentato astrologi e un illuminato. Vero? Hai interpellato i morti e hai partecipato a sedute di tiptologia? ". "Sì, l'ho fatto nella mia gioventù, insieme a delle amiche, ma non sapevo ". "Credi in Gestì Cristo? " Poi Andrée condusse la 'votata alla morte' in giardino e la fece sedere su una panchina. Continuò a parlare: "Ti sei messa tu stessa nelle grinfie del nemico. Ti ha legato e ti tortura. Il suo scopo è ucciderti. Credi che oggi Gesù abbia il potere di sciogliere i tuoi legami, perché tu sia libera di camminare nella luce?". "Sì, lo credo! Sai, Andrée, anche se Gesù mi libera, preferisco comunque morire. Perché i demoni hanno fatto talmente tanti danni nel mio cuore, che non posso sopportare questa sofferenza". "Ma se credi che Gesù ha il potere di cacciare i demoni che ti hanno ferita, non credi che abbia anche il potere di guarirti da queste ferite?". "Sì, credo che possa guarirmi!": rispose Emmanuelle, questa volta titubante, perché non era del tutto certa. "E ti impegni a non praticare più questi abomini? Perché, attenzione! Se ricominciassi, ti succederebbe anche di peggio!". Non c'era tempo da perdere. Andrée e i suoi compagni iniziarono a benedire il Signore nella gioia e nella fiducia e chiedevano perdono per i peccati di Emmanuelle. Subito si spezzò il legame di maledizione che quell'indovino induista di Delhi le aveva imposto. Poi, dopo nuove lodi e benedizioni, silenzio. Durante la preghiera, ella non aveva provato nessuna scossa, nessuna emozione nuova, niente. Ma una volta in piedi, si rese conto che la sua sofferenza, la sua angoscia mortale e tutti i dolori erano spariti! Volati via! Gesù era passato davvero…..II mio orologio segnava le diciassette! Avevo un appuntamento con la morte, ma il Dio vivente era venuto a me e non la morte. Sentivo il Buon Pastore accanto a me, era sceso nel mio fossato sordido e mi aveva ti fuori da lì. Sentivo la sua vita scorrere in come un torrente di delizie. Tutto il mio essere era immerso nella gioia di una risurrezione! Quella sera diedi la mia vita a Dio. "Signore, oggi il mio piano era morire. Ma tu hai preso su di te la mia morte e mi hai dato la tua vita. Allora, Signore, questa che mi resta da vivere su questa terra è interamente tua. Prendila!" Mentre tutti ringraziavano lo Spirito Santo per il Suo potente intervento, Emmanuel poté sperimentare l'amore di Dio. "Da quel momento non avevo più timore della Sua volontà. Al contrario, ricevetti la grazia di volerla compiere in ogni minimo particolare. La volontà di Dio vuol dire vita. Lo Spirito Santo mi aveva donato soprattutto il timore di Dio, cioè il timore di dispiacere a colui che si ama. Quella notte dormii come una neonata sul cuore della mamma, e fin dall'indomani iniziò per me una vita tutta nuova " Da "Pro deo et Fratribus" * * * Breve biografia di suor Emmanuel Maillard Nata a Parigi nel 1947, laureata alla Sorbona nel 1969 in lettere e archeologia. Fino al 1973 lavora e viaggia facendo una profonda esperienza di spiritismo, divinazione e astrologia in India. Nel 1973 incontra il Rinnovamento carismatico in Francia che cambia completamente la sua vita, nel 1975 segue la chiamata del Signore ed entra nella Comunità del Leone di Giuda, pronunciando i voti solenni nel novembre 1978. Dopo un soggiorno in Israele di 7 anni, torna in Francia e sente una forte chiamata a evangelizzare attraverso i mass media (cassette audio). Nel 1989 viene invitata dalla sua comunità, che nel frattempo ha cambiato nome in Comunità delle Beatitudini, a Medjugorje allo scopo di diffondere i messaggi della Madonna. Nel 1990 fonda l'associazione Children of Medjugorje e sistematicamente invia due volte al mese un notiziario che viene tradotto nelle principali lingue del mondo. Nel 1996 l'associazione inizia il programma televisivo settimanale Medjugorje: l'ultima chiamata della nostra Mamma, nello stesso anno Suor Emmanuel è stata ricevuta dal Santo Padre che l'ha incoraggiata e benedetta entusiasticamente. Nel 1997 uno spettatore americano dopo aver visto il programma televisivo l'ha invitata a parlare davanti al Congresso degli Stati Uniti. Suor Emmanuel ha registrato 22 cassette audio, 50 programma TV e radio e pubblicato vari libri. Tutte le sue registrazioni e pubblicazioni hanno avuto il Nihil obstat. Dopo aver pubblicato questa storia su un blog mi è giunta la seguente mail. Ciao A*******, ho appena letto la storia che hai inviato sulla vita di suor Emmanuel (spero di aver scritto bene il nome), mi ha molto toccato perchè anche io sono passata per quella strada... voler conoscere il futuro, interrogare la carte ed il contatto con una "maga" (tutto ingenuamente), che elaborando il mio tema natale, ha fatto si che io divenissi l' ombra di quel che vi era scritto (un pò come suor Emmanuel)... poi la grande prova, ossia quel che è accaduto al mio matrimonio... proprio in quel momento la mano di Dio mi ha liberata da quelle catene facendomi rinascere a sè. Il mio cammino spirituale non è iniziato da molto (le mie crisi interiori di tanto in tanto riaffiorano) ma adesso so quanto male ho fatto a me stessa ed a quanti mi circondano e so quale strada percorrere. Grazie per questa storia, è arrivata al momento giusto...

