giovedì 9 luglio 2015

Antonio Socci: “Mia figlia Caterina si è svegliata, ecco come viviamo”

“Cosa provano una madre o un padre di fronte a una figlia distesa su un letto, immobile, nell’impotenza di svegliarla, non si può dire. L’angoscia e la paura di quello che potrebbe essere non hanno limiti e bisogna subito rifugiarsi nel presente e nell’implorazione alla nostra buona Madre, che può tutto e che ci ama” (tratto da: “Caterina – Diario di un padre nella tempesta”, Rizzoli 2010).
Antonio Socci ci ha confidato: «Io sento la Madonna come vera Madre, una presenza che guida tutta la mia vita e la mia famiglia: mi fido di Lei. Ho vissuto molti episodi incredibili, a cominciare da quando, a cinque anni, fui investito da una automobile in corsa. Era la sera prima della Festa dell’Immacolata e sopravvissi miracolosamente. Inoltre, la mia secondogenita secondo i medici doveva essere abortita perché gravemente malformata: con mia moglie pregammo molto la Madonna e quando nacque sana la chiamammo Maria. Per Caterina, sono avvenuti molti segni. Ad esempio, il suo arresto cardiaco avvenne il 12 settembre, festività del nome di Maria. Inoltre, durante il Natale successivo, il fidanzato di Caterina andò a Lourdes a pregare per lei; al ritorno le donò una sciarpetta bagnata nell’acqua della fonte del Santuario. La mattina dopo Caterina, mentre la mamma le leggeva un libro, si svegliò dal coma con una fragorosa risata».



PRIMA:

Da 14 giorni è in stato di incoscienza Ma

una veggente di Medjugorje ha visto la Vergine pregare per lei.

Ieri la ragazza ha respirato da sola, ma la via della guarigione è ancora lunga

Antonio Socci racconta nel suo blog (www.antoniosocci.com) il suo dramma che però è anche una grande prova di fede. Una figlia bella. Come può essere bella solo una figlia. Una figlia sana. Caterina, 24 anni, con i capelli di seta nera e le labbra rosa, pareva l’incarnazione della voglia di vivere.
Poi, improvvisamente, senza motivo, Caterina da settimane è come se si fosse addormentata. «Aritmia fatale», spiegano i medici. Ma è evidente come dietro l’ineluttabilità di quell’aggettivo - «fatale» - ogni possibile spiegazione scientifica non possa che cedere il passo a qualcosa di più alto. Caterina è la figlia di Antonio Socci, un giornalista, uno scrittore, che ha sempre posto al centro della sua esistenza umana e professionale il valore della Cristianesimo. In questi giorni di dolore Antonio non è solo nel suo dolore: gli stanno vicini parenti, amici, colleghi. Ma, soprattutto, tantissime persone che, pur non conoscendoli, sentono Antonio e la sua Caterina come parte di una stessa famiglia. Una famiglia che conosce quanto sia importante pregare insieme per la salvezza di una ragazza. E i miracoli, quando sono evocati con il cuore, diventano cose possibili.
Oggi, nel primo pomeriggio, Caterina avrebbe dovuto laurearsi in Architettura. Aveva passato tutta l’estate sulla tesi. Ma non è il momento dello struggimento. Siamo in battaglia e come soldati bisogna stare all’istante presente, senza nostalgie. Dobbiamo combattere con e per Caterina. Come lei sta facendo: ieri è stato evidente. Ha fatto altri «piccoli» passi che in realtà sono grandi scalate, come il fatto di respirare da sola.
Ieri era anche la festa di padre Pio: avevo chiesto al Padre un bel regalo per Caterina. Ne è arrivato uno inimmaginabile e grandioso: la visita della Regina del Cielo. Sì, sono certo che la Madonna è sempre lì con lei, ma ieri in modo speciale quegli «ojos de cielo» che Caterina canta con tanta passione (l’avete sentita), l’hanno teneramente abbracciata.

