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sabato 31 ottobre 2015

PREGHIERA AI SANTI DEL PARADISO

01 NOVEMBRE

SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI

PREGHIERA AI SANTI DEL PARADISO
O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso, volgete pietosi lo sguardo sopra di noi, ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie. 

Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti. O anime beate, intercedete per noi! 

Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme, di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù e alle anime, di ricopiare in noi le virtù vostre, affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale.
Amen.


O voi tutti che regnate con Dio nel cielo, dai seggi gloriosi della vostra beatitudine,
volgete uno sguardo pietoso sopra di noi, esuli dalla celeste patria.
Voi raccoglieste l'ampia messe delle buone opere,
che andaste seminando con lagrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche e l'oggetto dei vostri gaudii.
O beati del cielo, ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi
e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù, affinchè, imitando voi in terra,
diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia.
Pater, Ave, Gloria 


O Dio, Padre buono e misericordioso, ti ringraziamo perchè in ogni tempo
tu rinnovi e vivifichi la tua Chiesa, suscitando nel suo seno i Santi: attraverso
di essi tu fai risplendere la varietà e la ricchezza dei doni del tuo Spirito di amore.
Noi sappiamo che i Santi, deboli e fragili come noi, hanno capito il vero senso della vita, sono vissuti nell'eroismo della fede, della speranza e della carità,
hanno imitato perfettamente il Figlio tuo, ed ora, vicini a Gesù nella gloria, sono nostri modelli e intercessori.
Ti ringraziamo perchè hai voluto che continuasse tra noi e i Santi la comunione
di vita nell'unità dello stesso Corpo mistico di Cristo.
Ti chiediamo, o Signore, la grazia e la forza di poter seguire il cammino 
che essi ci hanno tracciato, affinché alla fine della nostra esistenza terrena
possiamo giungere con loro al beatificante possesso della luce e della tua gloria.

venerdì 30 ottobre 2015

Si stanno avverando le profezie di Akita.

Il 12 giugno 1973, suor Agnese Katsuko Sasagawa, una religiosa dell’Ordine delle Serve dell’Eucarestiasente una voce (la religiosa è completamente sorda), e mentre prega vede una luce brillante provenire dal tabernacolo, questo fenomeno si verifica per diversi giorni.

APPARIZIONI E MESSAGGI DELLA MADONNA AD AKITA
Anche l'oriente cattolico ha le sue apparizioni della Vergine, rice­ve i suoi messaggi e riscuote l'at­tenzione dell'opinione pubblica. In Giappone, ad Akita, qualcosa di ecce­zionalmente fuori della norma, ha fat­to pensare 115 milioni di nipponici, cri­stiani e non (i primi costituiscono una minoranza), i quali davanti ai telescher­mi e attraverso i canali d'informazione giornalistica hanno seguito con molto interesse le vicende che ci apprestiamo a riportare.
Ogni continente sembra avere or­mai la sua «Medjugorje», che cosa sta avvenendo?
Mai prima d'ora si era assistito ad un proliferare di manifestazioni «so­prannaturali» e tanto meno in luoghi impensabili come uno sperduto conven­to nei pressi e piccolo centro della diocesi di Niigata in un Giappone che conta all'incirca 400.000 cattolici soltanto.
Il piccolo e sperduto convento del­l'Istituto delle Serve dell'Eucarestia, è una specie di inno alla povertà, basti di­re che il presbiterio è stato ricavato da un vetusto pollaio. Per 4/5 mesi all'an­no coloro che lo abitano, oltre alla man­canza di comodità, si ritrovano sepolti dalla neve, in condizioni di vita diffici­li, che solo una energica scelta religiosa conciliano nei confronti della realtà.
I fatti straordinari iniziarono a ma­nifestarsi dal 12 giugno 1973, per tre giorni consecutivi, a Suor Agnese Sasa­gawa Katsuko, la quale osservò dei rag­gi luminosi provenire dal tabernacolo della cappella.
Il 24 giugno, Corpus Domini, i rag­gi luminosi erano ancor più splendenti. Il 28 giugno, vigilia della festa del Sacro Cuore, una ferita a forma di cro­ce, di considerevoli dimensioni, si for­mò sul palmo della mano sinistra di Suor Agnese.
Una ferita simile comparve il 6 lu­glio 1973 nella mano destra della statua della Vergine (somigliante alla Medaglia Miracolosa di Rue de Bac-Parigi) che di­venne centro di sconcertanti eventi.
Da quella ferita a forma di croce iniziò a colare sangue. Il fenomeno si ri­petè altre volte.
Venerdì 29 giugno, festa del Sacro Cuore, degli angeli apparvero intorno all'altare cantando il «Sanctus».

L'angelo custode

Venerdì 6 luglio, una donna appar­ve a Suor Agnese verso le ore tre del mattino dicendole: «Non temere, sono colei che sta presso di te e ti custodisce, seguimi».
Solo più tardi la religiosa compre­se chi fosse: si trattava del suo angelo custode, che aveva preso le sembianze della sorella defunta.
L'angelo le disse: «Non avere pau­ra, ma prega per i tuoi peccati, ma non solo, anche in riparazione per tutti gli uomini. Il mondo attuale ferisce il San­tissimo Cuore di Gesù con la sua ingra­titudine ed i suoi oltraggi. La ferita della mano della SS. Vergine Maria è molto più profonda della tua. Ora andiamo in­sieme in cappella...».
Giunti a destinazione l'angelo spa­rì. Suor Agnese si ritrovò in adorazio­ne dinanzi al tabernacolo. Poi si avvicinò alla statua della Vergine per controllare la profondità della ferita. Una dolce e misteriosa voce prove­ní dall'immagine scolpita nel legno:
 Prima apparizione
Messaggio del 6 luglio 1973
"Figlia mia, mia novizia, mi hai obbedito bene abbandonando tutto per seguirmi. E’ dolorosa l’infermità alle tue orecchie? La tua sordità sarà guarita, stanne certa. La ferita alla tua mano ti fa soffrire? Prega in riparazione ai peccati degli uomini. Ogni persona in questa comunità è la ma insostituibile figlia. Recitate bene la preghiera delle Serve dell’Eucarestia? Allora recitiamola insieme:
Sacratissimo Cuore di Gesù, realmente presente nella Santa Eucarestia, io consacro il mio corpo e la mia anima per essere interamente uniti con il Tuo Cuore che viene sacrificato in ogni istante in tutti gli altari del mondo, dando lode al Padre e invocando la venuta del Suo Regno. Ti prego, ricevi l’umile offerta di me stessa. Usami come desideri per la gloria del Padre e per la salvezza delle anime.
Santissima Madre di Dio, non farmi essere separata dal tuo Divino Figlio. Ti prego, difendimi e proteggimi come tua figlia particolare. Amen".
Alla fine della preghiera la voce dice:
"Prega molto per il Papa, i vescovi e i preti. Dal momento del tuo Battesimo hai sempre pregato per loro con fede. Continua a pregare molto, moltissimo. Racconta al tuo superiore tutto quello che è successo oggi e obbedisci a tutto ciò che ti dirà. Egli ha chiesto che tu preghi con fervore".
 
Il 25 luglio il fondatore dell'istitu­to, Mons. Itò, Vescovo della Diocesi di Niigata, si recò al convento.
Seguì sempre da vicino gli eventi di presunta origine soprannaturale, appro­vandoli al termine di attenti controlli.
Il 26 luglio dalla mano della statua il sangue di colore scuro cola abbondan­temente. Il giorno dopo le fitte lanci­nanti alla mano di Suor Agnese hanno termine, preannunciate dall'angelo.