Oggi 22 settembre ricordiamo il transito di San Pio: "GLI ULTIMI MOMENTI..."- TESTIMONIANZA ESCLUSIVA


 IL TRANSITO DI PADRE PIO – GLI ULTIMI MOMENTI IN UNA TESTIMONIANZA ESCLUSIVA DI CHI ERA VICINO A LUI

San Giovanni Rotondo (Foggia) Di Padre Pellegrino Funicelli - Comincia così il racconto della testimonianza di padre pellegrino Funicelli, Frate Cappuccino che al momento del trapsso di padre Pio era accanto a Lui."Poco dopo le ore 21 del 22 settembre 1968, quando Padre Mariano si era allontanato dalla cella n. 4 ed io vi ero entrato, Padre Pio per mezzo del citofono mi chiamò nella sua stanza: era a letto, coricato sul fianco destro.
Mi domandò soltanto l’ora segnata dalla sveglia posta sul suo comodino. Dai suoi occhi arrossati asciugai qualche piccola lagrima e ritornai nella stanza n. 4 per mettermi in ascolto presso il citofono sempre acceso.
Padre Pio mi chiamò ancora per altre cinque o sei volte fino alla mezzanotte; ed aveva sempre gli occhi rossi di pianto, ma di un pianto dolce, sereno.
A mezzanotte come un bambino pauroso mi supplicò: ” Resta con me, figlio mio “; e cominciò a chiedermi con molta frequenza l’orario. Mi guardava con occhi pieni d’ implorazione, stringendomi fortemente le mani. Poi, come se si fosse dimenticato dell’ orario richiestomi in continuazione, mi domandò: ” Uagliò, a ditte a Messe? “. Risposi sorridendo: ” Padre spirituale, è troppo presto adesso per la Messa “. Ed egli replicò: ” Beh, stamattina la dirai per me “. Ed io: ” Ma ogni mattina la dico secondo le sue intenzioni “.
Successivamente volle confessarsi e terminata la sua sacramentale confessione disse: ” Figlio mio, se oggi il Signore mi chiama, chiedi perdono per me ai confratelli di tutti i fastidi che ho dato; e chiedi ai confratelli ed ai figli spirituali una preghiera per l’ anima mia “.
Risposi: ” Padre spirituale, io sono sicuro che il Signore la farà vivere ancora a lungo, ma, se dovesse aver ragione lei, posso chiederle un’ ultima benedizione per i confratelli, per i figli spirituali e per i suoi ammalati ?”.
E lui: ” Sì che li benedico tutti; chiedi anzi al Superiore che la dia lui per me questa ultima benedizione “. Infine mi ha chiesto di rinnovare l’ atto della professione religiosa.
Era l’ una quando mi disse: ” Senti, figlio mio, io qui a letto non respiro bene. Lasciami alzare. Sulla sedia respirerò meglio “. L’ una, le due, le tre erano di solito gli orari in cui soleva alzarsi per prepararsi alla santa Messa, e prima di sedersi sulla poltrona soleva fare quattro passi per il corridoio. Quella notte notai con mia grande meraviglia che camminava dritto e spedito come un giovane, tanto che non vi era bisogno di sostenerlo. Giunto sull’ uscio della sua cella disse: ” Andiamo un po’ sul terrazzino “. Lo seguii tenendogli la mano sotto il braccio; egli stesso accese la luce e arrivato vicino alla poltrona si sedette e guardò in giro per il terrazzino curiosando: sembrava che con gli occhi cercasse qualcosa. Dopo cinque minuti volle tornare nella cella. Cercai di sollevarlo, ma mi disse: “ Non ce la faccio “. Infatti si era appesantito. ” Padre spirituale, non si preoccupi “, gli dissi incoraggiandolo e prendendo subito la sedia a rotelle che era a due passi. Per le ascelle lo sollevai dalla poltrona e lo posi a sedere sulla sedia. Egli stesso sollevò i piedi da terra e li poggiò sul pradellino. Nella cella quando l’ ebbi adagiato sulla poltrona, egli indicandomi con la mano sinistra e con lo sguardo la sedia a rotelle mi disse: ” Portala fuori “.
Rientrato nella cella, notai che il Padre incominciava ad impallidire. Sulla fronte aveva un sudore freddo. Mi spaventai, però, quando vidi che le sue labbra cominciavano a diventare livide. E ripeteva continuamente: ” Gesù, Maria ” con voce sempre più debole. Mi mossi per andare a chiamare un confratello, ma egli mi fermò dicendo: ” Non svegliare nessuno “. Io mi avviai ugualmente e correndo mi ero allontanato di pochi passi dalla sua cella, quando mi richiamò ancora. Ed io pensando che non mi richiamasse per dirmi la stessa cosa tornai indietro. Ma quando mi sentii ripetere: ” Non svegliare nessuno “, gli risposi con un atto di implorazione:” Padre spirituale, adesso mi lasci fare”.
E di corsa mi avviai verso la cella di padre Mariano, ma vedendo aperto l’ uscio di fra Guglielmo entri, accesi la luce e lo scossi: ” Padre Pio, sta male “. In un momento fra Guglielmo raggiunse la cella del Padre ed io corsi a telefonare al dottor Sala. Questi giunse dopo dieci minuti circa e appena vide il Padre preparò subito l’ occorrente per fargli un’ iniezione. Quando tutto fu pronto fra Guglielmo ed io cercammo di sollevarlo, ma non riuscendovi dovemmo adagiarlo sul letto: Il dottore fece l’ iniezione e poi ci aiutò a riadagiarlo sulla poltrona, mentre il Padre ripeteva con voce sempre più fievole e con il movimento delle labbra sempre più impercettibile: “ Gesù, Maria “.
Frattanto chiamai dal dottor Sala cominciavano ad arrivare Mario Pennelli, nipote di Padre Pio, il direttore sanitario della Casa Sollievo dottor Gusso, e il dottor Giovanni Scarale; mentre chiamati da me erano già arrivati il padre guardiano, il padre Mariano ed altri confratelli.
Mentre i medici davano l’ ossigeno prima con la cannula e poi con la maschera, il padre Paolo da San Giovanni Rotondo amministrava al Padre spirituale il Sacramento degli infermi e gli altri confratelli inginocchiati all’ intorno pregavano.
Alle ore 2,30 circa dolcemente chinò la testa sul petto: era spirato."

