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giovedì 10 febbraio 2022

QUELLO CHE OCCORE SAPERE SU QUESTO “GESU' IN CROCE" (non ce n'è uno solo)

 


Ieri è stata la Memoria Liturgica della Beata Caterina Emmerick, per questo pubblico questo articolo. Il più conosciuto di questi Crocifissi è quello che si trova a Medjugorje. Tanto è vero che la maggior parte della gente pensa che sia un unico: così non è.

In ogni Casa della Comunità Mariana “Oasi della Pace” c’è un Crocifisso particolarmente impressionante. Impressiona la sua cruda
“realisticità” che si configura con una drammaticità che incide, come un “pugno nello stomaco” di chi lo osserva.



Ogni Crocifisso si può dire che sia un originale, nel senso che non c’è uno stampo che riproduca in serie l’immagine. La prima copia eseguita, comunque, si trova nella Casa Generalizia di Passo Corese in provincia Rieti. I Crocifissi che mostrerò in queste mie immagini si trovano a Passo Corese, a Deliceto (FG) e a Medjugorje (BiH).

Il materiale è verosimile alla pelle umana, di un particolare materiale a base di caucciù. Le opere sono tutte state volute e offerte da un benefattore. L’artista si è ispirato alle descrizioni della Beata Emmerik le cui rivelazioni private sono state prese anche per girare le scene del film “The Passion”. 

Il risultato dell’opera assume più consistenza in quanto lo scultore ha studiato a fondo la Sindone e, come se non bastasse, si è fatto legare ad una croce per tre ore per sperimentare, anche se in minima parte, il dolore procurato dalla postura. Particolare che ai più sfugge è l’inchiodatura delle mani. Anche nel film di Mel Gibson “The Passion” i buchi nel legno della croce erano già incisi secondo l’usanza dei Romani.
Ne consegue che la mano destra è stata inchiodata all’altezza del polso, mentre la mano sinistra che non arrivava a “misura di croce” è stata tirata con funi fino a slogarne la spalla e il chiodo è stato messo nel palmo. Anche la Sindone, del resto, evidenzia questo tipo di forature. La capigliatura è di un biondiccio abbastanza inconsueto, ma è fedele alle visioni descritte dalla Emmerick.
Si direbbe che i capelli di Gesù siano come “dorati” dalle lunghe giornate di esposizione all’aria e al sole. Il costato trafitto rispecchia la narrazione del Vangelo di Giovanni, così anche i Sindonologi affermano che la persona crocifissa, avendo sostenuto un forte stress, al momento della trafittura è scaturita una elevata dose di sangue misto ad acqua accumulata in quella zona sottostante il cuore. Gli occhi di Gesù sono aperti ed esprimono l’ultimo attimo prima di spirare. L’artista ci permette di fissare lo sguardo ultimo del Signore, dopo aver donato sua Madre a ciascuno di noi “Donna, ecco tuo figlio; figlio ecco tua Madre”. Fa molto effetto toccarlo. Io ho provato e il primo dito del piede si muove al atto. E’ un’opera che invita alla meditazione silenziosa. Non fa paura, fa riflettere e non poco. Più lo si guarda e più il suo Volto diventa dolcissimo e sereno

(Virgilio Baroni)

