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giovedì 1 settembre 2022

DEDICATO A TUTTI COLORO CHE GUIDANO I PELLEGRINI A MEDJUGORJE- di Antonello De Giorgio


 DEDICATO A TUTTI COLORO CHE GUIDANO I PELLEGRINI A MEDJUGORJE.
Tanti anni fa non capivo!
Mi chiedevo che senso avesse dedicarsi "anima e corpo"
ad accompagnare le tante persone che si recano a Medjugorje.
Osservavo stupito ed ammirato, al tempo stesso, queste
guide e mi chiedevo: ma chi glielo fa fare?
Chi fa la guida si sacrifica!
Chi fa la guida si impegna!
Chi fa la guida ruba tempo al suo tempo!
Non vive il pellegrinaggio da pellegrino ma si occupa e si preoccupa dei pellegrini.
Il suo è un impegno gravoso e pieno di responsabilità!
Deve gestire ogni volta una cinquantina di persone che ricorrono a lui/lei per qualsiasi necessità; dalle esigenze importanti
quali possono essere la spiegazione del luogo, la storia,
gli orari delle funzioni a quelle più banali quali; penso
al posto a tavola, la camera della pensione, la saponetta nel bagno, la carta igienica ecc.ecc.
La guida non si riposa mai perché, mentre i pellegrini
riposano, lui/lei deve correre da una parte all'altra per organizzare i vari incontri affinché la giornata del pellegrino sia piena.
Se il pellegrinaggio è stancante, per la guida lo è ancora di più!
Non capivo tutta questa dedizione e la giustificavo con la
frase: si vede che tanto hanno ricevuto ed allora tanto danno.
Se non ci fossero le guide per i pellegrini sarebbe il caos.
E' impensabile raggiungere Medjugorje quale "turista fai da te"!
E dopo?
Quando sei lì, che fai se non sai come muoverti?
La guida è indispensabile, lo capivo, ma il mio sguardo
non andava oltre il mio naso.
Nei miei innumerevoli viaggi e sono veramente tanti, scrutavo con occhio attento questi accompagnatori provenienti da ogni parte del mondo con la solita domanda che mi ronzava per la testa: perchè lo fanno?
Poi, improvvisamente, un giorno capì!
Ci volle un accadimento ben preciso per aprirmi la mente.
Dio vede e provvede e, quel giorno, i miei occhi si aprirono alla
verità, quella che non conoscevo.
Racconto:
dalla mia città, Varese, era stato organizzato un imponente
pellegrinaggio.
Quel giorno, addirittura sette pullman si muovevano in direzione Medjugorje.
Seppur pellegrino ho sempre dato la disponibilità a raccontarmi,
lungo il percorso parlando della mia esperienza di malattia legata alla fede; ricordo con piacere quando passavo da un mezzo all'altro!
l cinque giorni di viaggio erano volati velocemente; dovevamo partire per ritornare in Italia alla vita di sempre.
Il pellegrinaggio era stato stupendo!
La capienza di sette pullman corrispondeva a ca. 350 persone che diventarono un'unica famiglia.
Quel pomeriggio partivamo da Medjugorje per una sosta a Tihaljina, ad una trentina di chilometri, per la celebrazione della Santa Messa.
IL caro amico, dott. Giancarlo Comeri, mi chiese di intrattenere
i suoi pellegrini durante quel breve tragitto.
Giancarlo era stato il "mentore"; lo strumento che Dio aveva messo sulla mia strada nel lontano 1987.
Lui mi aveva guidato a Medjugorje la prima volta!
Affiderò a questa cara persona, molti anni dopo, la prefazione dei miei due libri.
Mi sedetti al primo posto in attesa che il pullman si muovesse.
Presi il microfono e mi girai verso i pellegrini.
Quella fu l'unica volta che non mi accorsi che stavo lasciando Medjugorje.
Sul libro "La testimonianza va testimoniata" ho cercato di raccontare questo momento d'addio quando dico:
- è triste il momento del commiato da questo luogo quando, caricata l'ultima valigia sul pullman, si riparte verso la vita di tutti i giorni.
Un senso di angoscia attanaglia il mio cuore.
La bocca è contratta in una smorfia.
La mente è occupata da pensieri profondi che accompagnano lo sguardo distratto e perso.
Gli occhi umidi incrociano le torri campanarie dell'amata Chiesa di San Giacomo che appaiono e scompaiono, coperte dalle innumerevoli case in costruzione distribuite, disordinatamente sul territorio.
Dalle labbra, con voce sommessa, esce un suono: tornerò presto!
E quella promessa, sibilata nel silenzio, può essere un giorno, un mese, un anno, un decennio.
La promessa è sempre valida ad una condizione: ascoltare la chiamata!-
Dicevo che non mi ero accorto che il pullman lasciava Medjugorje
perchè, quando con i miei occhi incrociai il volto dei pellegrini restai, per qualche istante, a bocca aperta e strabiliato.
Non erano più i volti degli amici che avevano trancorso con me
cinque giorni bellissimi!
I loro volti erano luminosi!
Volti stanchi ma che emanavano una luce particolare
quasi fossero "trasfigurati"!
Tutti loro avevano cambiato aspetto e si mostravano ai miei occhi attraverso uno straordinario splendore.
Avevo capito tutto!!!
Finalmente!
Non avevo mai osservato i pellegrini da quella prospettiva: la
prospettiva privilegiata della guida!
Dio consegna un mandato preciso a chi si occupa dei pellegrini; consiste nell'accompagnare, nell'istruire, nel guidare con pazienza e perseveranza i fedeli in un percorso di fede.
In contraccambio, quale compenso, Egli mostra loro dei volti trasfigurati.
Direi che non è poco, tutt'altro!!!
A tutte le guide voglio dedicare questo INNO.

 

 Antonello De Giorgio

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