Padre Pellegrino Funicelli cappuccino
Fonte: http://www.pellegrinodipadrepio.it/il-transito-di-padre-pio-gli-ultimi-momenti-in-una-testimonianza-esclusiva/

mercoledì 20 settembre 2023

Vieni a Medjugorje e goditi la pace che Lei ti dona e sarai vittorioso nella tua vita... : MONS. FRANCO MULAKKAL

 



MONS. FRANCO MULAKKAL DALL'INDIA: IL CUORE DELLA MADONNA ALLA FINE TRIONFERÀ
20/09/2023

Mons. Franco Mulakkal è vescovo emerito della diocesi di Jalandhar in India. È stato ordinato sacerdote nel 1990, vescovo ausiliare di Delhi nel 2009 e vescovo di Jalandhar nel 2013. Ha fatto il suo pellegrinaggio a Medjugorje per la prima volta nel 1997 e in questi giorni sta effettuando un pellegrinaggio di più giorni a Medjugorje con un gruppo di 110 pellegrini provenienti dall'Italia. Durante il loro soggiorno a Medjugorje i pellegrini hanno assistito al sacramento della confessione, hanno pregato il rosario sulla collina delle apparizioni e la Via Crucis sul Križevac e hanno partecipato quotidianamente al programma di preghiera serale presso l'altare esterno della chiesa di S. Giacobbe. Martedì 29 agosto, mons. Mulakkal ha celebrato la Santa Messa mattutina in italiano alle ore 11 nell'affollata chiesa di St. Gakov a Medjugorje, e dopo la santa messa abbiamo avuto l'opportunità di parlare con lui e conoscere meglio il suo rapporto con la Madonna e Medjugorje.

"Nel 1997 il mio vescovo mi chiese di andare a Roma per conseguire il dottorato in teologia morale. Mentre ero a Roma, ho incontrato un gruppo che si stava preparando per andare a Medjugorje e mi hanno invitato a portarli a Medjugorje. Dopo, mi sembra, due anni, ho avuto un'altra possibilità di fare un pellegrinaggio a Medjugorje, era nel 1999 o nel 2000. Poi qui davanti alla chiesa qualcuno mi ha chiesto di confessarlo, ho detto va bene. Poi, quando l'ho confessato, ho visto una lunga fila di persone dirigersi verso l'attuale sala Giovanni Paolo II, in cui si trovavano i veggenti. Il gruppo italiano con cui ero venuto era già lì ad aspettarmi, e un pellegrino mi ha detto che mi stavano aspettando, così mi sono affrettato verso di loro, e in quel momento dall'altra parte camminava fra Slavko Barbaric. Non sapevo chi fosse, e nemmeno lui sapeva chi fossi io, e penso che sia stato allora che l'ho visto per la prima volta. Non l'ho incontrato al primo pellegrinaggio, allora conoscevo fra Jozo Zovka, ma non conoscevo fra Slavko. Siamo corsi per entrare nell'atrio, ma da qualche parte a metà strada fra Slavko mi ha guardato e ha detto ai miei pellegrini dall'Italia: "Questo è un vescovo dell'India". Questo è successo nel 2000. Gli ho detto di non dirglielo. Allora non ero vescovo. Tuttavia, nel gennaio 2009 sono stato ordinato vescovo ausiliare di Delhi e nel 2013 vescovo di Jalandhar", ha detto mons. Franco Mulakkal, aggiungendo che da quel pellegrinaggio il suo rapporto con Medjugorje è stato incredibile e la sua dedizione alla Madonna è cresciuta.