Circa le visioni
della Beata Caterina Emmerick,
lei stessa così raccontò al poeta Clemens Brentano:
All’età di cinque o sei anni iniziai la contemplazione del Credo: «Io credo in Dio Padre onnipotente Creatore del cielo e della terra…». Mentre pronunciavo queste parole, apparvero dinanzi agli occhi della mia anima le immagini della creazione del cielo e della terra: vidi la caduta degli angeli, la creazione della terra e del paradiso, Adamo ed Eva e il peccato originale. Continuai a vedere queste immagini durante la mia vita quotidiana e perfino durante la notte, mentre dormivo, in sogno. Le immagini si manifestavano durante il giorno, mentre pascolavo le pecore, e anche quand’ero a casa, durante i servizi domestici, e mentre parlavo con qualcuno. Ne parlai con i miei familiari, credendo che anche loro avessero quelle visioni, ma essi mi risero in faccia e mi presero in giro. Da quel momento non ne parlai più con nessuno. Compresi che il volere di Dio, il mio Amore, era che dovevo tenere per me tutto ciò che vedevo, tutti quei misteri celesti.Una volta, a scuola, ripresi il mio maestro a lezione di religione, dicendogli che le cose non stavano proprio come lui le raccontava; ciò che mi era stato donato di vedere sulla risurrezione di Cristo era altro. Il maestro mi rimproverò e i miei compagni di classe risero di me. Le numerose visioni che passavano dinanzi alla mia anima erano tutte benvenute, le contemplavo senza analizzarle o fare speculazioni mentali sulla loro diversità dai racconti biblici. Non ho mai creduto subito a quel che vedevo, attendevo sempre conferma dal mio angelo custode. Le visioni non hanno mai deformato la mia fede cattolica e quel che avevo appreso su di essa.Nonostante non avessi mai desiderato avere le visioni, esse si producevano a migliaia dinanzi alla mia vista interiore e rivelavano all’anima mia i misteri biblici della creazione. Non mi facevo trascinare dalle visioni, ma la mia attività maggiore restava la preghiera; continuavo infatti sempre a pregare il Signore, implorando misericordia per noi, poveri peccatori.
Anna Caterina Emmerick (1774-1824)



Aveva una grande devozione alla Passione di Cristo e per assomigliare maggiormente a Gesù flagellato "simile a un pannolino intriso di sangue" prende l'abitudine di indossare una camicia rossa.
Ha ricevuto il dono delle stimmate.
Ci descrive Maria che assiste in estasi alla flagellazione. Anzi, prima di essere flagellato, Gesù volge gli occhi verso sua madre.
Le sue visioni hanno la caratteristica di essere interiori e simboliche, come scrive ella stessa (vol. III, pag. 281) "che variano secondo lo stato dell'anima che le riceve. Da qui numerose contraddizioni, perché si dimenticano o si omettono molti dettagli".
Descrive dettagliatamente la flagellazione e vede alternarsi tre serie di flagellatori: la prima con verghe vegetali o fibre di cuoio, la seconda con rami spinosi con nodi e punte, la terza con catenelle acuminate. La flagellazione dura tre quarti d'ora e finisce alle 9 del mattino.
Anche Caterina descrive la sofferenza di Gesù che fa per riprendere le sue vesti mentre i carnefici gliele allontanano per schernirlo.
Insieme a quella di Teresa Neumann e di Maria Valtorta è forse la visione più ricca di particolari.

