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lunedì 11 luglio 2022

CINQUE DEMONI: l'odio, la paura, il senso di colpa, il senso di inferiorità, il vittimismo.- Alcuni “Tests” da fare

 



Il problema fondamentale della mia esistenza è questo: fare la volontà di Dio, cioè essere come Lui mi vuole. In termini concreti è togliere dalla mia vita tutto ciò che a Lui dispiace, modellando la mia vita sulla fedeltà assoluta ai piani di Dio. Ma per arrivare lì occorre che io conosca me stesso in profondità; che tolga tutte le maschere che porto in volto; che raddrizzi e curi tutte le storture che sono presenti in me.
In una parola: devo conoscermi per convertirmi. E’ un’esigenza di amore, è una tappa del mio amore concreto a Lui, tappa che posso e che debbo raggiungere se voglio essere fedele alla sua volontà. Si avvia così la preghiera di pentimento.

L’ESPLORAZIONE DI ME STESSO


Debbo fare la verità dentro di me se voglio conoscermi e se voglio correggermi. In me ci sono tante zone d’ombra, angoli di buio in cui il mio sguardo non arriva mai o per complicità, o per ingenuità, o per abitudine. Angoli, che se non mi accingo ad esplorare, rendono vana qualunque volontà di conversione.
La preghiera deve essere anzitutto un patto di onestà con me stesso. Aiutarmi a vedere in faccia i miei mali, per riprovarli e per trovare il modo di correggerli.
La preghiera, cioè il rapporto intimo, filiale con Dio, mi è appunto data per questo: per diventare come Dio mi vuole.
Con la guida della psicologia tentiamo di fare luce dentro i mali che portiamo in noi.
L’uomo non è un essere armonioso. In lui domina una triarchia, tre principi che interferiscono continuamente influenzandosi e sovente danneggiandosi mentre dovrebbero armonizzarsi per la felicità dell’uomo.
C’è la sfera biologica, la realtà fisica il corpo, che fa come da guscio ai tesori più profondi dell’uomo.
c’è la sfera psichica, la psiche, che è la parte dell’uomo che fa come da ponte tra il corpo e lo spirito.
C’è la sfera spirituale, lo spirito, la parte più elevata dell’uomo, la sede d’ogni suo comando interiore ed esteriore, il suo tesoro più geloso, il principio per cui l’uomo pensa, vuole, ama.
Lasciamo da parte i mali fisici o i condizionamenti fisici, cioè quegli ostacoli che operano sull’esteriore dell’uomo. Lasciamoli da parte non perché non siano molto importanti, ma perché in sé non sono mali così rilevanti da danneggiare la condotta morale dell’uomo di fronte a Dio.
Esaminiamo invece i mali che affliggono la psiche e quelli che insidiano la sfera dello spirito. Sono mali importantissimi perché condizionano il suo comportamento morale, la sua condotta rispetto alla volontà di Dio.
- Osiamo affermare: finché questi mali non sono ben conosciuti da noi, la nostra vita di preghiera non sarà mai ben fondata, perché non saranno affrontati i problemi di fondo, cioè il nostro comportamento pratico di fronte alla volontà di Dio.
Sono questi mali, a cui con troppa facilità condiscendiamo, che bloccano la nostra libertà e ci impediscono la fedeltà a Dio: questi mali devono diventare i primi obiettivi della nostra preghiera. Sono in questi mali che si annidano tutte le nostre meschinità e i nostri tradimenti.
E’ su di essi che deve operare molto la preghiera, perché è partendo di lì che io posso compiere una maturazione spirituale autentica, una vera conversione a Dio.

CINQUE DEMONI

Cominciamo dai mali che insidiano normalmente la psiche.
Lo psicologo William Parker afferma che la nostra psiche è sempre assediata da cinque mali che lui osa chiamare demoni. Sono come cinque focolai di infezione. Sono mali fastidiosi, a volte opprimenti, contro cui l’uomo fa scattare sempre i suoi meccanismi di difesa, a volte consciamente, a volte inconsciamente.
La prima vittoria contro questi mali è accettarli, la seconda è accettare i meccanismi di difesa, spesso troppo ingenui con cui li affrontiamo e trovare invece i meccanismi di difesa giusti.