I messaggi per il mondo

Il 3 agosto la voce della Madonna cominciò il secondo messaggio a Suor Agnese:
 Seconda apparizione

Messaggio del 3 agosto 1973

"Figlia mia, mia novizia, ami il Signore? Se ami il signore ascolta quello che ho da dirti. E’ molto importante. Lo riferirai al tuo superiore.
Molti uomini in questo mondo fanno soffrire il Signore. Io desidero anime che lo consolino per placare la collera del Padre Celeste. Desidero, con Mio Figlio, anime che dovranno riparare, per mezzo della loro sofferenza e della loro povertà, per i peccatori e gli ingrati.
Affinché il mondo possa conoscere la Sua ira, il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande Castigo su tutta l’umanità.
Con Mio Figlio sono intervenuta tante volte per placare l’ira del Padre. Ho impedito l’arrivo di calamità offrendogli le sofferenze del Figlio sulla Croce, il Suo prezioso sangue e le anime dilette che Lo consolano formando una schiera di anime vittime. Preghiera, penitenza e sacrifici coraggiosi possono attenuare la collera del Padre. Io desidero anche questo dalla vostra comunità…che ami la povertà, che si santifichi e preghi in riparazione per l’ingratitudine e le offese di tanti uomini.
Recitate la preghiera delle Serve dell’Eucarestia consapevoli del suo significato. Mettetela in pratica; offrite in riparazione per i peccati tutto ciò che Dio può mandare. Fai in modo che tutte si sforzino, secondo le capacità e la posizione, di offrirsi interamente al Signore.
Anche in un istituto secolare la preghiera è necessaria. Già le anime che vogliono pregare stanno per essere radunate. Senza dare troppa importanza alla forma, siate fedeli e ferventi nella preghiera per consolare il Maestro".
E dopo un attimo di silenzio:
"Quello che pensi in cuor tuo è vero? Sei sinceramente decisa a diventare la pietra scartata? Mia novizia, tu che desideri appartenere senza riserve al Signore per diventare la degna sposa dello Sposo, fai i tuoi voti sapendo che devi essere appesa alla croce con tre chiodi. Questi tre chiodi sono: povertà, castità e obbedienza. Dei tre l’obbedienza è fondamentale. Nel totale abbandono, fatti guidare dal tuo superiore. Egli saprà come capirti e indirizzarti".
 
Frasi queste che riportano all'An­tico Testamento.
Il messaggio nella sua parte finale anticipa inoltre la benevolenza del su­periore verso gli eventi e gli ostacoli po­sti dal primo comitato di studio contro gli tesi; ciò che realmente avvenne.
Sudorazioni impressionanti, lacri­mazioni e sanguinamenti abbondanti, profumi ineffabili, continuavano a ca­ratterizzare la statua della Vergine di Akita.
Il 13 ottobre 1973 una luce miste­riosa incominciò ad inondare la cappel­la, mentre un'essenza indescrivibile permeava l'ambiente, proveniente dal­la statua.
La SS. Vergine era lì, pronta a da­re il terzo messaggio, il più importante:
 Terza e ultima apparizione
Messaggio del 13 ottobre 1973
"Mia cara figlia, ascolta bene ciò che ho da dirti. Ne informerai il tuo superiore".
Dopo un attimo di silenzio la Madonna continua dicendo:
"Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno se stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi resteranno sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno le preghiere del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti.
L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli…chiese ed altari saccheggiati; la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il Demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro.
Con coraggio, parla al tuo superiore. Egli saprà come incoraggiare ognuna di voi a pregare e a realizzare il vostro compito di riparazione. E’ il vescovo Ito, che dirige la vostra comunità".
E dopo aver sorriso aggiunge:
"Hai ancora qualcosa da chiedere? Oggi sarà l’ultima volta che io ti parlerò in viva voce. Da questo momento in poi obbedirai a colui che ti è stato inviato e al tuo superiore.
Prega molto le preghiere del Rosario. Solo io posso ancora salvarvi dalle calamità che si approssimano. Coloro che avranno fiducia in me saranno salvati".
 
Molti teologi hanno rifiutato que­sto messaggio; il dossier su Akita è giun­to intanto, nel 1982, in sede vaticana.
Il messaggio catastrofico e grave che contiene non rappresenta una no­vità, semmai una ulteriore conferma.
Mistici, profeti, veggenti, da mol­te parte della Terra hanno detto le stes­se cose. Ma il peggio però è sempre evitabile, lo dice la stessa Madonna a Medjugorje, a Kibeho e in altri luoghi, anche ad Akita, indicando la soluzione nella preghiera del cuore, affermando che questa può arrestare ogni calamità naturale e la mano di... Dio!
Non sono pertanto messaggi di richiami pressanti data la gravità della situazione
Ed infatti, verso la fine del terzo messaggio a Suor Agnese, rimane la spe­ranza: «Recitate molti rosari. Io sola posso ancora salvarvi dalle disgrazie che si annunciano. Chiunque avrà fiducia in me sarà salvato».
Si deduce che è necessaria la par­tecipazione umana, che senza di questa anche il piano divino, in pieno rispetto della libertà di ognuno, può fallire!

Anche i sacerdoti vedono

Il 13 ottobre 1974 Suor Agnese guarì istantaneamente dalla sua sordi­tà. Il beneficio durò sei mesi.
Ma l'ultima domenica del mese di maggio del 1982, la promessa della Ver­gine si compì definitivamente, ritrovan­do l'udito, il giorno di Pentecoste.
Il 4 gennaio 1974 la statua della Vergine di Akita si mise a lacrimare ab­bondantemente.
Il Vescovo Itò, Tomas Josuda (cappellano e direttore spirituale della veggente) e Padre Joseph Marie Jacq (a cui dobbiamo le dettagliate informazio­ni su Akita) furono più volte testimoni dell'avvenimento, che l'angelo, così in­terpretò: «Non siate stupiti di vedere la SS. Vergine Maria piangere. Una sola anima cha si converte è preziosa al suo cuore. Essa manifesta il suo dolore per ravvivare la vostra fede, così incline ad affievolirsi».
Furono contate 101 lacrimazioni (fino al 15 settembre 1981).
Gli esami della medicina legale del­l'Università di Akita e di Gifu hanno stabilito che si tratta realmente di sudo­re, di lacrime umane e di sangue (grup­po «0»).
Tale abbondanza esclude la mani­polazione.
Mons. Itò ha riconosciuto come so­prannaturali gli avvenimenti di Akita tramite un lungo messaggio, letto nelle chiese durante la Messa della domenica di Pasqua del 22 aprile 1984.
Il 15 febbraio 1950, la Madonna tramite un'anima consacrata promise: «Il Giappone si convertirà»!
Nel Nuovo Testamento frasi sibil­line annunciano che quando il Vangelo di Gesù Cristo sarà predicato ovunque avverranno grandi cose.
Oggi l'informazione corre veloce e con l'impiego dei satelliti artificiali nuo­vi ponti uniscono i continenti del pia­neta. Sono solo coincidenze? (Piero Mantero) (Tratto da: “Il Segno” 9/1988)

giovedì 29 ottobre 2015

Dio piange perchè ama ..non condanna ma aspetta!!


