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lunedì 4 febbraio 2019

I fatti più sconvolgenti a Medjugorje li ho visti mentre confessavo: da farmi piangere di commozione. - Testimonianza

Il privilegio di confessare a Medjugorje

Fra i primi pellegrini a Medjugorje, il sacerdote ciellino don Battista Gorla ricorda la sua esperienza in un viaggio nel 1983. La fiducia semplice “in ciò che vedevo, per cui non ho mai separato le conversioni grazie ai messaggi della Madonna dalle apparizioni” e la gioia. Poi negli ultimi 15 anni l’esperienza della confessione a Medjugorje che “edifica e conferma nella fede i sacerdoti”. Articolo di Benedetta Frigerio

Don Battista, quale fu il suo primo impatto con le apparizioni di Medjugorje?
Andai in Bosnia nel Natale del 1983 perché alcuni preti di Cl, fra cui Peretti, erano già andati a Medjugorje anche sotto la spinta di don Giussani ed erano tornati contenti. Appena decisi di andare, lo proposi ad alcuni amici e si riempì subito un pullman. Non sapendo dove alloggiare chiamai l’agenzia Bosniaca di Stato per chiedere un albergo, me ne indicarono uno a Mostar. Fu una bella esperienza e, per quello che potevo capire, ero entusiasta: la gente era contenta, gli incontri fatti erano stati edificanti e l’esperienza delle apparizioni ai sei ragazzini profonda. Anche se poi non ci tornai più fino al 2002, quando una ragazza mi rinvitò e io accettai dopo averci pensato su. Da allora le richieste di pellegrinaggi sono state continue ed ho sempre accettato. Ad oggi saranno oltre 40 i pellegrinaggi che ho fatto. 

Cosa l’ha colpita di più in questi 15 anni di viaggi a Medjugorje?
E’ stato come entrare in Cl che era criticata da tanti: uno dei motivi per cui mi incuriosii era l’inconsistenza delle obiezioni che sentivo in giro. Non stavano in piedi. Anche quelle fatte da grandi teologi che dicevano che la Madonna chiacchierava troppo, che le apparizioni non erano approvate o che i veggenti si sono arricchiti. Andandoci, però, non mi è mai venuto spontaneo di verificare io se la Madonna appariva oppure no. Andavo da semplice pellegrino dalla Madonna, senza pretese. Credo sia una grazia avere questa posizione e credere senza resistenze alle apparizioni: non ho mai diviso gli aspetti positivi, come le conversioni, dalle apparizioni. Per me sono inscindibili, un tutt’uno. Anche se spesso si fanno ragionamenti troppo intellettuali, separando l’albero dagli innumerevoli frutti buoni. Se le parole della Madonna convertono milioni di persone, come possono essere inventate continuamente? 

Il miracolo più grande che ha visto?
I fatti più sconvolgenti li ho visti mentre confessavo: ho assistito a conversioni straordinarie, da farmi piangere di commozione. Conversioni istantanee che hanno alimentato la mia fede nella vittoria di Dio. Gente con problematiche sessuali, con dipendenze o problemi matrimoniali, completamente cambiate dall’incontro con la Madonna. Ma anche persone che hanno cominciato a portare con serenità croci che prima le schiacciavano. Perciò capisco bene perché Giovanni Paolo II disse che se non fosse stato papa sarebbe andato a Medjugorje a confessare. L’ho proposto a molti preti come sfida: "Prova!". I preti, infatti, hanno questo privilegio di poter toccare con mano i frutti della potenza della grazia. 

Cosa pensa delle polemiche sorte dopo le dichiarazioni del papa di ritorno da Fatima?
Quella resta la sua opinione personale che non condivido. Ora non mi interessa entrare nelle polemiche per difendere Medjugorje sullo stesso piano in cui viene attaccata. Continuerò a dire cosa mi è successo, cosa succede e seguo le disposizioni pastorali della Chiesa per quanto riguarda i pellegrinaggi che faccio, in attesa di un pronunciamento ufficiale della Chiesa.
Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-privilegio-di-confessare-a-medjugorje-19859

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