sabato 19 novembre 2022

19 novembre: Dolindo Ruotolo- "Quando cresce l'amore di Dio, allora si prova più dolore per l'offesa sua....


 Dolindo Ruotolo - sacerdote e terziario francescano - è stato insieme a Padre Pio da Pietrelcina. Un amanuense dello Spirito Santo, una Sapienza infusa dall'alto, un taumaturgo di non minor potenza del confratello cappuccino, uno stigmatizzato di Cristo già nel nome, un figlio prediletto della Vergine iniziato alla sapienza delle Scritture, un servo fedele che volle essere il nulla del nulla in Dio e il tutto di Dio negli uomini.

 

  Sono tante le testimonianze di guarigioni miracolose avvenute, di tubercolosi guarite, di arti risanati, di suicidi deliberati e per suo intervento non giunti a compimento, di aiuti segreti dati a tutti quelli che in segreto chiedevano.

Si tratta di quei bisogni che affliggono i piccoli nelle piccole faccende quotidiane: la malattia di un figlio, un esame da superare, un lavoro da trovare, il miracolo-insomma- del pane quotidiano, il più straordinario in una città -Napoli- afflitta da sempre dalla povertà e dalla abiezione.

 

Il conforto agli infermi era la cura sua particolare che non interrompeva neppure se c'era pregiudizio della sua salute. Riceveva tutti, per tutti pregava, per tutti soffriva. Non amava le delicatezze del cibo e del vestito, sopportava il freddo e la fame e fu visto camminare nella neve senza calzini ai piedi.

Fu ospite indesiderato nella sua casa, lo tenevano in gran disprezzo perché era per i familiari occasione di fastidio e di guai. Non aveva predetto Gesù ai suoi amici che i nemici dell'uomo sarebbero stati quelli della sua casa? Si avvicinava ai malati più infetti e li carezzava, li baciava e là dove il ribrezzo avrebbe in altri estinto la compassione in lui eccitava la pietà. La prima comunione eucaristica era per lui l'unione mistica con Cristo crocifisso.

La sua pazienza era una virtù eroica; sapeva -per interiore ispirazione- che il male del mondo dilegua nella carità di un cuore paziente. Nell'uomo vedeva Il Figlio di Dio sofferente, preferì oscurare sé stesso perché potesse brillare negli altri quella luce, quantunque tenue, che illumina ogni uomo che viene al mondo ed è la vita di Dio in noi.

Nulla gli fu più caro della Chiesa, non permetteva ad alcuno di compatirlo diffamando la Madre-Chiesa. Proclamava solennemente che Essa è la Madre dei Santi, che solo nella obbedienza alla Chiesa cattolica e al Santo Pontefice possono fiorire le piante del Paradiso e che la santità è una merce che si paga al banco del dolore.

Perciò amò soffrire, e quanto più l'artrosi lo piegava come un annoso fusto tanto più sentiva la gioia dei frutti che egli portava alla Chiesa. Sostenuto su gambe ulcerate e purulenti procedeva, nel cammino lungo i sentieri dell'amore divino, verso un riposo auspicato solo nella tomba. Entrando in Chiesa baciava la mano del povero questuante alla porta del Tempio e a chi, contrito, chiedeva perdono per le offese fatte si rivolgeva pietoso e benigno, l'abbracciava e chiedeva- egli per primo- perdono di averne dato motivo.

Percepiva la presenza, durante la celebrazione eucaristica, della Vergine, dei Santi e degli Angeli custodi degli astanti e il suo cuore si gonfiava di gioia. Egli aveva un cuore grande, traboccante d'amore fino a forzare a cupola- per paramorfosi -l'anatomia delle vertebre toraciche.

La sua benignità soccorreva le anime in bisogno anche da lontano; fu sentito coprire col suo manto nelle angosce notturne malati destinati alle sale chirurgiche, intervenire egli stesso durante operazioni chirurgiche disperate, prescrivere a malati dimessi dalla scienza medica inconsuete e miracolose ricette sotto lo pseudonimo ìlare del dott. Cretinico Sciosciammocca.

