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sabato 23 dicembre 2017

"Caro Bambino Gesù, cerca di capirci...."-Lettera a Gesù Bambino di Monsignor Giovanni D’Ercole


Caro Bambino Gesù,
il fascino del Natale appare sempre più fragile fra tanta povertà e paura per il presente e il futuro. C’è scarsità di lavoro, confusione nella vita sociale, malattie e mancanza di mezzi per curarsi, urgenza di risolvere situazioni che rischiano di travolgerci. Cresce la sfiducia nelle istituzioni e particolarmente verso la politica, che non riesce a intercettare i veri bisogni di tutti, come ad esempio con l’approvazione frettolosa da parte del parlamento del DAT (dichiarazione anticipata di trattamento, chiamata anche testamento biologico o di vita), che a parere di molti e anche mio, è un altro colpo andato a segno da chi propina la cultura della morte pensando, forse in buona fede, di essere araldo della libertà della vita. Quel che vorrei soprattutto dirti è che nelle nostre terre cristiane la fede si è opacizzata e il tuo Natale ne fa le spese.
​Perché ti meravigli? Caro Bambino Gesù, mi è sembrato di sentire la tua voce che reagisce così al mio interiore disappunto dinanzi a un mondo che apparentemente si allontana dal tuo vangelo. Perché ti meravigli – mi ripeti – se, tanto per cominciare, la storia degli uomini si calcola a partire dalla mia nascita e qualcuno comincia a dire che questo non va bene. Anche nelle città impregnate di cultura e di spiritualità cristiana i segni della mia nascita sono quasi scomparsi dando l’impressione che si festeggia il Natale senza sapere perché. Una volta si augurava “Santo Natale”, oggi si ripete “Buon Natale”, e così, un po’ alla volta, mi escludete dalla mia stessa festa. Nei supermercati ospite fisso è babbo Natale, e di me quasi nessuna traccia tra offerte di regali e festoni di auguri che inneggiano alla “nuova stagione”. Peccato! Era tanto bello vedere le famiglie, le scolaresche dai più piccoli ai più grandi riunirsi attorno al presepe e cantare: “Tu scendi dalle stelle”. Vi stavo vicino e in voi percepivo tanta fiducia in me. Mi commuovevo perché questo faceva sentire le famiglie più unite, i bambini e gli adulti più sensibili al mio amore e alla loro reciproca compagnia. E’ vero, eravate più poveri ma sicuramente più sereni, anzi persino più felici. Oggi invece sul vostro volto leggo tristezza e preoccupazione sul vostro volto; è quasi scomparso il sorriso, e mi dispiace perché a Natale sono venuto a portare la pace, la luce, la gioia. Insomma sono venuto a farvi capire che mio Padre ama tutti indistintamente così tanto che mi ha chiesto di sacrificare la mia vita per voi. A Betlemme sono venuto per restare con voi sempre, ma – ti confesso – mi sento sempre più estraneo e non tanto rigettato quanto piuttosto ignorato. Sembra che senza di me state bene, quasi meglio perché non avete più bisogno di Dio. Eppure, basta poco per capire che le cose non stanno proprio così: vi vedo preoccupati, scontenti, inquieti e scontrosi come se cercaste sempre qualcosa in più senza trovarla. La felicità purtroppo non ha prezzo e non è in vendita, anche se qualcuno, che mi odia da sempre, vuole convincervi del contrario. Cercate pace, amore, felicità, ma di tutto questo solo Io posso colmarvi. Vi ricordate quello che scrive l’evangelista Luca? C’erano sulla collina accanto a Betlemme dei pastori che vegliavano facendo la guardia al gregge. Un angelo li avvolse di luce ed essi furono presi da spavento, ma li rassicurò: “Non temete! ”Vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo; oggi vi è nato un Salvatore, che è il Messia Signore”. I pastori si fidarono e andarono in fretta alla grotta, dove trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia, proprio come era stato loro descritto. Ripartirono talmente felici che glorificavano e lodavano Dio per tutto quello che avevano sentito e visto. La gioia e non il piacere, che è di ben altra pasta, è il dono del mio Natale.
