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sabato 25 maggio 2019

Il 25 maggio del 1887 nasceva il primo sacerdote stigmatizzato - La spiritualità di Padre Pio

25 maggio 1887, mamma Peppa diede alla luce il piccolo Francesco Forgione. Nessuno poteva immaginare che quel neonato, quarto degli otto figli di una modesta famiglia di contadini, potesse diventare santo, cambiando anche le sorti di questo luogo dell’entroterra sannita. 

Padre Pio è il primo sacerdote stigmatizzato e colui che ha portato piú a lungo (oltre 50 anni) i segni della Passione di Gesú. Paolo VI lo ha definito: Rappresentante stampato delle stigmate di nostro Signore.
Centralità della Messa
Tutta la giornata di Padre Pio dall’altare, girava intorno all’altare e terminava all’altare. Il sacrificio, che su di esso celebrava, partecipando intimamente alla Passione e all’Offerta del Signore, costituiva il cuore della sua vita e della sua spiritualità. Ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II: La Messa fu per lui la «fonte ed il culmine, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera. Intimamente connessa con la Santa Messa è la sua offerta vittimale, che costituisce la sua missione specifica
Zelo per le anime
E da questo zelo che è sgorgato il suo eroico esercizio dell’amministrazione del sacramento della riconciliazione ed è fluita l’assidua attività della direzione delle anime. Un’attività, quest’ultima, che mangiava tutto il suo tempo, dalle prime luci dell’alba fino alle prime ore del tramonto. Anche qui ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II:
“(Padre Pio) si impegnò in particolare direzione spirituale, prodigandosi nell’aiutare le anime a scoprire e a valorizzare i doni e i carismi, che Dio concede come e quando vuole nella sua misteriosa liberalità.”
Devozione tenera e filiale a Maria
Padre Pio considerava la Vergine santissima specialmente sotto due aspetti: la Madre, la Discepola.
  • La Madre. In primo luogo, la Madre di Gesú e, poi, la Madre nostra spirituale. Sono innumerevoli le volte che Padre Pio chiama Maria col dolce nome di Madre: mamma, mammina mia, mammina bella ecc. Si legga la letterina del 1° maggio 1912 e si ponga mente a quante volte ricorre il nome «mamma» nelle sue varie forme (Epist. 1, 2751). L’ufficio di Maria è duplice: primo, portarci al suo Figlio divino; secondo, impetrarci da lui le grazie a noi necessarie. Il primo è espresso in modo plastico da Padre Pio con l’immagine delle “catene”: Mi sento tutto bruciare senza fuoco; mi sento stretto e legato al Figlio per mezzo di questa Madre, senza neanche vedere le catene che tanto stretto mi tengono (Epist. I, 357). Dunque: per Mariam ad Jesum! Il secondo viene ripetutamente affermato da Padre Pio ogni qualvolta parla di Maria. Nella lettera citata del 1° maggio 1912 egli parla di “innumerevoli benefici, che ha fatto a me cara mammina”. Nella vita di ogni giorno, Padre Pio inculcava la verità di Maria Mediatrice di tutte le grazie, quando ai fedeli che si rivolgevano a lui e gli chiedevano qualche grazia, diceva invariabilmente: Io! Che c’entro io? Andate a pregare la Madonna! I fedeli, che hanno assistito almeno una volta alla funzione serotina officiata da Padre Pio, non potranno mai dimenticare come egli piangesse e singhiozzasse quando, leggendo la «visita a Maria santissima» di sant’ Alfonso Maria de Liguori, pronunziava le parole: Vi ringrazio di quante grazie mi avete fatto, specialmente per avermi liberato dall’inferno tante volte da me meritato.