La santità non aveva in lui nulla di burbanzoso, la sua austerità di costumi non confliggeva con la sua natura mediterranea perché la sofferenza di un santo non estingue la gioia, la manifesta. La parodia della scienza ufficiale, che usciva sconfitta dalle diagnosi e dalle terapie di Padre Dolindo era occasione per un affidamento del malato alla speranza nell'amore di Dio e della Vergine e suonavano così: rimedio umano: sciroppo di pedate raffreddate, rimedio sovrano: balsamo di unione alla divina volontà con gocce luminose di Ave Maria.

La sua santità fa tremare anche l'Inferno. Come i demoni si sottomettevano a Gesù e pubblicamente dichiaravano che egli era il Figlio di Dio, come Padre Pio da Pietrelcina, nelle sue lotte contro il demonio, riusciva a vincerlo per i meriti delle piaghe di Cristo, allo stesso modo Padre Dolindo, in occasione degli esorcismi che egli praticò, scacciava imperiosamente il demonio dal corpo dei posseduti imprecanti contro di Lui. Si sa che i demoni obbediscono solo a chi opera con il dito di Dio; un giorno, infatti, che un demonio resistente alla pratica esorcistica si faceva beffe di lui Padre Dolindo, afferrata una corda, cominciò a flagellarsi e con la sua penitenza inflisse a quel demonio tale dolore da costringerlo ad abbandonare la sua sventurata vittima.

Veramente la sua opera esegetica è una intera biblioteca, un fondo e in tale fondo l'anima che vi si immerge attinge acqua zampillante, come quella promessa alla Samaritana da Gesù. La valutazione della liturgia della parola, della futura messa vespertina, della caduta del comunismo ad opera di un "nuovo Giovanni polacco", sono solo una piccola antologia delle profezie che testimoniano che Dio era con lui. Queste sono le profezie che riguardano la Chiesa ma il popolo lo venerava per le piccole profezie che riguardavano la loro piccola esistenza quotidiana e per i miracoli che gli attribuivano, continui, numerosi, straordinari.

Il popolo non ha scienza teologica della santità, ne ha una scienza positiva, perciò è un giudice autorevole perché sa quello che i teologi teoricamente sostengono, che contra factum non valet argumentum, come il cieco nato. Il popolo non fa inchieste, sa che prima uno non vedeva e poi in seguito ad una benedizione, ad una preghiera, vede o risana. Perciò la vox populi è vox Dei, quando proclama la santità dei suoi sacerdoti, perché ne conosce le virtù e ne glorifica le virtù perché ne apprezza la carità.

Molte sono le sue opere e di lui -come di ogni Santo- può dirsi quello che Giovanni dice di Gesù: che se si volessero raccontare tutte le opere non basterebbero tutte le carte di tutte le biblioteche per testimoniarle, perché l'azione dei Santi è continua e perenne nella azione stessa della Chiesa di cui essi fanno parte nella gloria dei cieli.

 

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Le Battaglie del Signore: come si vincono
 
 

Il male del mondo, i peccati, gli errori ci cagionano una grande pena, quando cerchiamo il bene. La pena è doppia: al principio della vita dello spirito si sente un dolore urtante per i disordini del mondo; si soffre più per il disordine per l'ingiustizia che per l'amore di Dio offeso. In questo caso lo zelo è più fragoroso; si freme, si vuole parlare, si crede un danno quando non si può parlare -si può cadere anche in urti, in fatti violenti ecc.

Quando cresce l'amore di Dio, allora si prova più dolore per l'offesa Sua, e più che parlare si sente il bisogno di riparare. Il dolore è più profondo e lo zelo è più calmo, più caritatevole, più pietoso, perché riguarda il peccatore nella luce della bontà di Dio che pure lo sopporta.