Flagellazione di Gesù

Pilato - giudice vile e indeciso - aveva pronunciato più volte le insensate parole: "Non trovo colpa in lui: per questo lo faccio prima flagellare e poi lo farò mettere in libertà". E gli Ebrei, dal canto loro, continuavano a gridare: "Crocefiggetelo! crocefiggetelo!".Pilato tentò ancora di far prevalere la sua volontà e diede ordine di flagellare Gesù alla maniera dei Romani.Allora gli arcieri, sospingendo e bastonando Gesù con le loro aste, lo condussero sul foro attraverso le onde in tumulto di un popolo in furia, fino alla colonna destinata alla flagellazione, che si trovava a nord del Palazzo di Pilato, poco discosta dal corpo di guardia, davanti a uno dei portici che circondavano il foro. Sopraggiunsero subito gli esecutori, con fruste, verghe e funi, che gettarono a pie' della colonna. Erano sei uomini bruni, più piccoli di Gesù, dai capelli crespi e irti, dalla barba corta e scarsa e portavano, vestito primitivo, una cintura intorno al corpo di non so quale stoffa ordinaria che, aperta ai lati come uno scapolare, copriva solamente il petto e il dorso: avevano le braccia nude e un paio di sandali in cattivo stato completavano il loro costume. Erano costoro malfattori delle frontiere dell'Egitto, condannati ai lavori forzati nei canali, nei pubblici edifici: i più crudeli e i più ignobili di essi compivano le funzioni di esecutori nel pretorio ed avevano già più volte legato a quella colonna e flagellato a morte altri poveri condannati. Somigliavano a bestie selvaggie o a demoni e sembravano per metà ebbri.Incominciarono a colpire il Salvatore a pugni, trascinarlo con le corde, benché non opponesse la minima resistenza e lo legarono brutalmente alla colonna. Questa colonna era totalmente isolata e non serviva di sostegno ad alcun edificio; non era molto alta e un uomo alto avrebbe potuto, stendendo il braccio, toccarne la parte superiore, che era arrotondata e provvista d'un anello di ferro: a metà di essa, nella parte posteriore, si trovavano ancora altri anelli e uncini. Non è possibile descrivere le barbarie di quei cani furiosi contro Gesù: gli strapparono di dosso il mantello derisorio di Erode, gettandolo a terra. Gesù tremava e rabbrividiva davanti la colonna e, benché si reggesse appena, si affrettò a togliersi da solo le vesti, con le sue povere mani gonfie e insanguinate. Mentre i carnefici lo colpivano e lo urtavano Egli pregava nel modo più commovente, volgendo per un istante lo sguardo verso la Madre sua che se ne stava, trapassata dal dolore, nell'angolo d'una sala del mercato: e siccome era obbligato a togliere anche l'ultimo lino che gli cingeva le reni, Egli disse, mentre si volgeva verso la colonna per nascondere la sua nudità: "Distogliete gli occhi da me".Non so se pronunciasse davvero queste parole o se le dicesse interiormente, ma so che Maria le intese: perché nello stesso istante, Ella cadde priva di sensi fra le braccia delle pie donne che la circondavano. Gesù, abbracciò la colonna: gli arcieri gli legarono alte le mani all'anello di ferro e gli tesero talmente le braccia, che i piedi, legati fortemente alla base della colonna, toccavano appena terra. Il Santo dei Santi, nella sua nudità umana, fu steso così sulla colonna dei malfattori e due di questi forsennati, assetati del suo sangue, cominciarono a flagellare il suo sacratissimo corpo da capo a piedi. Le prime verghe di cui si servirono sembravano di legno bianco durissimo; ma erano forse nervi di bue, o forti striscie di cuoio bianco.Il nostro Salvatore, Figlio di Dio, vero Dio e vero Uomo, fremeva e si torceva come un verme sotto i colpi di quei miserabili; i suoi gemiti soavi e chiari erano come preghiera affettuosa sotto il sibilo delle verghe dei carnefici e di quando in quando il grido del popolo e dei Farisei veniva, come nuvola cupa d'uragano, a coprire i gemiti suoi dolorosi e pieni di benedizione. Intanto si gridava: "Fatelo morire! Crocefiggetelo!".Perché Pilato era ancora a disputare col popolo e quando voleva dire qualche parola in mezzo al tumulto faceva suonare una trombetta per domandare un istante di silenzio. Ma i rumori prendevano poi subito il sopravvento: e si udivano i colpi di scudiscio, i singhiozzi di Gesù, le imprecazioni degli arcieri e i belati degli agnelli pasquali, che venivano lavati a poca distanza, nella piscina delle pecore.Quand'erano lavati, venivano portati in braccio, fino alla strada che conduce al Tempio, per evitare che si sporcassero e condotti poi fuori dalla parte occidentale dove ancora venivano sottoposti a un'abluzione rituale. Questi belati avevano qualche cosa di particolarmente commovente: erano le sole voci che si univano ai gemiti del Salvatore.Il popolo ebreo sostava a qualche distanza dal luogo di flagellazione; e i soldati romani erano invece collocati in diversi posti ed erano però più fitti in prossimità del corpo di guardia. Molte persone andavano e venivano, chi silenziosamente, chi con l'insulto sulla bocca: alcuni si commossero e sembrò allora che un raggio partisse da Gesù e si posasse sopra di loro. Vidi uomini infami, quasi nudi, che allestivano verghe nuove accanto al corpo di guardia ed altri che andavano in cerca di rami di spine.Alcuni arcieri dei Principi dei Sacerdoti s'erano avvicinati ai carnefici e avevano regalato loro del denaro. Costoro venivano anche riforniti con brocche piene d'un liquido rosso, del quale bevevano fino ad ubriacarsi. Trascorso