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sabato 31 agosto 2019

...satana impedisce a molti di sentire questi avvenimenti di Medjugorje- di P. Slavko



« Pregate per la realizzazione di tutto ciò che Dio sta programmando in questa Parrocchia »

« Cari figli. Oggi vi ringrazio per tutte le preghiere. Pregate ancora di più così satana si allontanerà da questo luogo. Cari figli. Il piano di satana è fallito. Pregate per la realizzazione di tutto ciò che Dio sta programmando in questa Parrocchia. Ringrazio in modo particolare i giovani per i sacrifici che hanno offerto. Vi ringrazio perché avete risposto alla mia chiamata ».

In queste parole si sente la Madre, la Madre la quale ha sempre speranza che i figli faranno bene. Una Madre posso dire che è ottimista, anche quando ci rimprovera, quando dice: « non avete fatto bene, o avete dimenticato » e alla fine dice: « Vi ringrazio di aver sentito, di aver risposto alla mia chiamata ».

Un teologo che era qui quando ha sentito per la prima volta queste cose ha detto: « Nel testo la Madonna ci rimprovera, dopo dice "Vi ringrazio di aver risposto alla mia chiamata"; è impossibile, Padre, questa è una contraddizione ». lo ho detto: «Fa' attenzione, nelle parole di una Mamma si possono trovare sempre le contraddizioni. Allo stesso tempo quando rimprovera, invita e dà ». A livello pedagogico si può dire: non esiste contraddizione. Naturalmente si può domandare: come può ringraziare e dire « non avete risposto »? Ma vuole educarci.

E mi sembra una cosa molto importante.

La Madonna si mostra come una Madre, come una amica dei veggenti. Si incontrano, parlano, la toccano, la vedono in tre dimensioni, Lei li guida e tramite loro guida noi.

È vicina. Si perde anche la paura. È qui e ci siamo abituati.

Questa è la struttura dei messaggi dove si mostra la Madonna come Madre, come educatrice, come una che sa parlare e parlando educare. In questi messaggi ringrazia per tutte le preghiere. È una bella cosa sentire questo.

Io non so chi ha pregato: in ogni modo la Madonna vede, sente e ringrazia.

E da questo punto di vista noi dobbiamo vedere di nuovo e forse anche domandarci secondo questo messaggio, come con questo « ringraziare » ringrazia i nostri cuori. Ma se c'è ancora rancore, se c'è angoscia, se c'è paura, se ci sono - non so - altre cose nel mio cuore, nel tuo, forse siamo diventati ciechi per tutto questo che abbiamo, che ci è stato regalato, che ci è stato donato...

Allora, se la Madonna ringrazia, noi dobbiamo domandarci proprio: il nostro cuore sa ringraziare o no? Se non sa, soprattutto se qualcuno dice: «per che cosa ringraziare? » è un segno proprio che siamo diventati ciechi.

Ma guardate, come la Madre ringrazia e nello stesso momento dice: « Pregate ancora di più ».

Come una Mamma quando dice a suo figlio: « Sei stato molto buono oggi » e, nello stesso momento, dice: « Ma spero che domani sarai meglio », così anche la Madonna. Noi allora dobbiamo pregare ancora di più quando dice: « Così satana si allontanerà da questo luogo ».

Guardando tutti i messaggi soprattutto di luglio ed agosto quest'anno mi sembra che in ogni messaggio ha parlato di satana, come uno che vuole distruggere, che vuole farci del male, prenderci la pace o la riconciliazione.

In un messaggio, mi sembra di agosto, ha detto: « Pregate che possiate sentire l'appello ». E fate attenzione: satana vuole impedirlo. Lo dico e lo ripeto per voi: mi sembra che la prima opera di satana è di impedire che noi sentiamo l'appello, perché il Signore ha la parola per noi, per la consolazione, per la guarigione, per il conforto, ma se satana riesce a impedirci di sentire queste parole, noi rimaniamo dove siamo e non ci muoviamo. Se satana ci impedisce di sentire questi avvenimenti di Medjugorje, ha impedito a molti orecchi di sentire il messaggio. Per esempio, quanta gente pensava o pensa anche oggi alle allucinazioni? Tutti quelli che sono venuti qui, tutti medici, psicologi, psichiatri: nessuno di loro ha detto che sono allucinazioni. Solo alcuni che sono lontani da noi.

A sentire il messaggio, vi dico di fare attenzione. Se nella tua vita hai dei problemi forse ti domanderai: « Dov'è il Signore, perché mi ha lasciato? » : questo non è dallo Spirito buono, non è dallo Spirito Santo il quale dà il consiglio. È da un altro spirito.

Se portiamo rancore nel nostro cuore, se diciamo: « Non voglio riconciliarmi, non voglio perdonare perché sono offeso », vi dico di fare attenzione, perché queste cose non vengono da uno Spirito buono.

Allora la Madonna dice: « Pregate che si allontanerà ».

È molto importante che lui sia lontano da questo luogo, perché qui parla il Signore e vuole trovare il nostro cuore e muoverci.

Ed una cosa che ci dà speranza è quando dice: « Cari figli. Il piano di satana è fallito ».

Noi speriamo e sappiamo che il Signore ha vinto. Il Regno del Signore è il regno della pace, dell'amore, della riconciliazione. Con la sua Croce il Signore Gesù ha vinto il regno di satana. E satana è ancora attivo.

E la stessa cosa è stata detta ieri da Jelena. La Madonna era piena di gioia e ha detto: « Il piana di satana è fallito » ma, dice Jelena, che alla fine della visione la Madonna è diventata di nuovo seria nel suo volto e ha detto: « Fate attenzione, satana non lascerà la lotta ». Naturalmente questo è chiaro.

Ma nel gennaio la Madonna ha detto che con una preghiera ardente e con l'amore lo si può disarmare senza difficoltà.

Io spiego un po' l'ultimo messaggio e vedrete quante cose ci sono da dire.

Un nuovo invito: pregate per la realizzazione di tutto ciò che Dio sta programmando in questa Parrocchia. Noi non sappiamo che cosa il Signore sta programmando, ma secondo le espressioni dei veggenti sono grandi cose. Non solo per questa Parrocchia, ma per tutto il mondo. Per esempio, è stato annunciato il segno grande e altre cose che vedremo. Un grande piano, sicuramente.

Ho parlato con Jelena questo pomeriggio, questa ragazza che ha la locuzione interiore, ha visioni diverse e mi ha detto di aver visto in una visione satana offrire al Signore tutto il suo regno per poter vincere qui, a Medjugorje.

Avete capito? Allora satana offre al Signore tutto l'altro regno per poter impedire la realizzazione dei progetti.


Io ho detto: « Jelena, come mai così? ». « Guarda - mi ha risposto - ho capito così: molti hanno ricevuto una nuova speranza a Medjugorje. Se satana riesce ad annientare questo progetto tutti perdono la speranza, o molti perdono la speranza».

Per i teologi, per i preti, se qualcuno si domanda: «come mai può fare così il Signore con satana, o satana con il Signore? » questo è sicuramente un racconto biblico. Anche nel libro di Giobbe troviamo simili cose, dove Satana sta davanti al trono del Signore e dice: « Dammi il tuo servo Giobbe e io ti mostrerò che non ti sarà fedele ». Il Signore dice allora di provarlo.

In fondo questo è vero: satana lotta contro la pace, contro l'amore, contro la riconciliazione con tutti i mezzi possibili. E se la Madonna in un messaggio ha detto: « Adesso satana è diventato più forte e agisce più forte perché lo abbiamo scoperto», questo è anche molto importante da sapere.

Tutti quelli che hanno fatto il militare sanno che la miglior tattica è se il nemico dall'altra parte comincia a pensare che gli altri non vogliono lottare, perché dopo si lasciano andare.

Ha detto: « Lo abbiamo scoperto e adesso diventa molto più forte, si arrabbia... ».

Allora non sappiamo che cosa il Signore sta programmando per questa Parrocchia e per tutto il mondo.

Dopo cinquantun mesi dalla prima apparizione si può vedere l'urgenza della conversione, della fede e anche della pace.

Si vede anche che il Signore ha un programma grande. Noi vediamo che, quando ci si trovava nelle difficoltà, Medjugorje ha ricevuto sempre nuovi impulsi e nuovi aiuti, anche dagli uomini. Così si vede che il Signore guida tramite le difficoltà, tramite le prove. Ma può guidare tutto se ha trovato e se trova la gente la quale lo sente, la quale prega, la quale digiuna. Così è molto importante vedere come ognuno di noi che comincia con la preghiera, col digiuno, aiuta il Signore e nello stesso tempo sé. Perché tutto ciò che può programmare il Padre tramite la Madre, può essere solo un bene per noi.

La Madonna ringrazia poi in modo particolare i giovani per i sacrifici che hanno offerto. Non so in questo momento chi si sente giovane e chi sente questa parola « ringrazio », chi l'accetta, ma in ogni modo posso dire due cose: sicuramente molti giovani anche di questa Parrocchia e di tutto il mondo pregano molto e fanno sacrifici.

Se la Madonna ringrazia i giovani, penso proprio che parli all'età giovanile...una cosa molto importante. Chi è giovane? Un uomo il quale è aperto, il quale si lascia muovere, il quale dice: « posso, provo, voglio di nuovo ». Se hai 60, 70 o 90 anni e dici « voglio cominciare di nuovo », sei un giovane. E se un giovane di 20 anni dice: « non posso più, non vedo il senso della mia vita, non voglio studiare... » è un vecchio anche se ha 20 anni.

Così sicuramente, quando la Madonna dice: « Ringrazio i giovani » ringrazia tutti coloro che hanno risposto nella preghiera, nel digiuno e nella fede, che si sono lasciati fare responsabili per la pace nel mondo.

(P. Slavko Barbaric - 6 settembre 1985)


Fonte: Libro Rosso

Da domani Domenica 1° settembre a Medjugorje cambia l’orario del programma di preghiera


Da domani Domenica 1° settembre 2019
a Medjugorje entra in vigore l’orario invernale del programma di preghiera:
L’orario del programma liturgico di preghiera di Medjugorje cambierà a partire da domani Domenica 1° settembre 2019 e resterà in vigore fino al 31 maggio del prossimo anno. A partire dal 1° settembre, la preghiera del Rosario in chiesa parrocchiale inizierà alle ore 17:00, mentre la Santa Messa verrà celebrata alle ore 18:00 e sarà seguita dal consueto programma di preghiera, a seconda del giorno della settimana. L’Adorazione a Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare si terrà il martedì ed il sabato dalle ore 21:00 alle ore 22:00, mentre il giovedì sarà subito dopo la Santa Messa serale. La preghiera del Rosario sul Podbrdo si terrà la Domenica a partire dalle ore 14:00, mentre la Via Crucis sul Križevac sarà il venerdì, sempre a partire dalle ore 14:00. La Santa Messa croata delle ore 13:00 verrà celebrata soltanto il sabato.



venerdì 30 agosto 2019

La testimonianza di Elena guarita fisicamente e spiritualmente a Medjugorje.