Caro Bambino Gesù, cerca di capirci. E’ difficile per noi, generazioni dell’era supertecnologica, continuare a crederti come i pastori delle colline di Betlemme. C’è chi afferma che la tua nascita in una misera stalla sia fiaba d’altri tempi e, senza troppo rumore, qualcuno vorrebbe metterti in soffitta insieme al presepe per fare del Natale una festa più adatta a tutti, cioè senza di te. Ai bambini non s’insegna più a scrivere la letterina di Natale a Gesù Bambino mettendola come facevo io sotto il piatto di papà prima della cena natalizia. Preferiscono scrivere a babbo Natale e noi adulti abbiamo una grande responsabilità se non avvertono più il fascino spirituale del Natale. Ci siamo fatti distrarre da troppe cose che ci sembrano più importanti, e non abbiamo trasmesso loro l’essenziale del Natale, che è proprio il dono della tua nascita.
Caro Gesù Bambino, anche se ti stiamo cacciando, non te ne andare. Nonostante le apparenze, siamo in tanti disposti ad accoglierti perché per noi il racconto della tua nascita dalla vergine Maria è verità di fede che ha cambiato la nostra vita. Aiutaci a resistere alla tentazione delle mille luci che ci abbagliano facendoci diventare così miopi da non riuscire più a leggere persino dentro il nostro animo. Regalaci la tua umiltà anche se non sembra più una virtù, perché se ti fai agnello mansueto ti sbranano i lupi che circolano dappertutto. Qualcuno dice che se le cose nel mondo vanno male è persino colpa tua perché non intervieni e qualche volta anch’io cado nel dubbio. Ma da chi possiamo andare se non da te, che sei l’unico a non tradirci mai? Penso alla tua vicenda umana che ti ha visto nascere in un sperduta capanna, fuggire subito dopo in Egitto per scampare all’ira di un crudele tiranno e a seguire affrontare una vita piena di ostacoli sino a morire in croce per noi. Non posso non chiedermi perché lo hai fatto e tornare naturalmente al tuo Natale.
Lasciando i rumori delle strade addobbate a festa, entro in una chiesa deserta e guardo il presepe. Mi rassereno e quando mi ritrovo fra il frastuono delle vie brulicanti di bancarelle natalizie, ho la netta sensazione di un mondo artificiale con falsi miraggi e luccichii irreali da film. Ne sono convinto: senza di te tutto è falso, ma con te tutto questo acquista subito sapore e colore diverso. E allora, ti prego, non ti stancare di avere pazienza con noi. Il tuo Vangelo ha prodotto nelle nostre città e campagne i frutti più belli di fede, di carità e di civiltà, mentre adesso ci sovrasta la nebbia dell’indifferenza e della paura. Si è raffreddato il cuore e, condizionato da tante incertezze, è preso da una sconsiderata voglia di vivere senza di te come se tu fossi un intruso nella nostra esistenza. Te lo ripeto: non ci lasciare; anzi con la tua benevolenza frena il peggio che avanza nelle nostre società; sciogli i nodi che bloccano la fiducia in te. Senza di te, caro Gesù Bambino, questo pianeta massacrato in ogni angolo rischia di diventare un deserto abitato da bestie randagie. Resta con noi, perché se tu ci sei, nulla ci manca; e aiutaci a farlo comprendere anche a chi non ci crede e fa fatica ad accettarlo, perché solo così Natale è veramente il tuo e il nostro santo Natale.

Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e presidente della Commissione Cei per la comunicazione e la cultura
Lettera letta nella trasmissione di Rai Due “Sulla via di Damasco”

VIDEO:https://www.facebook.com/cristianitoday/videos/2005205556422353/?hc_ref=ARSjjuVDzixmPj0DjGEqa0auIbtHgo8CTRt9PHM70IiUJDPDcH5PdvyQ_yYQf4cZRpA&fref=nf

Fonte:
 http://www.farodiroma.it/un-vescovo-scrive-gesu-bambino-dercole-signore-non-andar-via-anche-ti-cacciamo/ 

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