Dio non condanna, ma ama. Questa è la nostra vittoria. Lo dice papa Francesco, nella omelia a Santa Marta. Spiegando la lettura in cui San Paolo dice chi sono i veri vincitori - «se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Se Dio ci salva, chi ci condannerà?», Bergoglio sottolinea che «noi siamo i vincitori non perché abbiamo questo dono in mano, ma per un’altra cosa. La cosa che ci fa vincere o almeno se noi vogliamo rifiutare la vittoria sempre potremo vincere, è il fatto che niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore. Non è che noi siamo vincitori sui nostri nemici, sul peccato. No! Noi siamo tanto legati all’amore di Dio, che nessuna persona, nessuna potenza, nessuna cosa ci potrà separare da questo amore. Paolo ha visto nel dono, ha visto di più, quello che dà il dono: è il dono della ricreazione, è il dono della rigenerazione in Cristo Gesù. Ha visto l’amore di Dio. Un amore che non si può spiegare».
La debolezza di Dio, la sua impotenza, spiega il Papa è nella sua incapacità di non amare: «Ogni uomo, ogni donna può rifiutare il dono, preferire la sua vanità, il suo orgoglio, il suo peccato. Ma il dono c’è: il dono è l’amore di Dio, un Dio che non può staccarsi da noi. Quella è l’impotenza di Dio. Noi diciamo: ‘Dio è potente, può fare tutto!’. Meno una cosa: staccarsi da noi! Nel Vangelo quell’immagine di Gesù che piange sopra Gerusalemme, ci fa capire qualcosa di questo amore. Gesù ha pianto! Pianse su Gerusalemme e in quel pianto è tutta la impotenza di Dio: la sua incapacità di non amare, di non staccarsi da noi».
Questo amore di Dio è la nostra vera vittoria, la nostra sicurezza. «Dio non condanna», dice papa Francesco, «può solo amare. Gesù piange su Gerusalemme che uccide i suoi profeti, quelli che annunciano la sua salvezza. E Dio dice a Gerusalemme e a noi a tutti: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali e voi non avete voluto!”. E’ una immagine di tenerezza. Quante volte ho voluto far sentire questa tenerezza, questo amore, come la chioccia con i pulcini e voi avete rifiutato. Per questo San Paolo capisce e può dire che è persuaso "che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra cosa potrà mai separarci da questo amore”. Dio non può non amare! E questa è la nostra sicurezza. Io posso rifiutare quell’amore, posso rifiutare come ha rifiutato il buon ladrone, fino alla fine della sua vita. Ma lì lo aspettava quell’amore. Il più cattivo, il più bestemmiatore è amato da Dio con una tenerezza di padre, di papà. E come dice Paolo, come dice il Vangelo, come dice Gesù: "Come una chioccia con i pulcini". E Dio il Potente, il Creatore può fare tutto: Dio piange! In questo pianto di Gesù su Gerusalemme, in quelle lacrime, è tutto l’amore di Dio. Dio piange per me, quando io mi allontano; Dio piange per ognuno di noi; Dio piange per quelli malvagi, che fanno tante cose brutte, tanto male all’umanità… Aspetta, non condanna, piange. Perché? Perché ama!».
Fonte:http://www.famigliacristiana.it/blogpost/santa-marta_32381.aspx

Solennità di Tutti i Santi e Commemorazione dei fedeli defunti a Medjugorje

Solennità di Tutti i Santi e Commemorazione dei fedeli defunti a Medjugorje

data: 26.10.2015.
Nella Solennità di Tutti i Santi e nella Commemorazione dei fedeli defunti i cimiteri ed i luoghi di ultimo riposo dei nostri cari divengono luoghi di ringraziamento e di ricordo. Perciò tradizionalmente li visitiamo ed, in preghiera, facciamo memoria dei nostri defunti. In quelle giornate vengono celebrate delle Sante Messe in tutti i cimiteri della parrocchia di Medjugorje. Insieme ai parrocchiani che vivono al di fuori del loro luogo natio, e che solitamente visitano la parrocchia in questi giorni, a Medjugorje ci sono anche numerosi pellegrini, provenienti da diverse parti del mondo.
                                                   
Programma delle Sante Messe a Medjugorje nella Solennità di Tutti i Santi e nella Commemorazione di tutti i fedeli defunti
 
Domenica 1° novembre, Solennità di Tutti i Santi:
Ore 7:00, 8:00, 9:30, 11:00 e 18:00: Sante Messe in chiesa parrocchiale
Ore 10:00: Santa Messa presso i cimiteri di Vionica, Miletina - Srebrenica, Šurmanci – cimitero della Santissima Trinità

Ore 15:00: Santa Messa presso i cimiteri “Brzomelj” e “Kovačica”
  

Lunedì 2 novembre, Commemorazione dei fedeli defunti
Ore 7:30 e 18:00: Sante Messe in chiesa parrocchiale
Ore 11:00: Santa Messa a Vionica (Majinovac)
Ore 15:00: Santa Messa presso il cimitero “Daupovina”
Ore 15:00: Santa Messa presso il cimitero “Ararevo” a Šurmanci
Ore 15:00: Santa Messa a Junčuša

  Fonte:http://www.medjugorje.hr/it/attualita/solennit%C3%A0-di-tutti-i-santi-e-commemorazione-dei-fedeli-defunti-a-medjugorje,7396.html

mercoledì 28 ottobre 2015

Una serata dedicata alle testimonianze sui convertiti e miracolati a Medjugorje


AUGURI P. Petar Ljubicic per i suoi 70 anni. Sarà lui a divulgare i 10 segreti di Medjugorje

P. Petar Ljubicic è stato scelto da Mirjana come il sacerdote che dovrà rivelare i dieci segreti.
Mirjana ha dichiarato che P. Petar non può scegliere se rivelare i segreti o meno. Lui ha accettato questa responsabilità e la deve adempiere.
Mirjana ha condiviso ciò che segue su P. Petar e i segreti:
Ho avuto le apparizioni quotidiane fino a Natale del 1982.
Quel giorno è stato quando ho ricevuto il decimo segreto e la Madonna mi ha chiesto di scegliere un sacerdote a cui dirò i segreti.
Ho scelto Padre Petar Ljubicic.
Ho il dovere di dirgli, dieci giorni in anticipo, che cosa accadrà e dove, poi dobbiamo trascorrere sette giorni in preghiera e digiuno, e tre giorni prima del tempo abbiamo il dovere di rivelarlo al mondo.
Egli non ha il diritto di scegliere se dire o non dire.
Ha accettato questa missione e lui deve adempiere secondo la volontà di Dio.
Ma la Madonna ripete sempre: non parlate dei segreti. Fareste meglio a pregare. Perché colui che sente la Madonna come Madre e Dio come Padre non ha paura di nulla. La Madonna dice che solo coloro che non hanno ancora sentito l’amore di Dio hanno paura.
Ma noi come persone, si parla sempre del futuro – che cosa, quando, dove accadranno le cose. Ma ripeto sempre la stessa cosa, chi di noi qui presenti può dire con certezza che saremo vivi domani? Pertanto, la Madonna ci insegna che dobbiamo essere pronti in qualsiasi momento di presentarci davanti a Dio.
Quel che sarà il futuro è la Volontà di Dio e il nostro compito è quello di essere pronti per questo“.

Breve Biografia di P. Petar Ljubicic

Padre Petar Ljubicic, è nato nel 1946 a Prisoje, Tomislavgrad.
Nel 1967 è entrato nell’Ordine francescano della provincia dell’Erzegovina, e, nel 1972, fu ordinato sacerdote. Ha studiato teologia a Sarajevo e Königstein. È stato vicario parrocchiale a Vitina, Tihaljina e Seonica, e dal 1984 al 1995 a Medjugorje.
Dopo aver lasciato Medjugorje, è stato in servizio nella Missione Cattolica Croata in Svizzera. E’ autore di diversi libri sugli avvenimenti di Medjugorje. Durante il suo soggiorno a Medjugorje e in seguito, ha partecipato a numerosi incontri di preghiera organizzati dai pellegrini di Medjugorje in tutta Europa.
Attualmente, P. Petar Ljubicic è in servizio pastorale in Germania, nella parrocchia di Hosenfeld, diocesi di Fulda.
In molti si chiedono quale sia la data di nascita di P. Petar Ljubicic, come è normale che sia, dato che lui è incaricato di rivelare i segreti al mondo quando sarà ora.
Se lui e Mirjana avessero 30 anni è chiaro che avrebbero davanti tutta la vita, e sarebbe dura immaginare quando sarà il tempo dei segreti.
Ma sapendo che P. Petar è del 1946 significa che oggi, nel 2013, ha 67 anni. Questo fa pensare che insomma, pur augurando lunga vita a P. Petar, il tempo dei segreti cada nei prossimi…20 anni?
Una cosa è certa, chiunque sia nato più o meno ai tempi di P. Petar Ljubicic e dopo…ha buone possibilità di essere in futuro un testimone dei 10 segreti di Medjugorje.
Fontehttp://madonnadimedjugorje.org/biografie/padre-petar-ljubicic/