La bella storia di Elena Artioli
Una bella ragazza con un percorso di fede legato a Medjugorje. La malattia, la ricerca di risposte, di speranze. Elena Artioli ci racconta la sua vita e come ha affrontato le difficoltà.

La mia storia inizia all’età di 16 anni, quando, per problemi visivi ricorrenti, vengo a conoscenza di possedere una malformazione artero-venosa cerebrale (angioma), in regione frontale posteriore sinistra, della dimensione di circa 3 cm. La mia vita, da quel momento, cambia profondamente. Vivo nella paura, nell’angoscia, nella non conoscenza, nella tristezza e nell’ansia quotidiana… di quel che potrebbe succedere in qualsiasi momento.

Vado alla ricerca di “qualcuno”… quel qualcuno che possa darmi spiegazioni, un aiuto, una speranza. Percorro mezza Italia con il sostegno e la vicinanza dei miei genitori, alla ricerca di quella persona che possa darmi quella fiducia e quelle risposte che mi sono necessarie. Dopo varie grandi delusioni da parte di medici che mi hanno trattata come un oggetto, non come una persona, senza la minima curanza di quello che è la cosa più importante quali sono i sentimenti della persona, il “lato umano”… mi arriva un dono dal cielo, il mio Angelo Custode: Edoardo Boccardi, neurologo primario del reparto di neuroradiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano.

Questa persona per me, oltre ad essermi stato vicino dal punto di vista medico, con estrema professionalità ed esperienza, attraverso esami, accertamenti diagnostici ripetuti nel tempo, è riuscito a darmi sempre quella fiducia, quelle risposte e quella speranza che cercavo… così grande e così importante da potermi affidare totalmente a lui… comunque andassero le cose, sapevo di avere una persona speciale e preparata al mio fianco. Mi disse che lui, in quel momento, non avrebbe operato chirurgicamente né fatto nessun tipo di terapia, anche perché era una zona troppo vasta e rarefatta da trattare con la radiochirurgia; potevo condurre la mia vita con la massima serenità possibile ma dovevo evitare quelle attività che mi potessero provocare un aumento della pressione cerebrale; i rischi a cui potevo essere sottoposta erano quelli di un’emorragia cerebrale per rottura dei vasi oppure di un aumento delle dimensioni del nido vascolare che possa produrre di conseguenza una sofferenza del tessuto cerebrale circostante.

Io sono fisioterapista e lavoro quotidianamente con persone con menomazioni provocate da situazioni come le mie… diciamo che non è sempre facile avere la forza e la volontà di reagire, senza abbattersi. Nonostante tutto la mia forza, la mia volontà ed il desiderio grande di diventare una brava fisioterapista, mi hanno portata a superare percorsi estremamente difficili quale laurearsi, cercando di superare quegli esami come la neurochirurgia, i tumori,… che “parlavano” in un certo modo di me e della mia situazione.

Grazie a Dio, i risultati delle mie risonanze magnetiche effettuate con costanza ogni anno a Milano erano sovrapponibili, senza sostanziali modificazioni nel tempo. La penultima risonanza magnetica risale a 5 anni fa, esattamente il 21 aprile 2007; da allora ho sempre rimandato un successivo controllo per paura che qualcosa si fosse modificato nel tempo.

Nella vita si attraversano momenti di dolore, di sconforto, di rabbia, dovuti a varie situazioni, quali possono essere la fine di una relazione d’amore importante, le difficoltà sul lavoro, in famiglia e di certo non hai voglia di caricarti di un ulteriore pensiero in quel momento. In un periodo della mia vita in cui il mio cuore ha attraversato parecchia sofferenza, mi lascio convincere da una cara amica nonché collega di lavoro, per un pellegrinaggio a Medjugorje, meta, riferita da lei, di grande pace e serenità interiore, ciò di cui avevo bisogno in quel momento. E così, con molta curiosità ed anche un po’ scettica, il 2 agosto 2011 parto per il Mladifest (Festival dei Giovani) di Medjugorje, insieme a mia mamma. Vivo 4 giorni di estreme emozioni; mi avvicino molto alla fede e alla preghiera (se prima recitare un “Ave Maria” era faticoso, ora ne sento il bisogno e la gioia).
Le salite ai due monti, specie sul Krizevac (il monte della croce bianca) dove mi scende una lacrima che mi sorprende in seguito ad una preghiera, sono mete di profonda pace, gioia e serenità interiore. Proprio quelle sensazioni che mi riferiva continuamente la mia amica, a cui facevo fatica a credere.

Era come se ti “entrasse” qualcosa che non chiedevi dentro di te. Ho pregato molto ma non sono mai riuscita a chiedere nulla perché ho sempre pensato che ci fossero persone che avessero la precedenza e la priorità rispetto a me… rispetto ai miei problemi. Torno a casa profondamente cambiata nello spirito, con la gioia negli occhi e la serenità nel cuore. Riesco ad affrontare i problemi della quotidianità con uno spirito ed un’energia diversa, sento la necessità di parlare al mondo di come mi sento e di quello che ho vissuto. La preghiera diventa un’esigenza quotidiana: mi fa stare bene. Con il passare del tempo, ho la consapevolezza di aver ricevuto la mia prima grande Grazia. Trovo il coraggio e la decisione, dopo 5 anni, di prenotare il mio solito controllo a Milano, fissato per il 16 aprile 2012.

Prima però, era per me importante la confessione da un parroco esorcista di Firenze, Don Francesco Bazzoffi, uomo per me di grandi doti e valori, che sento molto molto vicino. Vado da lui qualche giorno prima del controllo, esattamente sabato 14 aprile, e dopo la mia confessione, in cui risaltava la mia preoccupazione per gli accertamenti del lunedì successivo, decide di farmi una benedizione personale per il mio problema di salute con l’imposizione delle mani. Mi dice: “beh, non è neanche molto grande…”: la cosa mi stupisce e mi fa riflettere (io sapevo fosse della grandezza di 3 cm), e prosegue dicendo: “cosa sarà? Di 1 cm circa?!!!!”… Prima di uscire dalla stanza mi dice: “Elena, quando torni a trovarmi? … A maggio???!! …Così mi dici com’è andata!” Io molto confusa, sorpresa, gli rispondo che tornerò a maggio.

Il lunedì mi reco a Milano con i miei genitori che non mi lasciano mai sola per i controlli e vivo una giornata densa di emozioni. Dopo la risonanza magnetica effettuo la visita con il mio medico: confrontando l’ultimo studio con quello di 5 anni prima, si evidenzia una netta riduzione delle dimensioni del nido vascolare e complessiva riduzione di calibro dei principali drenaggi venosi, con espressione di sofferenza parenchimale attorno. Istintivamente rivolgo la sguardo verso mia mamma ed è come se ci fossimo incontrate nello stesso istante, nel medesimo punto. Entrambe sentivamo le stesse cose e con le lacrime agli occhi, non avevamo il minimo dubbio che avessi ricevuto una seconda Grazia.

Dal colloquio con il medico incredulo emerge che:
- la dimensione del nido vascolare è di circa 1 cm (e questo si ricollega al discorso del parroco)
- che è praticamente impossibile che una MAV si riduca spontaneamente, senza nessuna terapia (il mio medico, mi riferisce di essere il suo primo caso, nella sua vasta esperienza lavorativa, anche all’estero), solitamente o si ingrandisce o rimane delle stesse dimensioni.

Ogni medico, come ogni persona di “scienza”, deve avere una terapia appropriata che produce un certo risultato. Io non potevo fare parte di certo di questo. In quel momento così magico per me, avevo solamente voglia di correre e di piangere, senza dare alcun tipo di spiegazione a nessuno. Stavo vivendo una cosa troppo grande, troppo emozionante, troppo e solamente sognata.
In macchina, verso casa, ammiravo il cielo e Le chiedevo “perché tutto questo… a me”, io in realtà non ho mai avuto il coraggio di chiedere nulla. Mi è stato regalato tanto: la guarigione fisica senza dubbio è qualcosa di visibile, di tangibile, di veramente grande ma di molto più grande riconosco la guarigione spirituale interiore, il cammino di conversione, la serenità e la forza che ora mi appartiene, che non ha prezzo e non può essere paragonabile.

Solo oggi, posso affermare con gioia e serenità, che qualsiasi cosa mi possa succedere in futuro, l’affronterò con uno spirito diverso, con più serenità e coraggio e con meno paura, perché NON MI SENTO SOLA e ciò che mi è stato donato è qualcosa di veramente GRANDE. Vivo la vita in maniera più profonda; ogni singolo giorno è un dono. Quest’anno sono ritornata a Medjugorje al Festival dei Giovani, per RINGRAZIARE. Sono certa che, il giorno dell’esame, Maria era dentro di me e diverse persone se ne sono accorte, esplicitandolo a parole. Molte persone ora mi dicono che ho una luce diversa negli occhi…

GRAZIE MARIA.

Fonte: https://www.guardacon.me/Default.asp

Se la vita è senza senso è solo perché non preghiamo, perché abbiamo scacciato il Signore.- ...di P. Slavko


Allora tutti questi messaggi, tutti questi avvenimenti hanno un solo scopo: la Madonna vuole prenderci per mano e guidarci a Gesù, a Dio.

In un messaggio ha detto: « Al Signore di tutti i cuori », perché noi possiamo avere la pace, la forza per la riconciliazione, la gioia più profonda che il mondo non può dare, possiamo avere la fede, possiamo proprio vivere.

Molte volte sento la domanda: « È molto quello che la Madonna ci chiede. Come mai? Come possiamo? Dobbiamo lavorare, come possiamo pregare il Rosario intero? ». È una domanda sicuramente lecita, e io ho una risposta generale: « Quando abbiamo scoperto il valore della preghiera, troveremo anche il tempo ». Per esempio, uno che fuma perde un po' di tempo; da dove prende il tempo? Forse dite che lui è abituato, ha bisogno di trovare la calma, la pace, con la sigaretta. Vedete noi siamo abituati a vedere fumare, ma dobbiamo di nuovo scoprire la preghiera.

Questo mondo, tutto quello che abbiamo non può darci tutto quello che il Signore dà nella preghiera. E se molti sono stanchi in questo mondo, se ci sono molti conflitti, molte guerre, se ci sono molti che non hanno da mangiare (ottocento milioni non hanno da mangiare), se ci sono molti infelici senza senso per la vita, è solo perché non preghiamo, perché abbiamo scacciato il Signore.