I cinque mali sono:
l'odio, la paura, il senso di colpa, il senso di inferiorità, il vittimismo.
William Parker affermerebbe che tutti i mali che travagliano la psiche e ci causano problemi gravi di sofferenza si riducono più o meno sempre a questi cinque focolai di infezione.
Naturalmente noi reagiamo contro di essi. E’ il principio di conservazione che ci obbliga a farlo. Ma troppo spesso gli strumenti di difesa sono inadeguati. L’apparato difensivo sovente si riduce ad una rimozione immaginaria del male, senza andare alla radice.

Ecco i nostri principali meccanismi di difesa:
la negazione del male, la giustificazione, la proiezione del male su altri o su altro, la reazione violenta, quindi irrazionale. Sovente i nostri meccanismi di difesa sono così inadeguati che questi mali ci travagliano anche nel fisico, hanno effetti deleteri anche sul nostro corpo.

William Parker li ha analizzati così:
depressione psichica, ansia, disordini psicosomatici.
Nei suoi pazienti questo psicologo ha notato certi disordini psicosomatici che hanno prodotto ulcere, asma, emicranie, artriti, disturbi cardiaci, acne.
Ma finché non andiamo alla radice di questi mali che minano la psiche, è inutile curare i sintomi. La preghiera ha questa forza: controllare i mali profondi della psiche. William Parker l’ha anche dimostrato scientificamente attraverso esperimenti di grande serietà scientifica e spirituale.
Cominciamo dunque dallo smascherare i mali che ci disturbano di più, ci rendono infelici e ci sbarrano la strada per essere ciò che di fronte a Dio dobbiamo essere. Ecco dei “tests” semplici e abbastanza completi per fare un lavoro serio per la conoscenza di noi stessi.

Odio — test:
Ho spirito di vendetta quando sono offeso?
Sono un criticone degli altri?
Mi faccio bello sugli altri?
Godo quando qualche disgrazia colpisce il prossimo?
Godo delle brutte figure degli altri?
Sono apprensivo? Sono impaziente ai semafori?
Mi arrabbio con i guidatori imprudenti?
Opprimo qualcuno più debole di me?
Amo avere gente sottomessa a me?
Godo di umiliare? “mettere a posto” gli altri?
Do colpa delle mie difficoltà agli altri?
Ho la convinzione che gli altri ce l’hanno con me?
Sospetto che gli altri mi prendano in giro? che parlino di me? che non mi stimino?
Ho pregiudizi razzisti?
Sono sospettoso? sono geloso?
Trovo con facilità sbagli nel comportamento degli altri?
Sono incline al sarcasmo?
Sono aggressivo nei pensieri, nelle parole, nelle azioni?
Sono intollerante davanti ad una opinione opposta alla mia?
Ho spirito di vendetta?

Paura — test:
Come prima reazione mi tiro indietro quando ricevo un incombenza?
Sento sovente la tentazione di lasciar perdere una cosa che mi espone alla brutta figura?
Ho timidezza davanti a superiori o persone importanti?
Quando sono contestato preferisco soffrire in silenzio invece di parlare?
Ho paura a dipendere dagli altri?
Rifiuto la collaborazione degli altri?
Preferisco far da solo?
Le brutte figure sono un dramma per me? Cerco sempre la forza degli altri? Ho bisogno della radio accesa o della TV accesa per potermi distrarre?
Ho paura del futuro? Sono superstizioso? Ho paura delle disgrazie? Fantastico su quello che può succedere, a me ed a persone che amo?


Senso di colpa (rimorso irrazionale) — test:
Credo che in me ci sia qualche colpa che non è perdonata?
Ho nel mio passato qualcosa che non ho mai osato manifestare a nessuno? da cui cerco sempre di distogliere il pensiero?
Ci sono argomenti su cui non voglio assolutamente pensare o parlare?
Cerco l’anonimato quando sono con gli altri? Io faccio anche se sono solo?
Faccio o sento di fare cose che sono contrarie alle mie convinzioni o alla mia natura?
Ho sempre dei dubbi sulle mie responsabilità morali?
Sono travagliato da scrupoli nella mia vita morale?
Temo continuamente di aver fatto dei danni al prossimo?
Ho un’amarezza inguaribile per dei torti che ho fatto?

Senso di inferiorità (timidezza irrazionale) — test:
Preferisco essere solo che con gli altri? Sono agitato davanti agli altri? o troppo riservato?
Sono troppo suscettibile alle critiche degli altri o ai confronti degli altri?
Critico gli altri nei difetti che ho io? Mi “butto giù” con facilità?
Do molta importanza alla bella figura? a chi ha successo? a chi ha maggior intelligenza?
Umilio facilmente chi è inferiore a me come posizione? chi è più giovane o inesperto?
Cerco compensazioni sognando cose più grandi di me?

