domenica 27 marzo 2022

Apparizioni lunge? Non è forse molto lungo il tempo necessario per disintossicare chi è diventato dipendente...?- Padre Jozo: Medjugorje

 


Padre Jozo, qual è il dono di Medjugorje?

 Si dice che l’umanità sta vivendo un tempo di grande crisi, ed è vero: ci sono tante difficoltà nella famiglia, nella scuola, nell’educazione, di fronte alle quali persino noi cristiani sembriamo aver perso le risposte, perché la mentalità comune ci ha influenzato, ha intaccato i valori della nostra fede. Tutto oggi è contro l’uomo, contro la natura: la politica, la scienza, l’informazione, con i mass media che sono inquinati come l’aria, come il cibo. Tutto è contro l’uomo: non possiamo dire che il Signore ha creato una mucca pazza, o una pecora malata... Il Signore non ha affidato il mondo così all’uomo. E triste constatare che l’uomo ha gestito male queste cose, che ha prodotto male. Ed è triste anche vedere che di fronte a tutto questo non diamo il massimo per porvi rimedio... il problema è che quando l’uomo esce dai suoi confini, non tiene conto del suo limite, perde di vista la sua missione e succedono cose gravi sulla terra.
In questa situazione anche la Chiesa ha sofferto e soffre. In questa situazione si sono verificati i fatti di Medjugorje. Ecco, dopo vent’anni si può cominciare a vedere quale è lo scopo di queste apparizioni della Vergine: milioni e milioni di persone che hanno incontrato la Madonna sono ritornate a Dio. C’è un fiume di grazia che è partito da Medjugorje e che ha raggiunto tutto il mondo, tutte le nazioni, tutte le comunità e le culture.
Oggi vengono a Medjugorje uomini e donne da ogni dove: dal Giappone, dall’Indocina, dalla Corea e, segretamente e a rischio della incolumità, perfino dalla Cina. E ogni anno molti fra questi, che neppure erano cristiani, ricevono il battesimo.
Maria si è posta qui come luce delle genti, per risollevarci dai nostri problemi per aiutarci a sbrogliare le più differenti e ingarbugliate situazioni. E noi non possiamo far altro che dirle grazie, pieni di riconoscenza per questa donna per la gioia che ci ha donato con la sua presenza. A Lei, sempre obbediente al progetto del Padre, alla volontà di Dio, che anche in questo caso ha rinnovato con Gesù il suo «Eccomi, sia fatta la tua volontà».


Qual è il cuore di questo dono e dei messaggi della Vergine?
La presenza fisica della Madonna in questo luogo. La Madonna in carne e ossa ha fatto visita alla parrocchia, fa visita alle case dei veggenti, come ha fatto visita a Elisabetta. Come in quella circostanza, anche a Medjugorje Maria si è fatta incontro con un saluto di pace con « Shalom». E come a Elisabetta, anche ai veggenti, alla gente di Medjugorje e, a tutti noi, Maria, attraverso quel «Shalom» ha trasmesso, ha iniziato la sua azione di grazia.
La sua presenza, poi, è presenza orante: attraverso il suo esempio costante Maria ci chiede di pregare. E se l’uomo risponde a questa chiamata e incomincia a pregare, qui immancabilmente per grazia riceve o rinnova il dono della preghiera. «Per grazia», perché la preghiera è un dono, e così è stato per noi della comunità parrocchiale: un grande dono.
Maria viene per renderci certi che Lei ci è vicina, e che attraverso di Lei l’uomo può ricevere tutto l’aiuto di cui necessita: è già questo il primo dei messaggi, il suo essere con noi, tra di noi. E a Medjugorje si sperimenta questa sua presenza: la si sente nell’aria, la si respira nella preghiera, la si riconosce nella comunione tra i pellegrini. È una sensazione tangibile, come il calore del sole in estate, e la pioggia di settembre. E questo lo conoscono tutti coloro che vengono a Medjugorje con cuore aperto.
Poi vengono i messaggi: essi servono per aiutarci a correggere i nostri errori, a mettere a posto le situazioni che abbiamo compromesso o lasciate in sospeso. Maria parla per ricordarci gli aspetti fondamentali per la vita cristiana e per il nostro futuro; ci ricorda la preghiera, i sacramenti come l’Eucaristia, la confessione, ci invita a leggere la Parola di Dio, ad aprirci alla conversione del cuore: aspetti senza i quali la Chiesa non esiste.
Ho appena incontrato un pellegrino che mi ha confidato «Da quando sono stato a Medjugorje sto amando la Bibbia, vivo la Bibbia»... Ecco il dono, ecco il messaggio: si crea un clima nuovo in cui possono germogliare doni di fede, di pace, di conversione, di amore. Ecco il più grande messaggio, la notizia più importante: l’uomo che rinasce.