"Questo è il mio terzo pellegrinaggio e come vescovo sono qui a Medjugorje per la prima volta. Così, dopo 23 anni, sono tornato a Medjugorje. E questa volta sono venuto a Medjugorje con un gruppo di pellegrini di Potenza, una città in Italia. Normalmente vengo in Italia una volta all'anno per condurre un rinnovamento spirituale, e questo gruppo è andato a Medjugorje e mi ha chiesto di andare con loro. Nel gruppo ci sono ben 110 pellegrini, noi siamo arrivati ​​con due autobus. Era previsto un autobus, ma quando hanno sentito che sarei andato anch'io, ne è arrivato anche un altro", dice ridendo il vescovo Mulakkal, e continua:

"Per quanto riguarda la veggente, personalmente conosco molto bene Vicka. Nel 2000, quando era ricoverata in ospedale a Roma, ho avuto l'opportunità di andare lì e pregare per lei. Prego per i pellegrini che vengono qui, che qui si convertono davvero nell'amore di Dio. Questa volta siamo stati a Medjugorje per un totale di quattro giorni, siamo saliti sulla Collina delle Apparizioni e sul Križevac e torneremo a casa domani pomeriggio, ma sono sicuro che tornerò di nuovo qui. Ciò che vorrei sottolineare in particolare a Medjugorje è il Santo Sacramento dell'altare. Gesù mi ha invitato a sedermi in chiesa e a dedicarmi alla Beata Vergine Maria e a sentire la presenza della sua e mia Madre. L'ho fatto. Il giorno in cui sono venuta per me a Medjugorje, ogni centimetro di questa terra era come la casa di mia madre. Sia che io sia in collina, sia che sia in chiesa, sia che sia alla santa messa, sia che sia davanti al Santissimo o sia che sia in albergo, Sento ancora la sua presenza e lei mi guarda. Dedico molto tempo alla preghiera e al silenzio, mi siedo sotto gli alberi, all'ombra e nel silenzio", ha detto mons. Mulakkal, aggiungendo che Medjugorje può aiutare i giovani a sentire la loro vocazione nella vita.

«Qui nessuno dice al pellegrino: 'Devi confessarti, devi fare questo o devi fare quello'. La Madre dice alle persone nel loro cuore cosa dovrebbero fare. Che siate sulla Collina delle Apparizioni, o sul Križevac, o vicino alla statua del Risorto, o in una chiesa, o sul sagrato, Lei toccherà le anime e questa è la bellezza di Medjugorje. Attualmente viviamo in un momento difficile, è in corso una grande battaglia, importante, tra Satana e Dio. La Beata Vergine Maria è stata scelta dal Padre. Non dobbiamo mai combattere il male da soli. Prendiamo in aiuto Maria e Lei lo farà. Il messaggio per il mondo intero è: non sprecare il tuo tempo! Potresti essere abbastanza intelligente da combattere il male, ma lascia che la Madre combatta con te, spezzerà ogni simbolo del male in questo mondo. Cos'altro voglio dire, se c'è qualche problema nelle famiglie, nella società o nella Chiesa, ovunque, quando senti il ​​momento che il male ti sta attaccando, consacrati alla Madonna, permettile di combattere per te e Lei lo farà. Che si tratti della guerra tra Russia e Ucraina, che si tratti della persecuzione dei cristiani in India o in Africa o in Europa, dobbiamo chiedere l'aiuto di Maria e Lei interverrà, perché Lei è la Regina della Pace. Il cuore è il centro dell'uomo. L'uomo è una combinazione di anima e corpo. Un'anima senza corpo non è un uomo. Un corpo senza anima non è un uomo. Il centro dell'uomo è il cuore e la guerra si svolge nei nostri cuori. L'anima è guidata dallo Spirito Santo. In Romani 8,14 è scritto: L'uomo è una combinazione di anima e corpo. Tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" , quindi la battaglia si combatte sempre nei cuori", ha detto Mons. Mulakkal e ha aggiunto alla fine che la Madonna ha detto che alla fine il suo cuore avrebbe trionfato.

"Non ho dubbi su questo, perché le era stato promesso che avrebbe schiacciato la testa di Satana. Alla fine non voglio invitare nessuno qui, perché la Madonna invita voi, non me. La Beata Vergine Maria vi chiama, miei cari, ascoltatela. Se senti una chiamata nel cuore, non perdere tempo, ma affrettati. Vieni a Medjugorje e goditi la pace che Lei ti dona e sarai vittorioso nella tua vita. Sarai vittorioso e vincerai nella tua vita. Dio vi benedica", ha detto mons. Franco Mulakkal al termine della nostra conversazione.

Matteo Ivankovic
radio-medjugorje.com




martedì 19 settembre 2023

Il 27 settembre 2023 si terrà a Vienna la "Preghiera per la Pace": quest'anno sarà presente la veggente di Medjugorje Marija Pavlovic....




 Il 27 settembre 2023 si terrà, come ogni anno, la "Preghiera per la Pace" nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna (Austria), quest'anno sarà presente la veggente di Medjugorje Marija Pavlovic, su invito del Card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, teologo domenicano.