Vittimismo — test:
Mi lamento dentro di me di non essere compreso?
Ho paura di essere scartato? o poco stimato?
Parlo sovente di ingiustizie o torti veri o immaginari che ricevo o che ho ricevuto?
Mi confronto sempre con chi fa meglio di me? Ho l’abitudine di brontolare per un lavoro, le incombenze, le persone, le situazioni?
Mi lamento di non avere la considerazione che merito?
Penso sovente ai miei meriti? ne parlo sovente? Penso di essere una persona sfortunata, non dotata?

I MALI DELLO SPIRITO

Ma per la conoscenza di noi stessi non bisogna ancora fermarci qui. Dopo i mali che affliggono la sfera psichica dell’uomo, occorre esaminare i mali che attaccano direttamente il mondo dello spirito.
Potremmo dire che tutta la vita dello spirito umano si esplica in queste tre operazioni:
pensare — volere — amare
Operazioni dello spirito che noi, nel linguaggio comune, esprimiamo generalmente così:
mente — volontà — cuore.
Queste tre mirabili facoltà che innalzano l'uomo su tutto sono la suprema grandezza dell’uomo. Ma l’uomo deve pagare la sua grandezza. Anche in queste zone inaccessibili l’uomo ha le sue lotte. E’ Dio che ci ha fatti così. Ma Dio ci ha dato anche i mezzi per combattere.
La preghiera è il più potente di tutti i mezzi. La preghiera è l’energetico più profondo dello spirito con cui l’uomo può rafforzare mente, volontà, cuore per diventare quello che Dio attende da lui.
Potremmo dunque dire che i mali fondamentali dello spirito sono:
l’irriflessione o il difetto di concentrazione, la volontà debole, l’amore insufficiente ed incostante.
Sono tre mali molto gravi perché minacciano i tesori più grandi dell’uomo.
Potremmo quasi dire che se questi tre mali, che minacciano la mente, la volontà, il cuore fossero eliminati, sarebbero eliminati in gran parte tutti i mali della nostra psiche. Anzi, i mali della sfera psichica imperversano appunto perché favoriti dalla debolezza della nostra riflessione, della fiacchezza della nostra volontà e dal difetto di amore che portiamo in noi.
Che ruolo dovrebbe dunque avere la preghiera? Il compito di curare la nostra irriflessione, il compito di rafforzare la volontà debole, il compito di guarire l’amore poco generoso.
Chi non avverte che dal nostro difetto di concentrazione, dal nostro difetto di auto dominio, dalla nostra superficialità nell’amore sono toccati quasi tutti i nostri problemi quotidiani?
Chi non sa che la nostra vita dipende quasi tutta dalla forza del nostro pensiero, dall’energia della nostra volontà, dall’impegno del nostro amore?
Chi non sa che il santo non è altro che l’uomo con forte capacità di riflessione, forte capacità volitiva, forte capacità di donazione?
Convertirci con la forza di Dio.
E’ solo questo in fondo la preghiera di pentimento. La preghiera è lo strumento di conversione.
E’ solo con la forza di Dio che possiamo sperare di convertirci. La forza di Dio, normalmente, ci viene con la preghiera.

DIO ESAUDISCE LA PREGHIERA

E’ una verità fondamentale. Se questa convinzione non è ben radicata in noi, difficilmente faremo dei passi decisivi nella conversione. Gesù detta delle norme precise di comportamento nella preghiera:
Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: « Amico, prestami tre pani... » (Lc. XI, 5)

Il caso tipico in cui bisogna rispondere: « se è così, va’ a farti benedire! ». Gesù continua:
Se quegli dall’interno gli risponde: « Non mi importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me; non posso alzarmi per darteli » (Lc. Xt, 7)

Insomma, non solo tu sei uno scocciatore imprevidente, ma io sono in una situazione impossibile: per tre pagnotte non posso svegliare tutta la famiglia. Dunque spiega Gesù, in una situazione così assurda che cosa succede tra voi uomini?
Vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza “. (Lc. XI, 8.)