Come ha risposto Medjugorje in questi anni?
Che cosa Medjugorje ha fatto in vent’anni? Medjugorje ha pregato e ha fatto digiuno. Medjugorje ha imparato a inginocchiarsi davanti al Santissimo e alla Croce. Medjugorje è il luogo dove si trova la Madre celeste, dove si sente la Madre, dove l’uomo torna a Dio.


C’è chi dice che queste apparizioni sono un po’ lunghe... e che ciò è strano...
Ma come lunghe? Non lo sono affatto: ne abbiamo bisogno, e di più, perché la partita in cui ci giochiamo la nostra vita spirituale, fortunatamente, non è una gara cronometrica. Perché perdere tempo a chiedersi se le apparizioni sono o non sono lunghe: Maria è qui per indicarci la via, approfittiamone. Non è forse molto lungo il tempo necessario per disintossicare chi è diventato dipendente, «inquinato» dalla droga? Quanto ci vuole per purificare il suo sangue, per ricostruirne la mentalità, rimetterne in sesto il corpo e l’anima? C’è bisogno di tempo, c’è bisogno che Maria appaia.


Maria attraverso i veggenti ci ha messo molte volte in guardia da satana. Dalle Scritture sappiamo che sarà lei a sconfiggerlo. Perché tanta preoccupazione?
La Madonna desidera liberare tutti gli uomini dal male, e per prima cosa dice che satana c’è, esiste, ed è furbo e meticoloso. Mette in guardia in particolare coloro che ritengono che la vittoria ascetica della Madonna e personale su satana sia semplice. No, non è semplice: la Madonna trionferà, ma gli uomini devono aiutarla. La Madonna interpella attraverso questi veggenti loro e tutti noi a farci suoi angeli, per aiutarla a sconfiggere il maligno come è descritto nel racconto dell’Apocalisse. E ci dice: «Cari miei angeli, mi dovete aiutare, dovete vigilare con me».
Che è poi la medesima attenzione che ci è chiesta da Gesù con la parabola della zizzania: il contadino torna a casa dal campo appena seminato e se ne va felice a dormire per il lavoro svolto senza preoccuparsi che il nemico è sempre in agguato; e questi, la stessa notte, trovando la porta sguarnita, viene e sparge il seme cattivo... C’è il Nemico e se l’uomo non è disattento lo vede, lo riconosce. Ma se l’uomo è disattento si sveglierà un giorno pieno di spavento con il campo infestato di zizzania, di ciò che non ha seminato.


Dove colpisce il nemico?
Nelle esistenze di giovani senza vita e senza scopo. Guarda quanti suicidi, quanta disperazione, quanta droga. Per fortuna Maria ci mette in guardia. Quante sono oggi le famiglie crollate: genitori e figli che vivono separati in casa, che non si parlano; sposi che non vogliono figli, bambini che vengono uccisi ancor prima di nascere. Sembrerebbe che l’egoismo abbia vinto. Ma, per fortuna, Maria ci dice che non è così e indica una via di uscita, ma ha bisogno di noi.