La Madonna invitandoci alla preghiera vuole che ritroviamo il Signore e anche la possibilità per continuare a vivere.

Il Rosario è un invito per essere insieme alla Madonna e a Gesù per tutto. E se abbiamo capito, allora possiamo approfittare del Rosario, dei misteri. Stando insieme alla Madonna quando dice di sì alla volontà del Signore, quando visita gli altri, quando nasce Gesù, quando lo presenta al Tempio, noi impariamo anche questa vita che Gesù ci ha domandato. Se una mamma dice al figlio: « Tu devi fare duecento passi e noi possiamo stare un'ora insieme » e quel figlio dice: «Mio Dio, chi può fare ogni giorno duecento passi? » ha dimenticato che la mamma lo invita per stare insieme. E così anche il Rosario. Il Rosario è la preghiera biblica meditativa che ci porta passo per passo, che porta anche il nostro cuore e la nostra anima vicino a Gesù, vicino alla Madonna. Io ho parlato ieri con Marija insieme a due sacerdoti e loro hanno domandato

« Ti sembra molto che la Madonna domanda il Rosario intero? ». Marija ha risposto: « No, quando io vedo cosa succede nel mondo, potrei pregare tre volte il Rosario intero ». Allora quando abbiamo scoperto il valore della preghiera e quando abbiamo incominciato a credere che la preghiera può aiutare tutto il mondo, avremo e troveremo il tempo per la preghiera.

Perché il digiuno? Ci sono molte cose da dire. Vi dico come la Madonna domanda il digiuno: a pane e acqua. Questo è il più rigido, la forma ideale. Ma se qualcuno non può, se ha difficoltà con la pressione bassa, può prendere, naturalmente, il caffè.

Se qualcuno è malato troverà il suo modo. Se qualcuno non può due giorni, può incominciare con un giorno. Ad ogni modo questo digiuno non è un invito alla rinuncia a qualche cosa. La Madonna ci invita a vivere col pane un giorno, a scoprire il pane. Se cominciate così, scoprirete di nuovo l'Eucaristia e sarete attenti alla grazia della fede; potrete più facilmente pregare, vi distaccherete un po' dal mondo materiale e diventerete più liberi nel vostro cuore, anche più trasparenti. E questo fa bene per l'anima e per il corpo. Anche la medicina ci consiglia di lasciare riposare lo stomaco per un giorno.

Se fate così, se cominciate, vedrete cosa significa il digiuno: è molto, molto importante. Il digiuno aiuta anche la fede e la preghiera. Dobbiamo sapere che anche Gesù ha digiunato, anche tutti i profeti ed i Santi. Solo noi cristiani in questo mondo non vogliamo digiunare.

La Chiesa ha dato un minimo di due giorni all'anno: il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo, ma questo è il minimo. E noi in questi giorni abbiamo mangiato meglio che negli altri perché si preparava del buon pesce.

Qui c'è un invito per scoprire di nuovo il digiuno. Infatti i Padri della Chiesa hanno detto: « Il digiuno è la preghiera del corpo » ; è preghiera, ma serve anche per capire gli altri. Se qualcuno sente per due volte alla settimana un po' di fame, ascolterà più facilmente e più profondamente le voci dall'Africa e dall'Asia che gridano: « Non abbiamo pane. Non abbiamo di cosa vivere ».

Molte altre cose si possono dire.

Cominciando con la preghiera, col digiuno, diamo la mano alla Madonna e la Madonna ci potrà guidare a Gesù.

(P. Slavko Barbaric - 7 agosto 1985)


Fonte: Libro Rosso 

giovedì 29 agosto 2019

29 AGOSTO 2019 | 66° Anniversario della LACRIMAZIONE DI MARIA A SIRACUSA.


 VIDEO

1953 - 29 AGOSTO - 2019 | 66° Anniversario della LACRIMAZIONE

Tutto ebbe inizio nella piccola dimora in cui abitavano Antonina e Angelo Iannuso, lui bracciante agricolo e lei casalinga.
 «…quel 29 agosto… erano circa le 8 e 30, ho aperto gli occhi e ho visto la Madonnina che piangeva… le lacrime gocciolavano sulla spalliera… ho preso una tale paura che mi sono alzata dal letto e sono scappata nella stanza accanto…  e poi abbiamo chiamato il vicinato e se ne sono accorti tutti quanti…» (Antonina Giusto)
 «Poi, verso le sette della sera, ho visto la Madonna che piangeva. Ho chiamato il Commissario di Pubblica Sicurezza e altra gente che sono entrati e hanno constatato».
«O è un privilegio o è una grazia, Dio solo lo sa!» (Angelo Iannuso)



Supplica alla Madonna delle Lacrime da recitare oggi,29 agosto 2019.
Madonna delle lacrime,
abbiamo bisogno di Te:
della luce che si irradia dai Tuoi occhi,
del conforto che emana dal Tuo cuore,
della Pace di cui sei Regina.

Fiduciosi ti affidiamo le nostre necessità:
i nostri dolori perchè Tu li lenisca,
i nostri corpi perchè Tu li guarisca,
i nostri cuori perchè Tu li converta,
le nostre anime perchè Tu le guidi a salvezza.
Degnati, o Madre buona,
di unire le Tue lacrime alle nostre
affinché il Tuo divin Figlio
ci conceda la grazia…(esprimere)
che con tanto ardore noi Ti chiediamo.
O Madre d’Amore,
di Dolore e di Misericordia,
abbia pietà di noi.

(+ Ettore Baranzini – Arcivescovo)

Dio mi ha dato molto, ma so che mi chiede anche molto.- Parla Ivan, uno dei sei veggenti di Medjugorje

Testimonianza di Ivan Dragicevic al Festival dei Giovani 2007
Siano lodati Gesù e Maria!
Vi saluto tutti, cari amici! Mi fa piacere che oggi posso essere qui con voi e oggi qui insieme a tutti voi condividere questa buona e gioiosa notizia a cui la Madre ci chiama, a cui ci invita in questi anni. Oggi qui desidero avvicinare a voi ciò che è più importante, i messaggi più importanti, perché comprendiamo meglio questi messaggi e li viviamo meglio nella nostra vita. Ho già detto che sono  anni da quando la Gospa è con noi, da quando ha bussato alla porta del mio cuore, mi ha scelto perché fossi suo strumento, strumento nelle sue mani e in quelle di Dio. Per me e per la mia vita, per la mia famiglia questo è sicuramente un grande grande dono, ma sicuramente è una grande responsabilità. Io so che Dio mi ha dato molto, ma so che mi chiede anche molto. Credetemi: non è facile e non è semplice in questi  anni essere con la Gospa ogni giorno, parlare con la Gospa ogni giorno, essere in quella luce con Lei ogni giorno, nella luce del Cielo, e dopo questo incontro con Lei di nuovo tornare ogni giorno in questo mondo, nella realtà di questo mondo. Non è facile! Ogni giorno, dopo ogni incontro con Lei, ho bisogno di alcune ore per tornare da quell´incontro di nuovo in questo mondo, nella realtà di questo mondo.

Qual è la cosa più importante a cui la Madre ci chiama, ci invita in questi  anni? Voi stessi sapete che la Gospa ha dato a tutti noi moltissimi messaggi. In questo breve tempo è molto difficile parlare di tutti i messaggi, ma oggi con voi vorrei soffermarmi sui messaggi più importanti e su questi messaggi dire qualcosa di più: il messaggio della pace, della conversione, il messaggio della preghiera col cuore, il messaggio della penitenza e del digiuno, il messaggio della fede forte, il messaggio dell´amore, il messaggio del perdono e il messaggio della speranza. Questi sono i messaggi più importanti, i messaggi centrali, a cui la Madre ci chiama, attraverso cui la Madre ci guida in questi  anni. Ciascuno di questi messaggi che ho detto ora, la Gospa in questi anni ci avvicina di questi messaggi che ho detto ora, la Gospa in questi  anni ci lio questi messaggi questi messaggi, ci semplifica questi messaggi perché li capiamo meglio e li viviamo meglio nella nostra vita. All´inizio delle apparizioni, nel 1981, la Gospa si è presentata come "Regina della Pace". Le sue prime parole sono state: "Cari figli, vengo perché mi manda mio Figlio ad aiutarvi. Cari figli, pace, pace, pace! Che sia la Pace, che la pace regni nel mondo! Cari figli, la pace deve regnare tra gli uomini e Dio e tra gli uomini! Cari figli, questo mondo, questa umanità si trova in un grande pericolo e minaccia di distruggere se stesso". Questi sono stati i primi messaggi, le prime parole che la Gospa attraverso di noi ha inviato al mondo. Da queste parole vediamo qual è il più grande desiderio della Gospa: la pace. La Madre viene dal Re della Pace. Chi può sapere meglio della Madre quanto sia necessaria la pace oggi a questo mondo stanco, alle famiglie stanche, ai giovani stanchi, alla Chiesa stanca. La Madre viene a noi, la Madre viene a noi perché desidera aiutarci, la Madre viene a noi perché desidera consolarci e incoraggiarci. La Madre viene a noi perché desidera mostrarci ciò che non è bene, condurci sulla via del bene, sulla via della pace, condurci a suo Figlio. La Gospa dice in un messaggio: "Cari figli, oggi più che mai il mondo di oggi, l´umanità di oggi, attraversa i suoi momenti difficili, le sue crisi difficili. Ma la crisi più grande, cari figli, è la crisi della fede in Dio, perché vi siete allontanati da Dio. Cari figli, il mondo di oggi, l´umanità di oggi si è incamminata nel futuro senza Dio. Cari figli, oggi è sparita la preghiera nelle vostre famiglie, i genitori non hanno più tempo l´uno per l´altro, i genitori non hanno più tempo per i figli". Non c´è più fedeltà nei Matrimoni, non c´è più amore nelle famiglie. Ci sono così tante famiglie divise, famiglie stanche. Avviene la rovina della morale. Oggi ci sono così tanti giovani che vivono lontano dai genitori, così tanti aborti a causa dei quali le lacrime della Madre scorrono. Asciughiamo oggi le lacrime alla Madre! La Madre desidera portarci fuori da questa tenebra, mostrarci una nuova luce, la luce della speranza, desidera condurci sulla via della speranza. E la Gospa dice: "Cari figli, se non c´è pace nel cuore dell´uomo, se l´uomo non ha la pace con se stesso, se non c´è pace nelle famiglie, no, cari figli, non ci può essere la pace nel mondo. Per questo vi invito: no, cari figli, non dovete parlare della pace, ma cominciate a vivere la Pace! Non dovete parlare della preghiera, ma cominciate a vivere la preghiera! Cari figli, solo con il ritorno della pace e col ritorno della preghiera nelle vostre famiglie, allora la vostra famiglia potrà guarire spiritualmente. Al mondo di oggi, oggi più che mai, è necessario guarire spiritualmente". La Gospa dice: "Cari figli, questo mondo di oggi è spiritualmente malato". Questa è la diagnosi della Madre. La Madre non fa solo la diagnosi, Lei ci porta la medicina, la medicina per noi e per i nostri dolori, una medicina divina. Lei desidera guarire i nostri dolori, desidera fasciare le nostre ferite con così tanto amore, tenerezza, calore materno. La Madre viene a noi perché desidera risollevare questa umanità peccatrice, la Madre viene a noi perché è preoccupata per la nostra salvezza. E dice in un messaggio: "Cari figli, io sono con voi, io vengo in mezzo a voi perché desidero aiutarvi affinché venga la pace. Ma, cari figli, io ho bisogno di voi, io con voi posso realizzare la pace. Perciò, cari figli, decidetevi per il bene e lottate contro il male, contro il peccato.