In breve: in mattinata mi telefona Marija Pavlovic (una dei sei veggenti di Medjugorje), nostra grande amica che già da giorni prega per Caterina, e mi dice che – per una serie di circostanze – può venire a Firenze e vorrebbe far visita a Cate proprio nell’ora della quotidiana apparizione.
È arrivata, abbiamo partecipato alla messa e poi è andata da mia figlia con mia moglie, mentre noi, con gli amici di Cate, recitavamo il rosario fuori. La Madonna è venuta, stava in cima al letto, dietro la testa di Caterina. L’ha benedetta e ha benedetto Alessandra e Marija che ha chiesto il miracolo della guarigione per Caterina.
La Madonna ha ascoltato e ha iniziato a pregare. Ci ha fatto capire col suo gesto che bisogna affidarsi totalmente a Lei e pregare ancora. E noi instancabilmente continuiamo…
Ce l’hanno insegnato i santi. San Francesco di Paola ha detto: «È cosa certa quel che vi dico: tutto ciò che chiedete nella preghiera abbiate certezza che è già vostro perché così dovrà avvenire per volere della Madonna».
E alla mistica Maria Valtorta – che fra l’altro è sepolta proprio alla S.S. Annunziata, a Firenze – è stato detto: «Io vi dico: abbiate una fede sconfinata nel Signore. Continuate ad averla nonostante ogni insinuazione e ogni evento, e vedrete grandi cose quando il vostro cuore non avrà più motivo di sperare di vederle…».
Penso che in questi giorni ci stia facendo capire molte cose preziose. Anzitutto che la vera malattia è quella di noi sani quando siamo lontani da Dio. Gesù ha bisogno che qualcuno lo aiuti a portare su di sé il male degli uomini. Per sanarli.
Noi cristiani che siamo parte del Suo Corpo, offrendoGli le nostre sofferenze e le nostre vite lo aiutiamo in questo. Io sono pieno di stupore e commozione per le tante persone che mi hanno scritto che offrono le sofferenze delle loro diverse prove e malattie. È stupore e commozione per l’abbraccio del popolo cristiano.
Una mail che ho ricevuto dice: «Caterina senza fare nulla muove il mondo. Tutto quello che ci comunichi è un grande miracolo che accade davanti ai nostri occhi. Gesù è qui ora e possiamo vedere la Sua Gloria attraverso la fede del suo popolo. Caterina è i nostri figli e tu e Alessandra siete noi. Continuiamo a Pregare Maria perché Gesù guarisca la vostra e nostra Caterina. Un grande abbraccio. A. T.».
Penso anche io che attraverso la sofferenza muta di Caterina, che commuove tanti cuori, la Regina del Cielo stia guarendo tante persone e sono certo che, con l’aiuto delle nostre preghiere e dei nostri digiuni, stia facendo grandi cose. Guarirà anche Caterina, facendola svegliare dal coma e facendola tornare a cantare la bellezza di Dio.
Fra le migliaia (letteralmente) di mail che mi arrivano e a cui tento di rispondere come posso, ne trascrivo una, di una mamma, che dice tutte queste cose: «Cara famiglia che stai soffrendo in un modo tanto simile alla mia, nelle due settimane di coma profondo della mia piccola Elena, una città intera ha pregato per lei. Amici e conoscenti, miscredenti e persone lontane da Dio si sono inginocchiate nelle tante veglie notturne organizzate per la mia piccina. Hanno strappato a Dio una promessa che ora si sta compiendo. Noi, in sala rianimazione, abbiamo sollecitato continuamente Elena pregando su di lei a voce alta, cantando i canti della messa domenicale che lei, anche se piccolissima, aveva ascoltato, facendole ascoltare tanto Mozart. Un cervello che dorme va risvegliato! Le ho raccontato tutto quello che avevamo fatto insieme e le ho descritto tutte le cose belle che avremmo fatto ancora e tutte le meraviglie del creato che avrebbero visto i suoi occhi una volta guarita. Si è svegliata. A dispetto delle sue condizioni definite gravissime. Il Signore ci ascolta. Anche Caterina vi sta sentendo come la mia piccolina. Anche la miocardiopatia dilatativa gravissima, di origine non virale e ancora oggi inspiegabile, si è risolta e il cuoricino di Elena batte senza bisogno di aiuto. Coraggio, non pensate al domani, vivete giorno per giorno la vostra battaglia e il Signore vi darà forza e pace proprio come a noi. Continuiamo a pregare per Caterina. Alessandra».
Queste sono le bellissime testimonianze che mi state dando e che trascrivo qui perché penso possano essere di aiuto per molti. Mentre vi abbraccio tutti ringraziandovi per tutto quello che fate.
Tanti sono rimasti commossi nell’ascoltare «Ojos de cielo» cantata da Caterina con il coro Foné, degli universitari di CL. Nei prossimi giorni cercherò di mettere qui nel blog altri loro canti. Spero che sentire la sua voce e quella dei suoi amici sia un piccolo ringraziamento per le vostre preghiere e le vostre offerte di digiuni. Ma sono certo che la più grande ricompensa vi arriverà dal Cielo. 
Fonte:http://www.ilgiornale.it/news/caterina-mia-figlia-coma-madonna-nella-stanza.html
  
DOPO:
 