un quarto d'ora, i due carnefici che flagellavano Gesù vennero sostituiti da altri due. Il corpo del Salvatore era coperto di macchie nere, livide e rosse, da cui il sangue colava fino a terra: tremava tutto ed era scosso da movimenti convulsivi. Ingiurie e scherni si incrociavano intorno a Lui.Quella notte era stata fredda e dal mattino fino a quel momento il cielo era stato coperto: a intervalli, cadeva un po' di grandine, con grande meraviglia del popolo. Verso mezzodì il cielo si rasserenò e brillò il sole.La seconda coppia di carnefici si avventò contro Gesù con nuovo furore; essi erano muniti di un'altra specie di verghe, specie di bastoni spinosi con nodi e punte. I loro colpi laceravano tutto il corpo di Gesù per modo che il sangue ne sprizzò a distanza irrorando anche le braccia dei flagellatori.Gesù gemeva, pregava e tremava. Intanto passarono per il foro parecchi forestieri, portati da cammelli e guardarono con spavento e tristezza il doloroso quadro, mentre il popolo dava spiegazioni. Erano viaggiatori, di cui alcuni avevano ricevuto il battesimo da Giovanni e altri avevano udito il sermone di Gesù sulla montagna.Accanto alla casa di Pilato il tumulto e le grida non cessavano. Nuovi carnefici colpirono Gesù a scudisciate, servendosi di cinghie munite all'estremità di uncini di ferro, che ad ogni colpo, strappavano interi pezzi di carne. Ah! chi potrà mai rendere questo terribile e doloroso spettacolo? Ma la loro rabbia infernale non era ancora soddisfatta: Gesù venne slegato e nuovamente attaccato, ma questa volta col dorso volto alla colonna; e siccome non poteva più reggersi, gli passarono delle corde sul petto, sotto le braccia, e sotto le ginocchia, legandogli poi anche le mani dietro la colonna. Tutto il suo corpo si contraeva dolorosamente ed era coperto di sangue e di piaghe. Allora si precipitarono sopra di Lui come cani furiosi; uno di essi aveva una verga più flessibile, con la quale gli colpiva il viso. Il Salvatore aveva il corpo ridotto tutto una piaga: Egli guardava i suoi carnefici con gli occhi pieni di sangue e sembrava implorar grazia; ma il loro furore raddoppiava e i gemiti di Lui si facevano sempre più flebili.L'orribile flagellazione durava da tre quarti d'ora, quando uno straniero d'infima classe, parente del cieco Ctesifone guarito da Gesù, si precipitò verso il retro della colonna con un coltello in forma di falce e gridò con voce indignata: "Fermatevi! non colpite questo Innocente fino a farlo morire!".I carnefici, che erano ebbri, si fermarono stupiti; egli allora recise rapidamente le corde che tenevano legato Gesù, e poi fuggì, perdendosi tra la folla.Gesù cadde quasi privo de' sensi ai piedi della colonna, sul terreno tutto bagnato del suo sangue, e i carnefici lo abbandonarono là per andar a bere, dopo aver richiamato dei subalterni, che erano occupati, nel corpo di guardia, a intrecciar la corona di spine. E mentre Gesù, coperto di piaghe sanguinanti, si agitava convulsamente ai piedi della colonna, vidi alcune ragazze di malavita, dall'aria sfrontata, avvicinarsi a Lui tenendosi per mano, fermarsi un momento e guardarlo con disgusto. In quel momento, il dolore delle sue ferite si fece più vivo, ed Egli alzò verso di loro il suo viso ferito: le ragazze allora si allontanarono mentre i soldati e gli arcieri indirizzavano loro parole indecenti.Vidi a più riprese, durante la flagellazione, molti angeli in pianto circondare Gesù, e udii la sua preghiera per noi peccatori salir costantemente al Padre in mezzo al grandinare dei colpi che cadevano sopra di Lui. Mentre Gesù giaceva nel suo sangue a piè della colonna, vidi un angelo presentargli qualche cosa di luminoso che lo ristorò e gli fece riprender forza. Gli arcieri tornarono, e a calci e a bastonate lo fecero rialzare, perché non avevano ancora finito. Gesù si protese strisciando per riprendere la fascia che gli cingeva i fianchi, ma quei miserabili la spingevano sempre più lontana, ridendo sfacciatamente, per modo che il povero Gesù doveva torcersi sul terreno nella sua sanguinosa nudità, come un verme calpestato onde raggiungere la sua cintura e servirsene per coprire i suoi laceri lombi.Quando l'ebbero rimesso in piedi, non gli diedero il tempo di rivestirsi, ma gli gettarono solo la veste sulle spalle nude, ed Egli si serviva di quella veste per detergere il sangue che gli colava dal viso, mentre, a gran passi, veniva sospinto verso il corpo di guardia, per vie traverse.Avrebbero potuto guidarlo per una strada più diretta, perché i portici e gli edifici in faccia al foro erano aperti, tanto che si poteva vedere il passaggio sotto il quale i due ladroni e Barabba stavano imprigionati, ma vollero farlo passare invece davanti al luogo ove sedevano i Principi dei Sacerdoti, i quali gridavano: "Lo si faccia morire! Lo si faccia morire!" volgendo il capo con disgusto. Lo condussero allora nel cortile interno del corpo di guardia.Quando vi entrò Gesù, non c'erano soldati, ma schiavi, arcieri, furfanti, e ogni rifiuto della società.Siccome il popolo era in grande agitazione, Pilato aveva fatto venire un rinforzo di guarnigione romana dalla cittadella Antonia. Queste truppe circondavano in buon ordine il corpo di guardia: potevano parlare, ridere e beffarsi di Gesù, ma era loro proibito sciogliere le file. Con questo apparato di forze Pilato intendeva tenere il popolo in pugno: saranno stati circa un migliaio di uomini.