La Madre parla semplicemente, Lei in questi  anni ripete così tante volte, lei non si stanca mai, come anche voi molte mamme presenti qui oggi con i vostri figli: quante volte avete detto ai vostri figli "Siate buoni!", "Studiate!", "lavorate!", "obbedite!"... Mille e mille volte lo avete ripetuto ai vostri figli. Io spero e penso che non vi siete ancora stancate... Quale madre oggi qui può dire di essere così fortunata che ha dovuto solo una volta ripetere a suo figlio una cosa e che non gliel´ha più ripetuta? Non c´è una madre così: ogni madre deve ripetere, la madre deve ripetere perché i figli non dimentichino. Così anche la Gospa a noi: la Madre non ci da un nuovo compito, ma ci invita a iniziare a vivere quello che abbiamo. La Madre non è venuta a noi per farci paura, per rimproverarci, per criticarci, per parlarci della fine del mondo, della seconda venuta di Gesù. No! La Madre viene come Madre della speranza, della speranza che vuole portare nelle famiglie, nella Chiesa. La Gospa dice: "Cari figli, se voi sarete forti, allora anche la Chiesa sarà forte, se voi sarete deboli, anche la Chiesa sarà debole. Voi siete, cari figli, la Chiesa viva, voi siete i polmoni della Chiesa e, cari figli, per questo vi invito: riportate la preghiera nelle vostre famiglie! Che ogni vostra famiglia sia un gruppo di preghiera in cui si prega. Crescete nella Santità nella famiglia! Cari figli, non c´è la Chiesa viva senza le famiglie vive! E cari figli questo mondo, questa umanità ha futuro, ma a una condizione: che deve tornare a Dio, legarsi a Dio e insieme a Dio andare verso il futuro". "Cari figli - la Gospa dice ancora - voi siete su questa terra solo come pellegrini. Siete in un viaggio". Per questo la Gospa ci chiama con perseveranza, soprattutto voi giovani, che fondiate gruppi di preghiera nelle vostre comunità, nelle vostre parrocchie. La Gospa invita anche i Sacerdoti a creare, organizzare gruppi di preghiera di giovani, di coppie sposate nelle loro parrocchie. La Gospa ci chiama particolarmente alla preghiera, alla preghiera in famiglia. Oggi la preghiera è usita dalle famiglie. La Gospa ci invita particolarmente alla Santa Messa, alla Messa come centro della nostra vita. In una apparizione, la Gospa ha detto, ha detto a noi, eravamo tutti e sei insieme con Lei, ci ha detto: "Cari figli, se domani dovrete decidere se venire a Me, incontrarvi con Me o andare alla Santa Messa, no, cari figli, no, non dovete venire a Me: andate alla Santa Messa". Perché andare alla Santa Messa significa andare incontro a Gesù che si dona nella Santa Messa. Incontrarsi con Lui, parlare con Lui, abbandonarsi a Lui, accoglierLo. La Gospa ci chiama in modo particolare alla Confessione mensile, all´Adorazione davanti alla Croce, davanti al Santissimo Sacramento. La Gospa ci invita particolarmente alla Confessione mensile. Ci invita alla lettura della Sacra Scrittura nelle nostre famiglie. La Gospa dice in un messaggio: "Cari figli, che la Bibbia sia in un luogo visibile in ogni vostra famiglia. Leggete la Sacra Scrittura affinché leggendo la Sacra Scrittura Gesù rinasca nelle vostre famiglie e nei vostri cuori. Che la Bibbia sia il vostro nutrimento spirituale nel vostro cammino della vita. Perdonate agli altri, amate gli altri". La Madre porta tutti noi nel suo Cuore, la Madre ci ha messi nel suo Cuore. In un messaggio dice così bene: "Cari figli, se sapeste quato vi amo, potreste piangere di gioia!". Così tanto è l´amore della Madre!

Tutti i messaggi che la Madre ci da in questi  anni, Lei li da per tutto il mondo. Non c´è nessun messaggio per un qualsivoglia stato o nazionalità, Lei si rivolge a tutti, a tutti i suoi figli. Ogni volta che ci da un messaggio le prime parole che dice sono: "Cari figli miei". Si rivolge a tutti i suoi figli perché è Madre di tutti noi, perché ci ama tutti, perché per Lei siamo tutti importanti, tutti necessari. Presso di Lei non c´è nessuno che sia respinto: Lei e la Madre e noi siamo i suoi figli. Ma in modo particolare in questi anni in cui è con noi, ci chiama in modo particolare alla preghiera col cuore. Così tante volte la Gospa ha ripetuto le parole: "Pregate, pregate, pregate cari figli": non pregare con le labbra, non pregare con un meccanismo, non pregare per tradizione, pregare col cuore. Come la Gospa ci insegna a pregare col cuore? Cosa significa pregare col cuore? Pregare col cuore prima di tutto significa pregare per amore e con amore, pregare con tutto il proprio essere, in modo che la nostra preghiera che preghiamo sia davvero un incontro con Gesù, un dialogo con Gesù, un riposo insieme con Lui. In modo che usciamo dalla preghiera col cuore pieni di pace e di gioia. Ma la Gospa sa che noi non siamo perfetti, la Gospa sa che a volte per noi è difficile concentrarci, raccoglierci in preghiera, che i nostri pensieri nella preghiera si perdono lontano. Ma la Gospa desidera che noi andiamo nella scuola della preghiera, che impariamo ogni giorno. Perché la preghiera è una scuola che non dura né due anni, né vent´anni, ma finisce quando moriamo. Ogni giorno dobbiamo andare nella scuola della preghiera. La Gospa dice: "Cari figli, chi prega non deve aver paura del futuro". E´ importante essere perseveranti nella preghiera.  La Gospa dice: "Cari figli, se volete andare nella scuola della preghiera, allora dovete sapere che nella scuola della preghiera non c´è riposo, non c´è weekend, ogni giorno dovete andare nella scuola della preghiera. E cari figli, se volete pregare meglio, allora dovete sempre pregare di più". Pregare di più è sempre una decisione personale, pregare meglio è sempre una grazia, una grazia data a coloro che pregano di più.

Noi oggi spesso quando parliamo della preghiera spesso sappiamo dire che non abbiamo tempo per la preghiera, che lavoriamo molto, che siamo occupati da queste o quelle cose, andiamo a casa col lavoro, dobbiamo cucinare, pulire, fare queste o altre cose... Non c´è tempo per i figli, per la famiglia. Sempre quando si deve pregare molti dicono che il problema è il tempo. Ma la Gospa dice a tutti noi semplicemente, dice: "Cari figli, no, non potete sempre dire che non avete tempo. Il problema non è il tempo, cari figli, il problema è l´amore. Perché, cari figli, quando una persona ama qualcosa ha sempre tempo, ma quando una persona non ama qualcosa, non troverà mai il tempo". Per questo la Gospa chiama così tanto alla preghiera, per questo la Gospa così tanto in questi anni io direi ci sveglia da questa stanchezza spirituale, da questo coma spirituale in cui si trova il mondo: desidera rafforzarci nella fede e nella preghiera.

Io spero che anche noi risponderemo alla chiamata della Gospa, che accoglieremo i suoi messaggi e che saremo collaboratori alla costruzione di un mondo migliore, di un mondo degno dei figli di Dio. Per questo io oggi invito in particolare i giovani a rispondere alla chiamata della Gospa, affinché noi siamo una luce, un segno vivo nel tempo odierno, tempo di inquietudine, perché preghiamo oggi per la pace nel mondo.

Che anche questi giorni che passerete qui siano per tutti voi un rinnovamento spirituale. E quando tornate alle vostre case, continuate con questo rinnovamento spirituale nelle vostre famiglie, con i vostri figli. Diventate, dico, un segno vivo. Spero che in questi giorni abbiate seminato un buon seme e che sicuramente raccoglierete buoni frutti. Perciò dico ancora una volta: preghiamo gli uni per gli altri, decidiamoci per la pace, preghiamo insieme con la Regina della Pace per la pace nel mondo. Gesù così tante volte nel Vangelo ripete le parole: "Non abbiate paura!". La Gospa così tante volte ripete anche a noi queste parole in questi anni: "Non abbiate paura, cari figli!". Perciò oggi decidiamoci anche noi, decidiamoci per Dio: solo in Lui c´è la nostra unica e vera pace. Così sia! Che Dio vi benedica tutti e la Regina della Pace vi protegga, che sia con voi! Grazie!
Fonte :  http://medjugorje.altervista.org/doc/ivan/festival2007.html

Quando si perde la speranza - Padre Ljubo Kurtovic

   Padre Ljubo Kurtovic 


 La Madonna ci invita a pregare per la pace e dice: “Pregate con il cuore e non perdete la speranza”. Succede che l’uomo perde la speranza, si sente come se Dio non lo ascoltasse, come se fosse ritirato da questo mondo e dalle sue creature. Dio non può dimenticare quello che ha creato, la sua creatura; l’uomo che ha formato e creato a sua immagine. Nella Bibbia risuonano le parole del profeta Isaia: “… non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me” (Is. 49, 15-16). Anche la Madonna ci dice che: “Dio ama le sue creature”. In questo messaggio vediamo una speranza indistruttibile della Madonna che vuole trasmetterci nonostante tutte le prognosi nere, le minacce della guerra; i giornali sono pieni di queste notizie nere.  Maria ci dice che anche noi siamo responsabili per la pace.

