martedì 30 luglio 2019

Cos'è la "zizzania" -Nel Vangelo la zizzania viene usata come metafora....


La zizzania , anche detta “loglio cattivo”, è una pianta erbacea simile al frumento, che nasce nei campi coltivati, confondendosi fra i cereali. Nuoce ai vegetali che crescono nel terreno circostante, danneggiando le coltivazioni agricole (produce una farina tossica). È ciò che comunemente viene definita una “erbaccia”, con fiori a spiga con chicco rosso, ovvero una pianta senza alcuna utilità. Da qui l’espressione “seminare” o “mettere zizzania”, che significa creare, subdolamente e con malignità, ostilità fra le persone.

L'eliminazione della zizzania dai campi di cereali è resa difficoltosa dal fatto che le sue cariossidi sono simili a quelle del frumento.

Parabola della zizzania
Nel Vangelo la zizzania viene usata come metafora del maligno in quella che è, appunto, nota come “parabola della zizzania”. La parabola racconta di un “nemico” che seminò della zizzania nel campo di un uomo, il quale aveva cosparso il suo terreno di “seme buono” di frumento. L’uomo lasciò crescere la zizzania ma, al tempo della raccolta, ordinò ai mietitori di estirparla e di bruciarla, portando solo il frumento nel suo granaio. Il frumento serve a rappresentare i figli del Regno di Dio, la zizzania i figli del male. Il nemico che l’ha seminata è il diavolo, e la mietitura la fine del mondo.


 «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo”. Dovrebbe bastarci questa spiegazione di Gesù per farci fare una domanda importantissima: chi siamo noi? Seme buono o zizzania? Da questa risposta sapremo anche di chi siamo davvero figli: se di Dio o del diavolo. È Gesù stesso che ci dice come fare a dedurre la qualità di qualcosa: “l’albero lo si riconosce dai frutti”. Allora se noi siamo causa di divisione, di discordia, di malessere, di angoscia, di malaffare, di inganno, di maldicenza, è facile capire che noi siamo nel mondo come zizzania, e consideriamo nostro padre il diavolo. E serve a poco dire “non è così!”, perché sono i fatti a darci ragione o torto. Ma è anche vero che delle volte noi portiamo divisione, discordia e infelicità perché la maggior parte di queste cose ce le abbiamo dentro. È infatti nel cuore dell’uomo che si decide l’appartenenza. Tutta la nostra vita è decidere da quale parte stare, chi considerare padre, cosa voler essere. Non abbiamo tutto il tempo, ma abbiamo solo il tempo di questa vita. Poi verrà la fine, e saremo giudicati da ciò che avremmo fatto: “Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”. Dobbiamo convincerci del fatto che sono le piccole decisioni di ogni giorno che decideranno del nostro destino finale. Scegliere di essere sale e luce, è diverso dallo scegliere di essere aceto e buio. Ma tutto quello che vogliamo portare fuori di noi dobbiamo coltivarlo dentro di noi. Chi porta discordia è diviso dentro. Ed è dentro che deve guarire.
(Mt 13,36-43)

 Luigi Maria Epicoco

L GRANELLINO🌱
(Mt 13,36-43)