Maria durante la flagellazione


La Santa Vergine, in estasi continua durante la flagellazione del nostro divin Redentore, vide e sofferse interiormente, con amore e dolore indicibili, tutto quanto doveva soffrire il Figlio suo. Spesso gemiti sommessi prorompevano dalle sue labbra; i suoi occhi erano infiammati per il gran piangere. Essa giaceva velata tra le braccia della sua maggiore sorella Maria di Heli, donna in età ormai avanzata e che aveva molta rassomiglianza con sua madre Anna. Maria Cleofe, figlia di Maria Heli era presente anch'essa, e stava per lo più appoggiata al braccio di sua madre. Le sante amiche di Maria e di Gesù erano tutte avvolte e velate, tremanti di dolore e d'angoscia, strette intorno alla Vergine ed esalanti deboli gemiti come se stessero aspettando la loro propria condanna di morte.Maria portava una lunga veste, azzurra quasi quanto il cielo, coperta da un lungo mantello di lana bianca e da un velo bianco, tendente al giallo. Maddalena era tutta sconvolta e addirittura annientata dal dolore e dal pianto, e i suoi capelli, sotto il velo, s'erano tutti sciolti.Quando Gesù, dopo la flagellazione, era caduto a terra a piè della colonna, vidi Claudia Procla, moglie di Pilato, inviare alla Madre di Dio un pacco di grandi teli di lino. Non so più bene se essa credesse nella liberazione di Gesù e se destinasse quei teli alla fasciatura delle ferite di lui, oppure se la pietosa pagana li inviasse per lo scopo al quale vennero poi impiegati da Maria.La Santa Vergine, riacquistati i sensi, vide il Figlio suo con le carni tutte lacerate, trascinato e sospinto dagli arcieri: egli si deterse il sangue dagli occhi con un lembo del suo vestito, per poter guardare sua Madre, ed Ella stese dolorante le mani verso di Lui, guardando poi a terra le tracce sanguinose lasciate dai suoi piedi. Ma ben presto vidi Maria e Maddalena, mentre il popolo si spostava da un'altra parte, avvicinarsi al posto dove Gesù era stato flagellato: nascoste dalle altre donne e da alcune buone persone che le circondarono, si prosternarono a terra presso la colonna e asciugarono dappertutto il sangue sacratissimo di Gesù coi teli inviati da Clauda Procla. Giovanni non si trovava in quel momento con le pie donne, che erano quel giorno in numero di venti. Il figlio di Simeone, quello di Veronica, quello di Obed, Aram e Themeni, nipote di Giuseppe di Arimatea, erano occupati nel Tempio pieni di tristezza e d'angoscia.Quando finì la flagellazione erano circa le nove del mattino.