La pace non viene da sola senza il nostro impegno, senza quello che noi possiamo fare. E’ sicuro che l’uomo si ricorda più facilmente di Dio quando si trova nelle situazioni pericolose, quando la sua vita è minacciata. Le minacce della guerra lo svegliano dal sonno spirituale e allora l’uomo si ricorda che Qualcuno esiste, Qualcuno che è assoluto, Onnipotente, Colui che non è minacciato come lo siamo noi. Perciò abbiamo bisogno di cercare e trovare le fondamenta della nostra vita, la pietra sulla quale possiamo edificare e appoggiare la vita e il mondo. Nella lettera del nostro Papa Giovanni Paolo II, “Novo millennio ineunte”, sentiamo pure questo invito alla speranza, nonostante che tutto intorno a noi non aiuta a tenere sveglia la speranza nei cuori umani. Ognuno di noi vive la propria vita con i suoi problemi personali, familiari e mondiali. Siamo anche noi nella tentazione di pensare che sarebbe meglio se ci fossero altre persone, un altro tempo, altre situazioni; ma non abbiamo altre persone, tempo e situazioni di quelle che viviamo oggi. E’ necessario iniziare da quello che abbiamo e che viviamo per poter contribuire per la pace, come ci dice la Madonna. Anche nostro Dio in Gesù, come anche Maria, sono vissuti sulla terra e vivevano le sofferenze, le gioie e i dolori come ognuno di noi. Anche loro non si sono liberati da tutto ciò che noi viviamo. Anche noi possiamo abbandonarci alla disperazione o alla fede; appoggiarci su Dio, sulla sua parola senza altri appoggi, come San Pietro quando è uscito con la barca, appoggiato solo sulla parola di Gesù. Qualcuno ha messo queste parole nella bocca di Dio: “Non mi meraviglio - dice Dio - perché credono in me: basta che vedano le mie creature e crederanno. L’amore non mi ammira perché per loro è un dono se si amano gli uni gli altri. Ma la speranza sì, la speranza mi ammira”. Anche i grandi santi non sono stati tentati nella fede o nell’amore, ma nella speranza. Anche Gesù nel Getsemani è stato tentato nella speranza. Esiste un mezzo che ci aiuta ad imparare a sperare; un mezzo che anche Gesù ha usato trovandosi nel Getsemani: ha passato la notte vegliando in preghiera. La fonte della speranza è la preghiera e la preghiera esige vigilanza. Per allenarsi nella speranza, bisogna accogliere quella permanente disposizione di Maria che ha detto “Sì” alla volontà di Dio e, attraverso il suo “Sì”, Dio ha fatto grandi cose. Un “sì” del cuore umano apre la porta a Dio e così Egli può venire e salvare questo mondo giorno per giorno, “uno per uno”, come dice la Madonna in questo messaggio. Noi per Dio non siamo anonimi, ognuno ha il proprio nome davanti a Lui. Maria anche oggi pronuncia il suo “Sì” attraverso le sue apparizioni, invitandoci sulla strada della santità. Anche Il nostro Papa ci invita sulla strada della santità dicendoci nella sua lettera: “Sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale (Novo millennio ineunte n. 31)”. Anche Gesù nel discorso della montagna ci dice: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt. 5,48). Come se volesse dirci: “Siate felici come è felice il Padre vostro celeste”. Sentiamo nelle parole della nostra Madre celeste l’eco delle parole di Gesù e permettiamo a Lei di guidarci sulla strada della santità verso Gesù.

Padre Ljubo

mercoledì 28 agosto 2019

La differenza che c'è tra essere "devoti" ed essere "credenti"


Se i devoti si riconoscono da gesti esterni di religiosità, i credenti si riconoscono dalla loro vita

Mai come oggi bisognerebbe ridare valore alle parole. Si confonde il bene con il benessere, la bontà con il buonismo, il vero dall’apparente. Una distinzione da fare, in campo spirituale, che non di rado manca di chiarezza è quella tra i devoti ed i credenti. Esistono milioni di devoti che, per il solo fatto di essere tali, presumono di essere credenti. I devoti li si riconosce da una serie di gesti non verbali, frutto di tradizioni popolari, dietro i quali vi sono radici autenticamente evangeliche. Le devozioni hanno mantenuto, in molti luoghi, la radice cristiana ma quando, per taluni, smarriscono la radice evangelica, non c’è più il credente ma solo una persona religiosa.
La devozione ha vari volti, quanti possono essere i modi di percepire una fede. In tante devozioni si proiettano paure ed angosce, cercandovi in esse certezze interiori che liberino da responsabilità personali. In tante devozioni si cerca lo spirituale per sentirsi elevati dagli altri, tanto da giudicare tutti e tutto. Tanti devoti hanno veleno sulla lingua, violenza nei gesti e parole di lode nelle preghiere. I devoti fanno le preghiere, i credenti vivono la preghiera nel loro spirito. I credenti vivono un incontro personale nella preghiera, attraverso il quale si riscoprono piccoli, dinanzi all’infinito, profondamente limitati di fronte all’eterno. I credenti non giudicano perché sanno che il giudizio appartiene all’Altissimo, non si sentono migliori, perché coscienti di appartenere ad una fraternità universale.



Se i devoti si riconoscono da gesti esterni di religiosità, i credenti si riconoscono dalla loro vita. I credenti non hanno bisogno di gesti di religiosità o parole, a parlare è la loro vita. I devoti si fanno sapienti di cose religiose, i credenti portano la sapienza della religione con una vita scolpita d’amore. I devoti fanno soffrire anche usando il linguaggio della religione, i credenti offrono in sacrificio la loro vita generando consolazione. Se i devoti giudicano, i credenti usano misericordia. I credenti condannano il male, ma sanno guardare negli erranti i segni delle loro stesse fragilità. I devoti guardano il passato e il male, i credenti vivono di speranza, facendo memoria di ciò che è stato. Il devoto parla di peccato, il credente di perdono. Il devoto soffoca la fiducia in sé stessi mentre il credente sa portare un nuovo respiro. Il devoto è sicuro, chiuso in sé stesso mentre il credente è solidale, costruendo la solidità uscendo dalle sue sicurezze.
Il devoto è bigotto mentre il credente è aperto. Il devoto va dietro al “si è sempre fatto”, il credente si rinnova alla luce dei segni dei tempi. Sana cosa è la devozione, ma senza discernimento si scade nel devozionismo. Per alcuni i devoti conta più una pratica popolare che la domenica, il giorno del Signore. Per il credente si deve essere pronti a morire per testimoniare il giorno della resurrezione. Il devoto crede di avere dei meriti, il credente sa che la salvezza è esclusivamente dono. Non esistono devoti e credenti nettamente separati, ma possono esserci devoti sostanzialmente atei, nel senso di essere dei praticoni religiosi senza Dio. La devozione è sostegno alla fede autentica, mai sostituzione. Bisogna diventare dunque devoti al Vangelo.
Tutto ciò che è antievangelico non è pura devozione ma inganno, è strumento a servizio dell’uomo contro l’umanità. Il credente è schierato con l’uomo. La negazione del vangelo, attraverso le devozioni, è negazione stessa della fede e tradimento della radice evangelica a cui la devozione dovrebbe fare riferimento. Chi giudica non crede. Chi odia non crede. Chi si sente migliore non crede. Se alcuni vivono la devozione per rendere Dio a propria immagine e somiglianza, il credente sa che l’uomo è chiamato a realizzare con la propria somiglianza l’immagine che Dio ha impresso nel suo spirito. Saremo giudicati sull’amore perché Dio è Amore. Potrebbe mai esistere dunque autentica devozione senza amore? Il credente, se veramente tale, ama.

Preghiere di S.Agostino- 28 agosto festa del Santo

Preghiere di S.AgostinoCome invocare Dio?

Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Concedimi, Signore, di conoscere e capire se si deve prima invocarti o lodarti, prima conoscere oppure invocare. Ma come potrebbe invocarti chi non ti conosce? Per ignoranza potrebbe invocare questo per quello. Dunque ti si deve piuttosto invocare per conoscere? Ma come invocheranno colui, in cui non credettero? E come chiedere, se prima nessuno dà l'annunzio? Loderanno il Signore coloro che lo cercano, perché cercandolo lo trovano, e trovandolo lo loderanno. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti, e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto. Ti invoca, Signore, la mia fede, che mi hai dato e ispirato mediante il tuo Figlio fatto uomo, mediante l'opera del tuo Annunziatore ( 1, 1, 1)

Sant'Agostino



  • Cosa sei, Dio mio?

    Cosa sei dunque, Dio mio? Cos'altro, di grazia, se non il Signore Dio? Chi è invero signore all'infuori del Signore, chi Dio all'infuori del nostro Dio? O sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo, misericordiosissimo e giustissimo, remotissimo e presentissimo, bellissimo e fortissimo, stabile e inafferrabile, immutabile che tutto muti, mai nuovo mai decrepito, rinnovatore di ogni cosa, che a loro insaputa porti i superbi alla decrepitezza; sempre attivo sempre quieto, che raccogli senza bisogno; che porti e riempi e serbi, che crei e nutri e maturi, che cerchi mentre nulla ti manca. Ami ma senza smaniare, sei geloso e tranquillo, ti penti ma senza soffrire, ti adiri e sei calmo, muti le opere ma non il disegno, ricuperi quanto trovi e mai perdesti; mai indigente, godi dei guadagni; mai avaro, esigi gli interessi; ti si presta per averti debitore, ma chi ha qualcosa, che non sia tua? Paghi i debiti senza dovere a nessuno, li condoni senza perdere nulla.

    Che ho mai detto, Dio mio, vita mia, dolcezza mia santa? Che dice mai chi parla di te? Eppure sventurati coloro che tacciono di te, poiché sono muti ciarlieri ( 1, 4, 4

    Sant'Agostino
  • Grazie, Signore, per i tuoi doni!

    Eppure, Signore, a te eccellentissimo, ottimo creatore e reggitore dell'universo, a te Dio nostro grazie anche se mi avessi voluto soltanto fanciullo. Perché anche allora esistevo, vivevo, sentivo, avevo a cuore la preservazione del mio essere, immagine della misteriosissima unità da cui provenivo; vigilavo con l'istinto interiore sulla preservazione dei miei sensi, e persino in quei piccoli pensieri, su piccoli oggetti, godevo della verità; non volevo essere ingannato, avevo una memoria vivida, ero fornito di parola, mi intenerivo all'amicizia, evitavo il dolore, il disprezzo, l'ignoranza. Cosa vi era in un tale essere, che non fosse ammirevole e pregevole? E tutti sono doni del mio Dio, non lo li ho dati a me stesso. Sono beni, e tutti sono io. Dunque è buono chi mi fece, anzi lui stesso è il mio bene, e io esulto in suo onore per tutti i beni di cui anche da fanciullo era fatta la mia esistenza. Il mio peccato era di non cercare in lui, ma nelle sue creature, ossia in me stesso e negli altri, i diletti, i primati, le verità, così precipitando nei dolori, nelle umiliazioni, negli errori. A te grazie, dolcezza mia e onore mio e fiducia mia, Dio mio, a te grazie dei tuoi doni. Tu però conservameli, così conserverai me pure, e tutto ciò che mi hai donato crescerà e si perfezionerà, e io medesimo sussisterò con te, poiché tu mi hai dato di sussistere (1, 20, 31)

    Sant'Agostino
  • La mia anima è la tua casa

    Angusta è la casa della mia anima perché tu possa entrarvi: allargala dunque; è in rovina: restaurala; alcune cose contiene, che possono offendere la tua vista, lo ammetto e ne sono consapevole; ma chi potrà purificarla, a chi griderò, se non a te: "purificami, Signore dalle mie brutture ignote a me stesso, risparmia al tuo servo le brutture degli altri"? Credo, perciò anche parlo. Signore, tu sai: non ti ho parlato contro di me dei miei delitti, Dio mio, e tu non hai assolto la malvagità del mio cuore? Non disputo con te, che sei la verità, e io non voglio ingannare me stesso, nel timore che la mia iniquità s'inganni. Quindi non disputo con te, perché, se ti porrai a considerare le colpe, Signore, Signore, chi reggerà? (1, 5, 6)

    Sant'Agostino
  • Le Beatitudini di Maria

    Il pensiero di Maria non parta dalla tua mente.
    Il nome di Maria non abbandoni il tuo labbro.

