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domenica 28 luglio 2019

Perchè tanti giovani a Medjugorje ? Ecco come nasce il MLADIFEST (FESTIVAL DEI GIOVANI)



A Medjugorje sono in corso gli ultimi preparativi per il 30°Incontro Internazionale di preghiera dei Giovani che si terrà dal 1° al 6 agosto . Questo incontro, nel quale si radunano giovani provenienti da tutto il mondo..ecco com'è nato:


L’idea dell'Incontro Internazionale dei Giovani nacque nel cuore di un giovane pellegrino inglese, al termine dell’Anno Mariano (1988). Egli condivise questa sua idea con fra Slavko Barbarić. Fra Slavko diede il suo sostegno a quell'idea iniziando a organizzare e dirigere il Festival fino alla sua morte, avvenuta il 24 novembre 2000. Dopo lunghi colloqui e con molta buona volontà, la prima edizione di questo Incontro si tenne con successo. Le catechesi per i giovani erano tenute dai francescani dell'Erzegovina. I momenti di preghiera si svolgevano all'interno di un grande tendone verde o anche al fresco degli alberi nei pressi della chiesa di Medjugorje, come pure sulla Collina delle apparizioni o sul Križevac, mentre le molte ore di adorazione serale si svolgevano in chiesa. I canti erano diretti da un giovane sacerdote irlandese dotato di molto talento, Liam Lotan. Al termine del primo festival, si decise di continuare ad organizzarne altre edizioni. Si giunse così al II Incontro di preghiera dei Giovani, che risultò più ricco di contenuti e organizzato in modo migliore.
 
La fama del Festival si diffuse come quella di Medjugorje. Questo evento per giovani ha posto in rilievo la forza dell'invito alla pace, fino a dove esso possa giungere e come le persone lo accolgano con entusiasmo. Ma il Festival ha altresì evidenziato che i giovani si rendono conto che non si tratta di un invito ad una pace a buon mercato, ma a quella che Dio dà a tutti coloro che si convertono a lui con tutto il cuore. Quella esperienza ha avuto una risonanza la cui eco, aiutata dai mezzi di comunicazione sociale, si sente ancora oggi.
 
Molti, proprio dopo aver fatto quest'esperienza a Medjugorje, hanno deciso di seguire Cristo più da vicino, scegliendo una vocazione sacerdotale o religiosa. Oltre alle confessioni, proprio le vocazioni religiose sono uno dei frutti più belli di Medjugorje. I giovani amano le sfide e la chiamata di Cristo è appunto una sfida, è un invito ad una sequela radicale.


  fra Ljubo Parlando del festival...



Non vedo urgente un decreto del Vaticano ma è urgente la mia conversione. Questo è importante.
Questo festival è nato  anni fa quando p. Slavko con un gruppo di giovani ha cominciato ad aiutarli a capire Medjugorje, a crescere con questa spiritualità espressa attraverso canti, testimonianze personali. Io non ero qui quindi non posso dirvi di più dell’inizio. Di sicuro era un gruppo di giovani che era stato toccato da Medjugorje, dalla presenza della Madonna e dei messaggi, così, pian piano questo festival, questo incontro internazionale è cresciuto.

Come lo avete pubblicizzato?

La pubblicità è spontanea. È proprio un miracolo che i giovani vengano. Non facciamo nessuna propaganda: un giovane che ha partecipato al festival racconta di questo festival ad un altro giovane facendo così aumentare il numero. Non c’è nessuna pubblicità né sulla televisione né sulla radio.

Come si è evoluto nel corso si questi 17 anni?

Di sicuro il numero è cresciuto. La forma più o meno è restata uguale. Nel primo festival c’erano un centinaio di giovani di 4

o 5 nazioni. In questo festival sono rappresentate 42 diverse nazioni registrate e rileviamo la presenza di circa 30.000 giovani ai quali si aggiungono quelli che non si sono registrati soprattutto per la Messa che è il punto centrale della giornata.

È possibile confessarsi in almeno 19 lingue e la Messa viene tradotta in 15…

Quali difficoltà avete incontrato?


Anche l’organizzazione è per così dire spontanea. Un miracolo. Si fa da parecchi anni e tante cose si sanno già. Ci aiuta la Comunità Cenacolo che ha la sua giornata di testimonianze, soprattutto con il recital sul Vangelo che i ragazzi preparano ogni 2 anni. Si susseguono poi diverse testimonianze concrete di conversione vissute a Medjugorje - o nella propria vita cristiana: sono suore, laici, sacerdoti, giovani.

Cosa cercano, secondo la sua esperienza, i giovani che vengono qui?

Dalle reazioni dei giovani si nota che a Medjugorje il momento più bello per loro è l’adorazione. L’adorazione notturna in silenzio, con i canti e le meditazioni che li aiutano a scendere un po’ più profondamente nel loro cuore. Questo nonostante ci siano canti un po’ rumorosi, ma ci vuole anche questo.

Cosa si sente di consigliare ai giovani che vengono al festival?

Di lasciarsi guidare; di abbandonarsi alla Madonna che li condurrà, di sicuro, a Gesù. Per me questo è un miracolo. Io misento solo servo delle opere di Dio. È la Madonna che organizza il Festival, servendosi anche di noi uomini.