In che senso ha bisogno di noi?
La Madonna viene a Medjugorje per ricordare i valori che abbiamo smesso, che non si praticano più, e ci dà la grazia di poterli riconoscere e vivere. Ce lo dice con messaggi pieni di tenerezza: «Cari figli, voglio dividere la gioia, il mio amore per voi». La Madonna è piena di gioia perché è piena di grazia. E la grazia è un dono. E a Medjugorje milioni di persone hanno effettivamente trovato e testimoniato questo dono, insieme con il dono della preghiera: ed è per questo che Medjugorje non può essere ridotta ad argomento di chiacchiere e di discussione. Non dipende dagli uomini la verità di Medjugorje, non dipende da un parroco, non dipende dal vescovo. Non dipende dalla tua simpatia o dalla tua propaganda Medjugorje, ma piuttosto dalla tua risposta, dalla tua vita. Se nessuno vivesse Medjugorje sulla terra, essa non esisterebbe, ma grazie al Signore ci sono milioni di persone che cercano di vivere bene i messaggi, il digiuno e di pregare di nuovo insieme in famiglia. E ogni settimana aumenta il numero di coloro che rispondono all’invito di fare di più per Dio. Di questi sì ha bisogno la Madonna per i suoi progetti.
Quando san Francesco tornò dalla Verna con le stigmate, i confratelli lo videro piangere: «Ti fanno male?», gli chiesero. «No», rispose, «piango perché l’Amore non è amato». Gesù non è amato: per questo soffriva san Francesco, per questo il Papa è andato a Gerusalemme a pregare, a cercare il perdono dagli avversari di Cristo. Anche nella Chiesa oggi si ama poco Gesù: l’Amore non è amato. San Francesco in punto di morte fu interrogato dai suoi per conoscerne l’ultimo testamento; e lui, nonostante le sofferenze, disse: «Fino a oggi abbiamo fatto poco; cominciamo a darci da fare di più». Questa è la risposta dei santi e del nostro Papa, oggi.
 
Che cosa ho fatto io nei miei venti, quaranta, settanta anni di vita come cristiano? Occorre una nuova evangelizzazione perché il paganesimo è rifiorito proprio a partire da quei Paesi che si dicevano cristiani. Bisogna decidersi per Cristo e amare Lui. Ma sta a noi la scelta. Preoccupiamoci di portare frutto: pensate alla parabola del seminatore e cercate di portare molto frutto. Così cresce la Chiesa, non attraverso Internet o la Tv. Non ci sono nuove conversioni grazie alla Tv cattolica o a Radio Vaticana: questi sono strumenti buoni per i credenti, ma che gli atei rifiutano. La fede dipende dai testimoni. Non mancano le università, le scuole, le emittenti, i libri, i programmi, i giornali religiosi; ma mancano i santi nelle università, nelle scuole, nelle parrocchie, nei giornali, anche in quelli religiosi.
Per questo chi viene a Medjugorje ed è toccato dalla grazia, deve domandarsi: «Chi sono io? Che cosa posso fare per la Madonna?». Quanti sacerdoti sono venuti in questi anni a Medjugorje, e quanti vescovi anche, e hanno fatto poco, e non hanno fatto nulla nelle parrocchie e nelle diocesi. Noi pensiamo: «La Madonna viene, farà Lei». E invece no, perché Lei sempre ripete: «Ho bisogno di voi».

Che cosa dobbiamo fare?
Maria è molto chiara. Come prima cosa vuole la nostra conversione, che lasciamo cadere le lusinghe del male, che ci allontaniamo una volta per tutte dalle sue sorgenti. L’uomo può vincere il peccato solo quando crede e si affida a Dio, quando si lascia guidare come figlio, mano nella mano della mamma. Allo stesso modo del figlio prodigo, che finalmente riconosce la bontà del padre, che finalmente si accorge di quanto lui tratti bene persino i servi e che non gli permetterà più di vivere peggio dei porci, così anche tu torna a casa da Dio tuo Padre.
Ma sappi che satana ti farà da ostacolo perché è forte della sua gelosia. E evidentemente forte: come possiamo capire sempre dai frutti, in questo caso da quelli cattivi, che sono sotto i nostri occhi. Per questo dobbiamo rompere gli indugi, vincere la pigrizia, essere attivi: e pregare, pregare molto. Perché l’uomo che prega non permette che il maligno gli entri in casa, che gli insidi la famiglia. Sono quasi cinquanta ormai i messaggi in cui Maria ci ha invitati a mettere la preghiera al primo posto nelle famiglie. E poi il digiuno. Chi fa digiuno e prega, come ha detto Cristo stesso, è più forte del male: satana trema di fronte all’uomo che prega e pronuncia con fede il nome di Cristo.


