"Non potevo credere nella famiglia". Finchè un giorno ...arrivai a Medjugorje.

 
Mi
 chiamo Giovanna Pedrini ,sono una donna italiana di 39 anni. Vivo  a 
Medjugorje dal 2007. Sono arrivata qui la prima volta nel 2002, 
praticamente ‘’trascinata’’ dall’ostinazione nella fede di mia madre e 
sempre accompagnata dalle preghiere di mia nonna. Entrambe donne di 
fortissima fede, ma che per varie ragioni e trascorsi della mia vita non
 sono riuscite a trasmettermi. Sentivo dire che la fede e’ un dono,non 
ne capivo il senso, sentivo dire che la forza della preghiera poteva 
raggiungere gli obiettivi piu’ inaspettati. E’ successo davvero, per me 
e’ stato cosi’. Non era la mia forza,non era la mia preghiera, lo e’ 
diventato grazie a mia madre e mia nonna. Sono sempre stata una persona 
molto rabbiosa, ribelle, delusa dalla vita che mi travolse al momento 
della separazione dei miei genitori. Li e’ cominciato o meglio finito 
tutto. Non potevo credere nella famiglia,e da li e’ cominciato i rifiuto
 e il disprezzo di ogni altro valore, perche’ se la famiglia non ha 
valore, in cosa puo’ trovare altri valori una mente giovane sentendosi 
senza sostegno? La mancanza della figura paterna ha impedito la 
costruzione della mia autostima e personalita’ e quindi il declino,  la 
droga, i centri sociali, l’abbandono della scuola, l’incapacita’ di 
costruire rapporti sentimentali e amicali veri, solidi per paura di 
vivere nuovamente l’abbandono. Finchè un giorno si aprono forzatamente 
le porte di un viaggio, non voluto inaspettato ma che ho accettato di 
intraprendere per sfinimento. E sono arrivata qui a Medjugorje carica di
 rabbia e di delusione e in pochi giorni immersa nella preghiera di 
centinaia e centinaia di fedeli presenti sul territorio e alle 
celebrazioni, quella rabbia e quella delusione si sono sciolte in una 
richiesta d’amore. In particolare furono le parole di un ragazzo di Suor
 Elvira a spingermi verso questa richiesta, la luce nei suoi occhi, la 
gioia che provava. Doveva partire per andare in missione con la 
comunita' e da quel giorno non lo rividi piu', ma pensai spesso alle sue
 parole. Fu durante l’adorazione eucaristica che trovai risposta a 
quella domanda. Ogni mio dubbio, ogni paura, ogni senso di solitudine e 
di abbandono si sciolsero in un’improvvisa sensazione difficile da 
spiegare. Davanti al Santissimo Sacramento, cominciai a provare pace, 
serenita' e gioia, sentimenti che non avevo provato mai nulla del genere
 e che faticavo a riconoscere..scoppiai in un pianto e capii che quella 
poteva essere soltanto la risposta a quella mia richiesta e alle 
preghiere di mia madre e di mia nonna. Non poteva essere suggestione. 
Come puo’ essere suggestionabile una persona che non crede? Da quel 
giorno in poco tempo la mia vita e’ stata trasformata. Quel ragazzo lo 
rincontrai, tramite un gruppo di preghiera, pregavano per lui che non 
poteva piu' andare in missione perche scopri' di avere una malattia 
genetica rara. Attraverso la croce della malattia, ci rincontrammo e ci 
sposammo, chi lo avrebbe mai potuto immaginare che grande disegno Dio 
aveva preparato per me! Oggi sono madre di tre figli, ho un marito 
meraviglioso e insieme portiamo la croce della malattia genetica di cui 
lui e’ portatore. Ma non ho piu’ paura ,non vivo piu’ quel senso di 
solitudine e di abbandono, perche noi non siamo soli abbiamo Dio al 
nostro fianco che ci sostiene nella malattia . Non abbiamo avuto paura 
di mettere al mondo tre figli nonostante la malattia. Il si  alla vita 
ormai non poteva che essere un si pieno. E oggi siamo qui con tre figli 
sani contro ogni previsione a testimoniare con la nostra vita, con la 
nostra famiglia”
 
 
 
          
      
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il SignoreÈ grande nell'amore
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