venerdì 28 agosto 2015

È morto Wesołowski, l'arcivescovo accusato di pedofilia


28/08/2015 

  Rss Feed Twitter Facebook Print


Józef Wesołowski
Józef Wesołowski

L'ex nunzio sotto processo in Vaticano per abusi su minori a Santo Domingo, è stato trovato senza vita nella sua abitazione Oltretevere. I primi accertamenti indicano una morte per cause naturali, l'autorità giudiziaria vaticana ha ordinato l'autopsia

andrea tornielli città del vaticano
L'arcivescovo polacco Józef Wesołowski, già nunzio apostolico nella Repubblica Domenicana, sotto processo in Vaticano per abusi su minori, è stato trovato morto nella sua abitazione in Vaticano. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede:
«Alle prime ore di questa mattina è stato trovato defunto nella sua abitazione in Vaticano S.E. Mons. Józef Wesołowski, già Nunzio Apostolico. È subito intervenuta l’autorità vaticana per i primi accertamenti, i quali indicano che la morte è dovuta a cause naturali». Il Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, «ha ordinato un’autopsia, che sarà effettuata oggi stesso e i cui risultati saranno comunicati appena possibile. Il Santo Padre è stato doverosamente informato di tutto».
L’ex nunzio apostolico, rinviato a giudizio lo scorso giugno per pedofilia e detenzione di materiale pedo-pornografico dall'autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano (del quale era cittadino in quanto appartenente al suo corpo diplomatico), alla vigilia della prima udienza del processo che si è svolta l'11 luglio era stato ricoverato in ospedale per un malore.
Il processo era stato aperto e aggiornato «a data da destinarsi», a causa dell’assenza dell’imputato, ricoverato per «un grave calo pressorio, dovuto al caldo, alla tensione e all'età», Wesolowski era rientrato il 17 luglio in Vaticano, nella residenza dove si trovava già da mesi agli arresti domiciliari, il collegio dei Penitenzieri situato nello stesso palazzo del tribunale. Wesolowski era stato già ridotto allo stato laicale con sentenza canonica in primo grado emessa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e quindi era stato rinviato penalmente a giudizio, con decreto del tribunale del Vaticano.
Questi i cinque capi di imputazione dei quali avrebbe dovuto rispondere davanti alla magistratura vaticana: aver «corrotto, mediante atti di libidine, adolescenti di età presumibilmente compresa tra i 13 e i 16 anni al fine di compiere su di essi e alla presenza di essi atti sessuali» nel periodo in cui era rappresentante diplomatico del Papa in Repubblica Domenicana «fino all’agosto 2013», quando venne richiamato a Roma da Papa Francesco; aver «ricevuto, nascosto o comunque detenuto su due computer di cui aveva l’uso, materiale pedopornografico e, dunque, cose provenienti da un delitto»;  aver cagionato «lesioni gravi, costituite da perturbamenti della mente, agli adolescenti vittime degli abusi sessuali»; «aver serbato una condotta che offende i principi della religione o della morale cristiana»; e – fattispecie introdotta nel luglio 2013 da una normativa di Papa Francesco che prevede, tra l’altro, la possibilità che il Vaticano proceda penalmente, oltre che canonicamente, contro un dipendente della Santa Sede – «aver ripetutamente eseguito accessi a siti pornografici», «nella Repubblica Dominicana fino all'agosto 2013, in Roma, nella Città del Vaticano e altrove fino al 22 settembre 2014».
 Fonte: http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/wesolowski-pedofilia-43013/

Nessun commento:

Posta un commento