Come si è evoluto lo stato di salute di Caterina?
«Mia figlia è un continuo, lento miracolo. Era in coma giudicato irreversibile; noi e i suoi tanti amici le stavamo sempre vicini, parlandole e facendole ascoltare molta musica. Un giorno, dopo circa quattro mesi dal ricovero, mentre mia moglie le stava leggendo un libro, Caterina scoppiò in una fragorosa risata: fummo pazzi di sorpresa e di gioia! Successivamente, al di là di ogni previsione medica, mia figlia ha fatto anche un graduale e clamoroso recupero cognitivo, riacquistando piena coscienza. Ora deve migliorare a livello fisico e dovrà continuare a fare una lunga e durissima riabilitazione». 
Com’è oggi la relazione con Caterina? 

«Lei è felice. Prima era una ragazza un po’ ansiosa, mentre ora è sempre gioiosa e positiva. Inoltre, è tenace e ironica nei faticosi impegni che affronta senza scoraggiamenti: ci dona tanta forza! Comunica pronunciando solo tre parole: sì, no e mamma (Si apre in un bellissimo sorriso - ndr). È veramente la Madonna che la tiene tra le braccia!». 

Questi ultimi quattro anni ti hanno cambiato?
«La Fede fa miracoli, anche interiori; per me questo è un lungo cammino di conversione. Non ho il panico di pensare che la situazione dipenda da me. Io faccio il massimo, giorno e notte, però metto tutto nelle mani del Signore, perché è una montagna umanamente impossibile da scalare. Ho compreso che, come raccontato nella Bibbia, Dio a volte deve spaccarti il cuore per donartene uno più grande: anche Gesù lo ha provato su se stesso. E la vera conversione porta alla testimonianza». 
Come hai trasformato la tua sofferenza in un dono per gli altri?
«È successo in modo naturale, dato che dopo l’incidente si è messa in moto una catena di solidarietà e preghiera da parte di tantissime persone, in gran parte sconosciute. Mi sono sentito in dovere di condividere l’evoluzione della nostra vicenda attraverso il mio blog, alcune conferenze e i due libri (il primo è “Caterina. Diario di un padre nella tempesta” Rizzoli 2011 - ndr). È impressionante continuare a ricevere migliaia di lettere e mail, anche da tanti atei ed agnostici che hanno iniziato a pregare per mia figlia e vogliono ringraziarci per averli aiutati ad affrontare tragedie personali e a ritrovare la fede. È un piccolo, grande miracolo che Dio compie attraverso Caterina: dal letto d’ospedale la sua sofferenza si traduce in un messaggio di luce per l’esistenza di tanti. Ho incontrato molti casi di risveglio e guarigione e in questo nuovo libro ho voluto anche raccontare le storie di tanti, quotidiani eroi sconosciuti, persone semplicissime, ma piene d’amore. Altro che i miti di cartapesta proposti dalle tv e dai giornali...».
Tu hai anche l’incarico di vice presidente e direttore dei corsi della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia, dove si formano molti dei nuovi giornalisti della Rai. Come valuti la qualità dell’informazione nel nostro Paese?
«Ai nostri studenti dico: andate a cercare le storie e le persone, non le idee che avete in testa. Così facendo saranno costretti a guardare se stessi e a mettersi in discussione: bisogna crescere e far crescere. La responsabilità di un giornalista è enorme, però… quanto è difficile comunicare con rispetto e amore! Purtroppo la comunicazione oggi è diventata una sorta di guerra civile e un continuo linciaggio; la gente non ne può più di violenza e di scannamenti tra politici: non capirlo è indice anche di scarsa professionalità. Mi indigna che tantissime storie di altruismo, solidarietà e crescita interiore, che avvengono ogni giorno, non sono ritenute degne di essere raccontate. L’accoglienza che viene riservata ai miei libri mi conferma che le persone sono affamate di storie di Vita, di bellezza e di speranza». 
Quanto è stato difficile per te e la tua famiglia conservare la speranza in questi ultimi anni?
«Abbiamo sofferto molto soprattutto all’inizio, quando in tanti, incontrandoci, abbassavano gli occhi e non sapevano cosa dire. Nessun medico dovrebbe permettersi di dire che non c’è speranza, soprattutto in ambito neurologico, dove le conoscenze attuali sono minime. La speranza è preziosa e aiuta a tirar fuori le nostre energie migliori. Purtroppo, anche tanti sacerdoti si sentivano in dovere di fare la loro lezioncina e di insegnarmi la rassegnazione. È angosciante! Io affermavo la necessità della preghiera e loro cercavano di spegnere questo fuoco, quasi per giustificare Dio che non può fare tutto. Ma nel Vangelo c’è scritto tutt’altro: perché non devo prendere sul serio Gesù? Spesso i sacerdoti predicano un invito alla rassegnazione passiva che è in realtà una mancanza di fede. La preghiera serve anzitutto a cambiare noi stessi, ma possiamo anche chiedere a Dio di aiutarci nelle nostre necessità».
Cosa pensi di Papa Francesco?
«Di lui amo molto l’empatia, la capacità di abbracciare la sofferenza degli altri. La misericordia è forse il tema sul quale il Pontefice sta insistendo maggiormente. Tutti abbiamo bisogno di essere accolti per guarire dalle ferite dell’anima che sono dentro di noi e nelle nostre famiglie; Francesco ci sottolinea che solo Dio è il Padre che può guarirci da queste sofferenze. Anch’io mi accorgo che intorno a noi c’è un grande bisogno di conforto e consolazione: in tanti si stanno risvegliando dalle illusioni che ci hanno ingannati negli ultimi decenni e aspettano di essere aiutati».
L’esperienza della malattia di tua figlia ti ha fatto guardare con occhi diversi alla tua carriera e alla notorietà, anche televisiva, che avevi raggiunto?
«Sono nato in una famiglia molto popolare e sana. Mio padre era un minatore che ha vissuto nella povertà e, pur avendo iniziato a lavorare da bambino, ha sempre letto molti libri e ascoltato musica classica, impegnandosi tanto nel sociale. Quando ho iniziato a vivere negli ambienti giornalistici pieni di gente che si ritiene importante, io facevo sempre il paragone con lui: ho capito che essere uomini veri, anche se poveri, è molto più rilevante che avere lauree e potere. Poi, anche se non l’ho cercata, è arrivata per me una certa notorietà: oggi ne ho un buon ricordo, ma tutto è stato ridimensionato! I soldi, la carriera, il successo, ogni cosa mi sembra così insignificante di fronte al desiderio di vedere Caterina completamente ristabilita. Questi ultimi anni mi hanno fatto toccare con mano quello che ho imparato da bambino: l’unica cosa che conta è la dignità con la quale si vive e ciò che si ha nell’anima». 
Con quale atteggiamento ti prepari a vivere il Natale?
«Come giornalista, oltre che come uomo, non posso che constatare la notizia più grande, commovente e inimmaginabile di tutti i tempi: che Dio si fa uomo e viene ad abitare fra noi, che viene a guarirci e a salvarci. Natale non è altro che questo: la follia di Dio. è la sua irraggiungibile umiltà, avendo voluto spogliarsi della sua maestà e della sua gloria per abbassarsi fino a farsi un piccolo bambino povero e potersi donare a noi senza umiliarci. Concretamente, per ognuno di noi l’unico modo per vivere è tornare bambini, abbandonandosi come fa un bimbo con i propri genitori. Ricordo il grande senso di sicurezza che provavo da piccino quando ero abbracciato a mia mamma che mi riempiva di baci. Abbandoniamoci così con il Signore, senza l’ansia della prestazione: si aprono mille grandi strade per collaborare e partecipare all’azione di Dio».       