Coronazione di spine


Quando la Suora ricominciò ad avere le sue visioni sulla Passione fu presa da febbre fortissima e da sete sì ardente che la sua lingua era come contratta e interamente inaridita. Il lunedì dopo la Domenica Laetare, era tanto spossata e tanto sofferente che non cominciò quanto segue se non con fatica e senza ordine alcuno, perché, disse, le era impossibile, in quello stato, narrare tutti i maltrattamenti subiti da Gesù nell'incoronazione senza vedersi passare nuovamente davanti agli occhi le scene dolorosissime e soffrirne ancora in modo straziante.

Durante la flagellazione di Gesù, Pilato parlò di nuovo più volte al popolo, che rispose ancora una volta col grido: "A morte! Dovessimo noi tutti esser travolti insieme" e quando Gesù venne condotto all'incoronazione, i suoi nemici gridarono ancora: "A morte! Uccidetelo!". Perché gli emissari dei Principi dei Sacerdoti continuavano a giungere per mantenere l'eccitazione nel popolo.Vi fu poi una sosta, e Pilato diede degli ordini ai suoi soldati, mentre i Principi dei Sacerdoti e i loro consiglieri, seduti su dei banchi ai due lati della via davanti alla terrazza di Pilato, protetti da alberi e da teloni distesi, si facevano portar da mangiare e da bere dai loro servitori. Pilato poi, ripreso dalle solite superstizioni, che lo turbavano, si ritirò alcuni istanti per consultare gli Dei e render loro omaggio di incenso.La Vergine santissima, e i suoi amici, lasciarono il foro, dopo aver asciugato le tracce del sangue di Gesù, ed entrarono coi loro teli di lino intrisi di sangue in una casetta poco discosta e costruita a ridosso di un muro. Non so più a chi appartenga la casetta, nè mi ricordo d'aver visto Giovanni durante la flagellazione.La coronazione di spine ebbe luogo nel cortile interno del corpo di guardia di contro al foro, sopra alle prigioni. Questo cortile, tutto circondato da colonne e, con le porte spalancate, era occupato da una cinquantina di miserabili, servi di carcerieri, arcieri, schiavi ed altri uomini di simile bassa specie, che tutti prendevano parte attiva ai maltrattamenti di Gesù. In principio la folla si era avvicinata addensandosi da tutte le parti, ma poi un migliaio di soldati romani circondò l'edificio, isolandolo. Disposti militarmente, ridevano e scherzavano, eccitando l'ardore dei carnefici di Gesù, così come usano fare gli spettatori quando, con gli applausi, eccitano gli attori.Gli esecutori avevano fatto rotolare in mezzo al cortile la base d'una colonna, che sopra era un poco scavata, probabilmente per collocarvi il fusto della colonna stessa; essi riempirono questo incavo con uno sgabello rotondo e basso, munito dietro di una specie di manico, e poi, per malvagità, lo sparsero di pietre aguzze e di cocci.Strapparono poi le vesti di dosso a Gesù, riaprendo così tutte le piaghe del suo povero corpo, e gli buttarono sulle spalle un vecchio mantello rosso da militare, che non gli giungeva neppure ai ginocchi e dal quale pendevano i resti strappati di antiche frange giallognole. Questo mantello si trovava in un angolo della stanza, e con esso venivano coperti i criminali dopo la flagellazione, in parte per fermare l'effusione del sangue, in parte per schernire quei miseri.Trascinarono poi Nostro Signore fino al seggio che gli avevano preparato, e ve lo fecero sedere brutalmente. Allora gli imposero la corona di spine, che era alta due palmi, fittamente intessuta e artisticamente intrecciata, col bordo superiore sporgente.Per collocarla, gliela misero intorno alla fronte a guisa di fascia e la legarono posteriormente. Essa era composta di tre rami di spine grosse un dito, intrecciate con arte, e con la maggior parte delle punte rivolte all'indietro. Questi rami appartenevano a tre diverse specie d'arbusti spinosi, simili al susino e al biancospino. Sormontava questo intreccio un grosso bordone di spine simili ai nostri rovi: per quel bordo i carnefici afferravano la corona e la scuotevano violentemente. Io ho visto il luogo dove avevano raccolto tutte quelle spine. Quando ebbero sforzato la corona sul capo di Gesù, gli posero in mano una grossa canna, assumendo un contegno di gravità derisoria, come se veramente l'avessero incoronato re.Gli strapparono poi di mano quella canna, adoperandola per colpire violentemente la corona di spine, tanto che gli occhi del Salvatore furono inondati di sangue; per continuare la beffa si inginocchiarono davanti a Lui, facendo versacci d'ogni sorta, gli sputarono in viso e lo schiaffeggiarono, esclamando: "Salve, re dei Giudei!". Infine presero a rovesciarlo dal sedile ridendo chiassosamente e rimettendolo poi con mal garbo a sedere.Non posso ripetere tutti i crudeli e volgari maltrattamenti inventati da quegli sciagurati per tormentare il nostro povero Salvatore. Ahimè! Gesù era orribilmente tormentato dalla sete e scosso da fortissima febbre dovuta alle ferite prodotte dalla sua barbara flagellazione.Aveva le carni del petto lacerate fino alle costole, la lingua convulsamente contratta, e soltanto il sacratissimo sangue che scendeva dalla fronte refrigerava un poco la sua bocca, socchiusa, infiammata e ardente.Gesù fu così maltrattato per circa mezz'ora, con somma gioia e divertimento della coorte schierata intorno al pretorio.