(la notizia è stata riportata dal portale Medjugorje Gebetsaktion)


Come sappiamo la Vergine Maria è apparsa in molti luoghi della Terra e in tante epoche storiche, sottolineando sempre il fine ultimo della sua venuta: la conversione autentica dei nostri cuori.

Da Medjugorje, in particolare, Maria ci avverte che il tempo delle sue premure, prima o poi, finirà. Lo fa affidando, ai veggenti innumerevoli messaggi, che ci invitato a prendere il suo Figlio unigenito Gesù Cristo come esempio e a seguire sempre le sue orme e i suoi insegnamenti.
La Madonna a Medjugorje, sin dall’inizio delle apparizioni (non ancora ufficialmente riconosciute dalla Chiesa cattolica sebbene siano consentiti il culto e i pellegrinaggi), si è presentata come Regina della Pace. La scelta non è casuale, tanto è vero che dal 1981 ad oggi la Vergine Maria, nei suoi messaggi, ha ripetutamente invitato l’umanità a pregare per la pace. La guerra in Bosnia ed Erzegovina dei primi anni ’90 e gli altri conflitti bellici che hanno segnato la storia dall’inizio delle apparizioni ad oggi confermano la sapiente visione della Madre celeste nella lettura degli eventi dell’umanità. Stiamo vivendo in un periodo storico in cui la sopravvivenza dell’umanità è minacciata dal pericolo di una guerra mondiale, con l’uso dell’arma nucleare. Dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi i riferimenti della Madonna alla guerra e alla preghiera per la pace si sono moltiplicati. Nel messaggio del 25 settembre 2022 rivolto alla Parrocchia di Medjugorje, attraverso la veggente Marija Pavlović Lunetti, la Madonna ha rinnovato l’invito a pregare «per la pace che è minacciata perché satana vuole la guerra e l’inquietudine». Ne parliamo, a Medjugorje, con la stessa veggente.

Se la Madonna insiste tanto nell’invitarci a pregare per la pace, c’è un serio pericolo per l’umanità?
Sì, c’è un serio pericolo, perché non c’è dialogo e non c’è rispetto. In questa situazione che stiamo vivendo non c’è volontà di dialogo e volontà di pace né da una parte né dall’altra. C’è solo prepotenza. La Madonna sin dall’inizio delle apparizioni ha cominciato a dirci: «Se mettete l’io al posto di Dio, state creando un nuovo mondo senza Dio». Dal comunismo siamo passati al materialismo, all’egoismo e poi a tutte le nuove ideologie distruttive del cristianesimo. Questa prepotenza sta entrando nella cultura con una violenza senza limiti. Ma nel contempo vediamo un crescente numero di persone sensibili, che pregano e che vogliono la pace. La Madonna ci dice: «Siate le mie mani “allungate” in questo mondo, siate portatori e testimoni della pace».

In un messaggio nel lontano 21 luglio 1982 la Madonna affermava che «con la preghiera e il digiuno si possono allontanare le guerre e persino sospendere le leggi naturali». Perché è tanto importante unire il digiuno alla preghiera?
Ho incontrato diverse persone qui a Medjugorje, colpite da tumori aggressivi, alla ricerca di una vita spirituale e di un equilibrio nell’alimentazione. La Madonna sin dall’inizio ci ha chiamati alla preghiera e al digiuno. Non solo le guerre si possono fermare con preghiera e digiuno, ma anche le guerre nel nostro corpo. Io credo profondamente anche in questo. Il nostro organismo è quella macchina complessa, quella bellezza che Dio ha creato e che ha bisogno di riposo anche attraverso il digiuno.

Quando si fa riferimento alla guerra si è soliti ricercarne le cause nella mera volontà e azione dell’uomo, ma si fatica a dare una lettura soprannaturale degli eventi. Eppure la Madonna insiste a dirci che satana vuole la guerra. Cosa c’entra l’azione del maligno?
Lo vediamo in tante piccole cose. La guerra in Ucraina è iniziata ben prima dei bombardamenti, con una preparazione di anni. Questo lavoro minuscolo e preciso dura da tanti anni. Questa guerra è stata preparata ed è cominciata nel cuore dell’uomo. Il male si è insinuato nel cuore dell’uomo, il quale per perseguire i propri interessi ha cominciato a produrre armi.

«… satana vuole la guerra e l’inquietudine». L’accostamento “guerra” e “inquietudine” sembra voler significare che il maligno agisce su due livelli: in una dimensione interpersonale nel rapporto fra i popoli e le nazioni, e in una dimensione interiore dell’uomo, come a voler turbare la pace nel cuore. Il cuore può essere un luogo di “guerra” in cui lavora satana?
Esattamente, possiamo essere uno strumento di pace e possiamo essere uno strumento di guerra. Lo possiamo vedere in tante occasioni. A Medjugorje arrivano tante persone che hanno ricchezze e benessere, ma non hanno pace.

Quindi il maligno lavora nei nostri cuori. Possiamo dire che da lì inizia la guerra?
Sì, è da lì che comincia la guerra. Io credo profondamente che sia questa la ragione per cui la Madonna sia con noi da così tanto tempo. Sono pochi coloro che pregano e digiunano, ma quei pochi diventano segno per gli altri, e testimoniano con la vita la loro fede, dando la possibilità agli altri di avvicinarsi a Dio.

