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martedì 7 settembre 2021

Le forme erronee di umiltà: sono conseguenze di "ferite" e vengono sanate unicamente dall’esperienza dell’Amore di Dio: 3°INCONTRO

 


Vita nello Spirito


Siano lodati Gesù, Giuseppe e Maria. La scorsa volta abbiamo confrontato l’umiltà con il suo vizio contrario, la superbia, oggi guardiamo all’umiltà come cammino di verità sul quale la Madonna desidera guidarci e vedremo le espressioni fasulle di questa virtù così fondamentale.
 
Incominciamo: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Amen.
 
L’umiltà è una virtù, cioè una disposizione abituale che ci inclina a raffrenare e moderare il disordinato desiderio della propria grandezza ed eccellenza, donandoci la giusta conoscenza della nostra piccolezza, ed insufficienza esistenziale, principalmente in relazione con Dio. È importante sottolineare che è anzitutto in relazione con Dio, che siamo chiamati all’umiltà. Senza un’autentica ed effettiva relazione con Dio l’umiltà non esiste come vera virtù, perché il fondamento ultimo e la radice dell’umiltà è costituito dalla nostra relazione nei confronti delle infinite perfezioni di Dio. Santa Teresa d’Ávila scrive che Dio ama tanto l’umiltà perché Egli è Somma Verità, e l’umiltà è verità. E continua: “È verità indiscutibile che da parte nostra non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente. Chi più lo intende, più si rende accetto alla suprema Verità, perché in essa cammina” (Seste mansioni 10,7). L’umiltà è quindi una conoscenza, la consapevolezza più o meno profonda di chi siamo noi dinanzi a Dio. Dobbiamo sempre tenere in mente che Dio è il nostro Creatore e noi siamo le Sue creature. Solo con il Suo aiuto possiamo compiere vere opere di bene. L’autosufficienza è un grande inganno. Gesù lo rivela quando dice: “senza di me non potete fare nulla, e a chi crede di poter essere buono senza Dio, rispondendo al giovane ricco nel Vangelo, Gesù dichiara: "chi è buono se non Dio solo”. 
 Lo professiamo anche nella sequenza allo Spirito Santo quando preghiamo: “senza la tua forza nulla è nell’uomo nulla senza colpa”. Santa Teresa d’Ávila scrive ancora: l’edificio della preghiera deve sempre fondarsi sull’umiltà: quanto più un’anima si abbassa nella preghiera tanto più Iddio l’innalza. Inoltre afferma: “Non mi ricordo di aver mai ricevuto una sola delle grandi grazie di cui parlerò più avanti, se non quanto mi sentivo annientata alla vista della mia miseria” (Vita 22,11). E santa Faustina Kowalska scrive: “Gesù, vi sono momenti nei quali non provo pensieri elevati e manca ogni slancio all’anima mia. Sopporto pazientemente me stessa e riconosco che un simile stato è la misura di quanto realmente io sono. Ciò che di buono possiedo deriva dalla misericordia di Dio. Stando così le cose, mi umilio e invoco, o mio Signore, il tuo aiuto”. Una briciola di orgoglio fa crollare montagne di santità, e per questo motivo, Dio non eleverà di molto un’anima se detta virtù non sarà veramente ben salda. Dio è l’Essere assoluto e perfettissimo e noi soltanto partecipiamo al Suo Essere. Lui continuamente ci crea, ci sostiene nell’esistenza, San Paolo dichiara: “Tutto e stato creato per mezzo di Lui e tutto sussiste in Lui”. Per questo motivo, avendolo compreso, il beato Carlo Acutis amava ripetere: “Dio!! non io”, e San Giovanni Bosco affermava: “dove c’è l’io non c’è Dio”. 
 
