martedì 13 ottobre 2020

"Nonostante tutto quello che è successo e che succede ancora, non mi sento speciale...."- Vicka racconta la sua infanzia


 :“ ... Nonostante tutto quello che è successo e che succede ancora, non mi sento speciale. Sono una persona normale, come tutti. Sono fortunata, sì, ma sono una donna come le altre e devo vivere quello che ricevo con tanta umiltà, perché Dio stesso, quando si manifesta e ci fa alcuni regali come qui a Medjugorje, lo fa con grande semplicità e umiltà. L’unica cosa di cui devo preoccuparmi è accettare i suoi disegni con tutto il cuore, perché si senta libera di fare con me ciò che corrisponde ai suoi progetti.”


 Vicka racconta la sua infanzia:

 “ ... Sono nata a Bijacovici, vicino a Medjugorje, il 3 settembre 1964. Il mio vero nome e Vida, che significa vita: Vicka è il diminutivo, e tutti mi hanno sempre chiamato così ... Non ho conosciuto i nonni ma solo le nonne ... In questo momento affiorano nella mia mente tanti ricordi bellissimi legati a loro due ... E’ stata nonna Vida che mi ha allevato. Fin da piccola, appena nata, dormivo nel letto con lei e assieme ai miei fratellini.
Ogni mattina quando ci svegliavamo -eravamo cinque sorelle e tre fratelli- la nonna ci preparava una buonissima colazione. L’ingrediente migliore, quello che rendeva tutto più buono e speciale, era l’amore. ... Prima dei pasti, la nonna diceva sempre queste parole:”Il Signore ci benedica. Prima preghiamo e salutiamo la Madonna che benedice il cibo, poi mangiamo e andiamo” ... (La sera) Dopo aver mangiato, infine, recitavamo tutti insieme il rosario. Era proprio in questo momento che la nostra famiglia si univa ancora di più nell’amore e nella lode al Signore. In quel tempo la preghiera era ciò che univa le famiglie. ... “ Il racconto di un’infanzia, povera ma dignitosa, scandita dal tempo delle preghiera, in una famiglia che proprio nelle preghiere si sentiva unita. La veggente racconta anche dei genitori e su di loro dice:” ... I miei genitori sono stati persone meravigliose. Erano molto credenti, profondamente legati e affezionati alla chiesa, come del resto tutta la gente del nostro paese. ...
Mio padre si chiamava Peter ed è morto nel 2007. E’ stato straordinario per mantenerci. I comunisti lo avevano arrestato, ma dopo essere stato rilasciato non si sentiva comunque al sicuro, così è andato a lavorare per trentacinque anni in Germania. Ha speso metà della sua vita lontano da noi per non farci mancare nulla, anche all’interno della nostra povertà. ... Mia madre si chiama Zlata e ringraziando la Madonna è ancora viva. Il suo amore per tutti noi è stato ed è sempre molto grande. ... Ogni giorno andava a lavorare nei campi e nelle vigne.”

Fonte: La Croce

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