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lunedì 25 maggio 2020

Il 25 maggio del 1887 nasceva il primo sacerdote stigmatizzato Padre Pio - SUPPLICA

25 maggio 1887, mamma Peppa diede alla luce il piccolo Francesco Forgione. Nessuno poteva immaginare che quel neonato, quarto degli otto figli di una modesta famiglia di contadini, potesse diventare Santo, cambiando anche le sorti di questo luogo dell’entroterra sannita. 

Padre Pio è il primo sacerdote stigmatizzato e colui che ha portato piú a lungo (oltre 50 anni) i segni della Passione di Gesú. Paolo VI lo ha definito: Rappresentante stampato delle stigmate di nostro Signore.
Centralità della Messa
Tutta la giornata di Padre Pio dall’altare, girava intorno all’altare e terminava all’altare. Il sacrificio, che su di esso celebrava, partecipando intimamente alla Passione e all’Offerta del Signore, costituiva il cuore della sua vita e della sua spiritualità. Ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II: La Messa fu per lui la «fonte ed il culmine, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera. Intimamente connessa con la Santa Messa è la sua offerta vittimale, che costituisce la sua missione specifica

 SUPPLICA
 ...in tempo di "coronavirus"
 O glorioso Padre Pio,
 quando ci hai costituiti Gruppi di Preghiera ci hai «affiancati a Casa Sollievo, come posizioni avanzate di questa Cittadella della carità», e ci hai assicurato che la nostra vocazione è essere «vivai di fede e focolai d’amore, nei quali Cristo stesso è presente».
In questo tempo di pandemia diventa impossibile riunirci fisicamente come Gruppi di Preghiera, ma ognuno di noi sa di essere persona di preghiera in comunione con tantissime altre   e di molte ne conosce i nomi ed i volti. In questo tempo tragico, o glorioso P. Pio, facci sentire che siamo veramente uniti in un solo grande Gruppo che abbraccia tutto il mondo e che si fa voce di tutte le Cittadelle di carità che lottano, soffrono e pagano con la loro professionalità per sconfiggere il male del coronavirus.
O glorioso Padre Pio, fatti mediatore della nostra preghiera presso il Cristo Crocifisso, da cui sei stato costituito cireneo dell’umanità.
 Attraverso la tua mediazione vogliamo intercedere:
·      per le persone colpite dal virus   e per quelle che per questo flagello hanno lasciato questo mondo: “feriti e caduti” di una guerra giunta improvvisa e senza essere dichiarata;
·      per le famiglie dei defunti e dei malati, segnate nei legami più cari e in apprensione: “vittime inermi” di un nemico giunto come un ladro a modificare gli affetti e le relazioni;
·      per chi è costretto all’isolamento in quarantena: esperienza quasi di “arresti domiciliari”, non per una colpa commessa, ma toccato da un avvenimento incomprensibile, magari infettato mentre compiva il proprio dovere professionale;
·      per i medici di famiglia e gli operatori del primo soccorso: in “trincea”, con poche sicurezze e, a volte, senza mezzi a combattere un nemico invisibile;
·      per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e i lavoratori tutti dei presidi ospedalieri: “campi di battaglia” senza orari, turni e con forze che sembrano diminuire;
·      per i responsabili della vita civile, governanti ed amministratori: leaders in tempi calamitosi, obbligati ad assumere decisioni che appaiono amare e impopolari;
·      per il mondo dell’economia, per i lavoratori, gli operai e gli impenditori di tutte le categorie, che vedono indebolita la loro attività e temono per la resistenza delle loro imprese: toccherà a loro la ricostruzione al termine di questa “guerra”; che si rafforzi in loro la creatività ed il senso del bene comune;
·      per i dimenticati: anziani e persone che vivono sole, mendicanti e homeless, tutte categorie rimaste come “escluse” dai circoli relazionali, che già erano in difetto e labili nei loro confronti;
·      per gli ultimi che non appaiono più nell’informazione giornalistica e televisiva: gli emigranti, i rifugiati, chi rischia la vita attraversando sui barconi il “nostro mare”: tutti questi esistono ancora, come prima, e continuano il loro Calvario;
·      per ognuno di noi, che vive questo tempo col cuore ferito, ma sa che soprattutto in una situazione come questa deve essere ancora di più vivaio di fede e focolaio d’amore.
Aiutaci, o glorioso Padre Pio, a intercedere per tutte queste persone: sono la carne di Cristo, sono l’Eucaristia, che in questi giorni non possiamo ricevere; sono l’Eucaristia vivente, fatta persona debole e sofferente … sul loro volto risplende il Volto del Figlio di Dio, il dolcissimo Gesù Crocifisso e Risorto.
Amen!

Stefano Campanella                                                                   San Giovanni Rotondo, 22 marzo 2020

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