Cosa turba il cuore dell’uomo?
Quando non c’è Dio, quando manca Dio, il cuore dell’uomo è turbato. Le cose materiali non riempiono il cuore, ma anzi ci rendono sempre più schiavi. La cosa più importante è avvicinarsi a Dio.

Marija, tu che hai vissuto in prima persona l’esperienza della guerra nella tua terra in Bosnia ed Erzegovina, quale consiglio spirituale ti senti di dare al popolo russo e ucraino? E quale consiglio ai popoli degli altri Paesi che si sentono minacciati dal pericolo di un allargamento del conflitto aggravato dall’uso dell’arma nucleare?
Io ho fatto una proposta poco tempo fa al nostro arcivescovo, mons. Aldo Cavalli, di far qualcosa: andiamo a dire loro che siamo un popolo di pace, andiamo a cercare il dialogo, ad urtare il progetto di guerra e dire loro che Dio ha un progetto di pace. Noi non vogliamo essere quelli che uccidono. Nel profondo dell’uomo c’è sempre una volontà di bene per gli altri. La Madonna ci dice che noi siamo unici, irripetibili e dobbiamo essere segno per gli altri. Dobbiamo rispettarci fra noi e rispettare il mondo in cui viviamo. Rispettare la vita, fin dal concepimento, perché è dono di Dio. La guerra, la produzione e il movimento di armi non riguardano solo l’Ucraina, ma anche l’Africa, l’America Latina, l’Asia e tante altre parti del mondo. Noi vogliamo gridare che siamo un popolo di pace. Purtroppo non abbiamo politici che vogliono il benessere del loro popolo. Col nostro egoismo e la nostra prepotenza noi seminiamo la guerra e abbiamo dimenticato Dio. La vita è preziosa, se Dio me l’ha data chi sei “tu” per obbligarmi a sparare e uccidere? Io sarei quella che protesta contro la violenza. Noi abbiamo la guerra in casa nostra con aborto, eutanasia e altre pratiche contro la vita.
Preghiamo e cerchiamo di creare un mondo nuovo come vuole la Madonna. Lei dice che possiamo farcela. La Madonna è con noi, Dio è con noi. Ci dice che non dobbiamo avere paura. Dobbiamo fare la nostra piccola parte. Siamo come piccole gocce nel grande mare e abbiamo la stessa importanza di quel mare.

lunedì 18 settembre 2023

Medjugorje per il mondo: vedo un cambiamento in molte persone....: fra Jozo Grbeš

 


FRA JOZO GRBEŠ AI PELLEGRINI: SOLO UNA VITA AUTENTICA È UNA VITA ATTRAENTE

14/09/2023

A metà settembre a Medjugorje arrivano molti pellegrini stranieri provenienti da Germania, Austria, Inghilterra, Irlanda, USA, Canada, Italia, Francia, Polonia, Belgio, Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Romania, Spagna, Portogallo, Malta, Libano, Gabon, Reunion..., così come gente del posto dalla Croazia e dalla Bosnia ed Erzegovina. In tutti i luoghi di preghiera di Medjugorje sono presenti soprattutto numerosi pellegrini provenienti dai paesi di lingua inglese e il 14 settembre, per tutti loro si è svolta una cerimonia commemorativa nella sala di Ivan Paolo II. La catechesi è stata tenuta da fra Jozo Grbeš, Provinciale della Provincia francescana dell'Erzegovina. All'inizio ha parlato del suo rapporto con Medjugorje, del suo primo arrivo nel 1983, ma anche del significato di Medjugorje per il mondo.



"Se ho capito, sei venuto a Medjugorje dagli Stati Uniti, dall'Irlanda, dall'Inghilterra, dal Camerun, dal Canada, da Malta... quindi ti chiedo: perché sei venuto? Molti pellegrini mi dicono: "Non so perché, ma so che devo venire". Alla domanda perché si può rispondere in mille modi, e credo che tutte le risposte siano corrette, perché ogni persona è unica e tutti cercano Dio per tanti motivi, a causa del dolore, della malattia, del vuoto, dei problemi..." - ha detto fra Jozo Grbeš, aggiungendo che è venuto a Medjugorje per la prima volta nel 1983 e, anche se allora era un piccolo villaggio, sono arrivate sempre più persone.

"Anche allora, molti qui furono toccati e cambiati, e quello che accadde allora accade ancora oggi. Medjugorje è unico al mondo, è diventato il confessionale più grande del mondo. Credo che ovunque tu sia stato, in qualunque santuario, come me, non hai mai visto la gente confessarsi così tanto come qui. Il messaggio centrale di Medjugorje è la pace. Medjugorje è diventato da un lato il confessionale del mondo, dall'altro un luogo di conversione. Anche quest'anno abbiamo fatto un Festival della Gioventù a fine luglio con non so quante migliaia di giovani, ma sappiamo che provenivano da 70 paesi del mondo. Perché sono venuti? Nessuno li ha costretti. Il mese prima era l'anniversario dell'apparizione, il 25 giugno, e poi sono arrivate migliaia e migliaia di persone. Il mistero è perché sono venuti? Non lo so. Ma so una cosa, si vede che il mondo è nei guai, c' è molto vuoto.

