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domenica 17 marzo 2019

Questa 2° domenica di Quaresima è detta domenica della trasfigurazione, ecco cosa vuol dire TRASFIGURAZIONE

La Quaresima si caratterizza per la conversione. È un tempo a tu per tu con Dio, è il tempo che ci si riscopre figli amati, figli prediletti.
Questa seconda domenica di Quaresima  è detta domenica della trasfigurazione. È interessante questo percorso, la settimana scorsa siamo stati invitati ad attraversare il deserto con il Signore e a superare le tentazioni, oggi invece siamo chiamati a salire sul monte per contemplare il volto di Dio.  Gesù prese con sé Pietro Giacomo e Giovanni lo stesso fu per Mosè  che prese Aronne, Nadab e Abiu, e salì sul monte, e li  Dio rivelò la sua gloria (Es 24,9ss).
Un’esperienza unica per i tre discepoli che sentono il Padre che chiama il Figlio, l’amato. Gesù salì sul monte e si trasfigurò. La traduzione esatta è subì una metamorfosi, indica il passaggio da una forma all’altra,

Lì viene spontaneo elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio. Questa esperienza, va tenuto presente che il vangelo non parla del Tabor, ma di un monte elevato e, nel linguaggio biblico, il monte non indica un luogo materiale, ma l’esperienza interiore di una manifestazione di Dio, il momento in cui l’intimità con il Signore raggiunge il culmine.
 Gesù lascia la pianura e conduce in alto alcuni discepoli; li allontana dai ragionamenti e dai calcoli umani per introdurli negli imperscrutabili disegni del Padre. Li fa salire per riportarli poi, trasformati, sulla terra dove sono chiamati ad operare.
 Sul “monte”, Gesù appare diverso da come lo hanno giudicato gli uomini. Lì si assiste a una metamorfosi: il suo volto sfigurato si trasfigura, il buio dell’insuccesso si illumina, l’abito logoro del servo si tramuta in splendida veste regale, la tenebra della morte si dissolve nell’aurora della Pasqua.
 Chi non ha visto il suo volto glorioso è incapace di contrastare efficacemente le forze del male che affliggono l’umanità.
  Donaci Signore di contemplare nel volto sfigurato dagli uomini, il volto del Cristo trasfigurato.

 econdo l’evangelista Marco Gesù apparve rivestito di gloria divina ne evidenzia le vesti splendenti. Pietro da bravo intraprendente non si risparmia e prende la parola: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia», una richiesta che nasce da chi ha il desiderio di prolungare attimi felici, eterni.
Pietro si presenta anche in veste altruista, al numero tre non aveva considerato la tenda per i discepoli, per lui era importante protrarre quel momento. L’immagine delle tende richiama la comunione. Ma Pietro proprio non sapeva cosa stava dicendo, in effetti Lui è preso dalla bellezza del volto di Gesù, ma questo volto di Gesù ci riporta al suo regno. Ecco che apparve una nube e furono presi da spavento. La nube  attesta la presenza di Dio, come si può notare nell’AT: qui avvolge Gesù con Mosè ed Elia, i discepoli ne restano fuori e dalla nube si sente la voce di Dio: Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!
San Leone Magno ci regala queste splendide parole: «Il Padre, senza alcun dubbio era presente nel Figlio e, in quella luce che il Signore aveva misuratamente mostrato ai discepoli, l’essenza di colui che genera non era separata dall’Unigenito generato, ma, per evidenziare la proprietà di ciascuna persona, la voce uscita dalla nube annunciò il Padre alle orecchie, così come lo splendore diffuso dal corpo rivelò il Figlio agli occhi».


Il Padre che invita ad ascoltare il Figlio, una dichiarazione di fiducia e di amore tra Padre e figlio. «Apparve tutta la Trinità: il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella nube luminosa» (San Tommaso d’Aquino).
La visione del Tabor è stata breve, l’Evangelista Marco lo sottolinea con poche ma incisive parole «E, subito, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù, solo, con loro». Gesù resta quello che era, ma i discepoli di certo hanno compreso qualcosa di lui che va al di là della conoscenza superficiale. Gesù dà loro la consegna del silenzio prima che il Figlio dell’uomo sia risorto dai morti. Per la prima volta s’interrogano su una cosa che Gesù gli aveva sempre accennato quando parlava della sua fine, ma alla quale non avevano mai dato ascolto. Qui è la prima volta che si domandano cosa volesse dire risorgere dai morti. Segno che si stanno aprendo alla speranza in una prospettiva nuova. Gesù è l’uomo nuovo e invita ciascuno di noi a fare un cammino di conversione.
La trasfigurazione è un raggio di luce che invita a cogliere il senso profondo delle cose. Se vogliamo vivere il Vangelo dobbiamo impegnarci a scoprire la bellezza della vita. Solo in questa intima comunione i discepoli colgono il senso della trasfigurazione e scoprono che Gesù è il compimento della legge, è il figlio prediletto, l’amato il maestro che merita di essere ascoltato anche nelle difficoltà. L’invito che possiamo cogliere per quest’oggi è  di porre attenzione a ciò che conta.
Oggi è importante non solo intelligenza per comprendere, ma coraggio per decidersi. La parola che ascoltiamo è una parola che coinvolge ciascuno di noi.

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