Gesù poi, coperto del rosso mantello, con la corona di spine in capo e lo scettro di canna tra le mani legate, venne ricondotto nel Palazzo di Pilato. Egli era irriconoscibile dal sangue che gli riempiva gli occhi e che gli era scorso giù fino in bocca e nella barba.Il suo corpo era tutto piaghe e lividure ed era ridotto come un cencio intriso nel sangue. Camminava curvo e tremante; il suo mantello era sì corto che lo costringeva a curvarsi profondamente per nascondere la sua nudità, perché durante la coronazione di spine gli avevano di nuovo strappato tutte le vesti.Quando il povero Gesù arrivò ai piedi dello scalone davanti a Pilato, suscitò perfino in quest'uomo crudele un senso di compassione e d'orrore, tanto che costui, volgendosi a parlare a uno dei suoi ufficiali, mentre il popolo e i sacerdoti continuavano a schiamazzare e a schernire, disse: "Se il diavolo dei Giudei è così crudele, non deve esser bello abitare accanto a lui nell'inferno".Quando Gesù si fu trascinato penosamente fino in cima alla scala e si fermò di fronte a Pilato, costui, sporgendosi dalla terrazza, fece suonare la tromba, per attirare la generale attenzione, perché voleva parlare e, rivolgendosi ai principi dei sacerdoti e a tutti i presenti, disse: "Vedete? Lo faccio condurre ancora una volta davanti a voi, perché riconosciate che io lo trovo innocente".Gesù intanto era stato dagli arcieri trascinato più avanti, per modo che tutti, dal foro, lo potevano vedere. Fu uno spettacolo terribile e straziante, che per un momento pietrificò i presenti in cupo orrore e profondo silenzio: il Figlio di Dio appariva loro tutto sanguinante sotto la corona di spine, e chinava sulla folla ondeggiante i suoi occhi spenti, mentre Pilato lo segnava a dito e gridava ai Giudei: "Ecco l'uomo".E mentre Gesù, col capo straziato, coperto col manto di scherno, chinando il capo inondato di sangue e trafitto di spine, tenendo lo scettro di canna tra le mani legate, curvato profondamente per coprire le sue nudità, aumentato di dolore e d'angoscia, eppure spirante solo amore e mansuetudine, stava esposto, sanguinoso fantasma, davanti al Palazzo di Pilato, in faccia ai preti e al popolo che emetteva grida di furore, alcune schiere di stranieri, in veste succinta, uomini e donne, attraversarono il foro, per scendere alla piscina delle pecore ad aiutare nell'abluzione degli agnelli pasquali: i lamenti di queste bestiole si accompagnavano senza posa ai clamori della moltitudine, come a testimonianza di quella verità che si voleva tacere.
 
 
Autore:Giacometti, Giulio - Sessa, Piero
Fonte:Mimep-Docete

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