La Madonna, proprio nel giorno del Capodanno del 2001, all’alba del nuovo millennio, ha detto a Marija che Satana è come «libero dalle catene»? Che significa?
Ricordati che satana non è onnipotente e che l’uomo unito a Dio e a sua Madre è più potente di lui. Ma questa unione ancora manca, e per questo motivo satana è in qualche modo svincolato, ha libertà di intromettersi fra l’uomo e Dio: per questo occorre rinnovare la preghiera e il digiuno, come Gesù ha insegnato; e per questo, dietro Lui, oggi sua Madre ripete: «Rinnovate la preghiera e il digiuno, con entusiasmo».

Pregare, digiunare, vivere ogni giorno i Sacramenti: se è fatto bene è un programma molto impegnativo...
Impegnativo. La realtà è che noi non siamo capaci più di offrire, di soffrire un po' con Cristo. Uno dei primi giorni la polizia segreta ha fatto irruzione nelle case e strappato dai letti i giovani veggenti. Spaventati, tristi , senza scarpe, feriti, mi ritrovo in canonica i genitori e i fratelli: «Padre, che cosa possiamo fare?». Soltanto pregare. Ma fu difficile perché il tempo passava e i ragazzi non tornavano: mezzogiorno, niente; le cinque, niente. Al tramonto fummo presi da agitazione e a mezzanotte dallo sconforto. Io non riuscivo a trovare una parola di speranza. Finalmente, all’una e mezzo, per primo un ragazzo e poi tutti gli altri cominciammo a sentire un canto lontano. Erano loro: entrarono in canonica pieni di gioia mentre i genitori scoppiavano in lacrime. A quel punto Vicka si fece incontro alla mamma che si chiama Aurelia e disse: «Perché piangi?». Le fu risposto: «Ma non vedi che ora è? E tu domandi perché piango?». Ma la figlia, fattasi seria, aggiunse: «Non soffrire così; se questo è un tempo di prova, mettiamolo a frutto: chiediamoci che cosa possiamo soffrire per la Madonna, se possiamo offrirle quello che ci accade». E poi ripeté con fermezza: «Mamma è importante soffrire qualche cosa per la Madonna». Fu questo l’insegnamento che una ragazzina seppe dare a sua madre e a noi tutti. Di tutte le domande che avrei voluto fare ai veggenti quella sera non ne ricordo una; invece, da vent’ anni mi accompagna sempre più presente un solo interrogativo: Che cosa posso fare oggi per la Madonna, che cosa posso offrire oggi per lei, per Cristo, per la mia Chiesa? lo sono sacerdote: se non sono capace di soffrire niente la mia vita religiosa non vale niente, è falsa. L’abito che porto mi impone questa riflessione. Un sacerdote che non sa offrire un po’ della sua sofferenza crolla.