    L'Amore di Maria non si spenga nel tuo cuore.
    Seguendo Maria non ti perderai.

    Appoggiandoti a Maria non cadrai.
    Sperando in Maria non temerai.

    Ascoltando Maria non sbaglierai.
    Vivendo con Maria ti salverai.

    Ecco la nona beatitudine:
    Beati quelli che si sono consacrati a Maria:
    i loro nomi sono scritti nel libro della vita.





    San Bonaventura da Bagnoregio
  • O mia gioia tardiva!

    Assordato dallo stridore della catena della mia mortalità, con cui era punita la superbia della mia anima, procedevo sempre più lontano da te, ove mi lasciavi andare, e mi agitavo, mi sperdevo, mi spandevo, smaniavo tra le mie fornicazioni; e tu tacevi. O mia gioia tardiva, tacevi allora, mentre procedevo ancora più lontano da te moltiplicando gli sterili semi delle sofferenze, altero della mia abiezione e insoddisfatto della mia spossatezza (2, 2, 2)

    Sant'Agostino
  • Perché invocare Dio?

    Ma come invocare il mio Dio, il Dio mio Signore? Invocarlo sarà comunque invitarlo dentro di me; ma esiste dentro di me un luogo, ove il mio Dio possa venire dentro di me, ove possa venire dentro di me Dio, Dio, che creò il cielo e la terra? C'è davvero dentro di me, Signore Dio mio, qualcosa capace di comprenderti? Ti comprendono forse il cielo e la terra, che hai creato e in cui mi hai creato? Oppure, poiché senza di te nulla esisterebbe di quanto esiste, avviene che quanto esiste ti comprende? E poiché anch'io esisto così, a che chiederti di venire dentro di me, mentre io non sarei, se tu non fossi in me? Non sono ancora negli inferi sebbene tu sei anche là, e quando pure sarò disceso all'inferno, tu sei là. Dunque io non sarei, Dio mio, non sarei affatto, se tu non fossi in me; o meglio, non sarei, se non fossi in te, poiché tutto da te, tutto per te, tutto in te. Sì, è così, Signore, è così. Dove dunque ti invoco, se sono in te? Da dove verresti in me? Dove mi ritrarrei, fuori dal cielo e dalla terra, perché di là venga in me il mio Dio, che disse: "Cielo e terra io colmo?" (1, 2, 2)

    Sant'Agostino
  • Signore mio Dio

    Signore mio Dio,
    Unica mia Speranza,
    fà che stanco non smetta di cercarTi,
    ma cerchi il Tuo Volto sempre con ardore.
    Dammi la Forza di cercare, Te,
    che Ti sei fatto incontrare e mi hai dato la Speranza
    di sempre più incontrarTi.
    Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza:
    conserva quella, guarisci questa.
    Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza:
    dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare,
    dove mi hai chiuso, aprimi quando busso.
    Fà che mi ricordi di Te,
    che intenda Te, che ami Te.
    Grazie, Signore, noi Ti adoriamo e crediamo in Te!

    ( Sant' Agostino - De Trinitade 15,28, 51 )
  • Signore, che dài per maestro il dolore

    Tu eri sempre presente con i tuoi pietosi tormenti, cospargendo delle più ripugnanti amarezze tutte le mie delizie illecite per indurmi alla ricerca della delizia che non ripugna. Dove l'avessi trovata, non avrei trovato che te, Signore, te, che dài per maestro il dolore e colpisci per guarire e ci uccidi per non lasciarci morire senza di te (2, 2, 4)

    Sant'Agostino
  • Signore, che io ti ami fortissimamente

    Ascolta, Signore, la mia implorazione: non venga meno la mia anima sotto la tua disciplina, non venga meno io nel confessarti gli atti della tua commiserazione, con cui mi togliesti dalle mie pessime strade. Che tu mi riesca più dolce di tutte le attrazioni dietro a cui correvo; che io ti ami fortissimamente e stringa con tutto il mio intimo essere la tua mano; che tu mi scampi da ogni tentazione fino alla fine! Ecco, non sei tu, Signore, il mio re e il mio Dio ? Al tuo servizio sia rivolto quanto di utile imparai da fanciullo, sia rivolta la mia capacità di parlare e scrivere e leggere e computare (1, 15, 24)

    Sant'Agostino
  • Ti amerò, Signore!

    Come rimunerare il Signore del fatto che la mia memoria rievoca simili azioni e la mia anima non ne è turbata? Io ti amerò, Signore, ti renderò grazie e confesserò il tuo nome, poiché mi hai perdonato malvagità e delitti così grandi. Attribuisco alla tua grazia e alla tua misericordia il dileguarsi come ghiaccio dei miei peccati; attribuisco alla tua grazia anche tutto il male che non ho commesso. Cosa non avrei potuto fare, se amai persino il delitto in se stesso? Eppure tutti questi peccati: e quelli che di mia spontanea volontà commisi, e quelli che sotto la tua guida evitai, mi furono rimessi, lo confesso (2, 7, 15)

    Sant'Agostino
  • Tu sei la mia salvezza!

    Chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali, e il mio unico bene abbraccerei: te. Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci, se non ubbidisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l'assenza stessa di amore per te? Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di' all'anima mia: la salvezza tua io sono. Dillo, che io l'oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di' all'anima mia: la salvezza tua io sono. Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia per non morire, per vederlo ( 1, 5, 5

    Sant'Agostino
  • Tu sei sempre vicino

    Tu, Signore, regoli anche i tralci della nostra morte e sai porre una mano leggera sulle spine bandite dal tuo paradiso, per smussarle. La tua onnipotenza non è lontana da noi neppure quando noi siamo lontani da te (2, 2, 3)

    Sant'Agostino
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  •  SANT'AGOSTINO: "La morte non è niente..."La morte non è niente. Sonosolamente passato dall'altra parte:è come fossi nascosto nella stanzaaccanto. Io sono sempre io e tu seisempre tu. Quello che eravamoprima l'uno per l'altro lo siamoancora. Chiamami con il nome chemi hai sempre dato, che ti èfamiliare; parlami nello stessomodo affettuoso che hai sempreusato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne otriste. Continua a ridere di quelloche ci faceva ridere, di quellepiccole cose che tanto ci piacevanoquando eravamo insieme. Prega,sorridi, pensami! Il mio nome siasempre la parola familiare di prima:pronuncialo senza la minima tracciad'ombra o di tristezza. La nostra vitaconserva tutto il significato che hasempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altraparte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il miocuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e nonpiangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace
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    Tardi t’amai,
    bellezza così antica,
    così nuova,
    tardi t’amai!
    Ed ecco,
    tu eri dentro di me
    ed io fuori di me
    ti cercavo
    e mi gettavo
    deforme
    sulle belle forme
    della tua creazione…
    Tu hai chiamato
    e gridato,
    hai spezzato la mia sordità,
    hai brillato
    e balenato,
    hai dissipato la mia cecità,
    hai sparso la tua fragranza
    ed io respirai,
    ed ora anelo verso di te;
    ti ho gustata
    ed ora
    ho fame e sete,
    mi hai toccato,
    ed io arsi
    nel desiderio
    della tua pace

    (SANT’AGOSTINO, Le Confessioni, X, 27)

Sant’Agostino muore il 28 agosto del 430 all’età di 76 anni. Ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa. ( con video)

 
  VIDEO




  Leggere le opere di Sant’Agostino (354-430) è uno dei più grandi piaceri che un uomo può avere. Il libro delle “Confessioni” è meraviglioso e altamente edificante da molti punti di vista. Sant’Agostino vi descrive gli abissi morali di orgoglio e sensualità in cui era caduto, e ci narra come riuscì a uscire dai suoi numerosi peccati. Quindi racconta i suoi primi contatti con Sant’Ambrogio (340-397), e come la luce della religione cattolica cominciò a entrare nella sua anima attraverso la presenza del santo vescovo di Milano. 

   Esprime il suo entusiasmo per il vescovo di Milano e per le sue visite presso di lui. Sant’Agostino non poteva parlare spesso con Sant’Ambrogio, perché il vescovo normalmente aveva molto da fare – oltre a esercitare il suo ufficio pastorale, leggeva e studiava – ma rimaneva volentieri solo per guardare Sant’Ambrogio al lavoro. E il vescovo sapeva che l’esempio costituiva nei confronti di Sant’Agostino un apostolato migliore di qualunque discorso. 

   Potete immaginare la scena. Sant’Ambrogio, il grande dottore della Chiesa, mentre scrive su un grande “infolio”. Il suo volto è quello di un vecchio venerabile e placido, illuminato dalla grazia di Dio, saggio, meditabondo, sublime nei suoi giudizi. Ogni tanto si ferma per una rapida preghiera interiore, quindi ritorna ai suoi pensieri prima di trarne una conclusione finale. A osservarlo c’è Sant’Agostino, il cui volto riflette ancora la turbolenza della crisi per cui sta passando. Ma la grazia di Dio sta entrando nell’anima di Sant’Agostino e ne sta trasformando la personalità attraverso la sua ammirazione per Sant’Ambrogio. 

   E così continua a raccontarci della sua crisi interiore, della pace che ha sperimentato entrando in una chiesa e ascoltando la musica sacra, i salmi, la bellezza della liturgia. Quindi le mozioni forti del pentimento e la voce misteriosa che sente e che gli ordina: “Tolle et lege”, “Prendi e leggi”. Prende in mano le Sacre Scritture. e queste si aprono su un versetto che si applica perfettamente alla sua vita passata – Romani 13, 13-14: “Non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri”. Riceve così una grazia decisiva, che completa la sua conversione. 