martedì 27 ottobre 2015

Dieci PASSI per pregare meglio

DIECI REGOLE
E’ faticoso pregare. E’ ancor più faticoso imparare a pregare.
Sì può imparare a leggere e scrivere senza maestri, ma occorre essere intuitivi in modo eccezionale e ci vuole tempo. Con un insegnante, invece, è molto più semplice e si risparmia tempo.
Così è l’apprendimento della preghiera: si può imparare a pregare senza scuola e senza maestri, ma l’autodidatta rischia sempre di imparare male; chi accetta una guida e un metodo adatto, norinalmente arriva più sicuro e più in fretta.
Ecco dieci tappe per imparare a pregare. Non si tratta però di regole da “imparare” a memoria, sono traguardi da “sperimentare “. Perciò è necessario che chi si assoggetta a questo “training” della preghiera si impegni, il primo mese, ad un quarto d’ora di preghiera ogni giorno, poi è necessario che man mano estenda sempre più il suo spazio di tempo per pregare.
Normalmente, ai nostri giovani, nei corsi per le comunità di base “chiediamo al secondo mese mezz’ora di preghiera quotidiana in silenzio, al terzo mese un’ora, sempre in silenzio.
E’ la costanza quella che costa di più se si vuole imparare a pregare.
E’ mòlto opportuno iniziare non da soli, ma in un piccolo gruppo.
La ragione è che verificare ogni settimana col proprio gruppo il cammino che si è fatto nella pregb.iera, confrontando con gli altri i successi e gli insuccessi, dà forza ed è determinante per la costanza.
REGOLA PRIMA
La preghiera è un rapporto interpersonale con Dio: un rapporto “Io — Tu “. Gesù ha detto:
Quando pregate dite: Padre... (Lc. XI, 2)
La prima regola della preghiera è dunque questa: nella preghiera realizzare un incontro, un incontro della mia persona con la persona di Dio. Un incontro di persone vere. Io, vera persona e Dio vlsto come persona vera. Io, vera persona, non automa.
La preghiera è dunque un calarmi nella realtà di Dio: Dio vivo, Dio presente, Dio vicino, Dio persona.
Perchè la preghiera spesso è pesante? Perché non risolve i problemi? Spesso la causa è semplicissima: nella preghiera non avviene l’incontro di due persone; spesso io sono un assente, un automa ed anche Dio è lontano, una realtà troppo sfumata, troppo lontana, con cui non comunico affatto.
Finché nella nostra preghiera non c’è lo sforzo per un rapporto “Io — Tu “, c’è falsità, c’è vuoto, non c’è preghiera. E’ un gioco di parole. E’ una farsa.
Il rapporto “Io — Tu” è fede.

Consiglio pratico
E’ importante nella mia preghiera che io usi poche parole, povere, ma ricche di contenuto. Possono bastare parole come queste: Padre
Gesù, Salvatore
Gesù Via, Verità, Vita.
REGOLA SECONDA
La preghiera è comunicazione affettuosa con Dio, operata dallo Spirito e sorretta da lui.
Gesù ha detto:
“Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, ancora prima che gliele chiediate... “. (Mt. VI, 8)
Dio è pensiero puro, è puro spirito; non posso comunicare con lui che nel pensiero, attraverso lo Spirito. Non c’è altro mezzo per comunicare con Dio: Dio non posso immaginarlo, se mi creo una immagine di Dio, creo un idolo..
La preghiera non è uno sforzo di fantasia, ma un lavoro di concetto. La mente e il cuore sono gli strumenti diretti per comunicare con Dio. Se fantastico, se mi ripiego sui miei problemi, se dico parole vuote, se leggo, non comunico con lui. Comunico quando penso. E amo. Penso e amo nello Spirito.
5. Paolo insegna che è Io Spirito che aiuta questo difficile lavoro interiore. Dice: Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perchè nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi “. (Rm. VIII, 26)
“Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito dei suo Figlio che grida: Abbà, Padre “. (Gai. IV, 6)
Lo Spirito intercede per i credenti secondo i disegni di Dio”. (Rm. VIII, 27)

Consigli pratici
E’ importante nella preghiera che lo sguardo sia rivolto più a lui che a noi.
Non lasciar cadere il contatto del pensiero; quando “la linea cade” riallacciare l’attenzione a lui con calma, con pace. Ogni ritorno a lui è un atto di buona volontà, è amore.
Poche parole, molto cuore, tutta l’attenzione tesa a lui, ma nella serenità e nella calma.
Mai iniziare la preghiera senza invocare lo Spirito.
Nei momenti di stanchezza o di aridità implorare lo Spirito.
Dopo la preghiera: ringraziare lo Spirito.
REGOLA TERZA
La strada più semplice per la preghiera è imparare a ringraziare.
Dopo il miracolo dei dieci lebbrosi guariti uno solo era tornato indietro a ringraziare il Maestro. Disse allora Gesù:
“Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove Sono? “. (Lc. XVII, 11)
Nessuno può dire di non essere capace a ringraziare. Anche chi non ha mai pregato è capace a ringraziare.
Dio pretende la nostra gratitudine perchè ci ha fatti intelligenti. Noi ci indignamo contro le persone che non sentono il dovere della gratitudine. Siamo sommersi dai doni di Dio dal mattino alla sera e dalla sera al mattino. Ogni cosa che tocchiamo è un dono di Dio. Dobbiamo allenarci alla gratitudine. Non occorrono cose complicate: basta aprire il cuore ad un grazie sincero a Dio.
La preghiera di ringraziamento è un grande alJenamento alla fede e a coltivare in noi il senso di Dio. Bisogna soio controllare che il grazie esca dal cuore e sia unito a qualche atto generoso che serva ad esprimere meglio la nostra gratitudine.

Consìgli pratici
E’ importante interrogarsi sovente sui doni più grandi che Dio ci ha fatto. Forse sono: la vita, l’intelligenza, la fede.
Ma i doni di Dio sono innumerevoli e tra essi ci sono dei doni di cui non abbiamo mai ringraziato.
E’ bene ringraziare per chi non ringrazia mai, a cominciare dalle persone più vicine, come i familiari e gli amici.
REGOLA QUARTA
La preghiera è soprattutto esperienza di amore.
“Gesù si gettò a terra e pregava: « Abba, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu" (Mc. XIV, 35)
E’ soprattutto esperienza di amore, perchè esistono tante gradualità nella preghiera: se la preghiera è solo un discorrere con Dio, è preghiera, ma non è la migliore preghiera. Così se ringraziate, se implorate è preghiera, ma la preghiera migliore consiste nell’amare. L’amore ad una persona non sta nel parlare, nello scrivere, nel pensare a quella persona. Sta soprattutto nel far qualcosa volentieri per quella persona, qualcosa che costi, qualcosa a cui quella persona ha diritto o attende, o almeno gradisce molto.
Finchè a Dio parliamo soltanto diamo ben poco, flOfl siamo ancora nella preghiera profonda.
Gesu ha insegnato come si ama Dio “Non chi dice: Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio... “.
La preghiera dovrebbe essere sempre per noi un confronto con la sua volontà e dovrebbe maturare in noi le decisioni concrete per la vita. La preghiera così più che un “amare” diventa un “lasciarsi amare da Dio “. Quando arriviamo a compiere fedelmente la volontà di Dio, allora amiamo Dio e Dio può ricolmarci del suo amore.
“Chi fa la volontà del Padre mio, questi mi è fratello, sorella e madre “.(Mt. XII, 50)