Noi camminiamo in un mare dove sono tutti naufraghi e dove pochi sono nell'arca di salute. Sono come i naufraghi del diluvio universale che andavano contro l'abisso e sposavano, ridevano, compravano, vendevano, motteggiando Noè che faticosamente costruiva la sua arca. Noi camminiamo fra appestati che coprono i loro bubboni purulenti con le vesti dell'eleganza, fra gente che scivola nell'abisso e non se ne accorge. Siamo fra piccoli vermi che levano altera la fronte viscida di sozzure contro il Signore. Che pena non poter far nulla! Eppure Dio ci dà le armi per combattere, purché noi viviamo con Gesù.

Bisogna avere una grande fiducia nella Provvidenza di Dio; Egli sa trarre da questo male il bene. Dio non è un vinto dalle sue creature ma un Re infinitamente grande, che lascia correre tanto male, proprio perché è infinitamente grande e buono.

Tu vedi il pittore che confonde i colori, impasta il bianco col nero, il verde col blu ecc.; ma sai che è un artista ed hai fiducia nel suo lavoro. Guardando i disordini del mondo, volgi gli occhi a Dio che è infinita bontà e provvidenza; abbi fede che Egli domina quel disordine; volgiti a Lui, perché ci pensi; senza affannarti. Tante volte l'affanno soverchio nasconde un atto di sfiducia.

Punta le tue artiglierie contro il male ed offri le tue sofferenze, offri la pena delle tue miserie. E un tesoro che hai: offrendole a Dio fai un atto di umiltà e di fede, ed attiri la sua misericordia. Dio è potente ad utilizzare le tue pene quando esse sono anche pene per la miseria tua, e quando le dai a Gesù. Al medico che cura i vaiolosi, che cosa puoi dare se non il pus di una tua pustola di vaiolo? E una miseria; ma il medico con quel pus fa un innesto salutare...

 

Non ti affannare per quello che puoi fare, per quello che puoi scrivere; prega silenziosamente, con fiducia umile, con umiltà fiduciosa. La preghiera porta nel combattimento il piano di guerra del generale, vi porta il rifornimento del cielo. Tu preghi e le grazie piovono, e gli angeli si attivano. La preghiera è come il bombardamento fatto dall'alto: prima di fare l'avanzata contro il male, monta in aeroplano, sali in alto nel cielo, e di là farai cadere le bombe che sconvolgono il piano di satana.

Prega con fiducia in Dio, con sicurezza: <Signore, fate finire questo male, ve ne supplico, per la vostra gloria>.

Questa frase, così semplice, salendo nel cielo diventa una nube, si carica di elettricità celeste, si curva verso la terra, vi scocca un fulmine, brucia i depositi di polvere, fa saltare le artiglierie, dissoda la terra e poi si apre in pioggia salutare.

Agisci, parla, lavora, ma subordinatamente alle altre armi. Se non si spazza il terreno, la fanteria non può procedere all'azione. Non ti affannare nel parlare, ma guarda Dio che ti dà la parola viva. Una parola del cielo vale mille discorsi un colpo di 305 vale mille colpi di fucili.

Dio va per le vie diverse delle tue. Tu parla, lavora, opera, facendo del tuo meglio per non tentare Dio, per dargli il tuo soccorso. Riposa però in Lui. Se vorresti parlare e non puoi, affida a Lui la parola taciuta. Egli la dirà nel cuore.

Se ti esce la parola arida, affidala a Lui, perché la fecondi. Se parli con fervore di vita, loda Dio che ti riempie. In generale quando rimani scontenta ed umiliata, fai più frutto, perché allora passa più Dio. Agisci con semplicità, senza turbarti mai. Se devi tacere, combatti con le altre armi. Non ti scoraggiare mai, perché, se ti scoraggi cerchi te stessa. Se vuoi riuscire, ama di non riuscire quanto vorresti tu, ma aspetta con calma i momenti di Dio.