Cerchiamo ad avvicinarci a questa verità con una metafora:
 Dopo il peccato originale, l’uomo ferito, tende a gonfiarsi di orgoglio anche se in sé stesso è vuoto, come una bollicina d’aria nell’acqua. Più si gonfia, più velocemente sale alla superficie e si perde in una vita futile, priva di senso e spazzata via dal soffio dello spirito del mondo. Come per una bollicina d’aria scendere nelle profondità delle acque è contro la legge della natura, così è pressoché contro la natura umana ferita dal peccato, calarsi negli abissi degli oceani di infinita luce e gloria dell’Amore di Dio. Per poter scendere la bollicina d’aria ha bisogno d’ essere riempita di un unguento che è più pesante dell’acqua. Allo stesso modo, noi, per immergerci nell’amore di Dio, dobbiamo ricevere l’unzione dello Spirito Santo, ed essere guidati da Lui, che nel Suo Amore ci fa entrare sempre più in Dio. Lo Spirito Santo è il vero autore della nostra vita spirituale, solo Lui può portarci avanti nel cammino. La vera umiltà come abbiamo dichiarato sopra, è una conoscenza di noi stessi davanti a Dio, una luce di verità che ci dona lo Spirito Santo, quando, docile alla Sua grazia, cerchiamo Dio sinceramente e incominciamo a conoscere e assaporare il Suo Amore.
Esistono anche parvenze di umiltà che però sono
 1 false, 2 finte ed 3 ipocrite, o 4 che vengono fomentate in un’anima malata.
  
Vediamoli uno per uno:
1 L’umiltà falsa è l’atteggiamento di chi nasconde il proprio talento pensando che questo sia essere umile. L’umiltà non consiste nella negazione delle buone qualità ricevute da Dio. Gesù nel Vangelo raccomanda: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Anche la Gospa a Medjugorje esorta il gruppo di preghiera di non nascondere i doni di Dio, ma di vivere e sviluppare tutto ciò che Dio ha dato, nella consapevolezza che sono doni da Lui ricevuti. Lei dice: “Se avete ricevuto un dono da Dio dovete esserne contenti e fieri: però non dite che è per merito vostro, ma riconoscete che è solo e tutto un dono di Dio”.
2 L’umiltà finta sono quegli atti e gesti ipocriti compiuti davanti agli uomini per ostentare la virtù dell’umiltà che in realtà non si possiede. Anche in questo caso le persone tendono a camminare con il collo storto e la schiena leggermente piegata, su sé stessi.
3 L’umiltà finta diviene un’ipocrisia evoluta, quando gli atti di umiltà vengono da una parte nascosti davanti agli uomini, ma specchiandosi e auto-contemplandosi in esse con compiacimento, nutrono solamente l’orgoglio spirituale. Poi sono presentati a Dio, e vantandosi, ci si gloria davanti a Dio e magari come il fariseo che veniva al tempio a pregare, si arriva a ringraziare Dio, perché ci si pensa così bravi e migliori degli altri. Lo specchiarsi nelle proprie opere di virtù, il contemplarsi e gloriarsi delle buone opere compiute, rovina le opere più belle, macchiandole della bruttura dell’amor proprio, che è il grande male nel cammino spirituale, perché è un amore disordinato, che mette se stesso perentoriamente al primo posto e al centro di tutto. Noi, istigati dalla superbia, arriviamo purtroppo a cercare noi stessi anche nelle cose più sante.
4 C’è infine un’umiltà che ha come sfondo un’anima ferita dalla mancanza di stima di sé. Ci si crede di essere un buono a nulla e si vive infelice.
Tutte le forme erronee di umiltà, comunque sono conseguenze di ferite, con i risvolti più svariati, e che in definitiva vengono sanate unicamente dall’esperienza dell’Amore di Dio. Per questo la Madonna ci invita a chiedere ogni giorno nella preghiera, di conoscere il vero Amore di Dio. Questa è la preghiera più necessaria e più importante!!

Oggi abbiamo considerato la radice dell’umiltà e riconosciuto nello Spirito Santo il maestro interiore che ci guida a tutta la verità che è umiltà. Infine abbiamo esaminato le false forme dell’umiltà.

La prossima volta guardiamo agli esempi più belli di umiltà, le vie per praticarla e infine come accogliere le umiliazioni che incontriamo nella vita.
 
Per ora ti auguro un buon cammino e che Dio benedica tutti i tuoi passi!!
 
 PADRE MAX 




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