   Ancora, descrive il famoso colloquio di Ostia con sua madre, Santa Monica (331-387). Era una donna molto santa, e lui era stato un figlio molto cattivo. Mentre erano a Cartagine e si preparavano per un viaggio a Roma, Santa Monica era andata in chiesa e aveva passato la notte in preghiera. Agostino ne aveva approfittato per abbandonarla e imbarcarsi per Roma senza di lei, lasciandola sola. 
 
   Ma lei lo aveva seguito, sempre piangendo e pregando per la sua conversione. Una volta andò dal vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, per chiedergli se il figlio si sarebbe mai convertito. Il vescovo rispose con queste parole famose: “Donna, il figlio di così tante lacrime non potrà mai perire”. Voleva dire che avrebbe visto la rinascita di Agostino grazie alle sue sofferenze intense e profonde. 

   E potete immaginare la sua gioia quando il figlio si convertì. San Agostino e la madre passarono diversi mesi insieme mentre si preparava per il battesimo. Quindi si prepararono a tornare in Africa. Prima d’imbarcarsi si fermarono in un albergo a Ostia, la città portuale sul Mediterraneo vicino a Roma. Stando alla finestra e guardando il mare, cominciarono a conversare delle cose di Dio.
 
   Chi legge oggi di questa conversazione fra la santa madre il figlio si convince che in realtà stavano sperimentando un fenomeno soprannaturale, un’estasi. Questo diede ad Agostino la forza per i combattimenti che presto avrebbe dovuto affrontare. Per Monica fu un anticipo di Paradiso, perché sarebbe morta lì a Ostia, prima che la nave partisse. Sant’Agostino ci descrive in modo commovente il suo funerale. Quindi parte per l’Africa, dove nel 395 diventa vescovo d’Ippona. 

   A Ippona scrive un altro dei suoi grandi libri, “La Città di Dio”. Il tema di quest’opera straordinaria è la lotta perpetua e inconciliabile che si svolge nella storia fra due città – “città”, qui, viene dal latino “civitas” ed è più di una singola città: è piuttosto uno Stato, una civiltà. Queste due città sono la Città di Dio e la Città del Diavolo. Concepisce tutta la storia come una battaglia tra la Chiesa Cattolica e i poteri delle tenebre. La lotta nasce da due diversi amori. Nella Città di Dio c’è l’amore per Dio e l’oblio di se stessi, nella Città del Diavolo c’è l’amore per se stessi e l’oblio di Dio. 

   Vivere per se stessi significa considerarsi il minuscolo centro dell’universo, e vedere ogni cosa come orientata verso i propri piaceri e interessi. Questo egocentrismo è il punto di partenza per ogni cosa cattiva. Al contrario, amare Dio significa orientarsi interamente verso le realtà trascendenti di cui ci parla la Rivelazione. Significa avere uno spirito metafisico, uno spirito religioso rivolto alle cose più alte. Questo è vivere per Dio. Con questi due principi, Sant’Agostino riassume tutta la storia. 

   Secoli dopo, una filosofia della storia analoga sarà insegnata da San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716). Egli spiegherà che tutto quanto viene da Dio è buono. Dunque, siccome l’inimicizia fra la Madonna e il serpente, e tra la progenie di Maria e quella del serpente, è stata voluta da Dio, questa inimicizia in quanto tale non può che essere buona. È in fondo la stessa tesi di Sant’Agostino, presentata con uno stile più combattivo tipico di un’altra epoca.
 
   A causa della sua presentazione molto vivace del bene e del male, qualche progressista di oggi attacca Sant’Agostino e “La Città di Dio” sostenendo che ci presentano una visione del mondo “manichea”. Ma secondo questa stupida accusa chiunque sostiene che c’è un bene e che c’è un male sarebbe manicheo. Sarebbero manichei il Magistero della Chiesa e tutti i santi, il che è assurdo. 

   Il manicheismo è una dottrina dualista di derivazione gnostica apparsa nel terzo secolo dell’era cristiana. Insegnava che c’erano due divinità uguali in origine e potere, una buona e una cattiva, in continua lotta tra loro. La dottrina cattolica è completamente diversa. Insegna che c’è un solo Dio, eterno e onnipotente, e che una sua semplice creatura, il Diavolo, si è rivoltata contro di lui e lo combatte nella storia. 

   Il manicheismo è un’eresia perché sposta il combattimento in un diverso ordine dell’essere. Per i manichei la lotta è ontologica; per i cattolici si situa nella sfera morale. Inoltre per i manichei la lotta non finirà mai; per i cattolici finirà con il Giudizio Universale quando Dio trionferà su un nemico che non gli è uguale, ma infinitamente inferiore. Naturalmente i progressisti conoscono queste differenze, ma fa loro comodo sostenere che chiunque non sostenga la loro visione irenica ed “ecumenica” della storia è un manicheo. È un’affermazione assurda e una manifestazione di malafede. 

   C’è un punto molto bello da considerare quando si medita su Sant’Agostino. Scrisse i suoi grandi libri mentre l’Impero Romano d’Occidente stava cadendo, quando tutto lasciava pensare che probabilmente la religione cattolica sarebbe stata spazzata via dalle invasioni barbariche. In effetti Ippona e Cartagine furono così devastate che quasi nulla rimase in piedi di queste città, e la religione cattolica non si ristabilì mai in queste regioni nel passato splendore. E tuttavia mentre il futuro era incerto Sant’Agostino continuava serenamente a scrivere i suoi libri. Morì mentre i Vandali stavano entrando nella sua città. 

   Il mondo così come il santo lo conosceva cadde: e venne il Medioevo. E allora furono le opere di Sant’Agostino che ispirarono la concezione medievale dello Stato, dell’Impero, della Cristianità. Carlo Magno (742-814) usava farsi leggere “La Città di Dio” mentre pranzava, e l’impero che egli fondò s’ispirava alle idee di Sant’Agostino. In un certo senso, il Medioevo è un giglio nato sulla tomba di Sant’Agostino. Secoli dopo la sua morte, la sua fiducia fu premiata. 

   In tutto questo c’è una lezione per noi. Oggi ci sono nuovi Vandali impegnati a distruggere sia i valori culturali sia gli edifici materiali della civiltà cristiana. Come Sant’Agostino, dobbiamo continuare a operare serenamente con fede e fiducia, sapendo che il nostro lavoro darà frutti e fiorirà in un Regno di Maria quando Dio lo vorrà.

martedì 27 agosto 2019

L' Esorcista Talmelli:«GLI ATTACCHI AL PAPA VENGONO DA SATANA E PROVOCANO SCISMI»

«GLI ATTACCHI AL PAPA VENGONO DA SATANA E PROVOCANO SCISMI»

Intervista all’ esorcista e psichiatra padre Raffaele Talmelli: «Chi, col dubbio ostinato, accusa il Pontefice non crede né alla tradizione della Chiesa né al dogma. Su questo il cristiano non fa orecchie da mercante. Già ai tempi di San Callisto, nel 217, si accusava il Pontefice di eresia. Il Papa è un miracolo vivente e sacramento di unità, è ovvio che il demonio si accanisca contro di lui»