Consigli pratici
Legare spesso la preghiera a questa domanda:
Signore, che cosa vuoi da me? Signore, sei contento di me? Signore, in questo problema, qual è la tua volontà? “. Abituarci a scendere sempre nella concretezza:
lasciare la preghiera con qualche decisione ben precisa per migliorare qualche dovere.
Preghiamo quando amiamo, amiamo quando dìciamo qualcosa di concreto a Dio, qualcosa che lui attende da noi o che gradisce in noi. La preghiera vera comincia sempre dopo la preghiera, dalla vita.
REGOLA QUINTA
La preghiera è far calare la potenza di Dio nelle nostre viltà e debolezze.
“Attingete la forza nel Signore e nel vigore della sua potenza “. (Ef. VI, 1)

Tutto posso in Colui che mi dà forza “. (Fu. IV, 13)

Pregare è amare Dio. Amare Dio nelle nostre situazioni concrete. Amare Dio nelle nostre situa zioni concrete significa: specchiarci nelle nostre realtà quotidiane (doveri, difficoltà e debolezze) confrontandole con schiettezza con la volontà di Dio, chiedere con umiltà e fiducia la forza di Dio per portare avanti i nostri doveri e le nostre difficoltà come Dio vuole.

Sovente la preghiera non dà forza perchè noi non vogliamo veramente quello che chiediamo a Dio. Noi vogliamo veramente superare un ostacolo quando precisiamo a noi stessi con molta chiarezza l’ostacolo e chiediamo con molta schiettezza a Dio il suo aiuto. Dio ci comunica la sua forza quando anche noi tiriamo fuori tutta la nostra forza. Normalmente se chiediamo forza a Dio per il momento, per l’oggi, noi collaboriamo quasi sicuramente con lui per superare l’ostacolo.

Consigli pratici
Riflettere, decidere, implorare: sono questi i tre tempi della nostra preghiera se vogliamo sperimentare la forza di Dio nelle nostre difficoltà.
E’ bene nella preghiera partire sempre dai punti che scottano, cioè dai problemi che urgono di più: Dio ci vuole a posto con la sua volontà. L’amore non sta nelle parole, nei sospiri, nei sentimentalismi, sta nel cercare la sua volontà e nel farla con generosità. » La preghiera è preparazione per l’azione, partenza per l’azione, luce e forza per l’azione. Urge far partire sempre l’azione dalla ricerca sincera della volontà di Dio.
REGOLA SESTA
La preghiera di semplice presenza o “preghiera disiIenzio" è importantissima per educare alla concentrazione profonda.
Gesù disse: « Venite in disparte con me, in un luogo solitario, e riposatevi un poco » (Mc. VI, 31)

Al Getzemani disse ai suOi discepoli: «Sedetevi qui mentre io prego ». Prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni... Si gettò a terra e pregava... Tornato indietro li trovò addormentati e disse a Pietro: « Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? » “. (Mc. XIV, 32)

La preghiera di semplice presenza o “preghiera di silenzio” consiste nel mettersi davanti a Dio eliminando parole, pensieri e fantasie, sforzandosi nella calma solo di essere presenti a lui.
E’ la concentrazione il problema più determinante dellà preghiera. La preghiera di semplice presenza è come un esercizio di igiene mentale per facilitare la concentrazione e avviare la preghiera profonda.
La preghiera di “semplice presenza” è uno sforzo di volontà per renderci presenti a Dio, è uno sforzo di volontà più che di intelligenza. Più di intelligenza che di immaginazione. Anzi devo frenare l’immaginazione concentrandomi su un unico pensiero: di essere presente a Dio.

E’ preghiera perchè è attenzione a Dio. E’ preghiera faticosa: normalmente è bene prolungare questo tipo di preghiera solo per un quarto d’ora, come avvio all’adorazione. Ma è già adorazione percbè è a amorosa a Dio. Può facilitare molto questo pensiero di De Foucauld: “Guar- ‘ do a Dio amandolo, Dio mi guarda amandomi “.
E’ consigliabile fare questo esercizio di preghiera davanti all’Eucaristia, oppure in un luogo raccolto, gli occhi chiusi, immersi nel pensiero della sua presenza che ci avvolge:
“In lui viviamo, muoviamo e siamo “. (At. XVII, 28)

S. Teresa d’Avila, la specialista di questo metodo di preghiera, la suggerisce a quelli che sono “continuamente dissipati” e confessa: “Finché il Signore non mi suggerì questo metodo di preghiera, non avevo mai ricavato soddisfazione o gusto dalla preghiera “. Raccomanda: “Non fare lunghe e sottili meditazioni, ma solo guardare a lui “.
La preghiera di “semplice presenza” è un energetico efficacissimo contro l’irriflessione, male radicale della nostra preghiera. E’ la preghiera senza parole. Gandhi diceva: “E’ meglio una preghiera senza parole che tante parole senza preghiera “.

Consigli pratici E’ lo stare con Dio cie ci cambia, più che lo stare con noi stessi. Se la concentrazione sulla presenza di Dio si fa difficile, è utile usare qualche semplice parola come:
Padre
Gesù Salvatore
Padre, Figlio, Spirito
Gesù, Via, Verità e Vita.
E’ molto utile anche la “preghiera di Gesù” del pellegrino russo “Gesù Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore “, ritmata col respiro. Curare la compostezza e la calma.
E’ preghiera di alta classe e insieme accessibile a tutti.
REGOLA SETTIMA
Il cuore della preghiera ò l’ascolto.
“Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta, invece, era tutta presa dai molti servizi... Gesù disse: « Maria ha scelto la parte migliore » (Lc. X, 39)
L’ascolto suppone di aver capito questo: che il personaggio-chiave della preghiera non sono io, ma Dio. L’ascolto è il centro della preghiera perchè l’ascolto è amore: è infatti attesa di Dio, attesa della sua luce; l’ascolto affettuoso di Dio comprende già la volontà di rispondere a lui.
L’ascolto si può fare interpellando umilmente Dio su di un problema che ci assilla, oppure interpellando la luce di Dio attraverso la Scrittura. Normalmente Dio parla quando io sono reparato alla sua parola.
Quando in noi imperversano la cattiva volontà o la menzogna, è difficile sentire la voce di Dio, anzi difficilmente abbiamo il desiderio di sentirla.
Dio parla anche senza parlare. Risponde quando vuole. Dio non parla “a gettoni “, quando lo esigiamo noi, parla quando vuole lui, normalmente parla quando siamo preparati ad ascoltarlo.
Dio è discreto. Non forza mai la porta del nostro cuore.
Io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me “. (Ap. 111, 20)
Non è facile consultare Dio. Ma ci sono dei segni abbastanza chiari se siamo nel giusto. Dio, quando parla, non va mai contro il buon senso o contro i nostri doveri, ma può andare contro la nostra volontà.

Consigli pratici
E’ importante impostare la preghiera su qualche domanda che inchiodi ogni evasione, come:
Signore, che cosa vuoi da me in questa situazjo.. ne? Signore, che cosa vuoi dirmi con questa pagina di Vangelo?».
La preghiera che va decisa alla ricerca della volontà di Dio dà nerbo alla vita cristiana, sviluppa la personalità, abitua alla concretezza E’ solo la fedeltà alla volontà di Dio che ci realizza e ci fa contenti
REGOLA OTTAVA
Anche il corpo deve imparare a pregare.
Gesù si gettò a terra e pregava... “. (Mc. XIV, 35)
Non possiamo mai prescindere del tutto dal corpo quando preghiamo. Il corpo influenza sempre la preghiera, perchè influenza ogni atto umano, anche il più intimo. Il corpo o diventa strumento della preghiera o diventa ostacolo. Il corpo ha le sue esigenze e le fa sentire, ha i suoi limiti, ha i suoi bisogni; spesso può impedire la concentrazione e ostacolare la volontà.
Tutte le grandi religioni hanno sempre dato una importanza grandissima al corpo, suggerendo prostrazioni, genuflessioni, gesti. L’Islam ha diffuso la preghiera in modo profondo tra le masse più arretrate soprattutto insegnando a pregare col corpo. La tradizione cristiana ha sempre considerato molto il corpo nella preghiera: è imprudente sottovalutare questa esperienza millenaria della Chiesa.
Quando il corpo prega, lo spirito entra subito in sintonia con lui; spesso non succede il contrario:
il corpo spesso fa resistenza allo spirito che vuole pregare. E’ importante perciò cominciare dal corpo la preghiera chiedendo al corpo una posizione che aiuti la concentrazione. Può servire molto questa norma: stare in ginocchio tenendo il busto ben e- retto; spalle apeiteTe Threspirazione è regolare e piena, è più facile la concentrazione); braccia rilassate lungo il corpo; occhi chiusi o fissi all’Eucaristia.

