Una bella ragazza con un percorso di fede legato a Medjugorje. La 
malattia, la ricerca di risposte, di speranze. Elena Artioli ci racconta
 la sua vita e come ha affrontato le difficoltà.
La mia storia inizia all’età di 16 anni, quando, per problemi visivi 
ricorrenti, vengo a conoscenza di possedere una malformazione 
artero-venosa cerebrale (angioma), in regione frontale posteriore 
sinistra, della dimensione di circa 3 cm.
La mia vita, da quel momento, cambia profondamente. Vivo nella paura, 
nell’angoscia, nella non conoscenza, nella tristezza e nell’ansia 
quotidiana… di quel che potrebbe succedere in qualsiasi momento.
Vado alla ricerca di “qualcuno”… quel qualcuno che possa darmi 
spiegazioni, un aiuto, una speranza. Percorro mezza Italia con il 
sostegno e la vicinanza dei miei genitori, alla ricerca di quella 
persona che possa darmi quella fiducia e quelle risposte che mi sono 
necessarie. Dopo varie grandi delusioni da parte di medici che mi hanno 
trattata come un oggetto, non come una persona, senza la minima curanza 
di quello che è la cosa più importante quali sono i sentimenti della 
persona, il “lato umano”… mi arriva un dono dal cielo, il mio Angelo 
Custode: Edoardo Boccardi, neurologo primario del reparto di 
neuroradiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Questa persona per me, oltre ad essermi stato vicino dal punto di vista 
medico, con estrema professionalità ed esperienza, attraverso esami, 
accertamenti diagnostici ripetuti nel tempo, è riuscito a darmi sempre 
quella fiducia, quelle risposte e quella speranza che cercavo… così 
grande e così importante da potermi affidare totalmente a lui… comunque 
andassero le cose, sapevo di avere una persona speciale e preparata al 
mio fianco.
Mi disse che lui, in quel momento, non avrebbe operato chirurgicamente 
né fatto nessun tipo di terapia, anche perché era una zona troppo vasta e
 rarefatta da trattare con la radiochirurgia; potevo condurre la mia 
vita con la massima serenità possibile ma dovevo evitare quelle attività
 che mi potessero provocare un aumento della pressione cerebrale; i 
rischi a cui potevo essere sottoposta erano quelli di un’emorragia 
cerebrale per rottura dei vasi oppure di un aumento delle dimensioni del
 nido vascolare che possa produrre di conseguenza una sofferenza del 
tessuto cerebrale circostante.
Io sono fisioterapista e lavoro quotidianamente con persone con 
menomazioni provocate da situazioni come le mie… diciamo che non è 
sempre facile avere la forza e la volontà di reagire, senza abbattersi.
Nonostante tutto la mia forza, la mia volontà ed il desiderio grande di 
diventare una brava fisioterapista, mi hanno portata a superare percorsi
 estremamente difficili quale laurearsi, cercando di superare quegli 
esami come la neurochirurgia, i tumori,… che “parlavano” in un certo 
modo di me e della mia situazione.
Grazie a Dio, i risultati delle mie risonanze magnetiche effettuate con 
costanza ogni anno a Milano erano sovrapponibili, senza sostanziali 
modificazioni nel tempo. La penultima risonanza magnetica risale a 5 
anni fa, esattamente il 21 aprile 2007; da allora ho sempre rimandato un
 successivo controllo per paura che qualcosa si fosse modificato nel 
tempo.
Nella vita si attraversano momenti di dolore, di sconforto, di rabbia, 
dovuti a varie situazioni, quali possono essere la fine di una relazione
 d’amore importante, le difficoltà sul lavoro, in famiglia e di certo 
non hai voglia di caricarti di un ulteriore pensiero in quel momento. In
 un periodo della mia vita in cui il mio cuore ha attraversato parecchia
 sofferenza, mi lascio convincere da una cara amica nonché collega di 
lavoro, per un pellegrinaggio a Medjugorje, meta, riferita da lei, di 
grande pace e serenità interiore, ciò di cui avevo bisogno in quel 
momento. E così, con molta curiosità ed anche un po’ scettica, il 2 
agosto 2011 parto per il Mladifest (Festival dei Giovani) di Medjugorje,
 insieme a mia mamma. Vivo 4 giorni di estreme emozioni; mi avvicino 
molto alla fede e alla preghiera (se prima recitare un “Ave Maria” era 
faticoso, ora ne sento il bisogno e la gioia). 
Le salite ai due monti, specie sul Krizevac (il monte della croce 
bianca) dove mi scende una lacrima che mi sorprende in seguito ad una 
preghiera, sono mete di profonda pace, gioia e serenità interiore. 
Proprio quelle sensazioni che mi riferiva continuamente la mia amica, a 
cui facevo fatica a credere.
