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venerdì 14 febbraio 2020

In questo tempo senza-Dio accade che molti cristiani si sentano vuoti -di P. Slavko Barbaric

Una delle più belle definizioni della preghiera suona così: “La preghiera è vita con Dio nell’amore!” A noi cristiani ogni tanto rimproverano che le nostre invocazioni sono troppo rumorose, veloci, e che non dedichiamo loro il tempo necessario. Questo può anche essere vero.
Gesù ha severamente criticato la preghiera formale, quella delle labbra, incapace di cambiare la vita. Ha criticato anche la preghiera di richiesta, in quanto è solo la ricerca di ciò di cui abbiamo bisogno. Gesù ha paragonato questa preghiera con quella pagana, che non viene esaudita.
Infatti la nostra preghiera può essere veramen­te atea, cioè senza Dio. Questo succede quando nella preghiera cerchiamo quello che ci serve, ma non cerchiamo Dio e la Sua volontà. Gesù, infatti, premette che il Padre sa tutto quello di cui abbia­mo bisogno, che ci ama ed è pronto a donarci tutto; ci invita a cercare prima di tutto il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutto il resto ci sarà dato in abbondanza.
Ciò non vuol dire che non possiamo pregare Gesù per le nostre necessità, dire a Lui quello che ci opprime, cercare il Suo aiuto nelle difficoltà. Anzi, Egli stesso ci esorta:
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bus­sate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto!” (Mt 7,7-s).
Però se la nostra preghiera rimane ferma sulle richieste, allora essa è atea, perché non cerca Dio, ma solo i Suoi doni. Dio non vuole stare con noi solo quando abbiamo bisogno di Lui, ma vuole rimanere con noi sempre.
Molti cristiani vivono la crisi della preghiera. Sono convinti di non saper pregare e di non avere tempo per la preghiera. Ma la verità è un’altra. Essi cercano prima di risolvere in un altro modo i propri problemi, e se non ci riescono, allora pro­vano con Dio. Come se Dio fosse un “pronto soc­corsoi”
Mentre se non hanno alcun bisogno, allora non hanno bisogno neanche di Dio e non Lo cercano. Perciò si può dire che il vero problema della preghiera è il nostro rapporto con Dio, cioè la no­stra Fede.
Esistono diverse forme e modi di pregare. Da noi è più espressiva la preghiera orale, con molte paro­le, testi e canti. Questo è bene, ma non soddisfa più il cuore dell’uomo d’oggi. Il cuore si riempie quoti­dianamente di informazioni varie, di immagini: ha bisogno della tranquillità e della pace per incon­trarsi con Dio. Perciò il senso di tutte le parole, dei canti, delle invocazioni sta nel fatto che l’ani­ma ed il cuore entrino in un nuovo ritmo, quello divino, per poter rimanere con Dio, nella pace.
La preghiera più adatta a questo scopo, è cer­tamente quella di Adorazione. Mentre ogni nostra preghiera, come abbiamo detto, può diventare atea, perché in essa invece di cercare Dio cerchia­mo i Suoi doni, l’Adorazione è qualcosa di partico­lare. Se dedico del tempo a Gesù adorandoLo nel Santissimo Sacramento dell’Altare, allora io cerco Lui presente nel Sacramento, che è Emmanuele – Dio con noi. Non Lo cerco per i Suoi doni.
Se Lo adoro, vuol dire che cerco soprattutto Lui, Lo benedico e Lo ringrazio, Lo lodo e Lo esalto, perché Egli è il Signore. La fede e l’amore sono la condizione dell’Adorazione. Noi non riusciamo a trattenerci a lungo con la persona della quale non ci fidiamo, o non amiamo.
Questo vale anche per i nostri rapporti con Dio. La fiducia e l’amore crescono dimorando gli uni con gli altri. E quanto più cresce l’amore verso qualcuno, tanto meno abbiamo bisogno delle pa­role per capirci, e rimane sempre più spazio per il silenzio, che penetra nelle profondità del nostro cuore e della nostra anima e raggiunge la tranquil­lità “in Dio” e non nelle “cose” che Egli ha dato.
In questo tempo senza-Dio, caratterizzato dal materialismo e da varie idolatrie, che nella corsa frenetica distolgono il cuore umano dalla presenza divina, accade che molti cristiani si sentano vuoti dentro, soli, nella paura e nell’angoscia, senza la luce e senza una via d’uscita, nell’amarezza e nel­la sofferenza, senza vita interiore e senza un rap­porto con Dio. In questo vuoto assoluto, l’Adora­zione è di prima necessità. Riconoscere Dio nel proprio cuore, riservargli il primo posto, ascoltar­Lo, dimorare in Lui, riposare in Lui, creare lo spa­zio per Lui, collaborare con Lui servendosi dei Suoi doni, stare in ascolto e riconoscersi in Lui: questa è la necessità assoluta del cristiano d’oggi. Riconoscere Dio nelle Sue creature, accoglierlo con amore e collaborare con Lui, lo può solo chi sa adorarlo.
Con l’Adorazione cresce e si approfondisce sempre di più il rapporto con Dio Creatore e con sé stesso, come essere creato e donato, ma an­che verso gli altri uomini e verso tutto il creato. Il fatto terribile che avvengono tanti conflitti parla da sé: l’uomo d’oggi si trova sulla via dell’autodistruzione. E tutto questo, perché si è al­lontanato da Dio, cioè dalla vita e dalla luce, dal­la verità e dall’amore.
Il cuore umano non può rimanere tranquillo. Perciò aumenta la violenza e la distruzione.
Al mondo può capitare quello che succede al bambino che non ha sperimentato l’amore materno e paterno: ed allora lo cerca in tutti i modi, senza saper scegliere i mezzi, ma, anzi, distruggendo sé stesso e gli altri attorno a sé.
P. Slavko Barbaric
Tratto da “Adorate col cuore mio figlio”
di P. Slavko Barbaric OFM

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