«L’ avversione nei confronti del Papa genera scismi. Ma gli attacchi non sono una novità di oggi: si cominciò ad accusare il Pontefice di eresia già al tempo di san Callisto, nel 217. Contro Pio IX ci furono accuse di ogni tipo, scismi, invasione dello Stato pontificio; la sua salma rischiò persino di essere gettata nel Tevere». Parola di padre Raffaele Talmelli, esorcista della diocesi di Siena, psichiatra, monaco della Congregazione dei Servi del Paraclito e autore del libro Ecco io vedo i cieli aperti – Psicopatologie, fenomeni mistici e demonologia (Edizioni OCD), giunto alla seconda edizione e che si configura come un viaggio nel mistero del male, aiutandoci a riconoscerlo e a svelarne gli inganni. «Alla fine della lettura», scrive l’ arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, «non si resta angosciati ma sollevati, perché ci è indicata la possibilità di vincere il Male e di farlo con tanta umanità, quasi con leggerezza, eppure senza nessun compromesso e cedevolezza».
Perché, a distanza di dieci anni dalla prima, una seconda edizione ampliata e corretta sul fenomeno delle psicopatologie e dei fenomeni mistici?
«La prima edizione era una sorta di “appunti per studenti”. In questa ho cercato di proporre una trattazione più sistematica. Nei dieci anni trascorsi dalla prima edizione, sono successi vari eventi che mi hanno spinto a farlo. Penso prima di tutto alla beatificazione di Maria Bolognesi avvenuta nel 2013. La conobbi nella mia adolescenza; morì quando io avevo vent’ anni e, trent’ anni dopo, è toccato proprio a me il ruolo di postulatore della sua causa di beatificazione».
Cosa le ha insegnato questa donna?
«Una “donna di servizio” semplice, povera e nascosta ma anche una grande mistica. Ebbi così modo di capire, dal vivo, il significato del vero misticismo, così lontano dalla teatralità con cui è talora pubblicizzato. Con mia grande sorpresa, anche per tre sacerdoti di cui fui penitente è iniziato il Processo di Beatificazione, e anche per Laura Vincenzi, amica dai tempi dei campi-scuola. Devo riconoscere che si tratta di una “casualità” piuttosto particolare. La loro esistenza fu certamente un esempio di virtù eroicamente vissute, una specie di paradigma che non consente di confondere santità e follia, misticismo e fanatismo, umiltà e depressione. Il loro vivo esempio, ora vagliato ufficialmente dalla Chiesa, mi è stato di grande aiuto, per comprendere al meglio i criteri di discernimento che la Chiesa stessa adotta. Un altro evento è stato il pontificato di papa Benedetto XVI».
Concluso con le dimissioni dal soglio pontificio.
«Credo che quel gesto, unico nella storia della Chiesa, abbia il valore di un grande segno. Assistere alla trasmissione diretta della “lampada della fede” dalla mano di un successore di Pietro all’ altro è stato un evento epocale. La tradizione della Chiesa non è folklore religioso, è la trasmissione integra del patrimonio della fede. Non è nemmeno l’ idolatria archeologica del primitivo seme: il seme è cresciuto, è diventato un albero. Io ormai sono un vecchio medico. Il concetto di “terapia”, nel senso dell’ attuazione concreta dei mezzi più adeguati per combattere le malattie, salvare la vita e migliorarne la qualità, ha subito una drammatica mutazione di fronte alla quale non voglio essere un “cane muto” come dice il profeta Isaia. Vogliamo contare quanti milioni di morti ha prodotto la “terapia abortiva”? O quella di “purificazione razziale”? O la “prevenzione della thalassemia e della sindrome di Down”? O la “dekulakizzazione”? Il nuovo testo è arricchito di citazioni e testimonianze che, spero, siano di aiuto ai cristiani per restare sempre fedeli alla Chiesa, nonostante le tempeste ereticali e scismatiche che da sempre si abbattono sulla “roccia” su cui essa è fondata».
Oggi all’ interno della Chiesa ci sono attacchi pesanti contro papa Francesco, accusato di eresia, blasfemia e addirittura di essere diabolico. Come si inquadra questo fenomeno particolarmente drammatico nell’ economia del male?
«L’ avversione veemente a Dio, alla Santissima Persona di Gesù, alla Beata Vergine Maria, ai Santi, alla Chiesa, alla Parola di Dio, alle realtà sacre è uno dei segni della presenza del demonio. L’ odium fidei e l’ odium ecclesiæ, massima espressione dell’ avversione al sacro, generano martiri, non seggiole rotte e sbalzi d’ umore. E l’ odium Petri genera scismi. San Cipriano scriveva che “il demonio inventò le eresie e gli scismi con cui sovvertire la fede, corrompere la verità, spezzare l’ unità”. Gesù stesso ha voluto munire la Chiesa sua sposa di un dono specialissimo e unico: il carisma del Primato petrino. Il Papa è un dono, non un’ imposizione. Il povero pescatore di Galilea, che Gesù volle chiamare “Roccia” (Mc 3,16), ebbe il carisma di confermare nella fede i suoi fratelli (Lc 22,32), quantunque egli stesso fosse segnato dalla debolezza».
Questo cosa significa?
«Che il Signore non rese il suo Apostolo immune dal commettere errori, cioè impeccabile; gli conferì invece il carisma di non poter insegnare errori, cioè di essere infallibile. Lo avvertì anche che Satana lo avrebbe cercato per vagliarlo come il grano. E il vaglio di Satana non si fece attendere: i primi trenta papi furono tutti uccisi. Il Papa è sempre un miracolo vivente, è un “sacramento dell’ unità”, come dice il Catechismo. È ovvio che Satana si accanisca contro Pietro: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia”, diceva sant’ Ambrogio e solo “la sede apostolica conserva immune da errori la religione cattolica” (Papa Ormisda, 515). Minare le fondamenta per far crollare tutta la casa».
Ma gli attacchi al Papa ci sono sempre stati, non sono una novità di oggi. O no?
«Certo, si cominciò ad accusare il Pontefice di eresia al tempo di san Callisto, nel 217. E la storia continua. È sempre attuale il monito di sant’ Alfonso Maria de’ Liguori: “Che poi alcuni pontefici sieno caduti in eresia, taluni han cercato di provarlo, ma non mai l’ han provato, né mai lo proveranno. Del resto, se Dio permettesse che un papa fosse notoriamente eretico e contumace, egli cesserebbe d’ essere papa, e vacherebbe il pontificato. Dobbiamo giustamente presumere, come dice il cardinal Bellarmino, che Iddio non mai permetterà che alcuno de’ pontefici romani, anche come uomo privato, diventi eretico né notorio né occulto. Le definizioni [date dal Papa] sono infallibili, allorché parla, anche fuori del concilio, come dottore universale della chiesa, e definisce ex cathedra le controversie di fede o de’ costumi, che sono di mero dritto, o di fatto unito al dritto; e ciò per la podestà suprema conferita da Gesù Cristo a san Pietro e per lui a tutti i suoi successori”. Nel 1870, papa Pio XI proclamò il dogma dell’ infallibilità del Romano Pontefice. La ribellione a Pio IX fu a dir poco feroce: accuse di ogni tipo, scismi, invasione dello Stato pontificio; persino la sua salma rischiò di essere gettata nel Tevere. Ogni Papa, guidando la barca di Pietro verso l’ Omega, la meta, imprime necessariamente delle svolte. La pula vola sempre via seguendo la tangente. Coloro che col dubbio ostinato o con i loro attacchi teologici ardiscono accusare il Papa dimostrano di non credere né alla Tradizione né al dogma. Tanto per essere chiari, papa Francesco all’ inizio e alla fine del sinodo 2014-2015 rammentò a tutti i vescovi la necessità di essere “cum Petro e sub Petro”, e che il Papa è “Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli, garante dell’ ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa”».
Un vincolo forte per tutti i credenti.
«Un cristiano non fa orecchie da mercante. Sa che si trova di fronte al magistero infallibile del Papa anche in campo morale. Allora, fa il possibile per istruirsi meglio e chiarire i suoi dubbi; non si mette ad accusare il Papa e a cercare, per difendere ostinatamente le proprie ragioni, incauti proseliti disposti a condividere dubbi e accuse. San Giovanni Bosco insegnava ai suoi giovani: “Figlioli miei, tenete come nemici della religione coloro che colle parole o cogli scritti offendono l’ autorità del Papa e cercano di scemare l’ ubbidienza ed il rispetto dovuto ai suoi insegnamenti ed ordini. Ricordatevi che dobbiamo stringerci intorno a lui, e che la nostra salvezza sta solo col Papa e nel Papa. Chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell’ errore e si perde miseramente”».
I profeti di sventura e i falsi profeti che proliferano anche nel mondo cattolico sono espressione del male? E qual è il loro obiettivo?
«Se la demonologia, quando si occupa stoltamente di “fenomeni insoliti”, ma anche di sintomi psichiatrici, della forma degli escrementi, dello scricchiolio dei mobili, delle muffe sui muri e cose simili, distoglie dalla “realtà quotidiana della tentazione e del peccato”, il falso profetismo ne completa l’ azione venefica, distogliendo dalla speranza quotidiana e dalla fede nella Chiesa di oggi; confonde tra profezia e oroscopo. I cristiani sanno che Gesù Crocifisso e Risorto ha già “vinto il mondo” (Gv 16,33), che “esce vittorioso per vincere ancora” (Ap 6,2) e che “il Cuore Immacolato alla fine trionferà” come è stato proclamato a Fatima nel 1917. La nostra storia è un “trionfo in divenire”. Tutti possono analizzare le macerie; solo chi ha gli occhi della fede può intravvedere, proprio in quelle macerie, le orme del Risorto. I falsi messaggi generano anzitutto sfiducia nel Magistero, mettono enfasi sul male e inducono giudizi temerari e disprezzo verso consacrati, attribuiscono sciagure e catastrofi all’ azione vendicativa del “Dio punitore” e, una volta delegittimato il Papa (impostore, eretico, sosia, demonio), pretendono che la guida della Chiesa sia affidata al veggente di turno. Lo sa che attualmente, in Italia ci sono almeno tre sedicenti “portavoce della Trinità” In questo modo finiscono col creare piccole o grandi sette che sgretolano l’ unità della Chiesa. Ma la Chiesa resta. Forse ridotta a un “piccolo gregge” (Lc 13,32). Ma sempre Una, Santa, Cattolica, Apostolica. Indissolubilmente legata alla sua Roccia, il Romano Pontefice. Perché siamo certi che “ove si conserva l’ apostolica successione, ivi certamente anche si conserva la vera apostolica dottrina” come proclamò il Concilio di Costanza del 1418».
Lei è esorcista e psichiatra. Come è possibile distinguere tra malattie mentali e fenomeni diabolici? «L’ insegnamento della Chiesa è chiaro come sempre. “Se una persona è affetta da disturbi psichici, praticarle preghiere di esorcismo sarebbe puramente illusorio e dannoso”. L’ antico Rituale Romanum del 1614 prescriveva di distinguere bene tra fenomeni diabolici e «atra bile», termine che indicava le malattie mentali. Il peccato, per essere grave e ostinato, richiede “intelletto e volontà libera”. Le malattie mentali compromettono in vario grado la “capacità di intendere e di volere”. Mentre il Magistero invocava discernimento e chiarezza, tanta letteratura parallela, sia medica che religiosa, faceva il possibile per confondere le acque: “mania demoniaca”, “depressione demoniaca”, “doppia eziologia”... In genere è quella la letteratura che dilaga. Purtroppo, nonostante gli sforzi del Magistero, la psichiatria è ancor oggi nel mirino. Ringraziamo il buon Dio che la dermatologia non lo è più. In un passato non troppo lontano, angiomi cutanei, nei e mammelle soprannumerarie furono ritenuti un sicuro marchio del diavolo, stigma diaboli, e, a causa di tali “marchi”, molte donne furono accusate di stregoneria e condannate al rogo. Ma cosa c’ entra tutto questo con la demonologia?».
Qual è il rapporto esistente tra demonologia e vita morale?
«Il rapporto è molto stretto. Non si può pensare a una demonologia svincolata dal peccato. E il peccato è un atto umano, richiede la “piena avvertenza e il deliberato consenso”. Se è vero che Dio può permettere terribili purificazioni ad anime sante, cioè in uno stato di virtù eroica, è fondamentale ricordare che è l’ ostinazione nel peccato a metterci in braccio a Satana. Benedetto XVI spiega che “esorcizzare significa collocare il mondo nella luce della ratio che proviene dall’ eterna Ragione creatrice come pure dalla sua bontà risanatrice”; ciò significa che il sovvertimento del diritto naturale, scritto da Dio nel cuore di ogni uomo, è la più devastante opera diabolica. Tutta la Chiesa, con mezzi diversi, è sempre coinvolta in questa azione esorcistica, ben sapendo che, come diceva Pio XI, “quelle leggi umane, che sono in contrasto insolubile col diritto naturale, sono affette da vizio originale, non sanabile e non si calpesta impunemente la legge naturale e l’ Autore di essa”».
Quindi il paranormale non c’ entra nulla.
«Quando la demonologia si focalizza su questo, non solo diviene una stoltezza, ma distoglie l’ attenzione dei fedeli dalla “realtà quotidiana della tentazione e del peccato, in cui Satana è sicuramente all’ opera” come si legge nel Rito degli esorcismi della Cei. Giuda, pur vivendo con Gesù, Maria e gli altri apostoli restò ladro e bugiardo fino in fondo; dalla sua bocca sentiamo addirittura una morale sul buon uso del denaro!. Nessuno gli gettò il malocchio o gli preparò una pozione malefica; tuttavia «dopo quel boccone, datogli da Gesù in persona, Satana entrò in lui» come si legge nel Vangelo di Giovanni. Non vomitò biglie colorate, non evacuò catene o scarabei, non diventò bipolare né si mise a ruggire. Vendette Gesù Cristo. Dunque non desta stupore che ladri e bugiardi si improvvisino a grandi accusatori e moralizzatori. Fuori e dentro la Chiesa. Scribi e Farisei, “che erano attaccati al denaro cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca”. Giuda, ahinoi, era un apostolo».

Fonte: Famiglia Cristiana