venerdì 9 luglio 2021

A causa degli «eccessi» Davide stava per precipitare. Poi un pellegrinaggio a Medjugorje ha dato una svolta incredibile alla sua vita.

 

 
La Conversione di Davide Costalunga
 
 Lo chiamavano «Costina» fino al 2010 quando alcol, fumo e una vita sfrenata lo avevano portato 
sull'orlo di un baratro in cui stava per precipitare.
L'esatto opposto del Davide odierno, piacevolmente irriconoscibile per amici, paesani e quanti serbano di lui un ricordo non certo esaltante. A causa degli «eccessi» gli era stata ritirata la patente, aveva perso il lavoro e in pochi mesi «avevo anche sperperato le migliaia di euro del licenziamento. Non avevo più sogni, né desideri. L'unico amore rimasto era mia madre».

Pur nell'imbarazzo della sua attuale condizione di religioso non evita quei laceranti ricordi e paragona la sua condotta dissoluta a «un vortice che ti prende, ti tira giù ed è impossibile uscirne».



Invece Davide ce l'ha fatta e «tornare a Castelvero è sempre un'esperienza unica: i ricordi di una vita passata con gli amici e i compagni si rincorrono. Qui si fa una lettura della vita diversa, come l'abito che indosso. Ciò che mi è accaduto sbalordisce anche me, non solo i miei amici, alcuni dei quali si sono fatti delle domande, qualcuno mi ha bonariamente deriso, altri mi credono e camminano con me; mi seguono da vicino, mi chiamano, e questo aiuta ad andare avanti».

Davide ora ha 43 anni e da domenica 20 giugno è un religioso della Congregazione dei Passionisti avendo celebrato la professione perpetua nel santuario di Caravate (Varese) dopo un percorso durato dieci anni nelle comunità passioniste tra le Marche e la Toscana.

Un «fratel prodigo» per Luca e Barbara, ora felicissimi e orgogliosi del percorso fatto da Davide, per il quale l'amore materno rimane un pilastro: «Mia madre era malata, stava per morire, era l'unica persona che amavo e che mi amava nonostante quello che ero diventato. Lei mi aiutava sempre, mi portava al lavoro quando ero senza patente. Ma la stavo perdendo. Non avevo più nulla e la vita senza di lei non avrebbe avuto senso. Io da vent'anni non andavo in chiesa e non credevo in Dio». Fu allora che Barbara ebbe un ruolo chiave nella salvezza del fratello: lo trascinò con sé in un pellegrinaggio che diede una svolta incredibile alla sua vita.

Il travaglio di «Costina» era iniziato. «Con mia sorella sono andato a Medjugorje. I primi tre giorni ho fatto festa: lì la birra costava poco e mi dicevo: È questo il Paradiso». Ride Davide a quel ricordo, poi si fa serio: «Il terzo giorno mi sono avvicinato alla confessione. Per la prima volta sono stato ascoltato e ho ammesso di avere un problema a quel padre confessore che aveva avuto i miei stessi problemi di alcolismo da giovane. Mi ha aiutato, sono stato ascoltato e amato».

Costina aveva toccato il fondo ma il Davide che c'era in lui stava riemergendo. La sua forza di volontà ha fatto il resto, imprimendo una svolta decisiva alla sua vita. Una vita da Passionist che nessuno avrebbe mai potuto immaginare quando viveva di trasgressioni che non poteva più reggere. Tornato a casa, dopo una settimana perse la mamma e in seguito anche il papà. «Grandioso l'incontro con padre Gianni Sgrena, le sue parole mi fecero battere forte il cuore».
 


Il volto gioioso di Davide si illumina: «Ci furono lacrime di gioia e iniziò la mia guarigione fisica e spirituale. La mia strada era tracciata e un anno e mezzo nella Casa veronese dei Padri Passionisti di Sezano mi ha aiutato a conoscermi, a uscire dal ruolo irresponsabile di "Costina" per ritrovare il Davide timido, riservato, impacciato che ero». Non fu un cammino semplice. C'era tutto da ricostruire: «I primi passi sono stati di rialfabetizzazione. Mi sembrava pazzesco dovermi mettere a studiare, ma avevo promesso di dire sempre di sì, quindi intrapresi un impensabile percorso universitario: tre anni di filosofia nelle Marche e altri tre di teologia a Napoli. Adesso aspetto e spero in Dio, che mi dia la possibilità di andare avanti col diaconato e poi il presbiterato, per coronare il sogno di diventare Padre Passionista e celebrare la messa». 
 

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