venerdì 26 novembre 2021

“La fede è un dono gratuito di Dio, ma chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi”- Catechesi di Padre Max

 


Siano lodati Gesù, Giuseppe e Maria. La scorsa volta abbiamo accostato la luce della fede alla luce della ragione, e abbiamo riconosciuto che tutti e due sono doni di Dio di un inestimabile valore. Oggi vediamo la fede dal punto di vista di chi crede e scopriremo che diventa fede viva nella misura in cui dalla pura conoscenza scende nel cuore e sboccia in una relazione di fiducia e amore.
 
 Incominciamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Amen.
 
 

 
La fede, ha una dimensione oggettiva, oggetto principale della fede sono Dio e le verità rivelate, ma la fede ha anche una dimensione soggettiva, soggetto della fede è la persona che crede, che accoglie il dono ricevuto. Il CCC al numero 150 insegna: “La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato” (CCC 150). Proprio perché la fede è adesione personale dell'uomo a Dio, non si può definire come un mero accumulo di dottrine, ma diviene accoglienza di queste dottrine e conoscenza di una persona. Nell’enciclica “Deus caritas est” Benedetto XVI dichiara:“All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona”. Questa adesione personale dell'uomo a Dio si attua, secondo la nostra natura umana, sia a livello della mente che del cuore. Comporta cioè un'adesione della intelligenza e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé (cf CCC 176). Al punto 143 il CCC dichiara: “Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l'uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. La Sacra Scrittura chiama "obbedienza della fede" questa risposta dell'uomo a Dio che rivela”. Questa obbediente sottomissione, nella misura in cui avviene nella piena liberà, è un atto di amore e di fiducia figliale. "Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo ‘per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare’" (CCC 156). "Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina” (CCC 155). La volontà mossa da Dio, non spinge solamente ad accogliere il dono della fede ma genera anche un sentimento di fiducia e abbandono sereno. Per questo il grado, l’intensità della fede dipende dal grado di fiducia che poniamo in Dio. Al punto 1814 il CCC citando la ‘Dei Verbum’ dichiara: “Con la fede ‘l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente’" (DV 5). Né consegue che, anche se un teologo può conoscere meglio le verità della fede dal punto di vista della conoscenza intellettuale, un semplice fedele può avere più fede in Dio grazie alla sua devozione, all’adesione di tutto se stesso, alla fiducia incondizionata che ripone in Lui. A questo proposito Gesù disse a Pietro, mentre sprofondando tra le onde gridava aiuto: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,31). Pietro ancora troppo sicuro di sé, aveva tolto lo sguardo da Gesù e, fissando le onde del mare in tempesta, si era lasciato prendere dalla paura. Invece, per la donna Cananea che, nonostante tutti gli apparenti rifiuti e umiliazioni, continuava a credere nella bontà di Dio, Gesù ebbe parole di ammirazione: “Donna, grande è la tua fede!” (Mt 15,28). Nella sua grande umiltà, scaturita dall’immenso amore per la sua figlia, era disposta a condividere la sorte dei cagnolini e raccogliere le briciole sotto la tavola. È questo il motivo per cui nel nostro percorso abbiamo trattato prima dell’umiltà e poi della fede: “La fede è un dono gratuito di Dio, ma chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi”, scrive il santo Padre in Lumen Fidei, e questo affinché il seme della fede possa attecchire nella “terra” della nostra umanità. La fede da sola, come pura conoscenza intellettuale non è sufficiente, ce lo ricorda bene san Paolo quando dichiara: “se … possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla” (1 Cor 13,2). Anche san Giacomo lo afferma senza mezzi termini: “Tu credi che c’è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano” (Gc 2,19). Anche noi sapendo che Dio esiste dovremmo rabbrividire, ma non perché terrorizzati dalla paura come i demoni, bensì perché tremanti per la santa gioia di chi si sente amato da un amore eterno. Il nostro valore è immenso: siamo stati pagati a caro prezzo con il Preziosissimo Sangue di Cristo Dio (cf 1Cor 6,20; 1Pietro 1:18-19). In questa prospettiva, l’espressione ‘credo ma non pratico’, si rivela come un controsenso pericoloso, un inganno del maligno. La fede non può fermarsi all’affermazione che Dio esiste, questo è certamente il fondamento dell’edificio spirituale. Ma, come Benedetto XVI dichiara in nell’Enciclica ‘Deus Caritas Est’, il centro della fede cristiana viene espresso con singolare chiarezza dalle parole della prima lettera di Giovanni: “Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.” (1 Gv 4,16). Inoltre, il santo padre afferma che, nello stesso versetto, san Giovanni ci offre una formula sintetica dell'esistenza cristiana che esprime la scelta fondamentale della vita: “abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi” (1Gv 4,16). Dato che al centro della fede c’è l’amore, la fede viva e piena ci invita e ci porta a credere nell’eterno Amore, alla cura piena di tenerezza materna che Dio ha per le Sue figlie e i Suoi figli, a credere alla Divina Provvidenza attenta ai minimi particolari. Deve portarci a credere fiduciosamente al progetto di salvezza e di eterna gloria che Egli ha per ciascuno di noi, alla Sua Onnipotenza, al Suo perdono senza limiti, perché Egli è infinita misericordia e, soprattutto, credere costantemente, con slancio sempre rinnovato, alla Sua presenza piena di divina Bontà e paterno Amore. La fede ci porta a sperare e ad amare. Con lo sguardo di fede diveniamo sempre più consapevoli di trovarci in ogni momento alla presenza dello stesso Dio, Uno e Trino, che gli angeli e i santi contemplano eternamente nella Visione Beatifica. La fede, unita alla speranza e alla carità si rivela come una imponente cattedrale non costruita da mani d’uomo, ma opera dello Spirito Santo in noi, ripiena di meravigliose opere artistiche, i diversi atti di fede che, siamo chiamati a compiere, guidati dal divino artista.

Oggi abbiamo guardato alla fede a partire dal credente e abbiamo riconosciuto l’importanza di non fermarci alla mera conoscenza ma di aderire ad essa e affermato la necessità che la fede, vivificata dalla carità, diventi una figliale relazione di fiducia.
Nel prossimo appuntamento tratteremo della conversione.

Per ora ti auguro un buon cammino e che Dio benedica tutti i tuoi passi!! 
 
PADRE MAX 




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