Consigli pratici
Quando si è soli è bene anche pregare a voce alta, allargando le braccia; anche la prquije profonda aiuta molto la concentrazione. Certe posizioni dolorose non aiutano la preghiera, così non l’aiutano le posizioni troppo comode.
Non scusare mai la pigrizia, ma indagare sulle sue cause.
La posizione non è la preghiera, ma aiuta od ostacola la preghiera: bisogna curarla.
REGOLA NONA
Il luogo, il tempo, fI fisico sono tre elementi esteriori alla preghiera che incidono fortemente sulla sua Interiorità. Gesù se ne andò sulla montagna a pregare “. (Lc. VI, 12)
“...si ritirò in un luogo deserto e là pregava “. (Mc. I, 35)
“Al mttino si alzò quando ancora era buio... “. (Mc. I, 35)
passò la notte in preghiera “. (Lc. VI, 12)
...si prost on la faccia a terra e pregava “. (Mt. XXVI, 39)
Se Gesù ha dato tanta importanza al luogo e al tempo per la sua preghiera, è segno che noi non dobbiamo sottovalutare il luogo che scegliamo, il tempo e la posizione fisica. Non tutti i luoghi sacri aiutano la concentrazione e certe chiese aiutano di più, certe di meno. Devo anche crearmi un angolo di preghiera nella mia stessa casa o a portata di mano.
Naturalmente pòsso pregare in qualunque luogo, ma non in qualunque luogo posso concentrarmi con la stessa facilità.
Così va scelto con cura il tempo: non qualunque ora della giornata consente una profonda concentrazione. Il mattino, la sera, la notte sono i periodi in cui normalmente la concentrazione è più facile. E’ importante abituarsi ad un’ora fissa per la preghiera; l’abitudine crea la necessità e crea il richiamo alla preghiera. E’ importante cominciare con slancio, fare dal primo istante, la nostra preghiera. Consigli pratici
Siamo noi i padroni delle nostre abitudini.
Il fisico si crea le sue leggi e si adatta anche alle leggi che noi gli proponiamo.
Le abitudini buone non sopprimono tutte le lotte della preghiera, ma facilitano molto la preghiera.
Quando c’è un malessere di salute bisogna rispettano: non si deve lasciare la preghiera, ma è importante cambiare il metodo di preghiera. E’ l’esperienza la migliore maestra per scegliere le nostre abitudini di preghiera.
REGOLA DECIMA
Per rispetto a Cristo che ce l’ha dato, il “Padre nostro” deve diventare la nostra preghiera cristiana. “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli... “. (Mt. VI, 9) Se Gesù ha voluto darci lui stesso una formula di preghiera è logico che il “Padre nostro” deve diventare la preghiera preferita su tutte le preghiere. Devo approfondire questa preghiera, usarla, venerana. La Chiesa me l’ha consegnata ufficialmente nel Battesimo. E’ la preghiera dei discepoli di Cristo.
E’ necessario che qualche volta nella vita si faccia uno studio prolungato e profondo su questa preghiera.
E’ una preghiera non da “recitare “, ma da “fare “, da meditare. Più che una preghiera è una pista per la preghiera. E’ utile spesso impiegare un’ora intera di preghiera approfondendo solo il Padre nostro.

Ecco alcune riflessioni che possono aiutare:
Le prime due parole contengono già in sè due regole importanti di preghiera.
Padre: ci richiama anzitutto alla confidenza e all’apertura di cuore verso Dio.
Nostro: ci richiama a pensare molto ai fratelli nella preghiera e ad unirci a Cristo che prega sempre con noi.
Le due parti in cui è diviso il “Padre nostro” contengono un’altro richiamo importante sulla preghiera: anzitutto essere attenti ai problemi di Dio, poi ai nostri problemi; prima guardare a Lui, poi guardare a noi.
Per un’ora di preghiera sul “Padre nostro” può servire questo metodo:
I quarto d’ora: ambientazione alla preghiera
Padre nostro
Il quarto d’ora: adorazione
Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
III quarto d’ora: implorazione
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
IV quarto d’ora: perdono
Perdona come noi perdoniamo, non ci indurre in tentazione, liberaci dal Maligno.

Fonte: http://medjugorje.altervista.org/doc/pregare/04-10regole.html

lunedì 26 ottobre 2015

Discorso con cui Papa Francesco ha concluso il Sinodo sulla famiglia

PAPA FRANCESCO

Care Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, cari fratelli e sorelle,
vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato il nostro cammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo, che non fa mai mancare alla Chiesa il suo sostegno.

Ringrazio davvero di cuore S. Em. il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, S. Ecc. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con loro ringrazio il Relatore S. Em. il Cardinale Peter Erdő e il Segretario Speciale S. Ecc. Mons. Bruno Forte, i Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente e con totale dedizione alla Chiesa: grazie di cuore!
Ringrazio tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori,
Parroci e famiglie, per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa.
Ringrazio anche gli “anonimi” e tutte le persone che hanno lavorato in silenzio contribuendo generosamente ai lavori di questo Sinodo.

Siate sicuri tutti della mia preghiera, affinché il Signore vi ricompensi con l’abbondanza dei suoi doni di grazia!
Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?
Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto.

Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali difficoltà e dubbi sotto la luce della Fede, averli esaminati attentamente, averli affrontati senza paura e senza nascondere la testa sotto la sabbia.
Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana.
Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo.
Significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia.
Significa aver cercato di guardare e di leggere la realtà, anzi le realtà, di oggi con gli occhi di Dio, per accendere e illuminare con la fiamma della fede i cuori degli uomini, in un momento storico di scoraggiamento e di crisi sociale, economica, morale e di prevalente negatività.
Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri.
Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite.
Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori.
Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile.
Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sono espresse liberamente – e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli – hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa “moduli preconfezionati”, ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi.

E – aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa – abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo, per il vescovo di un altro continente; ciò che viene considerato violazione di un diritto in una società, può essere precetto ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere solo confusione. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato. Il Sinodo del 1985, che celebrava il 20° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, ha parlato dell’inculturazione come dell’«intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l’integrazione nel cristianesimo, e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture umane». L’inculturazione non indebolisce i valori veri, ma dimostra la loro vera forza e la loro autenticità, poiché essi si adattano senza mutarsi, anzi essi trasformano pacificamente e gradualmente le varie culture.