Cosa vorrebbe dire a quelli che non sono mai, o ancora, venuti?


Di venire, almeno per curiosità. E vedere. Ce ne sono tanti che vengono anche solo per curiosità, anche questo può essere un buon motivo iniziale. Poi l’atteggiamento cambia in qualcosa di più profondo, di serio dentro le anime. Purtroppo ci sono molti pregiudizi su Medjugorje, tanta ignoranza e tante cose di cui si parla in modo sbagliato.

A parte il grande dono che Maria fa tutti i giorni qui a Medjugorje, lei è a conoscenza di segni particolari, miracoli?

All’inizio delle apparizioni, nei primi mesi c’erano tanti segni visibili perché i veggenti chiedevano alla Madonna di fare qualcosa per cui la gente potesse credere a quello che loro dicevano inizialmente. Poi sono testimone come sacerdote in confessionale di miracoli che non si possono vedere con gli occhi. Gli eventi della gente che si confessa qui è un miracolo che nonsi può documentare. È documentato nei loro cuori.

Ci può raccontare alcuni tratti significativi della sua vita?

Sono nato nel 1969 e sono venuto per la prima volta a Medjugorje nel 1983 comepellegrino. È merito della Madonna se mi sono fatto frate. Io non sono veggente, non ho visto la Madonna. Ma la Madonna si può “vedere” anche in un modo migliore rispetto ai veggenti: i veggenti vedono solo con gli occhi ma nella preghiera la si può incontrare più profondamente.

Molti pellegrini sbagliano quando cercano dai veggenti quello che i veggenti non possono dare loro. Non sono i veggenti quelli che spingono il bottone. Essi sono semplici testimoni di quello che hanno sentito e udito nella loro semplicità e nella loro umanità.

Ha sempre creduto nelle apparizioni?

A 14 anni sono venuto qui a Medjugorje come pellegrino con la mia mamma facendo a piedi 50 km. Allo stesso modo, pian piano, la mia fede è cresciuta: non ho “subito creduto”.

Ai pellegrini non dico che si sono convertiti ma che si sono risvegliati. Poi c’è tutto un cammino, tutta la vita in cui si cresce e ci si converte. L’importate è essere risvegliati e non addormentati o in coma spirituale.

Cosa vorrebbe dire a quei sacerdoti che sono ancora scettici?

Io non mi sforzo di convincere nessuno.

Cosa gli consiglia?

Di venire a vedere almeno per curiosità. Per primo devo convincere me stesso. Non c’è bisogno di credere in Medjugorje. C’è bisogno di credere nel Vangelo.

Medjugorje è Vangelo. La Madonna qui non ha detto niente di nuovo. Non ho aggiunto niente al Vangelo. Tutti i suoi messaggi sono Vangelo ma raccontati in un modo semplice, con un linguaggio materno. Dico sempre che Medjugorje non è lo scopo. Medjugorje è solo un mezzo che Dio ci dà. Ci si può avvicinare a Dio anche senza Medjugorje. Ma mi chiedo: perché non prendere tutti i mezzi che Dio ci dà? Io vedo Medjugorje non come fenomeno, qualcosa di sensazionale ma come una persona che si chiama Vergine Maria. La Vergine Maria non si può conoscere discutendo di lei ma solo in ginocchio, in umiltà, seguendo quello che ci dice.

Anch’io incontro alcuni sacerdoti e sbatto la testa: vedo un muro dentro di loro. Ci vuole anche la grazia per capire Medjugorje. Per me Medjugorje non è un problema ma è un mistero. Tutte le opere di Dio sono mistero. E questo mistero provoca i sacerdoti e anche la Chiesa. Di sicuro, come Gesù che era una pietra d’inciampo, così anche oggi Medjugorje si rivela a noi come pietra d’inciampo. Essere contrario a Medjugorje è per me il segno di una morte spirituale. Essere neutro è onesto. Non conoscere una realtà ed essergli contro non è ammissibile. Stare zitti quando non si conosce: questo è onesto.

Qual è la situazione dal punto di vista canonico nei confronti della Santa Sede?


Giovanni Paolo II tante volte - anche parlando a molti vescovi - si è pronunciato con un sì a Medjugorje. Ma anche il Santo Padre doveva rispettare la Chiesa e la sua struttura. Fin quando saranno in corso le apparizioni sicuramente la Chiesa non si pronunzierà. La Chiesa fa bene a non pronunziarsi: parla anche con il suo silenzio. Se ci fosse qui qualcosa di eretico, di strano, che porta fuori dal Vangelo la Chiesa si pronuncerebbe di sicuro. Si è pronunciata in tanti casi, in tanti fenomeni che erano strani.
La Chiesa è prudente e fa bene anche a stare in silenzio. La Chiesa si pronunzierà quando finiranno le apparizioni. Di questo sono sicuro: se sarò vivo o no questo non è importante. La Chiesa proclama un santo dopo la morte ma lui era santo anche prima della proclamazione.  

Fonte: Echo of Mary ( www.ecodimaria.net)

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