Lei è sacerdote: nella crisi che attraversa l’umanità anche tanti sacerdoti e religiosi sembrerebbero oggi disorientati. Non a caso la Madonna avrebbe chiesto a Marija di pregare tanto per loro...
L’uomo che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una grande responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun altro. Non lo si può paragonare al maestro che insegna, al catechista che predica, al medico che guarisce; no, perché il sacerdote è sacramento, è segno visibile della grazia. Lui è segno che la Chiesa sta camminando sulla strada giusta, che il Signore non l’ha lasciata sola. Ecco il motivo per cui ogni sacerdote è un grande dono, una grande cosa.
Molti sacerdoti sono disorientati, e così molti religiosi. Dobbiamo levare le mani, congiungerle e chiedere nuove vocazioni. La Chiesa, se vuole avere santi sacerdoti, deve pregare per i sacerdoti; tante vocazioni sacerdotali non sono frutto del caso, ma frutto della preghiera. Guarda Anna nell‘Antico Testamento che, nella vecchiaia, chiede a Dio il dono di un figlio: che cosa fa? Prega. Quando è nato l’ha chiamato Samuele, frutto della preghiera, e Samuele è diventato sacerdote, dono per la Chiesa ricevuto attraverso la preghiera. E a questo punto, però, voglio dirvi che a Riga il seminario è di nuovo pieno, non c’è un letto vuoto. Grazie a Maria che ci ha invitato a chiedere con lei questa grazia.
Desidero ricordare ai sacerdoti il messaggio della Madonna del marzo 2001, in cui ci sprona a «deciderci per la conversione e la santità»: cari sacerdoti, la nostra chiamata è essere santi, tutto il resto è un vuoto inutile, è un correre in tondo, è un vento che si disperde. Essere santi non è solo normale, è del tutto normale, come il frutto sull’albero: è normale dare frutto, è normale darlo buono, è normale che la nostra vita sia fruttuosa per gli altri. Se Dio è santo è inevitabile che ci chiami, allora, a essere santi.
Io voglio osservare il sacerdote al vaglio delle Scritture, attraverso la tradizione cristiana: ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo sacerdote ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e questo avviene ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un santo sacerdote vedi delle comunità ricche di giovani che fondano il loro cammino in una certezza. Gesù ha detto «siete i miei testimoni»: il sacerdote è dono suo, è grazia; non possiamo dimenticarcene o farne a meno. Eppure, oggi, molti sacerdoti sono paventati dalle sfide della cultura contemporanea: si sentono rifiutati e non accettano l’indifferenza. Finiscono per stancarsi, per spegnersi. Trascinano la loro tenda nel deserto e ci si infilano dentro; e la loro voce per le la facoltà dell’ annuncio della Parola, e si svilisce in un grido senza eco e soffrono, e tornano indietro, ma di nuovo non sono accettati. La Chiesa deve accompagnare i sacerdoti, e qui per Chiesa intendo anche i singoli parrocchiani. Il sacerdote è un uomo che, come tale, ha bisogno degli altri; è un uomo che per dare tutto ha bisogno di incontrare la Chiesa, di sentirsene parte, di essere bene accetto; ha bisogno di essere amato, incoraggiato, aiutato con amore, con amicizia, con sostegni spirituali, con preghiere che supportino i suoi progetti. Il sacerdote non può realizzare le idee che riceve attraverso lo Spirito Santo se poi la Chiesa, i parrocchiani gli voltano le spalle, le menti e il cuore. Viviamo — è vero — in un’epoca che mette a dura prova l’identità del sacerdote, ma chi ha a cuore la Chiesa si prenda cura dei sacerdoti. E Maria che ce lo chiede.


Ma Maria stessa a volte è messa in disparte nella Chiesa, magari in nome dell’unità dei cristiani, dell’ecumenismo...
Non esistono errori altrettanto grandi come quelli commessi dagli uomini contro la Madonna e il suo figlio Gesù. Gesù e stato addirittura crocifisso e non a caso è stato definito pietra di scandalo. Ma anche la Madonna ha dovuto sopportare l’ingiustizia. Perfino Giuseppe all’inizio non ha riconosciuto il piano di Dio attraverso di Lei.
Quanti errori: gli anglicani hanno cancellato la Madonna completamente, relegandola alla funzione di un taxi che ha traghettato Gesù sulla terra. Così i Luterani e tutte le ramificazioni delle chiese protestanti che hanno rifiutato la Madonna. Quanti errori e quanti peccati contro di Lei anche oggi, e nella stessa Chiesa, ogni qualvolta la Madre di Gesù viene messa da parte in nome di un falso ecumenismo. Ogni qualvolta si sente dire, in nome di una futuribile e presunta unità dei cristiani: «Lasciamo un po' nell’ ombra la Madonna e saremo più vicini ai nostri fratelli anglicani, e ci riavvicineremo ai fratelli protestanti». Quanti errori.
Ma è Gesù stesso che ci ha indicato Maria. Sulla Croce ha detto «ecco vostra Madre»: appoggiateVi a Lei. Non può che essere Lei, che grazie al suo «sì» è stata nell’Incarnazione ponte tra Dio e gli uomini, a porsi ora nella Chiesa come ponte di conversione tra gli uomini e Dio. Non è forse per questo che appare a Medjugorje? Lasciamo che ci conduca a suo Figlio...
Quanti peccati... Non possiamo farcela senza la Madonna, senza la Madonna non c’è la Chiesa, così come senza l’Eucaristia non c’è la salvezza, non c’è l’alimento di salvezza. Guardate Elisabetta come ha esultato perché ha riconosciuto che era la Madre di Dio, quella donna che veniva a farle visita. La Madre di Dio è venuta a visitarci anche a Medjugorje per insegnarci a purificare la nostra vita dall’egoismo, dall’orgoglio, per riscattarci dalla sterilità. Lei ci vuole capaci di portare frutto e ci dà la grazia per innamorarci del suo «programma», dei suoi messaggi.
In quest’ottica, che non è quella delle polemiche, va inquadrata la dichiarazione pontificia Dominus lesus che è molto importante perché pone rimedio a un errore ormai molto diffuso, quasi legalizzato, che creava grande confusione. I cattolici non devono rinunciare alla pienezza della Rivelazione, e con essa alla loro identità, perché è in essa che risiede la verità. Come potremmo, per esempio, immolare la Madonna sull’altare di un vuoto ecumenismo, se è Lei stessa il nostro tifoso più fedele, l’instancabile sostegno nel nostro cammino verso il Cielo?
Ascoltiamo la Madonna che ci dice «convertitevi, tornate al Padre»: è questa la meta a cui gli uomini devono tendere per un autentico ecumenismo; è solo attraverso una nuova conversione che i fratelli cristiani potranno ritrovare l’unità.

