mercoledì 5 gennaio 2022

Come nasce e si sviluppa la fede in noi: partendo dall’ascolto, passando per il vedere, per giungere al toccare - CATECHESI di padre MAX


 In Cristo si realizza il sogno del popolo d’Israele e di ogni persona che cerca Dio: vedere il Suo Volto. “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,7), rivela Gesù all’apostolo Filippo. La fede vera nella sua interezza è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti (cf Rm 10,9). Gesù ce lo chiede espressamente: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me" (Gv 14,1). Apprendiamo da questo appello di Gesù, che nella nostra professione di fede dobbiamo sempre partire dalla fede in Dio, dal Mistero della Santissima Trinità e di conseguenza accogliere con spirito di amorosa e tenera adorazione il dono supremo dell’Incarnazione del Verbo. Sono questi i due misteri principali della fede, misteri di Luce inaccessibile e di eterna Gloria. Non si può credere in Gesù Cristo se non si partecipa al suo Spirito. È lo Spirito Santo infatti che rivela agli uomini chi è Gesù: "nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (1Cor 12,3). Quando san Pietro confessa che Gesù è "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", Gesù gli dice: "Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17). Per credere abbiamo bisogno della grazia e degli aiuti interiori dello Spirito Santo. È però altrettanto vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all'intelligenza dell'uomo far credito a Dio e aderire alle verità da Lui rivelate.

