lunedì 27 maggio 2019

Trovo sul tavolo un biglietto aereo per il pellegrinaggio a Medugorje: “io mi trasferisco”.

Sono circa due anni che sento di dover andare a Medugorje, ma non so nemmeno io il motivo…il mio rapporto con la fede e’ abbastanza inesistente, prego solo quando ho bisogno di qualcosa e sento di dovermi aggrappare ad una speranza. Non so cosa significhi recitare un rosario e come si fa’, la domenica non vado a messa perche dopo le scorribande notturne ho bisogno di riposare, ho avversità verso i sacerdoti e la chiesa e sono sempre in prima linea quando li si deve criticare.
Ho 30 anni, vivo a Roma, sono un consulente del lavoro, e conduco una vita apparentemente normale ma immersa nel peccato, nei vizi. Ringraziando il buon Dio a me e alla mia famiglia non  è mai mancato nulla, ma ultimamente un senso di vuoto e di angoscia mi accompagna durante tutta la notte. L’unica soluzione che apparentemente mi da sollievo è il continuare a perseverare nelle mie povertà’ d’animo, ma finita quell’enfasi momentanea tutto ritorna a diventare sempre più cupo e insopportabile.


 Una sera di meta’ luglio vado a cena dai miei, e mia madre mi chiede se voglio andare a Medugorje e si accerta che non le faccio sprecare i soldi del viaggio. Io declino con rammarico l’offerta, per me non è un problema di soldi ma di impegni, viene prima il mio lavoro poi tutto il resto, Medugorje può aspettare fino  alla prossima estate.
Cinque giorni dopo rientro a casa e trovo sul tavolo della mia cucina una busta, la apro e dentro c’è un biglietto aereo a mio nome con allegato il programma del pellegrinaggio a Medugorje.
Chiamo mia madre e la ringrazio, ed avverto i miei amici che per ferragosto non ci sarò …vado a Medugorje.
Inutile parlare delle facce scettiche e dell’incredulità di quest’ultimi, il mio viaggio diventa motivo di risate fino a quando capiscono che parto e non è una delle mie solite burle.
Il 12 agosto 2013 si parte senza capire il motivo, senza saper dove sto andando, senza una minima idea di quello che posso trovare in loco.
Il viaggio comincia male, nel trasferimento da Spalato per Medugorje qualcuno propone di pregare…il mio primo ed unico pensiero “come sono sceso dall’aereo, ci risalgo e torno a Roma”.
Fortunatamente arriviamo in serata, c’e’ solo tempo di cenare e di andare a dormire.


Il giorno dopo si sale sul podbrdo, tra la difficoltà e la vergogna di pregare, arrivo alla meta’, ed eccomi davanti alla madre celeste. Mai provato una pace interiore cosi grande…
Ma forse questo non è tutto, non per il momento. Qualcosa dentro comincia a cambiare.
Il giorno 14 via crucis sul krizevac, arrivo davanti alla croce e li si scatena il pianto…un pianto di bambino, un pianto liberatorio, proprio come il primo pianto di un neonato che gli permette di spalancare i polmoni e di cominciare a respirare in autonomia. In questo modo anche io ho spalancato l’anima, durante la salita ha lasciato nel tragitto tutte le mie afflizioni dello spirito, e con animo nuovo ho cominciato a vivere.

Il giorno del rientro, con cuore cupo e muso lungo preparo le valigie, ma è più forte di me, da Medugorje non voglio più partire, ho trovato la mia pace, la mia serenità, la voglia di ricominciare in modo differente seguendo la via della fede.
Durante il tragitto di ritorno per l’aeroporto di Spalato, le lacrime tornano ad affiorare, e stavolta perchè sono consapevole di esser stato troppo poco vicino ad una madre che ho fatto preoccupare e soffrire per lungo tempo.
In un momento di sgomento mi viene spontaneo chiedere: “Signore mio se vuoi che io rimango, dammi un cenno…non sono in grado di capire la tua volontà e forse sono un po codardo per prendere questa decisione da solo”.
Fatti un altro po di chilometri, il radiatore del pullman comincia a surriscaldarsi ed il motore fuma…e veniamo avvertiti che probabilmente non arriveremo in aeroporto.
Un mix di gioia e paura mi assale, forse era questo il segno che avevo chiesto?
Alla fine, io solo contro un pullman di persone in preghiera, arriviamo a Spalato, è tempo si torna a Roma.
Appena atterrato la prima cosa che mi chiedono i miei è come è andato il viaggio, la mia unica risposta è “io mi trasferisco”.
Medugorje mi ha cambiato in molte cose, mi ha restituito la fede, una vita sana e un senso più alto dei valori, anche a Roma sono cambiato, nulla è più come prima.
Nel frattempo torno in quel paesino sperduto, fuori da ogni logica terrena, sia a settembre che novembre…a gennaio avviene il mio trasferimento definitivo.
Il resto è storia di oggi, dopo un anno mi ritrovo ancora lì con la mia attività una pizzeria, con le mie gioie quotidiane e con le mie speranze. Anche con le mie preoccupazioni e con le mie afflizioni, ma da quando ho lasciato entrare la fede nella mia vita niente più mi spaventa, il buon Dio mi aiuta e mi protegge. E anche se a volte ti senti solo, con una Madre Celeste cosi piena d’amore per tutti, non si e’ mai realmente soli.
Nessuno ha mai detto che questa via è più semplice, ma se ci si fida e ci si affida, veramente si può sperimentare come il giogo diventa soave ed il peso leggero.
Grazie Maria, grazie Gesù , grazie Dio, grazie per tutto quello che avete fatto e fate per me.

Gianluca detto Giangi lo troviamo a Medjugorje con la sua pizzeria forse con meno certezze economiche rispetto a prima ma con tanta gioia in più, se volete andarlo a salutare per gustare la sua pizza lo trovate vicino alla libreria italiana da Liliana a 100 metri dalla parrocchia. Il suo sorriso come quello di un bambino che sta in braccio alla mamma, ti conquista vedi nel suo sguardo qualcosa di diverso vedi una pace che non è di questo mondo vedi la luce di maria nei suoi occhi.

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