Ci vuole pazienza, pertinacia e calma. Fa' come la formica: le rovini il lavoro, il foro che essa aveva fatto? Essa lo rifà con la stessa calma. Fa' come il ragno: tu gli rovini la tela? Egli la rifà nella notte, e si fa un rifugio nell'angolo del muro. Tu la rovini ancora? Il Egli va in altro posto fino a che non gli riesca di tendere il laccio alla mosca.

Tu cerchi un'anima? Fa' una rete per attrarla. Questa rete devi farla non già di fili di cotone, ma sviscerandoti; devi farla con le tue pene, con le tue preghiere, con i tuoi sospiri. Se un difetto, un'insidia, un male te la distruggono, rifalla tante volte con la stessa calma. Verrà il giorno nel quale prenderai l'anima, e allora con l'apostolato esterno le suggerirai non già la morte, come fa il regno alla mosca, ma la vita; la farai risorgere.

Abbi sempre pace, riposa in Dio, vivi di Dio, non guardare tanto agli uomini, ai mezzi umani: < Tu solo Signore!... >. difficile il caso? Volgiti a Dio: < Tu solo puoi, o Signore! >. Ci sono ostacoli?: < Trionfa, tu solo, o Signore! > Hai uno scappellotto e sei messa da parte? Sei riposta sotto il letto, <sotto il moggio>? Segui il Signore anche in questo... Di sotto il letto puoi assalire meglio, puoi dare un pizzico magnifico a chi non avresti potuto assalire di fronte.

 

La pazienza è l'opera perfetta, e con la pazienza si vince. Gli Apostoli hanno vinto con il martirio, Gesù con la Croce! Aspetta e confida; Gesù ha vinto il mondo e lo ha vinto già interamente. Non c'è lotta che cominci, che egli non l'abbia già vinta. Dunque riposa in Lui ed aspetta con pace l'ora Sua. Segui la via che Dio ti traccia. Sei una donna, e che fa? Quando il Signore fa rinascere alla vita le anime, chiama le donne all'apostolato, perché ha bisogno delle madri. Quando deve nutrire il mondo risuscitato, chiama gli uomini, perché ha bisogno di padri. Chiamò la Madonna quando volle nascere, ed Egli nacque per ridonare la vita. Chiamò la Madonna nel Cenacolo e ai piedi della Croce, quando nacque la Chiesa e fu promulgata; mandò poi gli Apostoli per nutrire il mondo risuscitato, e la Chiesa è nata dal sangue Suo per Maria. Nell'opera sua di restaurazione Gesù ha scelto le donne, perché l'umanità fatta apostata era morta e doveva rinascere. Ci volevano prima le madri, poi manderà i sacerdoti per nutrire. Sei una donna? Ebbene Gesù ti ha scelta così. Riposa in questo. Egli sapeva che voleva da te un apostolato, lo ha voluto così, e tu riposa in Lui. La Polonia, nell'ultima guerra con i bolscevichi, vinse per le donne.

Le vie più forti di Dio sono nell'interno dell'anima. Un atomo vivificato da Gesù Cristo è potente come un sistema planetario. Una montagna è più un impedimento che un vantaggio per chi deve muoversi. Non amate le cose grandi, le grandi scene, i grandi movimenti, ma le cose umili. Chi si veste di porpora non fa frutto; chi va scalzo come S. Pietro abbatte l'orgoglio di Roma imperiale. Non ti preoccupare soverchiamente di te; non essere pessimista. La mamma che si preoccupa di se stessa alimenta male il bambino. Il pessimismo nuoce assai all'anima, le dà la sfiducia. Le miserie nostre sono come i recipienti dove si raccoglie la spazzatura. Se perdi tempo in questo non farai nulla. Confida, confida, e dona le tue miserie a Gesù perché le faccia concime.


 

 

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