Abbiamo visto, anche attraverso la ricchezza della nostra diversità, che la sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa: annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da tutti gli attacchi ideologici e individualistici.
E, senza mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri, abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che «TUTTI GLI UOMINI SIANO SALVATI» (1 Tm 2,4), per inserire e per vivere questo Sinodo nel contesto dell’Anno Straordinario della Misericordia che la Chiesa è chiamata a vivere.
Cari Confratelli,
l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,37-54). Significa superare le costanti tentazioni del fratello maggiore (cfr Lc 15,25-32) e degli operai gelosi (cfr Mt 20,1-16). Anzi significa valorizzare di più le leggi e i comandamenti creati per l’uomo e non viceversa (cfr Mc 2,27).
In questo senso il doveroso pentimento, le opere e gli sforzi umani assumono un significato più profondo, non come prezzo dell’inacquistabile Salvezza, compiuta da Cristo gratuitamente sulla Croce, ma come risposta a Colui che ci ha amato per primo e ci ha salvato a prezzo del suo sangue innocente, mentre eravamo ancora peccatori (cfr Rm 5,6).
Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore (cfr Gv 12,44-50).
Il beato Paolo VI, con parole stupende, diceva: «Possiamo quindi pensare che ogni nostro peccato o fuga da Dio accende in Lui una fiamma di più intenso amore, un desiderio di riaverci e reinserirci nel suo piano di salvezza [...]. Dio, in Cristo, si rivela infinitamente buono [...]. Dio è buono. E non soltanto in sé stesso; Dio è – diciamolo piangendo – buono per noi. Egli ci ama, cerca, pensa, conosce, ispira ed aspetta: Egli sarà – se così può dirsi – felice il giorno in cui noi ci volgiamo indietro e diciamo: Signore, nella tua bontà, perdonami. Ecco, dunque, il nostro pentimento diventare la gioia di Dio».
Anche san Giovanni Paolo II affermava che «la Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia […] e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria e dispensatrice».
Anche Papa Benedetto XVI disse: «La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio [...] Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dio nutre per l’uomo. Quando la Chiesa deve richiamare una verità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall’amore misericordioso, perché gli uomini abbiano vita e l’abbiano in abbondanza (cfr Gv 10,10)».
Sotto questa luce e grazie a questo tempo di grazia che la Chiesa ha vissuto, parlando e discutendo della famiglia, ci sentiamo arricchiti a vicenda; e tanti di noi hanno sperimentato l’azione dello Spirito Santo, che è il vero protagonista e artefice del Sinodo. Per tutti noi la parola “famiglia” non suona più come prima, al punto che in essa troviamo già il riassunto della sua vocazione e il significato di tutto il cammino sinodale.
In realtà, per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a “camminare insieme” realmente per portare in ogni parte del mondo, in ogni Diocesi, in ogni comunità e in ogni situazione la luce la luce del Vangelo, l’abbraccio della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio!
Grazie!

Il 22 ottobre a Medjugorje, la prima proiezione del documentario “40”.


Prima proiezione del documentario “40” a Medjugorje

Alle ore 20:00 di giovedì 22 ottobre, alla presenza di più di trecento attivisti del movimento “pro life” dell’Erzegovina e di alcuni gruppi di pellegrini di Medjugorje provenienti da paesi di lingua inglese, si è svolta, a Medjugorje, la prima proiezione del documentario “40”. Esso è stato realizzato in ricordo dei quarant’anni trascorsi dalla legalizzazione dell’aborto negli Stati Uniti d’America, avvenuta nel 1973. Il documentario offre uno sguardo su tale realtà partendo da due punti di vista: quello che promuove i “diritti” della donna e quello che promuove il diritto alla vita. Esso parla anche della continua pressione mediatica e dei diversi supporti che essa riceve, volti sempre a nascondere la verità autentica su cosa sia la vita e su come andrebbe difesa. Anche se il documentario è strettamente legato alla realtà americana, vale la pena guardarlo, perché molti dei problemi che segnala si trovano anche nella nostra società, in cui l’aborto è legale dal 1977. Tale produzione ha riscosso l’approvazione di tutti coloro che sono venuti a vederla ma, soprattutto i più giovani tra i presenti, sono rimasti colpiti venendo a conoscenza di fatti che neppure immaginavano.

Il documentario è certamente motivante per tutti coloro che partecipano all’iniziativa denominata “Quaranta giorni per la vita”, dal momento che mostra che questa lotta è molto esigente ma anche incoraggiante, se si considera il seppur piccolo progresso fatto finora a livello mondiale per quanto riguarda la sensibilizzazione delle comunità locali e la modifica di leggi e norme contrarie alla vita.

La prossima proiezione si terrà il 27 ottobre, presso la cripta della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Mostar, alle ore 18:30.

Se desiderate sostenere questa iniziativa o avere un’immagine chiara di ciò che si cela dietro il concetto di “diritto di scelta” e di diritto alla vita, unitevi a noi per la prossima proiezione!

Il comitato organizzatore dell’iniziativa “Quaranta giorni per la vita”
Fonte: http://www.medjugorje.hr/it/attualita/prima-proiezione-del-documentario-%E2%80%9C40%E2%80%9D-a-medjugorje,7380.html

AVVISO per il prossimo Festival dei Giovani a Medjugorje

Festival dei Giovani 2016 a Medjugorje

data: 24.10.2015.
Non molto tempo fa si è svolto, a Medjugorje, il Ventiseiesimo Incontro Internazionale di Preghiera dei Giovani che, anche quest’anno, ha riunito un gran numero di partecipanti, provenienti da ogni parte del mondo. Sono già in corso i preparativi per il prossimo Incontro, ma gli organizzatori dicono che, visto che per l’anno venturo è in programma anche la Giornata Mondiale dei Giovani col Papa in Polonia, eccezionalmente il Festival dei Giovani di Medjugorje del 2016 non comincerà il 31 luglio, ma il 1° agosto. Vi aspettiamo quindi a Medjugorje, cari giovani, per il Ventisettesimo Incontro Internazionale di preghiera dei Giovani! Questi Incontri sono stati iniziati dal defunto fra Slavko Barbarić nel 1990. Quell’anno vi parteciparono un centinaio di giovani, due chitarristi ed alcuni cantori. Il programma si svolse sotto un tendone verde. In seguito il numero dei partecipanti è aumentato di anno in anno, fino a superare il numero di presenze riscontrato ad ogni altro incontro a Medjugorje.

Fonte:http://www.medjugorje.hr/it/attualita/festival-dei-giovani-2016-a-medjugorje,7385.html

domenica 25 ottobre 2015

Messaggio, 25 ottobre 2015 dato alla veggente Marija



"Cari figli! La mia preghiera anche oggi è per tutti voi, soprattutto per tutti coloro che sono diventati duri di cuore alla mia chiamata.


 Vivete in giorni di grazia e non siete coscienti dei doni che Dio vi da attraverso la mia presenza. 

Figlioli, decidetevi anche oggi per la sanità e prendete l'esempio dei santi di questi tempi e vedrete che la santità è realtà per tutti voi. 

 Figlioli, gioite nell'amore perché agli occhi di Dio siete irripetibili e insostituibili perché siete la gioia di Dio in questo mondo. 

  Testimoniate la pace, la preghiera e l'amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

venerdì 23 ottobre 2015

"Il Podbrdo non è vuoto!" - Testimonianza di guarigione

P. Jozo: "Il Podbrdo non è vuoto!" - Tratto dall'eco di Maria nr.172
La Madonna, nostra Madre e Madre della Chiesa, non ci ha raccolto su una montagna vuota. No, non è vuota. In questi 22 anni Lei ha riempito di Grazia la collina delle apparizioni e la montagna del Krizevac, e con questa Grazia ha abbracciato ogni pellegrino. Racconto un episodio che testimonia questa verità. Una signora della mia parrocchia, paralizzata da 15 anni, il 1° agosto disse al marito: "Andiamo a Medjugorje". Lui rispose: "È quasi mezzogiorno, non possiamo perché fa troppo caldo. Nelle tue condizioni…" Ma lei insisteva: "Dobbiamo andare!" E lui: "Ma ci sono 30.000 giovani a Medjugorje (n.d.r. era in corso il festival), tutto è occupato, dove troviamo un po’ di ombra?" Ma lei ripeteva: "Dobbiamo andare!". "La nostra auto non ha il climatizzatore: tu morirai di caldo nella macchina", cercava di convincerla… "No, dobbiamo andare!" Finalmente l’uomo acconsentì, prese la moglie, la mise sul sedile della macchina e la condusse a Medjugorje, sul Podbrdo. Cominciarono a pregare salendo piano, piano. Lei aveva i piedi paralizzati e senza più sensibilità, così come le mani: insensibili, chiuse e rattrappite. Doveva aiutarla il marito.