Raramente i mass media diffondono e seminano buone notizie. I telegiornali sono seminatori di cattive notizie. Si capisce bene che i proprietari delle reti televisive sono persone senza fede e speranza cristiana.
Nella vita di ogni giorno ci sono tante belle notizie da trasmettere, ma si vede che i direttori dei telelegiornali vogliono che i giornalisti vadano a scovare le brutte notizie per riempire la pagina della cronaca nera. Menomale che Tv2000, insieme al giornale AVVENIRE, seminano quello che di bello e di buono avviene nel mondo. Non c'è solo cattiveria o malvagità nel mondo, ma anche bontà e santità.
Il Signore Gesù ci esorta ad essere seminatori e diffusori di pace, amore e gioia dove viviamo e operiamo. Il gusto di andare a diffondere il male che accade di vedere è satanico, è doppiamente satanico diffondere calunnie per screditare il prossimo. Chi diffonde il falso e la menzogna è figlio di Satana, il signore della menzogna.
Chi ha il potere dei social ha una grande responsabilità. Se il Signore permette che tu venga a conoscenza del male che fa il prossimo, non divulgarlo, ma, dopo aver pregato per la sua conversione, correggilo privatamente. Se qualcuno ti induce a sparlare di lui, racconta tutto il bene che sai di lui.
Il Cristiano non è seminatore di zizzania. Quando proprio non hai niente di buono da raccontare circa una persona, rimani in silenzio. Il Cristiano è figlio della luce e, per questo, è chiamato a diffondere solo raggi di bellezza, di bontà e pace. Gli operatori di pace sono chiamati figli di Dio.
Grida dai tetti quello che di bello e di buono sai e copri con un manto di misericordia le debolezze degli uomini. Non dimenticare quello che insegna Gesù: "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia presso Dio". Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)



 Nella Chiesa c’è una malattia: quella di seminare divisione e zizzania. I cristiani, invece, sono chiamati a pacificare e riconciliare, coma ha fatto Gesù.
 “La pace è opera di Gesù”  di quel suo “abbassarsi per obbedire fino alla morte e morte di Croce". “E quando noi parliamo di pace o di riconciliazione, piccole paci, piccole riconciliazioni, dobbiamo pensare alla grande pace e alla grande riconciliazione” che “ha fatto Gesù. Senza di Lui non è possibile la pace. Senza di Lui non è possibile la riconciliazione”. “Il compito nostro” in mezzo alle “notizie di guerre, di odio, anche nelle famiglie” – è essere “uomini e donne di pace, uomini e donne di riconciliazione”:
“E ci farà bene domandarci: ‘Io semino pace? Per esempio, con la mia lingua, semino pace o semino zizzania?’. Quante volte abbiamo sentito dire di una persona: ‘Ma ha una lingua di serpente!’, perché sempre fa quello che ha fatto il serpente con Adamo ed Eva, ha distrutto la pace. E questo è un male, questa è una malattia nella nostra Chiesa: seminare la divisione, seminare l’odio, seminare non la pace. Ma questa è una domanda che tutti i giorni fa bene che noi ce la facciamo: ‘Io oggi ho seminato pace o ho seminato zizzania?’. ‘Ma, alle volte, si devono dire le cose perché quello e quella…’: con questo atteggiamento cosa semini tu?”.
Chi porta pace è santo, chi "chiacchiera" è come un terrorista I cristiani, dunque, sono chiamati ad essere come Gesù, che “è venuto da noi per pacificare, per riconciliare”:
 “Se una persona, durante la sua vita, non fa altra cosa che riconciliare e pacificare la si può canonizzare: quella persona è santa. Ma dobbiamo crescere in questo, dobbiamo convertirci: mai una parola che sia per dividere, mai, mai una parola che porti guerra, piccole guerre, mai le chiacchiere. Io penso: cosa sono le chiacchiere? Eh, niente, dire una parolina contro un altro o dire una storia: ‘Questo ha fatto…’. No! Fare chiacchiere è terrorismo perché quello che chiacchiera è come un terrorista che butta la bomba e se ne va, distrugge: con la lingua distrugge, non fa la pace. Ma è furbo, eh? Non è un terrorista suicida, no, no, lui si custodisce bene”.
Mordersi la lingua Papa Francesco ripete una piccola esortazione:
“Ogni volta che mi viene in bocca di dire una cosa che è seminare zizzania e divisione e sparlare di un altro… Mordersi la lingua! Io vi assicuro, eh? Che se voi fate questo esercizio di mordersi la lingua invece di seminare zizzania, i primi tempi si gonfierà così la lingua, ferita, perché il diavolo ci aiuta a questo perché è il suo lavoro, è il suo mestiere: dividere”.
Quindi, la preghiera finale: “Signore tu hai dato la tua vita, dammi la grazia di pacificare, di riconciliare. Tu hai versato il tuo sangue, ma che non mi importi che si gonfi un po’ la lingua se mi mordo prima di sparlare di altri”. 
  LA TENTAZIONE CRESCE CONTAGIA E SI GIUSTIFICA....
La tentazione si manifesta come un'innocua attrattiva e finisce per trasformarsi in una gabbia, della quale spesso più che cercare scampo si tenta di minimizzarne la schiavitù, sordi alla Parola di Dio. La verità è che non è mai Dio a tentare l’uomo, bensì le sue passioni. La sequenza è quella prodotta dalle passioni stesse le quali, dice l'Apostolo, “concepiscono e generano il peccato. E il peccato, una volta commesso, produce la morte”:

“La tentazione, da dove viene? Come agisce dentro di noi? L’apostolo ci dice che non viene da Dio, ma dalle nostre passioni, dalle nostre debolezze interiori, dalle ferite che ha lasciato in noi il peccato originale: da lì vengono, le tentazioni, da queste passioni. E’ curioso, la tentazione ha tre caratteristiche: cresce, contagia e si giustifica. Cresce: incomincia con un’aria tranquilla, e cresce… Lo stesso Gesù diceva questo, quando ha parlato della parabola del grano e della zizzania: il grano cresceva, ma anche la zizzania seminata dal nemico. E la tentazione cresce: cresce, cresce… E se uno non la ferma, occupa tutto”.

Inoltre,  la tentazione “cerca un altro per farsi compagnia, contagia” e “in questo crescere e contagiare, la tentazione ci chiude in un ambiente da dove non si può uscire con facilità”. È l’esperienza degli Apostoli narrata nel Vangelo del giorno, che vede i Dodici incolparsi a vicenda sotto gli occhi del Maestro per non aver portato del pane a bordo della barca. Gesù, ricorda il Papa, forse sorridendo a quel bisticcio, li invita a guardarsi “dal lievito dei farisei, di Erode”. Ma gli Apostoli per un po’ insistono, senza ascoltarLo, “tanto chiusi nel problema di chi avesse la colpa di non aver portato il pane, che non avevano spazio, non avevano tempo, non avevano luce per la Parola di Dio”:

“E così, quando noi siamo in tentazione, non sentiamo la Parola di Dio: non sentiamo. Non capiamo. E Gesù ha dovuto ricordare la moltiplicazione dei pani per farli uscire da quell’ambiente, perché la tentazione ci chiude, ci toglie ogni capacità di lungimiranza, ci chiude ogni orizzonte, e così ci porta al peccato. Quando noi siamo in tentazione, soltanto la Parola di Dio, la Parola di Gesù ci salva. Sentire quella Parola che ci apre l’orizzonte… Lui sempre è disposto a insegnarci come uscire dalla tentazione. E Gesù è grande perché non solo ci fa uscire dalla tentazione, ma ci da più fiducia”.

Questa fiducia, afferma il Papa, è “una forza grande, quando siamo in tentazione: il Signore ci aspetta”, “si fida di noi così tentati, peccatori”, “apre sempre orizzonti”. Viceversa, ripete Papa Francesco, il diavolo con “la tentazione, chiude, chiude, chiude” e fa “crescere” un ambiente simile alla barca degli Apostoli. E non lasciarsi “imprigionare” da questo tipo di ambiente, conclude, è possibile soltanto “quando si ascolta la Parola di Gesù”:

“Chiediamo al Signore che sempre, come ha fatto con i discepoli, con la sua pazienza, quando siamo in tentazione ci dica: ‘Fermati, stai tranquillo. Ricordati cosa ho fatto con te in quel momento, in quel tempo: ricordati. Alza gli occhi, guarda l’orizzonte, non chiudere, non chiuderti, vai avanti’. E questa Parola ci salverà dal cadere in peccato nel momento della tentazione”.

 Papa Francesco

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