lunedì 6 gennaio 2020

Festa dell' EPIFANIA o della Befana ? Ecco la spiegazione


 Oggi è il giorno dell’Epifania. “Che parolona difficile!” direte voi. E’ una parola che deriva dal greco e che significa “manifestazione” è la aprima volta in cui  Gesù manifesta a tutti il suo amore per noi.

  Questi “re” venuti dall’Oriente  rappresentano tutti i popoli della terra che vengono ad adorare Gesù. 

  Avete messo stamattina le statuine dei Magi nel presepio davanti a Gesù? E’ una cosa importantissima da fare, perché è come mettere davanti a Lui, sotto la sua protezione, ogni persona. In quelle statuine ci siamo perciò anche noi, i nostri cari e anche tutti quelli che non conosciamo, vicini e lontani: tutto il mondo riunito per adorare Gesù.

Nella liturgia cristiana è la festa in cui Dio, nel Bambino Gesù, si manifesta a tutti i popoli. Il dono della mirra allude alla Passione, quello dell'oro alla regalità e l'incenso alla divinità di Cristo.

 

 EPIFANIA O BEFANA: SEI CRISTIANO O PAGANO?

 

Il nome Epifania deriva dal greco antico e significa “manifestazione”; la parola befana è la corruzione o storpiatura lessicale di Epifania, attraverso bifanìa e befanìa. 
Basta cambiare la p in b, e la parola è trasformata: può cambiare anche di significato. Come potete benissimo notare, dire oggi epifania e dire befana non è la stessa cosa. Befana richiama qualcosa di profano, Epifania richiama qualcosa di Sacro. Ed è su questa distinzione di significati, pur originati dalla stessa parola “Epifania”, che la festa ha avuto nel recente passato una strana storia di soppressione prima, e di ripristino poi. La festa dell'Epifania era stata trasferita alla domenica successiva nel 1977, poi è stata ripristinata al 6 gennaio nel 1986. Ma ecco il grottesco: è stata ripristinata come festa laica della befana. 
Allo Stato non interessava la festività religiosa. Questo già dice tutto; lo Stato fa di tutto per “laicizzare” le feste religiose. 
Se la parola Epifania significa, dunque, “manifestazione”, allora capiamo l’intenzione originaria della Chiesa che non consisteva nell’evidenziare un episodio, quello dei Magi, ma nell’andare oltre, tanto è vero che, originariamente, in questa festività si ricordavano altri eventi in cui Dio ha manifestato la sua gloria, ad esempio il battesimo di Gesù e il miracolo di Cana con la trasformazione dell’acqua in vino. In altre parole: il racconto dei magi ci narra un fatto veramente avvenuto,dall’evangelista Matteo.

Noi invece, attraverso la menzogna, la vanità ed il vizio, abbiamo trasformato questo dono immenso e Sacro, in un qualcosa che sa di stregoneria, di commerciale e di brutto (befana appunto). 

PER QUANTO ANCORA CI LASCEREMO FREGARE NOI CRISTIANI ?(ma lo siamo realmente?)

 

Vediamo allora di capire chi sono questi tre personaggi così importanti! Sono degli uomini sapienti che hanno un grande desiderio di conoscere, sono studiosi, sono dei saggi; sono soprattutto degli astronomi che studiano a fondo gli astri e cercano di leggere i segni che il cielo manda. Nel Vangelo non c’è scritto quanti sono, ma la tradizione ci parla di tre Magi, probabilmente per il fatto che i doni portati a Gesù sono stati tre. Non sono certo dei “maghi” nel senso in cui noi intendiamo la parola! Noi li conosciamo con delle fisionomie ben precise: sono infatti uno diverso dall’altro, per faci capire che rappresentano le persone di ogni parte del mondo. 

La Befana e la sua storia

La Befana è una figura folcloristica famosa in Italia ma meno conosciuta nel resto del mondo e il suo nome è una corruzione lessicale di “Epifania”. La sua origine sembra legata ad antichissimi riti propiziatori – connessi ai cicli stagionali dell’agricoltura – che celebravano la morte della natura e la sua successiva rinascita.
I Romani credevano che, in tali occasioni, delle figure femminili volassero sui campi per propiziare la fertilità dei futuri raccolti e sembra derivare da qui il mito della figura femminile benefica che si sposta volando e che regala qualcosa di propiziatorio per il futuro (in origine la fertilità dei campi, in seguito i dolci).

L’aspetto della Befana

L’aspetto da vecchia sarebbe una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio, mentre la scopa sarebbe simbolo della purificazione in previsione della rinascita della natura e dell’inizio di una nuova stagione. Il carbone ricorderebbe infine i falò con cui un tempo (e ancora oggi in alcune zone d’Italia ma non solo) si bruciava qualcosa di vecchio come segno propiziatorio per il futuro. Nel corso dei secoli, su questa figura sono nate moltissime leggende, ma in tutte la Befana si presenta come una donna vecchia e brutta ma buona e generosa.