"Il mondo è in difficoltà, la Chiesa è confusa in tanti Paesi. Ho trascorso molti anni negli USA, sono stato molte volte in Canada, in paesi europei... Confusione. Credo che siamo confusi perché non sappiamo chi seguire, di chi fidarci, ecco perché ci sono tanti giovani fuori dalla Chiesa... La gente a Medjugorje va sulle colline, e sulla Collina delle Apparizioni e a Križevac, e si prega il rosario, e si digiuna... ma il programma centrale è la santa messa serale. Questo mondo nel suo vuoto cerca qualcuno, e c'è solo una persona per questo: Gesù Cristo. Vedo un cambiamento in molte, molte, molte persone che scalano le colline. Non so perché, ma scendono cambiati. Ecco perché Medjugorje è diventata la meta di pellegrinaggio cattolico numero uno nel mondo, grazie alle conversioni che avvengono. Ci sono molti santuari nel mondo in cui le persone vanno ma ritornano lo stesso. Come frate posso dire che abbiamo la fortuna di avere molte vocazioni spirituali, Penso che abbiamo circa 45 giovani in formazione sacerdotale, e l'Erzegovina è una regione piccola, non grande. Credo che qui la grazia sia grande, basta avere gli occhi per riconoscerla", ha affermato fratel Jozo Grbeš, sottolineando quanto siano importanti i genitori nell'educazione di un giovane oggi.

"Dico sempre che i miei genitori, mia madre e mio padre non mi hanno mai parlato di religione. Mai! Mai! Lo hanno semplicemente dimostrato con i loro esempi! Questo ci è bastato ed è quello che oggi manca. Esempio! Anche tra i cattolici comuni. La domenica vanno alla Santa Messa, il lunedì fanno il contrario. Credo che l'unica vita autentica sia una vita attraente. E se viviamo in modo autentico, se diamo l'esempio dentro e fuori la famiglia, se mostriamo chi siamo, questo è attraente. Molto semplice", ha detto tra l'altro fra Jozo Grbeš, che fino alla fine della catechesi ha risposto alle numerose domande che i pellegrini gli facevano, sottolineando loro che dovevano iniziare e vivere Medjugorje nelle loro città, nelle loro parrocchie, nei loro luoghi di lavoro e per essere coloro che porteranno il cambiamento nel mondo dopo il loro ritorno da Medjugorje.

"Spero che sia interessante vedere questo e mi sembra che sempre più persone ritornino a Medjugorje dalle zone di lingua inglese. Ecco oggi quelli che ho visto qui provengono da Malta, USA, Canada, Inghilterra, Irlanda e così via e anche dal Camerun. Penso che queste persone diventeranno i semi della grazia che sperimenteranno a Medjugorje. Puoi vedere che lo stanno sperimentando. Penso che sia una domanda eterna: come possono le persone che ritornano nei loro paesi, città, parrocchie e famiglie, seminare i semi della grazia di Medjugorje nelle loro comunità? Mi sembra che tutti lo capiscano e che per loro sia una chiamata e un obbligo, ma soprattutto una grazia" ​.

Testo e foto: Mateo Ivanković

radio-medjugorje.com



Quattro sono di Medjugorje: "Sono stati ufficialmente ammessi alla postulatura della Provincia francescana....

 


La Provincia francescana dell'Erzegovina è più ricca con nove candidati, quattro dei quali della parrocchia di Međugorje

Venerdì 15 settembre 2023 nove candidati sono stati ufficialmente ammessi alla postulatura della Provincia francescana dell'Erzegovina

Venerdì 15 settembre 2023 sono stati ufficialmente ammessi alla postulatura della Provincia francescana dell'Erzegovina nove candidati:

Karlo Vasilj – Parrocchia di S. Jakov, Medjugorje
Andrija Šego – Parrocchia di S. Jakov, Medjugorje
Petar Zrinušić – Parrocchia di S. Mihovila Arkandjela, Duvno
Tomislav Barać – Parrocchia di S. Jakov, Medjugorje
Mate Tadić – Parrocchia di Presv. Cuore di Gesù, Kongora
Marko Lasić – Parrocchia di S. Pietro e Paolo, Mostar
Bože Tolo – Parrocchia dell'Immacolata Concezione BDM, Posušje
Renato Prusina – Parrocchia di Cristo Re, Čitluk
Ivan Vasilj (seminarista) – Parrocchia di S. Jakov, Medjugorje

I candidati sono stati ricevuti dal provinciale don Jozo Grbeš. Il postulato dura almeno sei mesi ed è il primo passo per conoscere lo stile di vita francescano, scrive il sito della Provincia francescana dell'Assunzione BDM dell'Erzegovina.


Durante questo tempo, il candidato conosce la comunità reale e la fraternità a cui è entrato, così come i membri della fraternità conoscono lui. In questa dinamica di conoscenza della vita concreta della comunità avviene il primo discernimento e verifica dell'autenticità della propria vocazione di vita. Se il candidato e la comunità durante il postulato acquisiscono un concorde giudizio favorevole sulla vocazione spirituale del candidato, questi entra nel noviziato, che dura un anno.

