mercoledì 15 gennaio 2020

Il pellegrinaggio a Medjugorje ricco di “segni” che ha fatto compiere un salto di qualità nella loro fede


22/08/2019  I due scrittori, marito e moglie, autori di bestseller ambientati nel passato, raccontano il pellegrinaggio ricco di “segni” che ha fatto compiere un salto di qualità nella loro fede


Ci accolgono nel loro studio, una romantica soffitta di Vienna colma di libri con vista mozzafiato sulla città, una vera e propria polveriera dove le idee deagrano alla luce della storia, protagonista indiscussa dei loro romanzi (11 in tutto, tradotti in 26 lingue e 60 paesi). Molto più di una coppia nella vita e nel lavoro, Rita Monaldi e Francesco Sorti sono i custodi di verità sconosciute ai più sulla vita di personalità del passato realmente esistite. Con la saga dedicata ad Atto Melani, diplomatico e spia al servizio del Regno di Francia, hanno scalato le classifiche internazionali e nel 2017 sono stati candidati al Premio Strega con Morte come me, dedicato a Curzio Malaparte. Personaggi vividi e circostanze avvincenti sono gli ingredienti del loro successo e il frutto di un’appassionata e appassionante ricerca negli archivi storici che ha portato anche a interessanti scoperte. Per una curiosa coincidenza con le loro opere, Rita e Francesco sono testimoni di un’altra scoperta altrettanto importante: la fede. Dopo un viaggio a Medjugorje avvenuto anni fa, la presenza di Maria scandisce ogni istante della loro vita.
A quando risale il vostro primo viaggio a Medjugorje?
Francesco: «Al 2011. Un amico gesuita ci ripeteva che nella nostra vita mancavano i pellegrinaggi mariani: non ne avevamo mai fatto uno insieme. Rita solo da piccola, con i genitori. Io neppure quelli, venendo da una famiglia laica (Francesco è stato ha battezzato da sua nonna di nascosto, ndr). Fu così che, alla fine, ci decidemmo. Il primo pensiero fu di andare al santuario austriaco di Mariazell, tra i monti della Stiria».
Rita: «Mia madre però, devota della Madonna di Lourdes, insisteva che andassimo là. Così, ci siamo decisi a cercare viaggi da Vienna in occasione delle vacanze scolastiche di Pentecoste dei nostri due gli. Tuttavia abbiamo trovato solo viaggi per Medjugorje. Francesco non l’aveva mai sentita nominare. Io vagamente, come uno dei tanti luoghi di apparizioni mariane. Ma non essendosi ancora espressa la Chiesa, quel poco che ne avevo udito non era neppure scevro di diffidenza. Di fronte allo strano fenomeno che, come risultati della nostra ricerca internet “Pellegrinaggi da Vienna a Lourdes”, uscivano solo pellegrinaggi a Medjugorje, lo abbiamo preso come un segnale e abbiamo prenotato».
Quali sentimenti hanno accompagnato il vostro viaggio verso la meta?
Rita: «Possiamo dire di essere arrivati ancora prima di partire. Infatti, già l’inizio del viaggio è stato singolare. Il tassista che doveva portarci alla stazione del bus, un giovane padre di famiglia bosniaco di religione islamica, non conosceva la fermata, e anche noi sapevamo solo che si trovava nei pressi della stazione ferroviaria. Una volta arrivati, ci si avvicina un’anziana signora, povera e malmessa, molto triste, con un carrello pieno di bagagli e un foglietto in mano. Ci chiede di fare una telefonata per lei, dato che non ha un cellulare: ha perso il bus per Medjugorje e vuole rintracciare il conducente!».
Francesco: «In mezzo a quella marea umana, la signora era venuta proprio da noi. I nostri gli saltellavano dallo stupore. Telefoniamo subito e il tassista si accorda con l’autista del bus: ci avrebbero atteso a una stazione di servizio dell’autostrada, ma dovevamo sbrigarci! Carichiamo anche la signora e durante il viaggio il tassista non fa altro che parlare di questo miracolo e vuole sapere tutto di Medjugorje. Inizia a tessere le lodi della Madonna, dicendo che nel Corano è ricordata molte volte come madre di Gesù, che lei ha partorito in modo miracoloso. In quei giorni stavamo terminando di scrivere il nostro settimo libro, Mysterium, e, a ricordo di questo episodio straordinario, inserimmo nei dialoghi di uno dei personaggi proprio una digressione su Maria nel Corano. E ci stava a pennello, dato che l’ambientazione era su una nave attaccata nel 1646 nel mare della Toscana dai pirati musulmani».
Cosa vi ha lasciato questa esperienza?
Rita: «Il primo insegnamento è stata la tolleranza. Le nostre compagne di viaggio erano per lo più donne anziane, piene di di storie personali e famigliari dolorose e di acciacchi anche molto seri, ma sempre col sorriso sulle labbra. Un miracolo grande, anche più dei fenomeni che chiunque frequenti Medjugorje ben conosce, ad esempio la danza del sole – che si fa bianco e rosa, e può essere guardato senza fastidi – come a Fatima e alle Tre Fontane».
Come vivete il messaggio della Madonna nella quotidianità?
Francesco: «Da allora la nostra vita è cambiata. Siamo tornati a Medjugorje ben sette volte e, ogni volta di più, tornando a casa, sentiamo che Maria viene con noi. Perfino in famiglia, che non è altro che una Chiesa domestica, e come tale appartiene solo a Dio. Il messaggio della nostra Mamma è molto chiaro e i suoi insegnamenti non lasciano spazio a compromessi: agire per il bene del prossimo nel modo più e„cace e divino, cioè pregando per le intenzioni di Maria e o‘rendo a lei ogni dispiacere, dolore, contrattempo, negatività, per andare ad arricchire il tesoro della Chiesa, che Maria distribuisce poi come Lei sa. Non c’è carità più grande!». Rita: «Altro insegnamento è il perdono: se subiamo un torto, lottiamo affinché chi lo ha commesso non lo ripeta più, altrimenti saremmo responsabili del male che farà alla sua prossima vittima. Ma al contempo o‘riamo a Maria le sofferenze per la conversione di quel peccatore, sperando che anche le persone a cui un giorno dovessimo nuocere noi (speriamo mai!) preghino ugualmente per noi e ci perdonino. E per combattere le tre fonti di male dell’uomo – ossia, anzitutto, se stessi, poi il mondo e, come terzo, il demonio – la Madonna propone le famose cinque pietre: il digiuno a pane e acqua due giorni a settimana, il Rosario completo quotidiano, una lettura giornaliera dalla Bibbia, la Confessione almeno mensile, la Messa quotidiana».
E riuscite a conciliare questi propositi con i vostri impegni?
Francesco: «Possiamo testimoniare che, pur con le inevitabili aggiustature legate alle contingenze della vita, ce la si può fare! Idem per il Rosario quotidiano completo. Per la Messa quotidiana, abbiamo avuto la grazia di avere una chiesetta con Messe serali proprio di fronte a casa. Ma qualche anno fa hanno ridotto le celebrazioni a solo due volte alla settimana. E così è avvenuto in tutto il decanato di zona. Allora ci siamo comprati tutti il monopattino e, nché non c’è neve o ghiaccio, sfrecciamo al tram per raggiungere l’unica chiesa che ha ancora Messe quotidiane. Quello che di certo non riusciremmo mai a fare, e neppure ci proviamo, è andare alla Messa delle 6 o 7 del mattino! Passeremmo il resto della giornata a ciondolare sbadigliando in stato confusionale davanti al prossimo libro da scrivere!».

 Fonte: Famiglia Cristiana

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