MADRE PRESENTE
“Cosa provano una madre o un padre di fronte a una figlia distesa su un letto, immobile, nell’impotenza di svegliarla, non si può dire. L’angoscia e la paura di quello che potrebbe essere non hanno limiti e bisogna subito rifugiarsi nel presente e nell’implorazione alla nostra buona Madre, che può tutto e che ci ama” (tratto da: “Caterina – Diario di un padre nella tempesta”, Rizzoli 2010).
Antonio Socci ci ha confidato: «Io sento la Madonna come vera Madre, una presenza che guida tutta la mia vita e la mia famiglia: mi fido di Lei. Ho vissuto molti episodi incredibili, a cominciare da quando, a cinque anni, fui investito da una automobile in corsa. Era la sera prima della Festa dell’Immacolata e sopravvissi miracolosamente. Inoltre, la mia secondogenita secondo i medici doveva essere abortita perché gravemente malformata: con mia moglie pregammo molto la Madonna e quando nacque sana la chiamammo Maria. Per Caterina, sono avvenuti molti segni. Ad esempio, il suo arresto cardiaco avvenne il 12 settembre, festività del nome di Maria. Inoltre, durante il Natale successivo, il fidanzato di Caterina andò a Lourdes a pregare per lei; al ritorno le donò una sciarpetta bagnata nell’acqua della fonte del Santuario. La mattina dopo Caterina, mentre la mamma le leggeva un libro, si svegliò dal coma con una fragorosa risata».

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