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venerdì 30 maggio 2014

Vicka parla dei suoi figli

Intervista del 27/5/2009 alla Veggente Vicka 

 All'anagrafe si chiama Vicka Ivankovic-Mijatovic. Ma per tutti è Vicka. Arriva poco prima delle 8 di mattina. La folla di pellegrini è lì ad attenderla, paziente, da più di un'ora. E sulla scala di pietra ci sono anche due interpreti, dal tedesco e dall'inglese (per l'italiano l'interprete non serve: come tutti i veggenti di Medjugorje, Vicka parla bene la nostra lingua). L'aiuta a farsi strada, nella calca, una specie di guardia del corpo (un cugino? un amico?). Come se fosse una star. Ma è solo una ragazza di 44 anni, sorriso meraviglioso, sposata e due figli, che ha passato gran parte della vita a dialogare con la Vergine. La vede ogni giorno dal 24 giugno 1981. Siamo all'esterno della sua vecchia casa azzurra, dove viveva prima di trasferirsi nel sobborgo di Krehin Gradac. E dove, come quand'era ragazzina, incontra ancora i pellegrini, due o tre volte la settimana.



Vicka, come stai?
«Sto bene, grazie. Sì, in questo momento sto bene. Con l'aiuto di Dio e della Madonna».
Tra i sei veggenti di Medjugorje (oltre a Vicka, altre tre ragazze, oggi diventate donne: Marija, Mirjana e Ivanka; più Ivan e Jakov), è quella che nella sua vita ha sofferto di più. Ma ha sempre affrontato il dolore con grande serenità. Ci ha reso un grande favore, Vicka. Ci ha fatto accomodare in casa e ci dedica qualche minuto, mentre fuori i pellegrini sono in trepida attesa. Sono almeno trecento, in pochi metri quadrati, stretti tra un negozietto e l'altro di souvenir, sorti come funghi negli ultimi anni a ridosso della casa della veggente. Per fortuna oggi la giornata è fresca. In agosto è un tormento aspettare all'aperto, sotto il sole.
Quando ti sei sposata, ci avevi detto che nel matrimonio gioia e dolore hanno ugual peso. Dono di Dio entrambi, La pensi ancora così?
«Sì. Il matrimonio è una grande grazia del Signore. Viviamc in un momento molto difficile per le famiglie e i giovani. Le famiglia è sotto attacco».

Come va con i figli?
«Maria Sofia ha 6 anni, Antonio 4 e mezzo. Sono bravi Ogni sera recitiamo tutti insieme il Rosario in famiglia. Noi si stancano, anzi. L'altra sera il più piccolo mi ha detto: "Mamma, perché oggi abbiamo pregato poco? Domani, di più"».
Un bambino maturo...
«Hai ragione. Solo la preghiera può tenere unita la famiglia. E l'umiltà. Dice la Vergine: "Dovete mettere Dio al primo posto, nella vostra casa, come un principe". Senza Dio non si può andare avanti. Il segreto: amore e preghiera con il cuore».
Fuori cresce l'agitazione. I pellegrini raccolgono febbrili, in sacchetti di plastica, biglietti gualciti su cui hanno scritto una grazia da chiedere alla Madonna, o foto di parenti e amici malati. Una nonna, un po' affaticata, mostra orgogliosa la fototessera del suo decimo nipotino. Biglietti e foto da consegnare a Vicka, perché li affidi a Maria, durante l'apparizione che avrà questa sera.
Vicka, non sei stanca di tutta questa gente?
«No, perché?».
Qual è la cosa più importante da chiedere a Maria?
«Non bisogna chiedere niente».
Come, niente?
«Dio, cui Maria si rivolge, sa ciò di cui abbiamo bisogno. Ma i suoi tempi, i tempi di suo Figlio, non sono i nostri. Il miracolo, la grazia, avvengono quando meno ce l'aspettiamo. Spesso i pellegrini hanno un atteggiamento di pretesa. Ma a noi la Vergine chiede di seguire i suoi inviti materni: alla preghiera, alla conversione, alla pace. Insomma, è come se ci dicesse: "Vivete quello che dico, al resto ci penso io!"».
Fonte:http://holyqueen.altervista.org/medj_intervista_sansonetti_vicka.htm

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