Se insistete, direbbe Gesù, con un buon vicino la spuntate sempre. Se non gioca più l’amicizia, giocherà il bisogno di togliersi un noioso dai piedi.
Dunque? dunque insegna solennemente Gesù:
prima convinzione sulla preghiera che dobbiamo avere è: insistere nel chiedere, chiedere con sicurezza di ottenere, chiedere con caparbietà. In altre parole è chiedere con vera fede, cioè con la sicurezza assoluta di essere esauditi.
Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, perché... (tra voi uomini, sottintende, la vostra psicologia è fatta così: alla fine il buon cuore trionfa sempre; molto più questo deve avvenire con Dio, che è soltanto bontà) perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto “. (Lc. XI, 9)

L’amicizia tra due vicini porta così, direbbe Gesù, il buon cuore la vince sempre e tanto più sarà con Dio, che è qualcosa di più che un buon vicino.
E Gesù, per non lasciare sottintesi, va oltre. Dio è un padre, non un buon vicino! Allora presenta il caso assurdo di un padre: “Qual padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane gli darà una pietra? o se gli chiede un pesce gli darà al posto del pesce una serpe? o se gli chiede un uovo gli darà uno scorpione? Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli... ». (Lc. XI, 11)
Dunque, insegna Gesù, la domanda a un padre ha sempre una sicura risposta: qui tra voi è così, allora il vostro Padre celeste sarà da meno? Sì, ve lo garantisco, se a Dio padre chiedete un bene, Lui passerà tutte le misure, vi darà la somma di tutti i beni; se gli chiedete forza, vi darà la potenza stessa di Dio, supererà ogni vostra richiesta ‘ ...quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono “. (Lc. XI, 13)
Insomma, Gesù proclama con tutte le sue forze di persuasione che la preghiera e sempre esaudita. E’ fondamentale che entri nella nostra testa questa verità.


Ma credere veramente! Credere non a parole, ma a fatti. Credere, cioè avere la convinzione, spiegava William Parker ai Suoi pazienti, che se ho seminato un papavero, mi nascerà un papavero e non un cavolfiore!
Quando ho pregato nelle condizioni dovute, ho già ottenuto’ Si e proprio questo. L' insegnamento solenne di Cristo. Chiedere con la convinzione di avere già in mano ciò che si è chiesto. Si capisce, intercorre uno spazio tra il momento in cui ho messo giù, sotto terra, il seme di papavero e il momento di vederlo spuntare fuori. Ma io devo essere certo che, se il terreno è adatto, mi spunterà il papavero e non il cavolfiore. Si capisce che tra la richiesta a Dio e la grazia intercorre un momento di attesa. Ma la mia attesa deve essere certezza assoluta di essere esaudita.
Gesù, per non lasciare dubbi, spiegherà così:
“Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte, levati e gettati in mare, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato “. (Mc. XI, 22)
Gesù proclama solennemente che, dopo aver pregato, devo avere una certezza incrollabile in Dio.
Fatto questo è garantito l’intervento di Dio; è indispensabile però fare il secondo passo.

SECONDO: COLLABORARE

Primo: credere nella forza di Dio; secondo: rimboccarci le maniche e unire alla forza di Dio tutta la nostra collaborazione.
Il Signore non prescinde mai da questa collaborazione. Sarebbe un assurdo. Dio normalmente, non opera senza di noi. Se non Io facesse, non sarebbe un buon padre, perché ci educherebbe all’inerzia; nessun padre terreno vuole il male dei propri figli, tanto meno Dio.
Qui sta il problema di tutte le nostre preghiere non esaudite. Se siamo sinceri, quando una preghiera non va ad effetto, manca spesso di queste due cose: o. la Fede o la collaborazione.
Dio, come può ascoltare la richiesta di uno che non crede nella richiesta stessa o si lava le mani rifiutando di dare a Dio la sua parte di collaborazione?
Che Dio chieda la nostra collaborazione è chiaro in tutto il Vangelo: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione “. (Mt. XXVI, 41)
Il “vegliate e pregate “, monito di Cristo al Getsemani, significava tante cose per gli Apostoli: non solo un richiamo a stare svegli, era certamente un richiamo a rafforzarsi nella buona volontà e poi, naturalmente, a chiederne la forza a Dio.
Ma Gesù non ha usato mezzi termini a domandare all’uomo tutta la collaborazione della sua buona volontà.
Si pensi alla parabola dei talenti, la parabola che presenta il mistero della vita umana, ove il servo che sta con le mani in mano è privato di tutto e buttato fuori e si pensi al monito di Gesù:
“Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno (non chi fa soltanto parole e ha pii desideri), ma chi fa la volontà del Padre mio” (chi agisce, chi collabora). (Mt. VII, 21)
Come sarò sicuro di dare tutta la mia collaborazione a Dio insieme alla mia preghiera fiduciosa?