Per intercessione del serafico padre S. Francesco d'Assisi, li accompagni la benedizione di Dio e la nostra preghiera. (franjevci.info)

domenica 17 settembre 2023

Fuori del perdono non c’è speranza, non c’è pace: è bene perdonare tutto e sempre!.....- PAPA FRANCESCO ANGELUS



PAPA FRANCESCO

ANGELUS
Domenica, 17 settembre 2023

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi il Vangelo ci parla di perdono (cfr Mt 18,21-35). Pietro chiede a Gesù: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» (v. 21).

Sette, nella Bibbia, è un numero che indica completezza, e dunque Pietro è molto generoso nei presupposti della sua domanda. Ma Gesù va oltre e gli risponde: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (v. 22). Gli dice, cioè, che quando si perdona non si calcola, che è bene perdonare tutto e sempre! Proprio come fa Dio con noi, e come è chiamato a fare chi amministra il perdono di Dio: perdonare sempre. Io questo lo dico tanto ai sacerdoti, ai confessori: perdonate sempre come perdona Dio.

Gesù illustra poi questa realtà attraverso una parabola, che ha sempre a che fare con dei numeri. Un re, dopo esser stato pregato, condona a un servo il debito di 10.000 talenti: è un valore esagerato, immenso, che oscilla tra le 200 e le 500 tonnellate d’argento: esagerato. Era un debito impossibile da saldare, anche lavorando una vita intera: eppure quel padrone, che richiama il Padre nostro, lo condona per pura «compassione» (v. 27). Questo è il cuore di Dio: perdona sempre perché Dio è compassionevole. Non dimentichiamo com’è Dio: è vicino, compassionevole e tenero; così è il modo di essere di Dio. Poi, però, questo servo, al quale è stato rimesso il debito, non usa alcuna misericordia nei riguardi di un compagno che gli deve 100 denari. Anche questa è una cifra consistente, equivalente a circa tre mesi di stipendio – come a dire che perdonarci tra noi costa! –, ma per nulla paragonabile alla cifra precedente, che il padrone aveva condonato.

Il messaggio di Gesù è chiaro: Dio perdona in modo incalcolabile, eccedendo ogni misura. Lui è così, agisce per amore e per gratuità. Dio non si compra, Dio è gratuito, è tutto gratuità. Noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano. Ognuno di noi, infatti, è un “perdonato” o una “perdonata”: non dimentichiamo questo, noi siamo perdonati, Dio ha dato la vita per noi e in nessun modo potremo compensare la sua misericordia, che Egli non ritira mai dal cuore. Però, corrispondendo alla sua gratuità, cioè perdonandoci a vicenda, gli possiamo dare testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi. Fuori del perdono, infatti, non c’è speranza; fuori del perdono non c’è pace. Il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società.

Domandiamoci, allora: io credo di aver ricevuto da Dio il dono di un perdono immenso? Avverto la gioia di sapere che Lui è sempre pronto a perdonarmi quando cado, anche quando gli altri non lo fanno, anche quando nemmeno io riesco a perdonare me stesso? Lui perdona: credo che Lui perdona? E poi: so perdonare a mia volta chi mi ha fatto del male? A questo proposito, vorrei proporvi un piccolo esercizio: proviamo, adesso, ciascuno di noi, a pensare a una persona che ci ha ferito, e chiediamo al Signore la forza di perdonarla. E perdoniamola per amore del Signore: fratelli e sorelle, questo ci farà bene, ci restituirà la pace nel cuore.

Maria, Madre di Misericordia, ci aiuti ad accogliere la grazia di Dio e a perdonarci gli uni gli altri.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Venerdì mi recherò a Marsiglia per partecipare alla conclusione dei Rencontres Méditerranéennes, una bella iniziativa che si snoda in importanti città del Mediterraneo, riunendo responsabili ecclesiali e civili per promuovere percorsi di pace, di collaborazione e di integrazione attorno al mare nostrum, con un’attenzione speciale al fenomeno migratorio. Esso rappresenta una sfida non facile, come vediamo anche dalle cronache di questi giorni, ma che va affrontata insieme, in quanto essenziale per il futuro di tutti, che sarà prospero solo se costruito sulla fraternità, mettendo al primo posto la dignità umana, le persone concrete, soprattutto le più bisognose. Mentre vi chiedo di accompagnare questo viaggio con la preghiera, vorrei ringraziare le autorità civili e religiose, e quanti stanno lavorando per preparare l’incontro a Marsiglia, città ricca di popoli, chiamata a essere porto di speranza. Già da ora saluto tutti gli abitanti, nell’attesa di incontrare tanti cari fratelli e sorelle.

E saluto tutti voi, romani e pellegrini d’Italia e di vari Paesi, in particolare i rappresentanti di alcune parrocchie di Miami, la Banda de Gaitas del Batallón de San Patricio, i fedeli di Pieve del Cairo e di Castelnuovo Scrivia, le Suore Missionarie del Santissimo Redentore della Chiesa greco-cattolica ucraina. E continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra.

E saluto i ragazzi dell’Immacolata!

A tutti auguro una buona domenica e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!