Era come se ti “entrasse” qualcosa che non chiedevi dentro di te. Ho 
pregato molto ma non sono mai riuscita a chiedere nulla perché ho sempre
 pensato che ci fossero persone che avessero la precedenza e la priorità
 rispetto a me… rispetto ai miei problemi. Torno a casa profondamente 
cambiata nello spirito, con la gioia negli occhi e la serenità nel 
cuore. Riesco ad affrontare i problemi della quotidianità con uno 
spirito ed un’energia diversa, sento la necessità di parlare al mondo di
 come mi sento e di quello che ho vissuto. La preghiera diventa 
un’esigenza quotidiana: mi fa stare bene. Con il passare del tempo, ho 
la consapevolezza di aver ricevuto la mia prima grande Grazia. Trovo il 
coraggio e la decisione, dopo 5 anni, di prenotare il mio solito 
controllo a Milano, fissato per il 16 aprile 2012.
Prima però, era per me importante la confessione da un parroco esorcista
 di Firenze, Don Francesco Bazzoffi, uomo per me di grandi doti e 
valori, che sento molto molto vicino. Vado da lui qualche giorno prima 
del controllo, esattamente sabato 14 aprile, e dopo la mia confessione, 
in cui risaltava la mia preoccupazione per gli accertamenti del lunedì 
successivo, decide di farmi una benedizione personale per il mio 
problema di salute con l’imposizione delle mani. Mi dice: “beh, non è 
neanche molto grande…”: la cosa mi stupisce e mi fa riflettere (io 
sapevo fosse della grandezza di 3 cm), e prosegue dicendo: “cosa sarà? 
Di 1 cm circa?!!!!”… Prima di uscire dalla stanza mi dice: “Elena, 
quando torni a trovarmi? … A maggio???!! …Così mi dici com’è andata!” Io
 molto confusa, sorpresa, gli rispondo che tornerò a maggio.
Il lunedì mi reco a Milano con i miei genitori che non mi lasciano mai 
sola per i controlli e vivo una giornata densa di emozioni.
Dopo la risonanza magnetica effettuo la visita con il mio medico: 
confrontando l’ultimo studio con quello di 5 anni prima, si evidenzia 
una netta riduzione delle dimensioni del nido vascolare e complessiva 
riduzione di calibro dei principali drenaggi venosi, con espressione di 
sofferenza parenchimale attorno. Istintivamente rivolgo la sguardo verso
 mia mamma ed è come se ci fossimo incontrate nello stesso istante, nel 
medesimo punto. Entrambe sentivamo le stesse cose e con le lacrime agli 
occhi, non avevamo il minimo dubbio che avessi ricevuto una seconda 
Grazia.
Dal colloquio con il medico incredulo emerge che:
- la dimensione del nido vascolare è di circa 1 cm (e questo si ricollega al discorso del parroco)
- che è praticamente impossibile che una MAV si riduca spontaneamente, 
senza nessuna terapia (il mio medico, mi riferisce di essere il suo 
primo caso, nella sua vasta esperienza lavorativa, anche all’estero), 
solitamente o si ingrandisce o rimane delle stesse dimensioni.
Ogni medico, come ogni persona di “scienza”, deve avere una terapia 
appropriata che produce un certo risultato. Io non potevo fare parte di 
certo di questo. In quel momento così magico per me, avevo solamente 
voglia di correre e di piangere, senza dare alcun tipo di spiegazione a 
nessuno. Stavo vivendo una cosa troppo grande, troppo emozionante, 
troppo e solamente sognata.
In macchina, verso casa, ammiravo il cielo e Le chiedevo “perché tutto 
questo… a me”, io in realtà non ho mai avuto il coraggio di chiedere 
nulla. Mi è stato regalato tanto: la guarigione fisica senza dubbio è 
qualcosa di visibile, di tangibile, di veramente grande ma di molto più 
grande riconosco la guarigione spirituale interiore, il cammino di 
conversione, la serenità e la forza che ora mi appartiene, che non ha 
prezzo e non può essere paragonabile.
Solo oggi, posso affermare con gioia e serenità, che qualsiasi cosa mi 
possa succedere in futuro, l’affronterò con uno spirito diverso, con più
 serenità e coraggio e con meno paura, perché NON MI SENTO SOLA e ciò 
che mi è stato donato è qualcosa di veramente GRANDE. Vivo la vita in 
maniera più profonda; ogni singolo giorno è un dono. Quest’anno sono 
ritornata a Medjugorje al Festival dei Giovani, per RINGRAZIARE. Sono 
certa che, il giorno dell’esame, Maria era dentro di me e diverse 
persone se ne sono accorte, esplicitandolo a parole. Molte persone ora 
mi dicono che ho una luce diversa negli occhi…
GRAZIE MARIA.
Fonte:http://www.guardacon.me/Default.asp?A=Blog&p=595&T=La+bella+storia+di+Elena+Artioli 

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