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giovedì 27 febbraio 2020

" Non si permettono concentrazioni di persone nelle chiese, ma in altri spazi pubblici sì". Il vescovo di Torino contrario allo stop delle messe

Il vescovo di Torino: "Messe vietate ma c'è più gente nei supermercati che nelle chiese"

 



"La decisione di non fare celebrare le messe feriali mi ha sorpreso. È una scelta che penalizza una parte dei cittadini. Non si permettono concentrazioni di persone nelle chiese, ma in altri spazi pubblici sì. Aree frequentate da numeri ben maggiori. Penso ai supermercati, al metrò, agli autobus e così via.Luoghi dove c'è una concentrazione alta di persone". L'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, oggi alle 12 è andato al santuario di Nostra Signora della Salute, in Borgo Vittoria, per celebrare il mercoledì delle Ceneri. Una cerimonia per forza di cose privata a cui ha partecipato, in rappresentanza dei torinesi, la sindaca Chiara Appendino.

"Prego la Vergine Maria per chiedere di proteggere la popolazione della città e del territorio", dice l'arcivescovo contrariato rispetto allo stop alle messe, soprattutto quelle feriali. Tema di un intervento di Nosiglia sul giornale della Diocesi "La Voce e il Tempo". Una misura contenuta nell'ordinanza adottata domenica per limitare le possibilità di contagio da Covid-19. Nosiglia mette così in luce i paradossi di alcuni provvedimenti

Cosa ha pensato rispetto alla decisione di non far celebrare le messe fino a sabato?
"Si tratta di una scelta che mi ha sorpreso. Posso essere d'accordo per quanto riguarda i funerali perché, solitamente, ai funerali la partecipazione di persone è importante. Noi per primi abbiamo invitato a limitare le presenze e a differire il ricordo della persona cara più avanti. Sulla messa è diverso. La partecipazione in settimana è limitata nel numero di persone, anche se molto sentita dai fedeli che vengono. I supermercati sono molto più pieni delle chiese durante le messe in settimana. I centri commerciali possono aprire le porte, le chiese no. Un fatto che ci deve far riflettere. Anche domani (oggi, ndr) mi troverò in una situazione strana".
 
 Quale?
"Davanti alla chiesa c'è un mercato. Bisognerebbe andare a vedere quante persone lo frequentano, anche in questi giorni di emergenza. Molte di più di quelle che verrebbero alla celebrazione delle Ceneri. Le disposizioni sanitarie sono fondamentali, ma l'immagine della chiesa vuota causa ordinanza e quella del mercato affollato fanno riflettere".

Il mercato, il bus, il centro commerciale sono tutti servizi essenziali. Non è così?
"Non voglio fare polemica, capisco che la gente ha bisogno di comprare la frutta, la verdura e la carne. E deve avere il diritto a muoversi. Però non vorrei che passasse un concetto che è sbagliato. Non vorrei che il supermercato o il bus venga considerato come un servizio essenziale, mentre la messa venga considerata come un di più. Se c'è bene, se si può fare bene, altrimenti pazienza. Non è così. Me lo sono sentito dire da diverse persone in questi giorni, fedeli e no".

Ne ha parlato con chi ha deciso le misure, dal prefetto al presidente della Regione Cirio?
"Si, certo. Ho fatto presente il problema di considerare la messa come qualche cosa di non necessario".

La messa non è un optional?
"No, non lo è. Voglio sottolinearlo perché mi faccio portatore di un pensiero espresso da molti fedeli che hanno comunque accolto le indicazioni sanitarie date, ma vorrebbero che si tenesse conto anche delle loro esigenze, pur nell'emergenza. Persone che potrebbero tenere dei comportamenti consone alle direttive sanitarie, limitando la presenza numerica nelle chiese".

Se l'emergenza non rientrerà entro sabato potrebbero saltare anche le messe della domenica?
"Spero di no, perché sarebbe un vero problema per i fedeli. Un problema molto serio. Io mi auguro che l'emergenza possa rientrare entro sabato e che la situazione migliori rapidamente. In alternativa che si possano rivedere le misure per poter garantire lo svolgersi delle messe, almeno la domenica, in sicurezza. Speriamo. Tutto dipenderà dall'evoluzione dei contagi nei prossimi giorni".
 
 
Fonte:Torino
repubblica.it

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