 
Ecco delle norme molto importanti nel pregare:

Accettare le nostre responsabilità
Onestà e logica ci impediscono di credere nella potenza della preghiera. Con una preghiera non posso sognare che Dio collabori con me a liquidare una situazione di male che io ho creato con anni di inerzia o di cattive abitudini. Dio non sarei,be onesto se rispondesse a questa mia leggerezza.
Una situazione di male, che io devo superare, la posso smuovere solo se mi accanisco contro di essa con molto metodo e costanza. Pezzo per pezzo posso anche frantumare una montagna. E Dio mi sarà vicino a sorreggere la mia forza e anche a sorreggere la mia costanza se mentre lotto, prego con fede.

Essere costanti
Se la preghiera, per me, è solo una ruota di scorta che tiro fuori in casi di emergenza, allora posso attendere ben poco dalla mia preghiera. No, non è una ruota di scorta, è tutta la macchina, è tutta la vita.
Devo crearmi della preghiera un bisogno tale da non poterne più fare a meno. Devo abituarmi a camminare con Dio in tutte le lotte. Abituarmi a “tirare a due “; se io mi fermo, abitualmente Lui si ferma o fa finta di fermarsi per stimolarmi; se io riparto, Lui riparte.
Ma devo farmi un abito di preghiera. Abito che si radica in me se io mi decido a dare sistematicamente alla mia giornata un largo spazio, possibilmente fisso, per la preghiera e legarmi ad una legge di autodisciplina irremovibile, una legge ferrea come è la legge fisica del mangiare, del bere e del dormire. Non sto un giorno senza rispondere a queste necessità fisiche: non deve passare un giorno senza rispondere al bisogno della preghiera.




Essere precisi nel chiedere a Dio
Sembra ridicolo, ma non è Lui che ha bisogno di questo, siamo noi. Essere precisi nel chiedere significa essere sicuri che vogliamo veramente ciò che chiediamo.
Sovente, dopo che abbiamo pregato, non sappiamo che cosa abbiamo chiesto: questo è la prova che non abbiamo affatto volontà di collaborazione con Dio. E non dobbiamo liquidare la nostra richiesta una tantum” per il semplice motivo che liquidare così i nostri problemi significa già poca volontà di collaborazione con Dio. No, dobbiamo seguire la tattica del “Padre nostro “:
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano “. (Lc. XI, 3)
Se chiediamo per oggi soltanto, come insegna Gesù, se chiediamo da ora fino alla prossima volta che pregheremo, è quasi certo che la nostra collaborazione ci sarà.
Momento per momento, situazione per situazione noi siamo capaci di affrontare grandi problemi e tirar fuori il meglio di noi stessi. E’ questo che Dio ci chiede. Dio non può esaudire la pigrizia e la cattiva volontà.

Essere metodici nella preghiera
La preghiera è come l’applicazione dei raggi X sui nostri mali, è la cura medica dei nostri mali.
Essere metodici è un segno di buona volontà. Una cura medica non si fa a vanvera, si fa con precisione e metodicità.
Metterci di fronte ai nostri mali con oggettività significa iniziare già il processo di rimozione, è il primo passo verso la cura e la guarigione.
Gerarchizzare i nostri mali: individuato il capo- fila, su quello accanire la cura della preghiera.
Lavorare con costanza sulle leve di comando dei mali, leve che guidano tutto.
Pensare, volere, amare: sono queste le tre leve-comando. Non posso mai dimenticano. Sono leve da manovrare sempre insieme. Non mi è lecito dormire.
Proprio come si guida una macchina: volante, frizione, marce. Non posso occuparmi del volante dimenticando le marce o la frizione. E’ assurdo; i tre comandi devono sincronizzarsi. E io mi devo abituare talmente a questa sincronizzazione da farlo quasi spontaneamente. Devo abituarmi a rinnovare ogni giorno, a ogni preghiera, mente, volontà, cuore: la forza del pensiero, la forza del volere, la forza dell’amore; dopo la preghiera devo sentirmi ringiovanito nelle idee, nella generosità, nella donazione. Perché lì stanno le tre leve-comando di tutto il mio essere.
Questa è la preghiera vera di pentimento, la preghiera della conversione a Dio.

 
Fonte: Il Cammino della preghiera - Centro Missionario P. De Foucauld - Cuneo 1982

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