  • La Discepola. Per Padre Pio, Maria è la piú perfetta Discepola di Gesú, perché è stata la prima a seguire il Figlio sulla via del Calvario ed è stata la prima «a praticare il Vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, prima che fosse pubblicato». Ascoltiamo questo brano sublime, che si trova in una lettera indirizzata a padre Agostino il 1° luglio 1915: La Vergine Addolorata ci ottenga dal suo santissimo Figliuolo di farci penetrare sempre piú nel mistero della croce ed inebriarci con lei dei patimenti di Gesú. La piú certa prova dell’amore consiste nel patire per l’amato, e dopo che il Figliuolo di Dio patí per puro amore tanti dolori, non resta alcun dubbio che la croce portata per lui diviene amabile quanto l’amore. La santissima Vergine ci ottenga l’amore ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima a praticare il Vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga a noi pure ed essa stessa dia a noi la spinta di venire immediatamente a lei d’appresso. Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tener sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine (Epist. I, 602).
Per aggiungere un’altra pennellata al quadro che risulta molto inferiore alla realtà, perché l’argomento richiede una lunga trattazione, ricorderemo i numerosi Rosari, con i quali Padre Pio onorava e pregava quotidianamente la Madonna, e la giaculatoria “Gesú, Maria!” che prima di morire con voce sempre piú flebile pronunziò per tre volte.
Devozione all’Angelo Custode
Il Servo di Dio aveva una grande devozione per gli Angeli, in modo particolare per san Michele Arcangelo e per il suo Angelo Custode. Qui ci fermiamo soltanto sulla devozione verso quest’ultimo. Per dare un’idea della intimitá a cui Padre Pio era giunto nelle sue relazioni con l’Angelo Custode, ricapitoliamo quanto risulta dalla lettura del primo volume del suo Epistolario. L’Angelo Custode spiega il francese a Padre Pio che non I’ha studiato; gli suggerisce di aspergere con l’acqua benedetta le lettere dei direttori spirituali; gli traduce il greco a lui sconosciuto; è il suo maestro di lingue; lo sveglia per sciogliere insieme le lodi mattutine al Signore; fa un bel discorsetto a Padre Pio che lo aveva rimproverato; smorza i dolori causati da Satana e culla il suo spirito in un sogno di speranza; ripete la sua “bella predichina” a Padre Pio, che si era lamentato con lui; dà consigli contro le insinuazioni diaboliche; va a consolare le anime affidategli dal venerato Padre. L’Angelo custode è il buon segretario dell’umile e semplice cappuccino di Pietrelcina: Si legga la lettera molto significativa del 5 novembre 1912 (Epist. I, 311). Ai suoi figli e alle sue figlie spirituali inculcava la devozione all’Angelo Custode. Si legga cosa scriveva a Raffaelina Cerase il 20 aprile 1915 (Epist. II, 403 405).
Tra i numerosi fedeli, che ogni giorno lo circondavano, c’era sempre qualcuno che, nel licenziarsi da lui, esprimeva il proprio dispiacere non solo per la partenza, ma anche per la difficoltà di poter ritornare. Padre Pio lo consolava dicendo: “Quando non puoi venire tu personalmente, mandami il tuo Angelo Custode.” Molti fedeli asseriscono di averne fatto l’esperienza e di aver ricavato il benefizio dell’assistenza spirituale del venerato Santo.
Carità verso il prossimo
Ci riferiamo in modo particolare ai poveri, ai malati, ai bisognosi, in ognuno dei quali Padre Pio vedeva Gesú. La costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza ne è una prova evidente.
Amore filiale al Sommo Pontefice
Una sola testimonianza, quella del padre Clemente da S. Maria in Punta, amministratore apostolico della Provincia dei Cappuccini di Foggia dal 1963 al 1970, per il quale Padre Pio professava devozione e attaccamento al Papa. Un giorno mi disse che la prima persona che egli aveva presente, nelle sue orazioni quotidiane, era il Santo Padre. Il testamento col quale fa erede della sua opera il Papa, la prontezza di adesione alla proposta del Cardinale I. Antoniutti di donare alla S. Sede l’edificio cappuccino di Manfredonia, la lettera al Sommo Pontefice in occasione della udienza pontificia al Capitolo generale sono prove evidenti della profondità del suo sentimento. È noto che il Servo di Dio era solito dire: Per me, dopo Gesú, non c’è che il Papa.

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