Perché la Chiesa è così provata in questo tempo senza Dio, in cui molto potrebbe fare?
Ma perché è in crisi la famiglia, che è la cellula originaria della società umana a cui il sacerdote si rivolge. Se vacilla la famiglia il sacerdote cade nel buio. Più di ogni cosa la Chiesa ha bisogno di santi sacerdoti e di santi genitori. Dal cuore del prete inizia il rinnovamento del mondo, un nuovo mondo; e dal cuore dei genitori inizia il rinnovamento della famiglia umana, una nuova famiglia.

Una nuova famiglia. La vita di questi veggenti, così straordinaria nel quotidiano, non è illuminante sul senso della chiamata universale alla santità sottolineata dal Concilio?
Ma certo. Dio ci vuole tutti santi e la via da percorrere sta nell’assecondare la sua volontà secondo il proprio stato e i propri talenti. Ma occorre la nostra disponibilità. Se il Signore sarà presente nella nostra vita saremo sempre a posto; ma permettiamogli di entrare come l’aria nei polmoni. Dipende da noi, perché Dio ci rispetta. La Madonna però dice «ho bisogno di voi» e sollecita con materna cura una nostra risposta.
Vogliamo essere degli strumenti nelle mani di Dio? Senza di te Dio non può realizzare ciò che vuole, non perché non è onnipotente, ma perché ti rispetta; senza di te Dio non può salvarti. La Madonna è diventata grande quando ha accettato il disegno che il Padre aveva per lei, i santi sono diventati tali dopo aver detto sì.
Vicka è nota a tutti per aver attraversato malattie molto gravi. La prima volta la stavano portando in ospedale dopo che era caduta in coma e ai medici sembrava in fin di vita. L’autista può raccontare che a un certo punto si è svegliata all’improvviso e ha chiesto di scendere. Di lì a poco le e apparsa la Vergine ma Vicka dopo la visione, per nulla contenta di essere guarita, e ritornata all’auto in lacrime. Più tardi — dimessa subito dall’ospedale — ci spiego che la Madonna in quell’occasione le aveva chiesto se avesse preferito la salute o la Croce avvertendola che se avesse scelto la salute le apparizioni si sarebbero concluse. Vicka, memore delle sue sofferenze e di quelle dei suoi cari, lì per li chiese la salute. La Madonna allora la benedisse e le disse che le sarebbe apparsa dopo quaranta giorni. Ma già durante quel saluto Vicka si pentì della sua scelta e pianse lacrime inconsolabili per tutto quel tempo, perché il desiderio di Maria era più forte di qualsiasi prova o sacrificio che le sarebbe stato chiesto. E così, dopo quaranta giorni, rimise la sua scelta nelle mani della Madonna.
Da allora sappiamo come è andata: Vicka ha sofferto per malattie molto dolorose, per diversi tumori considerati letali, e più volte è stata sul punto di morire, ma al tempo stesso il suo sorriso si è dilatato, e ci sono migliaia di pellegrini e forse molti di più che si sono convertiti grazie proprio a quel sorriso di chi vive la vita dì Dio. È il sorriso di chi sceglie Dio, nonostante la strada della Croce aperta da suo Figlio.
Con questo voglio dire che non può iniziare la tua vita nuova se tu non la scegli; la fede non è opinione, né ideologia, né discussione: la fede è Fiat, è risposta ogni giorno, è pratica, ed è sacrificio, sempre; è rinuncia, è il seme che deve morire, è l’uomo che deve morire a sé stesso e nel corpo, per poi risorgere in Dio.

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