mercoledì 13 settembre 2023

Perché è così difficile capire: sono proprio loro la via della felicità proposta da Gesù ...

 



Vangelo del Giorno

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

COMMENTO di don Nikola Vucic

Come è difficile credere nel Vangelo. Cioè, credere che si vince perdendo noi stessi, credere che siano beati i poveri, i miti, gli affamati; credere che il potere è un pericolo, la vita comoda e la ricchezza una tentazione.
Nonostante siano passati duemila anni, ci sono dei cristiani che ancora credono che la benevolenza di Dio si manifesta nella forza del potere, nello stare bene o nel possedere molte ricchezze. Ecco perché davanti alla prova del dolore circola abbondante la incredulità.
Ma è possibile che non abbiamo capito i motivi per cui Gesù ha sostituito l'umiltà all'orgoglio, il perdono al rancore, il servizio al potere? Perché è così difficile capire, e più ancora vivere, i paradossi evangelici? Perché nel mio vecchio cuore pagano faccio ancora tanta fatica a comprendere le realtà scomode delle Beatitudini? Eppure sono proprio loro la via della felicità proposta da Gesù

COMMENTO di don Luigi Maria Epicoco

“Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva…”. È bello ricordarsi che secondo il racconto di Luca, Gesù pronuncia la meravigliosa pagina delle beatitudini avendo davanti ai suoi occhi i volti dei suoi discepoli. Gesù non parla in astratto ma parla avendo chiaro che è proprio davanti a sé il povero, l’afflitto, lo sconfitto, il debole, il perseguitato, il peccatore, l’errante, il malato, lo scoraggiato. Potrei continuare con un elenco infinito, ma era solo per rendere l’idea che Gesù non ci chiama ad essere cristiani perché siamo immuni da tutte le cose che abbiamo appena detto, ma soprattutto perché ognuna di quelle cose riguardano ciascuno di noi da vicino. Ci scandalizziamo quando accanto alla nostra fede convive anche la nostra fragilità. Ci domandiamo: come possiamo credere in Dio ed essere così peccatori, così deboli, così fallibili? Come è possibile credere che Dio mi ama e poi ritrovarmi a vivere terribili drammi esistenziali? Ci scandalizza la vicinanza tra fede e umanità. Gesù nella pagina del Vangelo di oggi benedice la nostra fragile umanità e ci rivela che sotto tutta quella apparente debolezza è nascosta una beatitudine. Si tratta allora di guardare con occhi diversi la nostra vita. Essa non vale la pena per ciò che ci insegna il mondo, ma vale la pena per ciò che ci rivela il Vangelo. Ed è proprio esso che ci dice che Gesù vince perdendo, e molti di quelli che pensavano di aver vinto in realtà sono diventati irrimediabilmente perduti. Non andiamo dietro le priorità di questo mondo, cerchiamo invece di camminare dietro a quello che ci ha insegnato Cristo e che oggi suona un po’ così: “tranquillo! Sei beato anche se adesso ti sembra tutto perduto. Devi fidarti di me e non di quelli che ti fa soffrire”. È questa fiducia la vera via d’uscita, ed essa è un dono che va chiesto tutte le mattine.




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