Tra il 1° e il 2° mistero della gioia, la moglie avvertì di aver sentito una voce: "Non hai più bisogno delle stampelle e del collare…". E subito dopo si rese conto che iniziava a ritornare vita nella sua schiena e in tutto il suo corpo. Improvvisamente cominciò a sentire nuovamente le gambe, i piedi … Provò toccarsi… Guardò le mani e vide che le dita si aprivano davanti ai suoi occhi. Un vero e proprio choc! Aveva fatto tante operazioni, ma poi i medici avevano deciso di smettere con gli interventi perché ogni volta la donna peggiorava sempre più. Così era rimasta paralizzata per 15 anni.
Dopo aver mostrato al marito al marito ciò che le stava succedendo si misero entrambi a piangere e continuarono a salire lungo le pendice della collina portando con sé le stampelle. Discesa dal Podbrdo, sentì nel cuore ancora un desiderio: "Devo confessarmi, pulire tutto, lasciare tutto". Entrata nel confessionale non poté tacere quella straordinaria guarigione e la raccontò a al sacerdote; ma lui tagliò corto: "Prega la tua penitenza e vai in pace…".

"Padre, sa, io ero molto grave e adesso sono guarita…" ."Sì, sì, vai in pace". Non riuscì a trasmettere la sua gioia…Dentro il cuore si ripresentò la sofferenza. L’indomani si recò all’ospedale. La dottoressa musulmana, vedendola camminare, le chiese: "Dove sei stata? In quale clinica?" "Sul Podbrdo". "Dov’è Podbrdo?" "A Medjugorje".
Il medico cominciò a piangere. Poi si aggiunsero gli altri medici e fisioterapisti che in quegli anni l’aveva seguita. "è un miracolo!", dicevano... Poteva fare tutti i movimenti come le persone sane!
Ne hanno parlato molti giornali, soprattutto mussulmani, riportando un’intervista con la dottoressa che per prima l’aveva visitata. In prima pagina hanno scritto: "La Madonna a Medjugorje ha guarito una donna…". Ma i giornali cattolici non hanno scritto niente… La mia domanda è: perché queste cose fanno paura a tanti sacerdoti, a tanti Vescovi? Perché non siamo umili e non osserviamo i frutti?
(da registrazione) 

Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/pjozo//28-pobrdo.php

CHE COSA E’ LA PREGHIERA?- La riflessione di P. Jozo

CHE COSA E’ LA PREGHIERA?


La riflessione di P. Jozo sulla preghiera ci aiuta ad essere fedeli ogni giorno.


Gesù Cristo, si legge nel Vangelo, ha sempre posto la preghiera davanti ad ogni scelta e azione.

Preghiera silenziosa, notturna il più delle volte. Preghiera continua, con gli Apostoli. Preghiera di lode, nel tempio di Gerusalemme. La Chiesa è in atteggiamento orante dal suo inizio quando gli Apostoli, con Maria, pregavano nel cenacolo e proprio allora lo Spirito di Gesù Risorto scese in ciascuno di loro. La Madonna a Medugorje, in vari messaggi ha chiesto, possiamo quasi dire “ implorato”, di pregare con forza, fedeltà e fiducia. Ma spesso ci chiediamo: “ Che cosa è la preghiera? Perché è così importante?”. A queste domande ci aiuta a rispondere P. Jozo dal monastero di Siroki Brijeg.

“...Che cosa è la preghiera? Non possiamo dire che cosa è. E’ un regalo, un dono. Ha una dimensione divina; non possiamo mai dire :”che cosa è” perché sempre è di più di quello che possiamo definire. Non possiamo dire che cosa è, ma possiamo vedere quali frutti fa e quali frutti fa oggi nella comunità e nella chiesa. La preghiera è un attivo incontro con il nostro Dio. Vero, vero, attivo. Incontro sincero con il nostro Dio nel quale veramente il Signore ci parla; nel quale possiamo aprire la nostra vita a Lui e dare amore, gloria e ringraziamento a Lui. E’ Lui che ci incontra. Il suo incontro sempre cambia l’uomo. Come ad esempio ha cambiato Zaccheo. Ascoltando Gesù che era entrato nella sua casa, Zaccheo ha deciso: “ Io ho da dare ai poveri, ho fatto del male agli altri, ho rubato; così ora voglio dare, dare e distribuire ai bisognosi; restituire a tutti quelli a cui ho fatto del male “. Vedete, lui non aveva mai pensato così. Ha pensato: “ Non importa in quale modo io posso avere”. L’importante era avere, avere facendo del male. Ma non sapeva cosa voleva dire “avere”. Quando ha incontrato Cristo, allora ha conosciuto, ha imparato ; per la prima volta ha sentito il bisogno di dare: Cristo è la preghiera.

L’uomo che sempre ha da dare, che sempre fa bene; l’uomo che prega è colui che ha imparato da Cristo a fare le opere buone. Benedice, aiuta, guarisce, illumina la strada a tutti, protegge tutti: l’uomo che prega è un profeta. L’uomo che prega sente la voce di Dio e sa vivere questa voce; è capace di collaborare con questa voce. L’uomo che prega risponde a questa chiamata e sa trasmettere il messaggio agli altri. L’uomo che prega è come Davide, che difende la propria Gerusalemme. E’ un profeta che difende la Chiesa. Per questo la Madonna ha detto:” Potete fermare la guerra con il Rosario”. Non con la politica; vedete come i politici non riescono! Non riescono! Perché non siamo capaci. Perché esiste una confusione. Esistono le famiglie in crisi. I mariti dicono :” Quando lascerò mia moglie sarò libero, sarò in pace! Quando scapperò dalla mia famiglia!”. Noi cristiani sappiamo che questo è tristezza, rovina; la più grande violenza. Non è la pace. Tanti invece credono che questa sia la pace. Vedi come non ci capiamo! Molti che vanno ad uccidere il figlio, vanno ad abortire, pensano :” Vado a liberarmi”. E noi diciamo : no, questa è una violenza una grave guerra, un omicidio. E gli altri dicono :” Ora sono a posto”. Ma non sono a posto! Pensano in modo sbagliato. L’uomo che non prega non può trovare la pace. Non sa che cosa è libertà, che cosa è la pace. Lasciare la moglie o accettare la moglie: che cosa è più grande?

L’uomo che prega sa difendere ed ottenere la pace nella propria casa e nella Chiesa. “Potete, con la preghiera...” E la Chiesa ha accettato la preghiera. Abbiamo bisogno del miracolo della pace. Per questo si prega. Qualsiasi legge di qualunque paese non cambia nulla. E’ la grazia di Dio che cambia l’uomo , fa capire cosa vuole dire Dio, la vita, la pace, il matrimonio, il figlio, sacerdote, Cristo, Papa, la Chiesa, la Bibbia, il Sacramento. Non si può capire questo con la legge. La Chiesa, povera , può stampare i libri, ma attraverso dei libri cosa si fa? Chi si è convertito perché ha letto un libro? Si deve incontrare l’uomo testimone. Cristo è diventato l’uomo, il verbo, la parola. Per diventare testimone. La sua testimonianza è l’amore. Dio è amore. Dio ama, Dio perdona, Dio è la nostra pace. Senza di Lui noi non riusciremo. Siamo chiamati alla conversione. Tornare al Padre, come figli prodighi. Andiamo a casa.

Trascrizione fedele dalla registrazione.
Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/pjozo/preghiera2.html