Cosa c'entra la Befana con il giorno dei Magi? Qual è il legame tra la vecchia che porta i doni ai più piccoli e i misteriosi re (che re non erano, ma forse astrologi, e non erano nemmeno tre) che offrirono a Gesù Bambino oro, incenso e mirra? Nel libro Storia e leggende di Babbo Natale e della Befana (Newton Compton) gli autori Claudio Corvino ed Erberto Petoia riportano una leggenda secondo la quale i Magi, diretti a Betlemme con i doni, non riuscendo a trovare la strada chiesero informazioni a un'anziana. La quale, nonostante le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al Bambino, restò ferma. Salvo poi dopo pentirsi della sua riluttanza. Per questo preparò un cesto di dolci, uscì e cercò i re. Ma non li trovò. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù.
Da allora porta regali a tutti i piccoli. Ecco quindi che “epifania”, parola greca che significa “manifestazione divina, apparizione” (quella di Cristo Signore a tutti i popoli in questo caso) si è guastato ed è diventato befana.

La festa fu abolita dal calendario civile nel 1978 e ripristinata nel 1985

In Italia è comunque una festa molto popolare e sentita, dà luogo a diverse manifestazioni e tradizioni, dai pranzi e i doni offerti per i più poveri a quella, squisitamente religiosa, specie al Sud, del bacio del Bambinello nei presepi viventi allestiti per Natale. Fino al corteo dei Magi e le sagre di paese. Nel 1978 il governo Andreotti la abolì, ma poi fu reintrodotta nel calendario religioso e civile dal 1985.
È il Vangelo di Matteo a narrare l'episodio della visita dei Magi a Gesù Bambino i quali da Oriente giungono a Gerusalemme e chiedono “Dov’ è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Il significato è teologico: i Magi simboleggiano gli stranieri e i pagani che riconoscono la venuta del vero Dio. Originariamente, si pensa comunque che i personaggi non sono tre e non sono Re. La provenienza da Oriente fa pensare alla Persia, perché «magio» è un vocabolo di questa terra ma dall'etimologia un po' oscura. Indica comunque una tribù originaria dell'Iran occidentale nel cui ambito erano scelti i sacerdoti che aderiranno alla riforma di Zoroastro.

 

Le interpretazioni dei Padri della Chiesa

Leggende e interpretazioni si sprecano. I Padri della Chiesa ne hanno date diverse. Tertulliano, nel II secolo, concede ai Magi la qualifica di Re; nello stesso periodo Sant'Ireneo spiega il significato dei tre doni: la mirra è l'olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura e allude alla Passione di Cristo, l'oro è simbolo di regalità, l'incenso è riservato a Dio. Nel XII secolo, invece, Bernardo di Chiaravalle spiegherà che l'oro era per alleviare la povertà della Vergine, l'incenso per disinfettare la stalla di Betlemme e la mirra come un vermifugo. Lutero, quattro secoli dopo, li associa a fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.
Un'altra leggenda armena vuole che i Re Magi fossero fratelli e riferisce i loro nomi: Melkon, che regnava sui Persiani; Baldassarre, il secondo, sugli indiani; Gaspare, il terzo, possedeva il paese degli Arabi.

I Magi simbolo di chi è in ricerca di Dio

Al di là delle leggende, sterminate, la Chiesa li ha sempre considerati come simbolo dell'uomo che si mette alla ricerca di Dio: «Essi», ha detto Benedetto XVI nell'omelia della solennità dell'Epifania del 2011, «erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’ uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».

Le reliquie dei Magi tra Milano e Colonia

Nel 614 la Palestina fu occupata dai Persiani guidati da Re Cosroe II e distrussero quasi tutte le chiese cristiane, risparmiando la Basilica della Natività di Betlemme perché sulla facciata vi era un mosaico raffigurante i Magi vestiti con l’ abito tradizionale persiano. Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270: «In Persia è la città ch’ è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’ andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’ uno ebbe nome Beltasar, l’ altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente» (Il Milione, cap. 30). Nel 1162 l’ imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’ Eustorgio a Milano, dove erano state portate le salme dei Magi (alle quali era giunta, secondo la Tradizione, sant’ Elena) e se ne impossessò. Nel 1164 l’ arcicancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, le sottrasse e passando in Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, le traslò nella cattedrale della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate. Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie: il 3 gennaio del 1904, l’ Arcivescovo Ferrari fece collocare in Sant’ Eustorgio alcuni frammenti ossei in un’ urna di bronzo con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum».

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