Oltre a ciò, ‘La fede cerca di comprendere’: è proprio della fede che il credente desideri conoscere meglio Colui nel quale ha posto la sua fiducia, e comprendere meglio ciò che Egli ha rivelato. Una conoscenza più penetrante richiederà a sua volta una fede più grande, sempre più ardente d'amore. Cristo è la Parola definitiva di Dio Padre, in Lui il Padre ha detto tutto e pertanto non ci sarà un'altra Rivelazione pubblica. Cristo è il Salvatore di tutto il genere umano. Pietro, pieno di Spirito Santo, lo annuncia: “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12) che il nome di Gesù. Gesù stesso ce lo rivela: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Nella preghiera sacerdotale Gesù ci svela in che cosa consista la salvezza e la vita senza fine dicendo: “Padre …questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). La vita eterna dunque è la conoscenza esperienziale, intima del mistero di Dio, cioè della Santissima Trinità e dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Riceviamo questa vita divina nella grazia del battesimo come seme con il dono della fede. La fede, quindi, è già l'inizio della vita eterna. Ora però, quaggiù sulla terra, "camminiamo nella fede e non ancora in visione" (2Cor 5,7). Vogliamo pertanto esaminare come nasce e si sviluppa la fede in noi: partendo dall’ascolto, passando per il vedere, per giungere al toccare. È necessario tener conto di diversi passaggi indispensabili, affinché Cristo, l’albero della Vita, possa estendere le sue radici nella nostra umanità. L’iniziatore e Artefice supremo è lo Spirito Santo che infonde in noi con la grazia santificante il dono della fede. Affinché questa possa svilupparsi in noi, dall’esterno, abbiamo bisogno che qualcuno in qualche modo ce lo annunci: in questo senso la fede nasce dall’ascolto (cf Rm 10,17). Solitamente sono la mamma, il papà o i nonni, che sussurrano ai loro piccoli le prime preghiere e cantilene nelle loro orecchie. Nella metafora dell’albero di cui abbiamo parlato nelle precedenti catechesi, i genitori, quando adempiano la loro missione di trasmettere la fede, rappresentano i raggi d’amore del sole divino, attraverso i quali veniamo illuminati e riscaldati per poter crescere bene. Sono sempre loro a darci i primi insegnamenti della fede, insegnamenti che vengono poi arricchiti dal catechismo e dalle esperienze che i giovani vivono in parrocchia o in altri centri di fede. Invece, dove Cristo non è ancora conosciuto, Dio suscita gli araldi del Vangelo. Durante il processo di assimilazione, diventa sempre più necessario un altro passaggio fondamentale che fa sì che la fede trasmessa diventi la propria fede. Si tratta di un atto della volontà con il quale si accoglie la fede nel cuore con una adesione personale e in modo tale che la fede della Chiesa diventi la ‘mia’ fede. Dunque l’ascolto che porta alla fede, va inteso non solamente come ascolto con le orecchie ma come un ascolto e un’accoglienza del cuore che sboccia nell’amore. Infatti San Paolo dichiara nella lettera ai Romani “Con il cuore si crede” (Rm 10,10). A questo proposito leggiamo nell’enciclica ‘Lumen fidei’ le seguenti affermazioni chiarificatrici: il cuore “è il luogo dove ci apriamo alla verità e all’amore e lasciamo che ci tocchino e ci trasformino nel profondo. La fede trasforma la persona intera, appunto in quanto essa si apre all’amore”. Papa Benedetto XVI chiarisce in modo maestrale il nesso tra verità e amore, che fa nascere nel nostro cuore la fede viva e vera. Tale comprensione ci libera una volta per tutte dalla tentazione dello ‘Gnosticismo’, cioè dal tentativo, sempre di nuovo presente nella storia, di fare della fede un mero accumulo di dottrine che magari danno qualche segreta conoscenza e potere. Le parole del Santo Padre prese dall’enciclica, sono veramente illuminanti. Egli ci insegna che: “La fede conosce in quanto è legata all’amore, in quanto l’amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà”. Con queste sue parole il Papa unifica la fede con la virtù della carità e manifesta il nesso intrinseco delle virtù teologali. Per di più dichiara che esiste una conoscenza che nasce dall’esperienza di essere amati. La fede, che inizialmente poteva essere semplicemente una conoscenza di certe verità rivelate, nasce come fede viva nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. A Medjugorje la Madonna lo ribadisce dicendo: “L’amore è un tratto distintivo della vera fede” (02.07.2015). Più avanti al numero 31, in un passaggio particolarmente significativo, il Papa illustrando che la fede per sua natura tende ad un’esperienza profonda e reale attraverso l’incontro dei cuori, scrive: “La luce dell’amore, infatti, nasce quando siamo toccati nel cuore, ricevendo così in noi la presenza interiore dell’amato, che ci permette di riconoscere il suo mistero. Capiamo allora perché, insieme all’ascoltare e al vedere, la fede è, per san Giovanni, un toccare, come afferma nella sua prima Lettera: «Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto […] e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…» (1 Gv 1,1). Con la sua Incarnazione, con la sua venuta tra noi, Gesù ci ha toccato e, attraverso i Sacramenti, anche oggi ci tocca; in questo modo, trasformando il nostro cuore, ci ha permesso e ci permette di riconoscerlo e di confessarlo come Figlio di Dio. Con la fede, noi possiamo toccarlo, e ricevere la potenza della sua grazia”. A Medjugorje la Gospa ribadisce queste parole con un messaggio meraviglioso: “Desidero che comprendiate che qui non voglio soltanto realizzare un luogo di preghiera, ma anche l’incontro dei cuori. Desidero che il mio cuore, il cuore di Gesù, e il vostro cuore si fondano in un unico cuore di amore e di pace” (25.07.1999). E pertanto, papa Benedetto arriva alla conclusione che: “Nella fede, Cristo non è soltanto Colui in cui crediamo, la manifestazione massima dell’amore di Dio, ma anche Colui al quale ci uniamo per poter credere. La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere. In altre parole, il papa attesta che la fede ci fa guardare tutte le cose dal punto di vista di Dio, con gli stessi occhi di Gesù. Ed esemplificando continua: “In tanti ambiti della vita ci affidiamo ad altre persone che conoscono le cose meglio di noi. Abbiamo fiducia nell’architetto che costruisce la nostra casa, nel farmacista che ci offre il medicamento per la guarigione, nell’avvocato che ci difende in tribunale. Abbiamo anche bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio. Gesù, suo Figlio, si presenta come Colui che ci spiega Dio” (cf Gv 1,18). Infine il Papa ci chiarisce al punto 21 dell’Enciclica: “Possiamo così capire la novità alla quale la fede ci porta. Il credente è trasformato dall’Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. San Paolo può affermare: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20), ed esortare: «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori» (Ef 3,17). Nella fede, l’"io" del credente si espande per essere abitato da un Altro, per vivere in un Altro, e così la sua vita si allarga nell’Amore. Qui si situa l’azione propria dello Spirito Santo. Il cristiano può avere gli occhi di Gesù, i suoi sentimenti, la sua disposizione filiale, perché viene reso partecipe del suo Amore, che è lo Spirito. È in questo Amore che si riceve in qualche modo la visione propria di Gesù. Fuori da questa conformazione nell’Amore, fuori della presenza dello Spirito che lo infonde nei nostri cuori (cf Rm 5,5), è impossibile confessare Gesù come Signore (cf 1 Cor 12,3)”. Possiamo trovare sintetizzate queste parole così preziose del Santo Padre nella similitudine nel Vangelo di Giovanni dei tralci e della vite. Gesù, la vera vite, tramite la fede ci unisce a sé, e noi partecipiamo al Suo Essere divino, ci troviamo innestati in Lui, e con la linfa che è lo Spirito Santo, infonde in noi il Suo Amore. Reso partecipe del Suo Amore possiamo avere gli occhi di Gesù, i suoi sentimenti, la sua disposizione filiale, e Gesù attraverso di noi può vivere di nuovo sulla terra e continuare nel tempo, l’opera della redenzione di tutta l’umanità per mezzo del Suo corpo la Chiesa, che siamo noi.

Oggi abbiamo meditato la pienezza della fede nella venuta di Cristo Redentore e abbiamo visto come Gesù ci chiami ad una relazione intima, che, attraverso l’ascolto e il vedere con occhi nuovi, conduce all’unione dei cuori.

La prossima volta vedremo la battaglia spirituale della fede e come la Madonna nei suoi messaggi ci educhi alla fede viva. 
 
PADRE MAX 



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